Il mio articolo sull’idolo di Shigir del 3 settembre scorso – il reperto che testimonia l’esistenza dello sciamanesimo siberiano da ben 12 mila anni, e nessuna religione è mai durata tanto – è stato ripreso da un altro sito, che consente i commenti.
Ed ecco alcuni dei commenti:
“Il palo dimostra che anche 15000 anni fa credevano alle superstizioni. Cavolo che scoperta, da non dormirci la notte.
“Evidentemente anche 9500 anni fa ci fu qualche giocherellone che turlupinava i suoi simili.
“è solo una scultura, magari l’ha fatto qualche artista dell’epoca
sempre a pensare alle religioni bho’….la stessa cosa penso sulle linee di Nazca , poveri bambini senza playstaion cosa volete che fanno tutto il giorno ? un bel disegno molto grande ovviamente poi fanno a gara chi lo fa più grande ^^
Avevo osato scrivere: “
“Il palo di Shigir è dunque la testimonianza dell’uomo che mai è stato “primitivo”, ossessionato dalle necessità materiali; era un essere “metafisico”, che – ha scritto Giuseppe Sermonti – più che vivere “recitava”, con danze, canti e incantamenti, indossando sacri costumi – insomma viveva di liturgie per entrare nell’aldilà.”
Un lettore mi ha rimbeccato:
“No, significa solo che doveva ammazzare il tempo in qualche modo, 15 mila anni fa come 2 mila…Non le viene il vago sospetto che si tratti di una questione di plagiabilità intrinseca di fondo per mancanza di alternative, piuttosto che di un innata propensione genetica alla metafisica?”
Questi commenti vanno pubblicati, perché spiegano benissimo perchè la nostra civiltà sta per finire, e in che modo l’uomo-massa (che parla in questi commenti) la sta distruggendo, distruggendo così anche se stesso, segando il ramo su cui l’hanno fatto salire tutti gli uomini migliori di lui che hanno fanno avanzare la civiltà, di cui lui gode senza merito.
Ora, capisco che l’antichità suprema dell’idolo di Shigir, possa non essere d’interesse per un ignorante di scarsa istruzione. Ma una volta l’ignorante di scarsa istruzione, almeno, diceva: non m’interessa, non ci capisco, non è nel campo delle mie curiosità. E’ una cosa per archeologi, per scienziati…Adesso l’ignorante, in quanto uomo massa, non solo schernisce ciò che supera il suo comprendonio; impone anche la sua bassa intelligenza come standard, vuole che nessun altro s’interessi e s’interroghi sull’idolo di Shigir, come sui giganteschi disegni di Nazca.
Il lettore di cui sopra pretende di dire la sua su un tema di cui non s’è mai occupato nemmeno per cinque minuti, e pretende di dare lezioni a chi quel tema ha studiato, approfondito ed amato. Di colpo, lui si atteggia a sapiente, saputo, a cui non la si fa.
In realtà è terrorizzato davanti al mistero, a qualunque mistero, scientifico o religioso che sia; la profondità della storia e preistoria umana gli dà le vertigini. Insomma: la cultura lo fa’ sta male fisicamente. Non avrebbe colpa (è normale che gli ignoranti siano a disagio), ma il fatto e che lui censura tutto, non vuole che se ne parli. La butta in barzelletta apposta per questo. Attribuisce all’Uomo Antico siberiano le proprie pochezze e piccinerie, il proprio mondo dove ci si annoia senza playstation, dove si fanno sculture senza significato, dove ci sono tanti che “si divertono a turlupinare il prossimo”.
Esibisce come un merito, come prova della sua superiorità, le sue falle mentali: la sua banalità piatta, la sua superficialità stolta, il ridottissimo ventaglio delle sue curiosità, e soprattutto l’aver perduto la capacità di stupirsi: “Cavolo che scoperta, da non dormirci la notte”.
Ovviamente, se l’uomo-massa è diventato capace di imporre questa chiusura come standard, è lo stesso progresso scientifico che egli sopprime. Si dice che Newton cominciò a pensare alla sua teoria quando vide la mela cadere dall’albero; l’uomo massa, che ha visto centinaia di mele cadere e si vanta di non essersene mai meravigliato, vuole vietare – magari per legge – che qualcuno se ne stupisca.
E il peggio è che tale uomo ha preteso di imporre la sua stessa chiusura in politica, nei problemi sociali, nella morale, nei comportamenti, non a caso sempre più rozzi, stracchi, plebei e bassi. E’ dunque l’intero progresso che sta bloccando.
E’ esattamente quel che prevedeva Chesterton sulla fine della nostra civiltà: “Il mondo non degraderà mai per mancanza di meraviglie, ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi.“ O anche: nel mondo non mancheranno mai meraviglie, mancherà la capacità di meravigliarsi – la capacità di meravigliarsi che è la radice del “religioso”, dello sguardo religioso sul mondo. Quello sguardo che l’uomo massa deride, di cui non vuol sentir parlare, proprio perché (nella sua pochezza) ne ha terrore.
Naturalmente, l’uomo massa è privo di immaginazione, l’immaginazione creatrice che suscita la capacità di stupirsi. Non si prova nemmeno ad immaginarsi cosa fosse la Siberia di 12 mila anni fa’, quando l’Uomo Siberiano elevava i suoi pali sciamanici – allora come oggi – per mettersi in contatto con le forze superiori. O forse alzava il sacro palo perché l’axis mundi, il palo cosmico, l’asse di rotazione, era uscito dalla sua sede sconvolgendo le costellazioni, come è riferito da miti di tutta la Terra?
Era finita la glaciazione? Il che significa che i ghiacci occupavano gran parte d’Europa e Nord-America, ma che (mistero) la Siberia e l’Alaska erano coperti di vegetazione lussureggiante, beneficiate da un clima mite: lo provano le immense distese di leguminose selvatiche, felci, campanule, ranuncoli , arbusti in paludi impenetrabili, che oggi formano i giacimenti di torba. Lo provano la quantità enorme di animali di grossa taglia che questa vegetazione sosteneva: mandrie immani di bisonti e renne, cavallini selvatici, cervidi d’ogni tipo, antilopi, pecore selvatiche, e lupi; ma coi lupi anche tigri e iene. Iene vicino al Polo Nord? Dove adesso la terra è gelata dal permafrost sotto le erbe stente, dove esiste solo la tundra e le temperature calano a 40 sottozero? Ebbene sì.
Forse l’Uomo Siberiano, che scolpì il palo di Shigiri per i suoi riti sciamanici, vide ancora esemplari di Mammuth calcare quella terra incredibile. Qualcosa poi successe, attorno ai 9500 anni fa: l’80% della fauna siberiana morì di colpo, coi ranuncoli ancora in bocca o nello stomaco non ancora digeriti, per quella che sembra essere una tempesta di gelo, inaudita sciagura istantanea su cui i meteorologi si interrogano.
Ma non s’interroga l’uomo massa.
Siccome lui si annoia nel suo mondo che ha reso vuoto (l’ignorante si annoia perché non trova nel mondo ragioni di interesse, non ha curiosità nè fantasia non sa che cosa significhino le cose), si figura che l’uomo antico si annoiasse – per mancanza di distrazioni, senza playstation, discoteche e pornografia in tv – e quindi qualcuno di loro inventasse la religione.
L’uomo massa, che non sopravviverebbe 15 minuti in quell’ambiente, dove il Sapiens Siberiano prosperava nel paradiso terrestre di “cacciatori-raccoglitori”, naturalmente non ha la minima idea della risonanza che produce nell’animo la comparsa di un animale selvatico nel paesaggio, mentre cammini nella natura. A me è accaduto di rado, ma un giorno, sotto l’alta foresta di larici dell’Ampezzano, mentre andavo da solo, mi si parò davanti un piccolo daino: lo sorpresi, lui mi sorprese. Durò un istante: un istante era lì, un istante era sparito. Nel nulla. Magica creatura, dalla capacità sovrannaturale, messaggero la cui apparizione andava interpretata….come del resto il lugubre, risonante tamburo che si ode nelle foreste alpine, periodico, assillante, seguito da silenzi come se il tamburino si fermasse ogni tanto ad ascoltare. E’ il tamburo del picchio: un altro segnale per l’uomo che vaga nella foresta e si sprofonda nel suo mistero e nel suo pericolo.
Ebbene: figuratevi cosa produca, nell’alto Tutsi con la sua lancia come unica arma, l’apparizione del leone a pochi metri da lui nella savana. L’uomo massa che i leoni li ha visti al cinema o dietro una robusta gabbia, non ha la minima idea di quanto coraggio, virilità, disposizione alla morte e “sapienza” di cacciatore evochi nel Tutsi questa comparsa. Di quanta magia sia pregna e imbevuta, quanta “cultura” crei nella tribù, quanta mitologia e risonanza spirituale.
L’Uomo Siberiano aveva imparato una immensa sapienza, una enorme cultura seguendo gli animali per cacciarli. Ne rispettava e venerava la natura enigmatica, la magica capacità di sparire alla vista o di sorprenderti, il misterioso ma sapiente transumare; si vietava di uccidere femmine allattanti nel branco dei bisonti (sarebbe stato sacrilegio); aveva imparato da tutti i bramiti e gli improvvisi spaventi di un branco, a interpretare l’arrivo del lupo e della iena, o della tigre.
Ai bambini, i padri insegnavano nella caccia tutti i segreti, le tecniche ( i padri d’oggi cosa possono insegnare? Che sono stati in ufficio a riempire moduli..in un mondo svuotato di significato), le nonne insegnavano i miti fondatori, i vecchi la sera, accanto al fuoco, cantavano i “significati”, la caduta, il mondo degli spiriti e, sopra quello, il Supremo Tessitore d’Inganni, Ouranos, Wotan, Odino con la sua rete celeste, i cui decreti sono scritti nel cielo stellato.
Cosa raccontano, oggi, le nonne? I vecchi che non hanno più alcuna sapienza e non sanno riconoscere le costellazioni? La scuola progressista? A forza di inculcare il disprezzo del passato, delle tradizioni, i progressisti non sanno trasmettere il progresso. L’uomo massa è fatto nascere in un mondo che è stato liberato da ogni traccia antica, se non sotto forma di ruderi o di musei; e quel che è peggio, è così che lo vuole. Gode dei beni tecnologici prodotti da altri (i cinesi, adesso) di cui non conosce né capisce il funzionamento; ritiene che non li perderà mai più, perché la civiltà continuerà anche se lui la sta sgretolando, e lui avrà sempre la disponibilità del tablet Asus o dell’auto Kia, perchè avrà i soldi per comprarla: non è forse lui l’uomo bianco, europeo, emancipato da ogni superstizione – dunque superiore? Contento di vivere come già è? Senza sforzo di migliorarsi?
E’ diventato l’Homo Insipiens.
L’uomo antico siberiano onorava il nome che gli avremmo dato millenni dopo, Homo Sapiens. Dagli animali aveva appreso la lezione .
I suoi guerrieri avevano già stretto quel rapporto “magico” e spirituale con l’Orso del Nord, animale totemico degli eroi di cui il nome del re della Tavola Rotonda – Artù, da Arkthos – è l’ultimo ricordo? Aveva già una casta di sciamani che adottavano come totem “Varaha”, ossia Borea, il nordico cinghiale? No, forse ancora no, forse queste distinzioni seguirono all’immigrazione dal Nord che gelava sempre più….
L’uomo massa perde anche le nozioni che gli erano state date. Chiama superstizioni e fantasie senza sugo quelle della religione. Almeno, Karl Popper aveva capito che l’uomo non vive nel “Mondo 1”, quello esterno e materiale, ma essenzialmente nel “Mondo 2” (degli stati mentali) e “Mondo 3” (dei significati linguistici): che è il “mondo interiore”. E che questo mondo interiore è molto più grande e importante del mondo esterno.
L’animale vive continuamente eccitato dall’esterno: tutto lo spaventa o lo attrae di quel che accade intorno a lui, fuori di lui. Per dirlo in altro modo, l’animale vive perennemente “alterato” . L’uomo è il solo animale che sa “immedesimarsi”: ossia affondare in sè medesimo, staccandosi per un momento o per ore dalla sua occupazione diretta con le cose; può volgere la schiena al “mondo 1” e andare nel mondo che non sta in questo mondo – il mondo interiore.
Da questo mondo, e mica dalla materia, nasce tutta la tecnica. L’uomo non avrebbe inventato la lancia e l’arco, nè il telaio, nè il fuoco, senza questo “entrare in sè stesso” e pensare a come fabbricare lo strumento, con quali materiali, e per quale scopo. Nell’immedesimarsi si fa’ un’idea del mondo, e di come dominarlo secondo un piano pre-concepito. Nel mondo interiore, che non sta in “questo” mondo, l’uomo abita, trae insegnamenti, ricava gli strumenti tecnici e i significati religiosi.
Quando si chiedeva a coloro che vivevano nel mondo sciamanico, i nativi americani o i samoiedi siberiani, dove avevano imparato le loro tecniche, chi aveva insegnato loro l’arco o l’addomesticamento di animali, essi non rispondevano indicando “il mondo interiore”; non dicevano: l’abbiamo fatto noi, concepito dentro di noi. Indicavano l’alto: degli angeli, degli spiriti superiori e benefici avevano insegnato a fabbricare il telaio e l’arco, il forno da pane e come elevare il tepeee o la yurta sul modello dell’Asse del Mondo, onde vivessero nello spazio sacro, nel centro del Mondo.
Ciò, tanto tempo fa, all’inizio o quasi dei tempi.
L’uomo massa essendo un cretino materialista, pensa che siano stati ammaestrati dagli extraterrestri. E si fa’ gioco di chi ammira quell’Homo Sapiens che elevava pali agli spiriti, e sapeva come parlare con loro. Nemmeno si immagina che un uomo così concreto come il tunguso e il buriato, non si terrebbe attaccato da 12 mila anni alla stessa “religione”, se essa fosse una turlupinatura, se non fosse efficace. La religione ellenica è estinta, come quella romana. Quella egizia, durata 4 mila anni, è scomparsa. La religione cattolica portata da Cristo ha solo duemila anni, e già la gerarchia prelatizia l’ha sgretolata, e la massa l’ha rigettata; non ci saranno più cristiani nel 2050 o giù di lì.
Tutto questo mi fa’ dire che l’uomo massa si sta distruggendo. E che ha gli anni contati. Centinaia di milioni di uomini massa che oggi deridono la religione e che usano il tablet per postare le loro piatte scemenze e volgarità, gonfi di essersi liberati di Dio e dei “tabù”, si chiamano la propria estinzione, l’attirano “come con corde di carro”, disse Isaia. Fra qualche milione di anni, i loro miliardi di carcasse bruciate, nel sottosuolo, serviranno forse a formare giacimenti petroliferi per una nuova umanità. Lo spero per loro, avranno almeno raggiunto la loro utilità – marginale.