Ma dunque Bergoglio sta eseguendo il programma dettato dagli attivisti di Hillary? Sta realizzando la “primavera cattolica” che, sul modello delle (disastrose) “primavere islamiche” il presidente Obama ha sparso per destabilizzare gli stati arabi, e Podesta auspica avvenga nella Chiesa? E’ questa – piaccia o no – la prima domanda che sale alla lettura delle mail di John Podesta, il direttore della campagna per la Clinton.
In una delle mail, l’attivista femminista Sandy Newman, militante per Hillary, lamenta con Podesta “la dittatura medievale” delle gerarchie cattoliche: un problema elettorale molto americano, i vescovi americani essendo schierati contro l’aborto; si battono ancora per i “principii non negoziabili” dalle nostre gerarchie abbandonati, hanno criticato aspramente la distribuzione gratuita di pillole anticoncezionali, e della pillola abortiva, che sono state promosse da Obama e sono parte qualificante del programma democratico.
Ma non sono solo le gerarchie. Il punto è che influenti personalità laiche sono “conservative catholics”: apprendiamo con grato stupore che persino Rupert Murdoch (il padrone di Sky e di vari giornali, fra cui il New York Post) s’è convertito.
“Il pirlone (friggin) Murdoch ha battezzato i suoi figli sul Giordano dove Giovanni il Battista ha battezzato Gesù”, scrive Podesta. E l’interlocutrice: “Molti degli esponenti con maggior potere nel movimento conservatore sono tutti cattolici (molti convertiti), dalla Corte Suprema fino ai think tanks, media, gruppi sociali. E’ una incredibile bastardizzazione della fede. Suppongo che debbano essere attratti dal pensiero sistematico [la dottrina cattolica!] e dalle relazioni gravemente arretrate fra i generi [.la morale sessuale!] e devono essere del tutto ignari della democratizzazione cristiana”:
Una Jennifer Palmieri (ebrea), direttrice della comunicazione della campagna Clinton, dice: “Secondo me loro pensano che [il cattolicesimo] sia la religione conservatrice più accettabile socialmente”. Un Halpin interloquisce con scherno: “Già. Questo possono sbatterti in faccia “il pensiero tomista” e “sussidiarietà” e sembrare intellettuali, perché nessuno capisce cosa diavolo stanno dicendo”.
Le mail insomma rivelano i pregiudizi, l’intolleranza, il bigottismo laicista e l’altezzosa superiorità di questa classe che si autodefinisce “progressista” – fenomeno a noi ben noto, ma che certo ha effetti disastrosi sulla campagna di Hillary, almeno per l’elettorato cattolico.
Come nota il saggista Francesco Colafemmina, in un articolo che postiamo in fondo, le mail di Podesta sono datate febbraio 2012, “un anno prima delle dimissioni di Benedetto XVI”. Ma Colafemmina aggiunge un particolare risvolto italiano: ricorda come già nel 2011 fosse stato contattato da “un amico vaticanista oggi embedded fra le truppe in difesa di Bergoglio” (in cui ci sembra di riconoscere Andrea Tornielli, vaticanista di La Stampa, diretta da un israeliano) il quale gli riferì che “una testata giornalistica nazionale [La Stampa?]” avrebbe investito parecchio “in un portale multilingue dedicato alla Chiesa cattolica”. Colafemmina si stupì: come mai un grande giornale spendeva per una “istituzione così marginale e contrastata?”.
Le dimissioni (forzate?) di Benedetto e l’elezione di Bergoglio, immediatamente salutato dal Grande Oriente col noto entusiasmo (“nulla sarà più come prima nella Chiesa”), e insignito del Premio Kalegi 2016, sono forse la risposta: occorreva preparare anche in Italia la “primavera cattolica” che Bergoglio inaugurava con le sue interviste a Repubblica, e la sua visita in Usa dove non solo lo si lasciò parlare al Congresso – dove il politicamente corretto è, per tradizione, l’antipapismo” – ma gli tributava una standing ovation. La fusione della Chiesa col protestantesimo, iniziata da “Francesco” con la grottesca cerimonia in Vaticano qualche giorno fa davanti alla statua di Lutero, dà il senso della direzione della primavera voluta da Podesta.
E non basta. In piena corrispondenza col progetto di “primavera” dettato da Washington, La Stampa ha pubblicato il 16 ottobre , dal titolo: “Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin” (te pareva…), scritto dal medesimo Andrae Tornielli, che è una denuncia di persone e gruppi, bollati come “ultratradizionalisti”, sedevacantisti, leghisti che hanno la colpa di essere invisi al Papa. Colafemmina vi vede – giustamente – il solito metodo mediatico per “marginalizzare, ghettizzare, criminalizzare, minoranze piuttosto fastidiose, che non si conformano al consenso incondizionato nei confronti di Bergoglio” e ridicolizzare il dissenso. Quello che, in misura enormemente più grande, fanno i media nei confronti di Trump.
Introvigne, l’amico della Lettonia
Fra i ridicolizzatori degli “ultratradizionalisti”, la Stampa dà spazio alle valutazioni del “sociologo Massimo Introvigne”, che ci tiene a far notare una cosa: “Una sorprendente caratteristica comune a molti di questi ambienti: «È l’idealizzazione mitica del presidente russo Vladimir Putin, presentato come il leader “buono” da contrapporre al Papa leader “cattivo”, per le sue posizioni in materia di omosessuali, musulmani e immigrati. Con il dissenso anti-Francesco collaborano fondazioni russe legatissime a Putin».
Su questo personaggio, ricchissimo avvocato d’affari, merita spendere due righe. Egli stesso è stato un “ultratradizionalista” per gran parte della vita, avendo fondato Alleanza Cattolica, sparuto movimento collegato con “Tradicao, Familia Propiedad” del brasiliano Plinio Correo de Oliveira. Personaggio con agganci nella destra americana neocon (mi ha attaccato a suo tempo perché dubito della versione ufficiale sull’11 Settembre, era un sostenuto accanito di Bush jr. e delle sue guerre), spesso invitato a tenere conferenze a Sion nella Università Herzliya (del Mossad), membro del Groupe de Thébes (che “aveva lo scopo di fare incontrare, a porte chiuse, studiosi dell’esoterismo e dirigenti di movimenti esoterici” e si riuniva nella sede della Gran Loggia di Francia, rue Cadet), e tuttavia cattolico “tradizionalista”.
Ricordo una lettera che Introvigne diramò poco dopo l’elezione di “Francesco”, in cui imponeva ai membri di Alleanza Cattolica, molti dei quali evidentemente perplessi dalle gigantesche aperture moderniste del Papa, l’obbedienza pronta cieca assoluta al medesimo.
Il punto è che poco dopo, Introvigne ha lasciato la guida di Alleanza Cattolica “per ragioni personali e professionali”. Alla separazione dalla moglie si aggiunge, secondo una vox populi da lui smentita, un passione per una Lèttone o Lituana. Fatto sta che effettivamente Introvigne “Nel gennaio 2011 è stato nominato dal ministro degli Esteri della Lituania, Audronius Azubalis, presidente di turno per l’anno 2011 dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa OSCE[8]”, “ha svolto nell’ambito dell’OSCE il ruolo di Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni[14]. Tra le sue attività, l’organizzazione di un vertice a Roma il 12 settembre 2011 sui crimini di odio contro i cristiani. Intervenendo alla riunione dei 56 ministri degli Esteri dell’OSCE a Vilnius il 6 dicembre 2011”.
L’OSCE, organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, fondata nel ’73 dagli americani in funzione antisovietica, è divenuta negli ultimi anni il grande “facilitatore” delle rivoluzioni colorate nei paesi dell’Est. Introvigne dunque partecipa attivamente a questa centrale degli interessi Usa e neocon in Europa; viaggia molto spesso nei paesi baltici, che sono entrati nella NATO perchè vogliono, con l’aiuto americano, regolare i vecchi conti con Mosca e stanno spingendo l’’intera Europa nella loro guerra (loro e dei neocon) ; Introvigne, “amico della Lettonia”, partecipa attivamente alla propaganda; ha tenuto una conferenza a Odessa, nell’Ucraina del golpe pagato dalla Nuland, in cui ha rivelato: “Ma lo sapete che Putin perseguita i cristiani?”. Lo sa dalla “testimonianza diretta e fresca di due colleghe sociologhe provenienti da Kiev le quali gli hanno riferito di diversi casi concreti di arresti, quasi tutti di cristiani pentecostali. Per i cattolici è solo questione di tempo”.
I pentecostali saranno “cristiani” per Introvigne e El Papa (premio Kalergi 2016), ma in Russia si ostinano a vederli come una galassia di sette americane i cui predicatori, made in Usa, fanno propaganda nemica e attraggono i fedeli in riti di invasamento e suggestioni di massa, con finti miracoli e convulsioni isteriche. Che i cattolici possano esser perseguitati in Russia non c’è pericolo, con “Francesco” si sono emarginati da soli dal mondo ortodosso.
L’articolo “Ma lo sapete che Putin perseguita i cristiani” è in realtà firmato da Marco Respinti, che – su un giornale a me ignoto, L’Intraprendente – riporta il Verbo di Introvigne con devozione. Ache su questo Respinti vale la pena di metter due righe: “Tradizionalista” cattolico anche lui. Precisamente fanatico teocon americanista, ammiratore di Leo Strauss (il filosofo della doppiezza, formatore dei neocon con doppio passaporto, che erano al potere l’11 Settembre) è soprattutto credente negli USA: per lui, sono il nuove Sacro Romano Impero, la Cristianità armata.
Nell’articolo Introvigne (e Respinti) a contrasto delle leggi contro la libertà religiosa che Putin avrebbe emanato, esaltano “gli Stati Uniti, in cui “la libertà religiosa è il primo diritto politico dei cittadini americani, sancito dal Primo Emendamento della Costituzione federale varato nel 1791”: da cui si vede che questi due cattolici hanno fede non nel Vangelo, ma nel Primo Emendamento. Una fede, peraltro, scossa dalle e-mail di John Podesta, che delineano una volontà di manipolare il cattolicesimo per farne uno strumento della politica “libera” (in senso immorale: aborto, LGBT, nozze gay) della Clinton. O più precisamente della centrali che la gestiscono.
Ho fatto un lungo discorso su tale tema, per rilevare la coerenza globale del progetto di “primavera cattolica”, la sua vastità, e i suoi manovratori in Italia, dalla Stampa a Introvigne difensori di El Papa.
In Usa, lo scandalo delle mail sta esplodendo
Ma ancora più importanti sono i contraccolpi le rivelazioni delle mail di Podesta sulla situazione elettorale della Clinton: il mondo pensante americano ne è scandalizzato e disgustato. Nonostante i grandi media abbiano fatto di tutto per sopprimerle, esse hanno “bucato”. Il New York Post (del neo-cattolico Murdoch) , popolare, tabloid, che è pur sempre il secondo giornale di New York, ha scritto un articolo urticante dove senza mezzi termini titola:
“Leaked emails reveal Hillary Clinton’s life of deceit”,
http://nypost.com/2016/10/15/the-hillary-emails-reveal-a-life-full-of-deceit/
“Le email spifferate rivelano la vita di piena di doppiezza di Hillary Clinto”, E giù la descrizione di tutte le doppiezze e gli inganni: per esempio la prova (dai discorsi che Hillary ha tenuto a pagamento a grassi banchieri d’affari, come Goldman Sachs) sul fatto che “la sua carriera pubblica è da sempre basata sul mostrare una faccia ai suoi ingenui sostenitori, e un’altra, più spietata, agli alleati e avversari dietro le porte chiuse”.
Questo sta cambiando le cose per la candidata, nonostante i media di propaganda (lo sono tutti) dicano il contrario. E’ Trump ad essere favorito nei sondaggi “veri”. E io temo che tutto faranno, nello “stato profondo” americano, per impedire a Trump di andare alla Casa Bianca. La loro frenesia anti-Putin, le minacce belliche che lanciano ogni due per tre, non sono un bluff. Io temo che abbia ragione Giulietto Chiesa: Trump è in vantaggio nelle elezioni Usa, e per impedirlo sono pronti a tutto.
Ma di questo un altro articolo. Questo è già troppo lungo.
(Per l’articolo di Colafemmina, qui: