Lo saprete già, perché ne hanno parlato i tg. Appena dai sondaggi si è profilata una vittoria di Marine Le Pen non solo al primo turno ma al ballottaggio, sono accadute alla candidata due disgrazie.
1 – Francois Bayrou, uno dei concorrenti presidenziali senza speranza, ha annunciato di rinunciare alla corsa e di associarsi a Macron, il candidato dei Rotschild ed ex ministro economico di Hollande, che dai sondaggi stava perdendo colpi. Bayrou, un girovago di gruppi parlamentari, ultra-europeista, porterà a Macron, si ritiene, un 5-6%
2 – La valorosa ed indipendente magistratura ha mandato la polizia a fare irruzione nella sede del Front National a Nanterre, a fare perquisizioni ed arrestare il capo delle guardie del corpo di Marine, Légier, nonché la sua segretaria-factotum, Catherine Griset. L’accusa è un po’ simile a quella che ha rovinato il candidato Fillon: la Le Pen avrebbe pagato i due impiegati con fondi europei, mentre non ne aveva il diritto perché quelli erano impiegati in Francia e non a Bruxelles. La differenza con lo scandalo di Fillon è che non si tratta qui di “lavoro fittizio” come nel caso di moglie e figlio di Fillon bensì di veri impiegati; che questa vicenda è nota da mesi; che Marine contesta il suo buon diritto a pagare i due con i fondi che riceve dalla UE per i suoi assistenti mentre Strasburgo dice che no, quei due hanno lavorato solo per il partito – al punto che ha rifiutato di rifondere e quindi la UE le detrae ogni mese una quota del suo emolumento di eurodeputata. Un certo odore di pretestuosità si leva su tutta questa faccenda fin dal dicembre scorso, quando la procura francese – avvertendo alcuni giornali amici (della procura) – apre un fascicolo contro la candidata del FN per “ escroqueries en bande organisée, faux et usage de faux et travail dissimulé”: associazione a delinquere, pure. “En bande organisée”, come la mitica banda Bonnot.
Ciò, mentre Parigi è messa a ferro e fuoco da bande di teppisti.
Oggi un certo puzzo di strumentalizzazione si leva dall’accelerazione e clamorosità, per così dire, che la valorosa magistratura ha dato alla cosa (in strana coincidenza coi sondaggi in crescita per Marine), con irruzione della polizia nella sede del partito “alla ricerca di documenti” e l’arresto dei due impiegati senza alcun motivo se non quello di fare i titoloni dei giornali e tg: tant’è vero che la guardia del corpo è stata rilasciata dopo qualche ora, mentre la Griset è ancora in galera. Da settimane gli accusatori bombardano la segretaria di domande del tipo: quando andava in trasferta a Bruxelles, come mai non è andata in albergo? (“Sono ospite di amici”); o “perché la sua auto non si è mai vista nel parcheggio dell’europarlamento? (“Sono sempre entrata sull’auto della deputata Le Pen”). Qualcosa che a noi italiani rievoca memorie tipo Mani Pulite, con le profonde differenze che saltano agli occhi: qui da noi giravano i milioni, là gli inquirenti si aggrappano a particolari che a Roma chiamerebbero migragnosi.
Martine Le Pen ha accusato Olaf e Schulz di averle organizzato il trappolone. Olaf non è un vikingo, ma l’Office européen de lutte contre la fraude, l’ente UE che giusto una settimana fa aveva passato a due media, Marianne e Mediapart, gli estratti dell’atto di accusa contro la Le Pen. Martin Schulz è l’ex presidente del parlamento europeo; secondo la Le Pen è stato lui ad attivarle contro l’Olaf. Essa aveva già querelato l’Olaf in Belgio per tutta questa storia.
Anche Schulz, che ora insidia la cancelleria alla Merkel, è accusato di malversazioni (ha usato i fondi del parlamento per le proprie campagne elettorali), spese folli (uso di aerei privati a 20 mila euro l’ora, cene con collaboratori in ristoranti di lusso) e di aver instaurato “un sistema di clientelismo stalinista” nel Parlamento: ma non è stato accusato da Olaf, bensì dalla presidente del comitato di controllo sulle spese: e stranamente, la storia non lo ha danneggiato nei sondaggi, né ha subito irruzioni della polizia.
Ci sono candidati che il Sistema approva, e quindi sono più simpatici ai media, ai magistrati – ed anche ai Rotschild. Bisogna essere “europeisti”, questo è il punto. E in Francia, è il candidato dei Rotschild che deve vincere.
Nautralmente, dopo i due fatti sopra citati, i “mercati” si sono tranquillizzati. Con la prospettiva della vittoria della Le Pen che promette l’uscita dall’euro, lo spread dei titoli francesi sui tedeschi è cresciuto. Adesso è sceso.
Quanto questo scandalo montato farà perdere a Marine, è ancor presto per dirlo. Secondo Jacques Sapir, “è poco probabile che la sua immagine ne soffra” perché nell’affare montato dalle autorità europee, “se le si rimproverano delle mancanze sulle regole europee, non la si può accusare di arricchimento personale”. Anzi. Si scopre che, per recuperare il preteso maltolto, la UE ha tolto alla candidata del FN “la totalità della sua busta di spese generali” e “la metà della sua indennità parlamentare, ossia 7400 euro sui 10.4000 euro percepiti normalmente”. Insomma la Le Pen sta sopravvivendo, e facendo, viaggiando, facendo politica, facendo campagna elettorale, con 3 mila euro al mese. Si faccia il confronto coi nostri parassiti politici italiani.
E’ uno degli episodi che dimostra con chiarezza una cosa: l’oligarchia si sente in pericolo, e allora butta la maschera, gioca sporco, non finge “democrazia”. Non si risparmia nessuna bassezza.