Esiste un segretariato dell’ONU, United Nations Capital Development Fund (UNCPD) di cui pochissimi conoscono l’esistenza. Ma lo conoscono bene Master Card Foundation e la Bill and Belinda Gates Foundation, perché ne sono divenuti i più generosi donatori. Il motivo: l’UNCPD è la centrale ideologica occulta del progetto di abolizione mondiale del contante. E’ l’ente – con Bill Gates e le finanziarie che emettono carte di credito, come Master Card – del crudele esperimento sociale che ha luogo in India, la prima cashless society a spese di un miliardo di poveri, che non hanno, ne possono avere, un conto in banca. Ricostruire chi e come ha indotto quell’esperimento in corpore vili, è un istruttivo compendio dei metodi con cui gli interessi americani si impongono dietro le quinte.
Presso la sede a New York dell’ UNCPD (“Fondo per lo Sviluppo del Capitale”: piuttosto esplicito) ha sede il segretariato della Better Than Cash Alliance (Alleanza Meglio-del-contante: molto esplicito) , nata nel 2012, un’associazione di puri idealisti che promuovono la scomparsa del liquido. Mastercard, Visa, Dell Foundaton, Omidyar Network (eBay), Citi, insomma le IT, e-commerce e finanziarie che si aspettano di fare miliardi dal passaggio totalitario ai pagamenti elettronici. Ma non si deve tralasciare che della Better than Cash Alliance sono soci anche il noto fondo filantropico e umanitario che è la Gates Foundation (Microsoft) e l’USAID, l’ente americano volto a fare il bene dei popoli sottosviluppati – come dice il nome: Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale” – che l’agenzia del Dipartimento di Stato e una delle principali coperture della CIA nelle operazioni estere.
E’ dunque ovvio che l’USAID abbia sede aperta a Nuova Delhi, e dia consigli per migliorare lo sviluppo ai governanti. L’USAID finanzia (le cifre segrete) un’associazione di cui il pubblico ha avuto notizia solo l’ottobre scorso, ossia un mese prima che il premier Modi annunciasse l’ abolizione delle banconote più usate dagli indiani: la “Catalyst – Inclusive Cashless Payment Partnership”, che nel suo primo comunicato stampa del 14 ottobre, si definisce “la fase ulteriore della collaborazione fra USAID e Ministro delle Finanze [indiano] per facilitare l’inclusione finanziaria universale”.
Infatti nella lingue di legno orwelliana, l’abolizione del denaro fisico viene gabellata come “inclusione” dei poveri, di cui va facilitata l’entrata nei gioiosi benefici del sistema bancario, da cui sono finora esclusi. Nonostante che in India, come ha appurato uno studio della stesso USAID, 97% delle transazioni avvengano in banconote, e solo il 55% degli indiani ha un conto in banca ma – attenzione! – “solo il 29 per cento di questi conti sono stai usati negli ultimi tre mesi”. I poveri dell’India sono stati “esclusi” dall’economia con l’abolizione del contante, e le conseguenze si vedranno nei prossimi mesi.
Ma importa poco a lorsignori. L’ambasciatore Usa Jonathan Addleton, che è anche il capo-missione USAID in India, è stato chiaro: “L’India è all’avanguardia degli sforzi globali di digitalizzare le economie e creare nuove opportunità per la parte di popolazione difficile da raggiungere. Catalyst sosterrà questi sforzi concentrandosi sul compiti di rendere senza contanti gli acquisti quotidiani”.
Catalyst, partecipazione di USAID e Ministero delle Finanze indiano, dove ha sede a Delhi? Nello IFMR, un istituto di ricerca di cui è membro il capo della Gates Foundation in India, il banchiere Nachiket Mor, e che è finanziato da donatori Usa e da molti degli interessi partecipanti alla “Better Than Cash Alliance”. “Oltre 35 importanti organizzazioni indiane, americane e internazionali si sono unite al ministro delle finanze e all’USAID in questa iniziativa”, si legge in un euforico annuncio dello stesso USAID.
Ci si può chiedere come mai al grande esperimento non si sia opposto, o non abbia almeno obiettato, l’autorità di emissione. Risposta facile: a capo della Reserve Bank of India è stato, dal 2013 fino al settembre scorso, Raghuram Rajan; terminato il suo incarico a settembre 2016, è tornato a fare quel che faceva prima: il docente di economia alla Università di Chicago. Dal 2003 al 2006, il personaggio è stato capo economista al Fondo Monetario a Washington . Questo “indiano” è stato anche presidente della American Finance Association, per le sue teorie è sta (riccamente) premiato da Deutsche Bank e da Infosys; ha ricevuto il “Premio Financial Times –Goldman Sachs per il miglior libro di economia”; è stato decretato “Indiano dell’anno” dalla rivista Euromoney. Potrebbe succedere alla Lagarde a capo del Fondo Monetario. E’ dunque uno di quei tecnocrati transnazionali (e “apatridi”, li diceva De Gaulle) selezionato e coccolato dai poteri sovrannazionali per completare le loro strategie secondo l’ortodossia monetaria, un po’ come (in piccolo) Padoa Schioppa, Mario Draghi, Padoan..
Difatti Rajan è anche membro di un club molto esclusivo, che si riunisce a porte chiuse e senza fare verbali delle sedute: il Gruppo dei Trenta, “un corpo privato internazionale” dove colludono grandi banchieri privati e i governatori delle banche centrali (ovviamente, c’è Draghi)
E’ chiaro che il Group of Thirty sia la centrale strategica di coordinamento della guerra al contante; in esso il peso degli americani o americanizzati come Rajan, è del tutto preponderante.
Il 2013, quando Rajan passa dagli uffici direttivi del Fondo Monetario a Washington alla massima poltrona della banca centrale indiana, è anche l’anno in cui viene fondata la “Better Than Cash Alliance”. Appena insediatosi, il nuovo governatore si china sui problemi dei poveri: crea nella Reserve Bank of India un “ “Committee on Comprehensive Financial Services for Small Businesses and Low Income Households”, per le famiglie a basso reddito e i piccolissimo commercio. Una impresa umanitaria, come sempre fanno i globalismi. E chi mette a capo di questo committee? Nachiket Mor, banchiere, quello che abbiamo visto diverrà capo della Gates Foundation per l’India. Naturalmente lo scopo è di “promuovere l’inclusione dei poveri e delle aree rurali” attraverso…. l’abolizione del contante. Nel Committee figurano, di conseguenza, filantropi come un ex amministratore delegato di Citigroup, l’agenzia indiana di rating CRISIL posseduta da Standard & Poor’s, la National Payment Corporation of India, ossia l’organizzazione di tutti i servizi di pagamento digitale, eccetera.
Si noti: nel triennio in cui Rajan, prestato da Washington, è stato governatore della banca centrale, è stata amatissimo dal settore finanziario, per il quale ha scatenato la deregulation, ma detestato dagli imprenditori dell’economia reale, gli industriali, per la sua politica monetaria estremamente restrittiva. A giugno, è stato attaccato da un ex ministro del commercio e membro del partito al potere, Subranian Swamy: “Il suo pubblico favorito era l’Occidente, e in India, la società occidentalizzata e trapiantata”. Disse Swamy. Allora Rajan ha annunciato che non avrebbe più cercato un secondo mandato. Il suo compito era finito: già nel maggio la sua banca centrale aveva annunciato la stampa delle nuove banconote da 2000 rupie, che avrebbero sostituito quelle da 500 e 1000, che sarebbero state tolte dalla circolazione entro dicembre. Erano i tagli usati dal brulichio della micro-economia indiana, l’86% del circolante.
L’improvvisa sparizione di tali banconote ha prodotto un vero e proprio infarto dell’economia informale, quella di cui campa quasi un miliardo di indiani. C’è il sospetto che questo fosse uno degli scopi del banchiere centrale; nei giorni della crisi, in cui non si trovavano banconote da 100 e 500 e si allungavano le file di disperati che andavano nelle banche a depositarle per avere i tagli da 2000, i supermercati “moderni” erano benissimo forniti nei loro bancomat interni – praticamente distruggendo la concorrenza della piccola economia in nero.
Ma per Visa, Mastercard, i fornitori di servizi digitali, Microsoft, DELL, Citi eccetera l’operazione invece è stata un successo se l’imposizione del no-contanti è riuscita in India (il costo umano per costoro non conta, è noto) riuscirà ancor meglio in Europa, dove la classe dirigente è guadagnata al progetto e la cittadinanza è passiva. In india, il traumatico passaggio alla società senza contanti per tutti gli operatori economici che si possono permettere un POS, e che prima anch’essi operavano in contanti, è stata una dura lezione che non dimenticheranno. Forse il governo Modi cadrà, travolto dal malcontento popolare; ma che importa agli strateghi? Sono tornati alle loro cattedre di Washington, alle loro poltrone transnazionali. Rafforzati da quest’esperimento, accelereranno la espansione totalitaria della cashless society a tutti noi.
Il racconto di cui sopra ci ha consentito di intravvedere che la spinta all’abolizione del contante, la sua promozione globale, viene appunto da Washington. I motivi sono palesi e numerosi. Sono le grandi compagnie Usa a dominare il business del pagamenti digitali e dell’IT su scala mondiale. Il potere politico-economico che iene dalla possibilità di sorvegliare tutti i pagamenti nazionali e internazionali, che avvengono tramite banca, offre un bel campo d’azione alla Cia e alle altre agenzie americane di spionaggio (anche industriale). Essendo il dollaro la moneta di riferimento mondiale, di fatto chiunque – individuo, impresa o paese – che partecipa all’economia senza contanti si trova soggetto alle leggi americane e non a quelle del diritto internazionale; ancor più di quanto lo siamo adesso – e come si vede dalle multe che gli Usa impongono su Volkswagen, Deutsche Bank, Fiat Chrysler o qualunque banca estera che faccia – poniamo – transazioni con un paese a cui l’America ha imposto sanzioni. Ditte europee che hanno commerciato con l’Iran sono state escluse dal sistema finanziario internazionale, basato su trasferimenti cashless: non possono più pagare nemmeno le compagnie di autotrasporti e logistiche che possano portare le loro merci ad altri clienti. Ad altre banche viene tolta la licenza per operare in Usa, il che significa la morte.
Ovviamente, il progetto di dominio totale ha volonterosi complici nel sistema creditizio e finanziario. Ingolosito dalle commissioni che potrà estrarre da ogni minima transazione – quelle che sfuggivano al tributo bancario – per miliardi. Ma ancor più attratto dal fatto che, nella società senza contanti, diventa invisibile l’insolvenza delle banche: l’insolvenza fondamentale della banca che crea denaro dal nulla indebitando, l’insolvenza delle banche schiacciate dai cattivi crediti concessi ai compari, amici e complici (come ha mostrato la MontePaschi). Non saranno più possibili corse agli sportelli; le più criminose operazioni saranno impunite. Le banche centrali inietteranno cifre spettralmente illimitate – tutti i poteri si saranno sottratti al giudizio degli esseri umani.