E’ stato già impagabile sentire il sibilo con cui Marco Taradash, soffocando di rabbia, commentava il discorso di Trump: “…Fascista…”. Ma ilpiù articolato nell’esprimere la rabbia della setta è Charles Krauthammer, il principale commentatore J del Washington Post: un fanatico di tutte le guerre che i precedenti presidenti americani hanno fatto per il (presunto) bene di Sion. Questo super-Israel First ha colto nello slogan trumpiano “America First” il nome “del partito isolazionista degli anni ’30 che si batté per tener gli Usa fuori dalla seconda guerra mondiale, guidato da Charles Lindberg , che fu smantellato una settimana dopo Pearl Harbor”.
Già. Charles Lindberg (1902-1974), il popolarissimo trasvolatore atlantico, fondò nel 1940 un movimento per contrastare la politica interventista di Roosevelt: si chiamava ‘America First Committee . “In ottobre Lindbergh, a Yale, parlò a tremila persone chiedendo che l’America riconoscesse “le nuove potenze europee” [Germania e Italia] e dichiarando che “la razza ebraica” era tra coloro che con più forza ed efficacia spingevano gli Stati Uniti, “per ragioni che non sono americane“, verso l’intervento nella guerra” (Wikipedia )
Krauthammer ha colto un’allusione sgradevole nella frase di Trump: “…essi ci hanno derubato, la nostra corrotta classe dirigente ha preso il denaro della classe media e l’ha sparsa in giro per il mondo”. Commenta Kraut: “Per molti nel mondo, specie i britannici, è una frase che lascia un’eco risonante; essa dice a loro e al mondo libero, per la prima volta dai tempi di Truman e Eisenhower: ‘Noi abbiamo costruito un mondo in cui abbiamo dato moltissimo a voi, economicamente, militarmente, eccetera. Questo gioco è finito, ora siete per conto vostro”.
Schiumano di rabbia
Non sono i britannici quelli per cui si preoccupa Krauthammer, il vociferante portavoce della nota lobby. Trump ha detto “agli alleati”; da adesso siete “per conto vostro”…”E chi è più ‘miglior alleato’ che Israele?”, mi dice l’amico americano: “E’ chiaro di chi si preoccupa l’Israel-First”. E spiega: “La lobby sionista a Washington è, in realtà, il Partito Imperialista (‘Saccheggiare il mondo”) e il Partito “Saccheggia l’America” mascherato da difensori di Israele. E nonostante tutta la sua retorica filo-israeliana, Trump è uno dei pochissimi presidenti (da Eisenhower almeno) che non deve niente alla nota lobby. Non denaro (l’hanno dato ad Hillary). Non appoggio politico (il grosso del voto ebraico è andato a Hillary, e Israele ha puntato su di lei). Oggi i due uomini più potenti del mondo, Trump e Putin, sono entrambi quasi-indipendenti, e (speriamo) dediti al benessere dei loro popoli. Immagina dove ciò lascia i cultori del Regno Immaginario di Israele”.
“Se la fanno sotto nelle capitali straniere”, ha poi aggiunto Kraut parlando alla Fox News. Specialmente in una? “Il trucco di Pearl Harbor (che liquidò il movimento di Lindberg) l’hanno già provato, purtroppo per loro”, ridacchia l’amico americano. Hanno anche fatto l’11 Settembre, non sarà facile ripetere il false flag senza un presidente complice. Inoltre, un altro commentatore ha notato: “Quel discorso non ha niente a che vedere con quel che dicono i repubblicani. Poteva essere il discorso di un Bernie Sanders presidente. Non c’è differenza tra loro”. Bernie Sanders era presente all’inauguration, non si è unito al boicottaggio del democratici. Ombre di socialismo nazionale.
http://www.breitbart.com/video/2017/01/20/krauthammer-theyre-quaking-boots-foreign-capitals/
Secondo Snopes, dal sito web della Casa Bianca sono già stati rimosse alcune parole: “Climate Change” e “LGBT”. Altri siti attribuiscono a Trump la prima decisione (“da domenica”): togliere i fondi pubblici a Planned Parenthood, l’organizzazione promotrice dell’aborto legale, che si è scoperto fare spaccio e commercio degli organi dei feti.
Sia vero o no, godiamoci questi momenti, perché poi l’altra realtà si impone:
“BETLEMME – 2700 nuove unità coloniali israeliane sono state approvate venerdì mattina nella colonia illegale di Gush Etzion, poche ore prima della cerimonia di insediamento di Trump.
Le bandiere USA sono state innalzate in tutta la colonia per festeggiare l’insediamento e la presidenza di Donald Trump.
Le unità abitative appena approvate erano state bloccate a causa delle critiche internazionali circa le attività coloniali degli ultimi tre anni.
Tuttavia, le autorità israeliane hanno deciso di accelerare le costruzioni dopo l’elezione di Trump. Nel frattempo, a quanto riportato, gruppi di coloni israeliani hanno ricevuto l’invito a prendere parte alla cerimonia di insediamento di Trump.” (Pars Today).
Ci sono cose che Trump non farà, per ovvi limiti culturali e antropologici. Fra queste, la messa in disciplina della finanza speculativa: è evidente, ha riempito i posti-chiave della sua Amministrazione di gente di Goldman Sachs. Dei responsabili cioè di quella disparità sociale intollerabile, che ha portato milioni di americani “perdenti della globalizzazione” a votare per Donald. Forse anche se volesse, se capisse, non saprebbe come fare.
L’invincibile potere occulto dei plutocrati
Il punto difficile da capire è che “Goldman Sachs” (e complici transnazionali) si sono impossessati delle banche centrali. Si osservi questa tabella:
Qui si vede che la crescita delle “riserve cartacee” è esponenziale: segno sempre di una patologia (le cellule cancerose crescono a ritmo esponenziale).
Le riserve internazionali delle banche centrali sono costituite, tradizionalmente, da buoni del Tesoro, titoli di debito dello Stato: la banca centrale crea moneta di cui lo stato ha bisogno indebitando lo Stato. Ma dalla crisi del 2008, per far continuare il gioco dei “mercati” (il casinò), hanno fatto politiche accomodanti, “stampato” denaro, “quantitative easing”, lo si chiami come si vuole. Tradotto: le banche centrali non si sono solo riempite di titoli di debito pubblico; hanno anche comprato obbligazioni e azioni di grandi aziende private, banche e non solo. Per fornire loro liquidità illimitata.
Di fatto, i giganti privati si sono visti scendere dal cielo (della BCE, della Federal Reserve) una manna di denaro a prestito sì, ma a tasso zero o addirittura sottozero; una massa di denaro con cui hanno arraffato, delocalizzato, “acquistato” imprese concorrenti ed azioni proprie, saccheggiato il saccheggiabile , a interessi zero. WE’ esattamente per questo che dal 2008, dalla crisi dei subprime, mentre le popolazioni lavoratrici occidentali scendevano nella depressione economica perdendo salari e status sociale, i ricchi diventavano sempre più ricchi. Come ha scoperto recentemente (o meraviglia!) Oxfam.
I banchieri centrali non si sono limitati a finanziare i debiti pubblici (e l’hanno fatto con avarizia, imponendo condizioni e intimidazioni, facendo pagare interessi comunque alti); hanno partecipato attivamente, prestando a tasso zero e senza limiti, a far arricchire le multinazionali “preferite” – essenzialmente le banche d’affari, le hi-tech, le telecomunicazioni “avanzate”. Il che è logico, dato che la banche centrali non sono pubbliche ma private, e appartengono al collettivo di azionisti ” Goldman Sachs & Compari” che chiamiamo”finanza internazionale”. Non operano per lo stato (Quale?) ma per i loro azionisti. Gli speculatori. Detti anche “i mercati internazionali” finanziari a cui noi dobbiamo chiedere prestiti col cappello in mano, subendo il loro giudizio e il loro rating. Ma il rating di Apple è altissimo…
Trump non può capirlo. Se lo capisse, avrebbe contro i suoi ministri Goldman Sachs. Dunque probabilmente non saprà dare al suo elettorato quello che gli ha promesso.
Il “loro” presidente già scalda i muscoli
I suoi nemici hanno già in riserva un successore secondo il loro cuore. Un miliardario della fuffa: Mark Zuckerberg (j) inventore di Facebook, la cui ricchezza è totalmente dovuta al meccanismo occultato di cui sopra. E’ già cominciata la sua promozione “Mark Zuckerberg occhieggia alla Casa Bianca?”, si domanda Newsweek. “Zuckerberg sarà il prossimo presidente?”, s’interroga Vanity Fair. “E’ uno che certo può presentarsi alla elezione presidenziale”, lo incoraggia Wired. Insomma i media l’hanno già adottato e gli preparano il terreno. Intanto, Mark il genietto ha già assunto nella sua “fondazione caritativa” (sic: come Bill Gates) David Plouffe, che è stato il responsabile della campagna presidenziale di Obama nel 2008: perché è chiaro, sarà un candidato presidente “democratico”, mica alla Lindbergh. Sarà salutato dalle sinistre del mondo come il salvatore dall’isolazionismo, protezionismo e populismo di Trump.
Intanto si sta facendo la mano nello stile presidenziale preferito dalla finanza: ha comprato una mega proprietà (700 acri) sul mare per le sue vacanze alle Hawaii, per 100 milioni di dollari, e sta “intentando cause a raffica contro gli abitanti dell’isola che hanno un diritto ancestrale sulle particelle di terreno”.
“Secondo una norma locale del 1850 – spiega Swissinfo – chiunque nell’isola abbia avuto antenati che possedevano anche minimi pezzi di terreno ne è proprietario ancora oggi. Anche senza documenti legali che lo provino. Zuckerberg sta quindi lanciando le cause affinché le famiglie kuelane che possiedono parcelle del suo terreno le vendano all’asta al miglior offerente. Lui stesso”.