La BCE, con la Grecia, ci guadagna.
Cominciamo a ricordare – perché è la dimenticanza che ci rende più servi – cosa fu quello che la Banca Centrale Europea (e i politici UE) chiamarono “il salvataggio concesso” ad Atene. La BCE lanciò il SMP (Securities Market Programme) che consiste nel comprare il debito greco sul mercato secondario.
Cosa è il mercato secondario? E’ quello dove la banche vendono e comprano i titoli degli stati. Trattandosi di titoli greci, soprattutto le banche – tedesche e francesi – avevano fretta di vendere. Se non ci fosse stata la BCE a comprarli, avrebbero dovuto non vendere, ma svendere quei titoli che allora nessuno voleva.
Quindi, l’azione di salvataggio ha salvato le banche tedesche e francesi, che avevano prestato in modo spropositato e come minimo incauto, ad una economia così piccola e debole. Draghi le ha sottratte alla sanzione che i “mercati” liberi riservano a chi investe male, prestando a debitori insolventi: il meritato fallimento. E le ha pagate più di quel che i titoli valevano.
Non basta: le banche centrali nazionali, certo su stringente consiglio della BCE, ne seguono le orme, lanciando un loro “programma di salvataggio”, ANFA (Agreement on Net Financial Assets), insomma anch’esse acquistato titoli greci, salvando le banche loro (noi italiani abbiamo salvato le banche altrui; non avevamo grandi esposizioni con Atene).
Comunque, direte, le banche hanno venduto alla BCE a meno di quel che potevano pretendere dal debitore, hanno fatto un sacrificio. L’Europa ha teso una mano al governo greco, la BCE si è accollata titoli che sono carta straccia.
Prego, guardiamo meglio: la BCE ha raccattato i titoli a prezzi da liquidazione, ma dalla Grecia pretende il rimborso del montante iniziale.
Ha dunque ricavato una plusvalenza dalla differenza tra il prezzo a cui ha acquistato, e quello a cui esige il rimborso. Draghi ha speso 40 miliardi per comprare titoli greci dal valore facciale di 55, stimava il Financial Times.
Non solo: la BCE nel frattempo ha lucrato gli interessi su quei titoli. Intereessi alti, perché sui titoli acquistati di seconda mano, lo sono. La Grecia paga interessi a tasso del 5,9 per cento. L’aprile scorso così la Grecia ha pagato 1,34 miliardi di euro a quel tasso.
La stessa BCE valuta che i profitti realizzati in questa operazione in 10,4 miliardi di euro. Un’altra organizzazione, Campagna per il Giubileo, che ha dei docenti universitari nel suo seno, stima i profitti di Francoforte “fra 10 e 22 miliardi”.
Fatto è che nel 2012 la cosa si è risaputa, ed i profitti della BCE estratti al popolo greco avendo cominciato a fare scandalo, allora – e solo allora – gli Stati membri della UE hanno preso l’impegno di “retrocedere”, ossia di restituire alla Grecia, su base annuale, i profitti intascati. Ohibò? Ma era un diritto della Grecia, oppure no? Non saprei. Certo è l’indizio di una coda di paglia chilometrica.
Però attenzione, c’è il trucco: la retrocessione dei profitti lucrati con SMP e ANFA, è una cosa che spetta fare agli stati membri. Non poteva restituirli la BCE direttamente, cosa più semplice? Ma no, perché la BCE vi spiegherà che lei, i profitti che realizza, li versa per quota alle banche centrali nazionali, le quali essendo banche private costituite da consorzi di banche private, e dove lo Stato è solo uno degli azionisti, distribuiscono i profitti agli azionisti. E’ il mercato, ragazzi. Ha le sue regole.
Di fatto, gli stati europei, nel 2013, hanno versato “alla Grecia” una prima tranche di 2,7 miliardi. Ho scritto “alla Grecia” tra virgolette, perché in realtà l’hanno versato su un conto speciale dedicato. Dedicato al rimborso del debito. Insomma i creditori hanno versato i 2,7 miliardi in realtà a loro stessi, in un conto di deposito per la propria garanzia. In Grecia, di quegli interessi che i greci hanno pagato, non è entrato un euro. Nel 2014, gli stati europei hanno versato un’altra tranche – ma cambiando ancora: su un conto intermedio del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che è situato, guarda le coincidenze, in Lussemburgo. Cioè quel paradiso fiscale di cui il capo della commissione europea Juncker è stato primo ministro per quasi vent’anni (1995-2013), facendo quegli accordi fiscali con 550 multinazionali per attrarne le sedi nel piccolo centro; le multinazionali che si sono messe d’accordo con Juncker hanno pagato l’1% sui profitti trasferiti nel Granducato (a proposito: la scoperta fu fatta da un consorzio di giornalisti nel 2014. “Non bloccherò l’indagine”, promise Juncker a testa alta. Qualcosa però dev’esser successo, perché son passati 3 anni e tutto tace. Forse perché le indagini su Juncker sono affidate a Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, sua collega e sottoposta in oligarchia ? ).
Lasciamo perdere, non dobbiamo distrarci da questi interessi che gli stati UE si sono impegnati di restituire ai greci. Abbiamo visto che i creditori hanno versato qualcosa nel 2013; qualcosa in un conto dormiente alle Cayman d’Europa (Granducato) l’anno dopo. E poi? Poi più niente. Perché a giugno 2015, gli stati europei si sono rimangiati l’accordo … pardon, mi correggo: l’ hanno bloccato con la motivazione che finché Atene non si piegava alle austerità e ai tagli ferocissimi richiesti dai creditori, nemmeno più un euro.
La sospensione, l’ha chiamata l’Eurogruppo, è dovuta “al ritiro della Grecia dal tavolo negoziale sul prolungamento della durata del secondo programma”; naturalmente “nell’ipotesi di un nuovo accordo, questi [profitti] saranno utilizzati” – per darli ai greco, direte voi. No: “saranno utilizzati per alleggerire il debito greco in caso di non- sostenibilità di esso e della messa in opera di misure di riforma”. In pratica, sembra che con ciò si voglia dire: se le “riforme” che noi euro-usurai imponiamo ai greci rendono insostenibile il debito greco, noi ci serviremo lautamente di quel monte di interessi ch non vi restituiamo.
Ma c’è anche un’altra spiegazione: che i farabutti banchieri e governi creditori abbiano usato la negazione di questi interessi – che sono dovuti alla Grecia, per loro stessa ammissione – come arma di ricatto. Avevano vinto Tsipras e a trattare c’era Varoufakis, bisognava punirli i greci, far vedere che delle banali votazioni non possono essere opposte a trattati europei, come disse Juncker allora.
Del resto già nel 2012, quando la faccenda degli interessi indebiti divenne nota, subito i creditori europei condizionarono la retrocessione alla continuazione dei programmi di austerità: condizione illegittima – diremmo illegale, se nella UE vigessero i principi della legalità. Ma l’esempio l’ha dato la stessa BCE, condizionando la retrocessione del dovuto a delle specifiche riforme: qui sì illegalmente, in violazione patente dei propri statuti di istituzione tecnica. politicamente indipendente. Per coincidenza, le riforme imposte dalla BCE sono quelle che vuole la Merkel con Schauble. Persino il Fondo Monetario, ed è tutto dire, ha espresso disagio per questa brutalizzazione del popolo ellenico, e ammette che queste “riforme” aggravano la situazione debitoria della Grecia; bisogna essere nell’Europa Unita per vedere simile spietatezza disumana e inflessibile.
I successi tecnici di questa cura sono lì da vedere: nel 2010 il debito della Grecia era il 146,25 per cento del Pil; nel 2016 è salito a 183,44, e nel 2017 salirà ancora a 184, 74. Il debito diventa sempre più impagabile. Però i creditori hanno imposto al governo di Atene altri tagli delle pensioni e annullamento di tutti gli alleviamenti tributari, e ciò per “darle” 3,8 miliardi, che deve rimborsare alla BCE: insomma prestiti ad interesse, altri prestiti. Eppure ci sono 4,5 miliardi degli interessi dovuti, e bloccati dai criminali creditori. Nel frattempo la Grecia ha un avanzo primario – che deve dedicare ai creditori, e si è impegnata a mantenere l’avanzo primario per 10 anni: ogni anno, un avanzo di bilancio di 3,5. Il Fondo Monetario ha minacciato di ritirarsi dal “salvataggio”, ritenendolo impossibile e inumano. Sembra che Schauble abbia accettato una riduzione dell’avanzo primario; ha paura, per una volta, l’usuraio ministro delle finanze: paura che il FMI si ritiri, e allora si veda che il problema della Grecia è l’insolvenza, non la mancanza di liquidità che i creditori graziosamente le coprono prestando ad interesse.
Questa è l’Europa a cui ci dicono che bisogna restare aggrappati, perché sarebbe la nostra salvezza. Fosse un nemico, avrebbe trattato i greci un po’ meglio. L’Europa calpesta l’umanità. Non riconosce pietà. “Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta” prescriveva Esodo 22, 24-26).
Draghi non restituisce il mantello al debitore; glielo presta ad interesse.
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La Grecia queste cose le sa. E ha scelto. Tanti saluti.
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Ha scelto Tsipras e hanno i matrimoni omo, però.
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Possibile che a nessuno, in un paese così nobile, in possesso di un’ottima macchina bellica, venga un moto d’orgoglio?
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effettivamente la grecia sembrerebbe armata fino ai denti, hanno speso molti miliardi per sottomarini, carri armati, fregate, elicotteri acquistati (spontaneamente?) dai tedeschi (e dai francesi). Ma non si può mai dire, niente di più facile che non abbiano le munizioni o il personale addestrato.
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La Grecia e l’Italia devono uscire dall’euro e dall’unione europea.
L’euro e l’unione europea sono un progetto di dominazione germanica del continente.
Inizio a pensare che sia un bene che Stalin abbia vinto la seconda guerra mondiale.
Se 70 anni fa hitler avesse vinto il risultato sarebbe stato quello odierno,con assoluto predominio germanico del continente.
Oggi c’è un tipo di germania diversa che vuole impoverire tutto il continente a suo vantaggio.
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E’ un problema che ci portiamo dietro dalla clades variana dell’8 settembre dell’anno 9. Temo che siamo vicini alla sua risoluzione…Solo un miracolo può salvarci, un colpo di reni che strappi questa civiltà morente alla sua ignominiosa fine. A volte accade, si pensi a cosa è stato il 1979 per l’Iran. Sfortunatamente non abbiamo una gioventù pronta a morire per riaffermare il suo diritto ad esistere come nazione (nel senso latino del termine, l’unico possibile).
Nessuno sembra più comprendere un assunto fondamentale: l’Italia è la negazione assoluta della Germania ed ogni tentativo di sintesi hegeliana tra queste due realtà deve essere escluso a prescindere…O noi o loro. O Cristo o Lutero. O Roma o la Foresta Nera. O Mare Nosrtum o Barbaricum. O Civilitas o Furor Teutonicus. O Luce o Tenebre. In poche parole: o Roma o Morte (non nel senso garibaldino, ovviamente).
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Ha ragione ,i tedeschi hanno sempre pugnalato alle spalle gli italiani.
Da Arminio a Hitler per arrivare alla Merkel.
Due volte nella storia ci hanno fatto perdere lo status di impero e 20 anni fa ci hanno ingannato con l’euro.
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Si, la mia modestissima opinione è che si tratti di un odio atavico mai del tutto sopito. Sono dell’idea che persino i recenti successi filosofici dei secoli scorsi, nonché il loro incomprensibile amore per la Grecia (ed odio attuale. Odio/amore?), abbiano tratto la loro forza propulsiva da questa sorta di complesso di inferiorità plurimillenario. Ciò si rifletterebbe anche nel loro stile letterario pretenzioso e verboso, atto a compensare una certa penuria di contenuti (è come se dovessero dimostrare qualcosa. Che senso ha la scrittura di Heidegger?). Poi vabbè, Hitler e l’ideologia della Thule…delirante… Oltre a ciò, credo che la grande diffusione in Europa di autori tedeschi nei secoli XIX-XX, sia dovuta in gran parte al fatto che la loro lingua, in quel dato momento storico, era guarda caso la parlata corrente dei Padroni del Discorso (nel momento della loro massima fioritura!). Con questo, non è mia intenzione sminuire il valore di grandissimi pensatori (e uomini) come Schmitt, Junger ed Heidegger. Tutt’altro, il loro valore ed eroismo è innegabile…
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La sorte della Grecia mi ha angosciato dall’ estate del 2010 al luglio del 2015, quando Tsipras ha dato alla Troika molto piu’ di quanto questa avesse chiesto.
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Sono cittadino lussemburghese e pur leggendo da anni il suo blog con interesse e piacere, stavolta noto con disappunto che anche lei Blondet é caduto nel peggior provincialismo italico dove si interpretano e trascrivono notizie “per sentito dire”. Il mio paese é ben lontano dal poter essere considerato un paradiso fiscale, a meno che lei non consideri altrettanto l’Irlanda (a proposito, perché non l’ha citata ?), la Svizzera, il Liechtenstein e perché no la stessa Olanda. In quanto contribuente celibe e senza figli a carico mi viene imposta un’aliquota sui redditi pari al 38%. É davvero molto più bassa rispetto all’Italia? La mia società d’investimenti lussemburghese ha un imponibile pari al 29% degli utili, in Spagna siamo solo di poco oltre, a Malta é il 5%, sono anch’essi paesi UE: paradisi fiscali dunque ? Sull’acquisto di un immobile nel Granducato grava una stamp duty pari al 9,2% sul prezzo d’acquisto, credo la più alta d’Europa. I capital gains immobiliari sono tassati al 42% se l’immobile viene venduto entro 2 anni dall’acquisto e al 18,5% se ceduto entro 4 anni. Le sembrano dati ricollegabili ad un paradiso fiscale…? (In Italia capital gains tax=0 se l’immobile é stato detenuto da almeno 5 anni). I tempi in cui Craxi veniva da noi a depositare i suoi rotoloni di banconote cash (sottratte a voi cittadini) e Di Pietro inseguendolo sbatteva sul muro di gomma dei nostri magistrati é finito da tempo. Paragonarci alla Cayman d’Europa denota una visione stereotipata da anni 90, una mancanza seria di informazione ed una poca volontà nell’andare a cercarsi dati coerenti, da lasciare sbigottiti se rapportati ad un giornalista schietto e coraggioso quale lei pare. In quanto a Juncker, fece semplicemente quello che all’epoca i trattati internationale in materia fiscale gli consentivano di fare ovvero rendere competitivo un piccolo paese europeo proponendo alle grandi aziende un tax ruling personalizzato, strumento al quale sono ricorsi paesi ben più grandi e potenti (Olanda e la già citata Irlanda) e che la stessa Svizzera (ad es vedasi Cantone di Zug) propone bellamente anche a privati cittadini da tempo immemore.
Non si allinei al qualunquismo italico nel puntare il dito verso nemici inesistenti e se può continui la sua lotta verso i nemici autentici, verso l’islamizzazione di massa, la BCE, l’impoverimento delle masse, il migrazionismo, i buonisti del piffero e soprattutto resti a difesa delle nostre radici comuni cristiane e lasci il compito di affibbiare etichette stantie agli italopitechi provinciali: vorrei continuare a leggerla con lo stesso piacere di prima, grazie.
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Lo dico sempre. Non ci sono più i paradisi fiscali di una volta.
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Una volta si diceva “lavoriamo tutti per Agnelli”. Oggi potremmo parafrasare a livello europeo, “Lavoriamo tutti per la Germania”. La Germania esporta auotmobili e debiti. E non c’è speranza (finché la gente riceve lo stipendio o la pensione).
In quanto al fondo monetario, è il gioco dei ruoli, fa il poliziotto buono nel gioco poliziotto buono/poliziotto cattivo. Facciamo all’europea ciò che John Perkins ha spiegato all’americana.
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Forse la Germania sarà fermata dalla Russia,e noi saremo liberi dall’euro.
Qualcuno dice che la storia non si ripete mai,invece io credo che alcune storie si ripetono.
I tedeschi nella metà degli anni 90 erano il malato d’europa.
Senza l’euro i crucchi sarebbero alla fame,e la nostra economia sarebbe ancora decente.
Anche il commento del tizio lussemberghese qui sopra dimostra che non sanno più che balle raccontare.
La germania e i suoi satelliti sono gli unici ad averci guadagnato dalla moneta unica.
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Al pari di voi italiani, un altro buona fetta dei miei concittadini condivide con voi l’astio nei confronti della BCE, dell’Europeismo come valore imposto e dell’eccessivo centralismo, per non parlare dell’islamizzazione del continente ed altre tematiche. Eravamo a favore della Brexit, così come in Francia avremmo votato LePen. Intendevo sottolineare che finché ci vedrete come “paradiso fiscale” rischiate di perdere di vista i veri obiettivi. I miei studi universitari in Italia mi consentono un uso della lingua adeguato per ritenere che lei del mio intervento probabilmente non abbia capito una “cippa”.
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Non metto indubbio che il Lussemburgo sia una nazione migliore dell’Italia sotto molti aspetti,in ogni caso la moneta unica vi ha giovato molto.
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Il pericolo più grande per l’Italia sarebbe una Germania sotto influenza russa…Paradossalmente, tutti noi “putiniani” (ed io sono il primo) non consideriamo quello che sarebbe lo scenario più ovvio in caso di “unificazione dell’Heartland”. Per quanto riguarda il Luxemburgo, è un paese che non ha motivo di esistere (forse lo ha per qualcuno!). Per quanto mi riguarda, ero anche favorevolissimo alla più che ragionevole proposta del compianto colonnello Gheddafi di smembrare la Svizzera. Nessuno trova inaccettabile il fatto che quella parte di Rezia (o Regio Transpadana?) non faccia parte dell’Italia?
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Ma il comunista Tsipras non ha ancora pensato a cedere la flotta commerciale più grande del mondo, il Partenone, e soprattutto affittare uteri per sollevare l”economia?
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Strano infatti! Il Pireo non se lo sono già mangiati?
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Dopo tante supposizioni, a me sembra di aver capito che la Grecia come l’Italia sono messe male economicamente soltanto e solo per colpa dei nostri governanti incapaci, venduti e servili.
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Caro Roblux,
la capisco, il provincialismo italico diventa nei commenti del nostro amato blog spesso davvero delirante, degenerando in una discussione da bar, laddove molti si dimenticano improvvisamente (o per volontà, o per campanilismo, o per ignoranza) quali siano i veri poteri sovranazionali. Quando poi il Sig. Nico arriva perfino ad asserire che quelli che lui chiama molto elegantemente crucchi avrebbero ‚sempre pugnalato alle spalle gli italiani‘ – inserendo nella lista anche Hitler – mi rendo conto che abbiamo anche a che fare con una visione della storia ben peggiore di quella insegnata a scuola (e scritta dai vincitori). Forse se il sig. Nico fosse stato in Grecia tra l’ottobre 1940 e l’aprile 1941 a combattere „per spezzare le reni“ alle forze armate elleniche, rimanendo poi invece in gravissime difficoltà fino al provvidenziale arrivo dei Gebirgsjäger tedeschi, userebbe ancor oggi ben altri epiteti.
D’altronde noto inoltre con estrema amarezza che il ‚divide et impera‘ (che non mi sembra una locuzione teutonica) funzioni oggi più’ che mai. E finche’ qui ci si ferma ad odiare il costruttore della BMW o a schernire il Lussemburgo i poteri sovranazionali se la ridono dal loro girone dantesco superiore e – guarda caso – il buon Kissinger, già consulente ai tempi di Nixon, si siede vicino a Donald, per ricordargli che finche’ al bar di provincia si litiga per loro e’ ora di lavorare.
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Qui sul garda sono arrivati.
Sono bianchi come il latte e brufolosi con la pelle grassa specie le donne. Rotoli di trippa da birra sulle pance degli uomini di mezz’età. Ognuno con la sua compagna vicino. E i piccoli che corrono ma con moderazione. Raro vederli baciare i bambini, e solo le madri, i padri mai.
Stipati nei campeggi in camper o box casetta, cucinano in batteria tutti a mezzogiorno i loro vurstel su grigliette e poi ricucinano alle sei. Tutti assieme sono una grande tribu. Ovviamente comprano ai vari lidl di cui si è circondato tutto il lago.
A Peschiera vi sono in un campeggio duemila piazzole piene di loro in estate. E’ uno spettacolo per chi lo sa apprezzare. La perfetta riproduzione della “Germania” di Tacito.
Se vanno in pizzeria stanno attenti a che non vi sia la voce “coperto”. In realtà soffrono. Soffrono, perchè nella nostra terra dove si parla italiano, l’imprevisto è sempre in agguato. Per noi è normale fare delle modifiche in corso delle cose, ma per loro è sempre un imbroglio e per di più premeditato contro di loro. Ridono si, di noi, ma amaramente, perchè in realtà comprendono di quanto li passiamo via in fatto di elasticità.
E’ anche una questione linguistica, vi sono troppe sfaccettature nell’italiano che non possono essere espresse in tedesco. La è tutto o bianco o nero. Il grigio li fa soffrire. Se potessero si porterebbero via il nostro “sonne” e ci lascerebbero al buio. Non si avventurano oltre Rimini, dopo hanno paura. Ricchi e meno ricchi, sono praticamente uguali. Non è una vacanza, è una licenza militare la loro. Così la vivono. Consoliamoci che per loro è sempre psicologicamente doveroso e socialmente obbligatorio il rientro nelle loro lande nebbiose e umide. Nel 1527 fecero una gita a Roma e uccisero tutti ma poi rientrarono. Non sono proprio attrezzati per la vita dialettica delle nostre terre. Uccidere li diverte un poco ma solo se organizzati in gruppo, morire non è molto rilevante, in battaglia poi, comporta immortalità di “gloria”.
Alla fine di ogni epopea, devono riposare la mente, sempre tesa, stando nelle loro lande e guardando il loro cielo immoto e brumoso. Quando c’e il sole fanno un articolo sul giornale d’inverno. Se vogliamo chiamarla invidia, e’ così, ma non saprei come definirla.
Fusbergo (quello del castel roncolo) era rimasto ferito al ritorno da Roma, (mori comunque a casa sua) e per guarirlo lo misero in una tinozza di brodo fatto con un cervo intero.
Sono le vittime perfette per i signori del discorso, la loro vitalità e produttività non riflessiva è la manna per chi è più furbo di loro.
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“Esattamente cento anni fa, nel 1917, Vladimir Lenin scoprì che il sistema produceva necessariamente guerre mondiali. Non è una questione di buoni o cattivi: è il sistema, sciocchi! Sull’argomento, scrisse un libro conciso chiamato: “Imperialismo, il massimo stadio del capitalismo”, aggiornando radicalmente Marx. L’idea è che il capitalismo si evolve dalla produzione dinamica competitiva al dominio del capitale finanziario, mentre il capitale finanziario inevitabilmente porta alle guerre. Se governano i finanziari, la guerra diventa inevitabile, scrisse, poiché sono insaziabili.
Gli industriali, i costruttori e gli agricoltori si fermano ai limiti del loro territorio, ma non i finanzieri: questi vogliono sempre di più e non esistono limiti naturali alla loro espansione. Vogliono sempre colonizzare altre terre, sottomettere altre nazioni e succhiarne il midollo.”
https://comedonchisciotte.org/vladimir-ilyich-trump/
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@Boetcher ,geronimo dite che le mie sono chiacchere da bar?
Guardate questa simpatica immagine,viene fatto tutto sotto la luce del sole.
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