Chi crede che esista una volontà pubblica di instillare la teoria del “gender” negli scolari è: “bigotto”, “sessuofobo”; uno che ha problemi di gestione della sua sessualità; uno che crede ai “Protocolli dei savi di Sion”, un “imbranato”, “cialtrone e infinitamente stupido”: con questi pacati e ragionevoli argomenti tal Nicoletti, su Radio 24, ha provato a combattere – con furia, violenza e malanimo sospetti – la preoccupazione dei genitori allarmati di ciò che verrà insegnato loro a scuola.
Intervista alla ministra Giannini, che ha minacciato di conseguenze penali di “diffonde la calunnia”; perché no, a scuola non si insegna la teoria del gender, ma solo la “sensibilizzazione alla parità dei sessi”; saranno lezioni “contro l’omofobia”; contro “la cultura della discriminazione”. Poi il Nico dà la parola al “sessuologo Emmanuele Iannini”, presentato sobriamente come ”uno dei sessuologi più conosciuti nel mondo, una delle nostre eccellenze scientifiche”.Sottinteso: non osate di criticarlo voi, ignoranti.
E così sono state dispiegate le due tenaglie con cui il potere riesce a schiacciare le idee e informazioni proibite: le Procure penali e la cosiddetta autorità scientistica. Lo fanno con chi prova a studiare l’Oloché, lo fanno con chi ha obiezioni sull’evoluzionismo darwinistico, e adesso, coi genitori che si vedono privati dallo Stato del loro diritto primario ad educare i propri figli secondo natura. Diritto che si limitano a delegare alloStato, e di cui invece lo Stato si appropria.
Il gioco è stato facile, ascoltatori al telefono non avevano dati precisi da portare, il Nicò li trattava da bigotti, sessuofobi e cialtroni, e ripeteva: “La teoria gender non esiste, non è mai esistita”.
In realtà il sessuologo Iannini, la nostra eccellenza scientifica, qualcosa ha buttato là in fretta: con un accenno a un “ John Money”, sessuologo, autore a suo dire di “una cialtronesca teoria” secondo cui appunto, il sesso con cui uno o una nasceva, poteva esser cambiato secondo “il ruolo” che gli si fa’ assumere, la “identità” sessuale essendo non un fatto naturale, ma culturale. Questa teoria, giura grida Iannini, non è mai stata accettata dai veri scienziati.
Ah no, certo. John Money (1921-2006) però era un professore
della prestigiosissima John Hopkins University, che grazie alla sua teoria aveva aperto, dal 1965, una Clinica per l’Identità di Gender. Dove si facevano operazioni plastiche e iniezioni di ormoni per transessuali. Ha sorvolato, Iannini, sul più celebre esperimento di Money: quello del neonato David Riemer, che nel ’67 aveva avuto il pene amputato da un delittuoso tentativo di circonciderlo mediante cauterizzazione. Money convinse i genitori di David che un’operazione plastica, una cura di estrogeni e una adeguata educazione di tipo femminile l’avrebbe trasformato in una bambina. A nemmeno due anni d’età, al piccolo David furono asportati i testicoli, chiusi i dotti seminali e trasformato lo scroto, con un intervento plastico, in una “rudimentale vagina esterna”.
Il punto è che David aveva un gemello maschio; per Money era l’esperimento ideale per dimostrare ‘scientificamente ‘ la sua teoria (ideologia), ed esibire al mondo due individui con lo stesso DNA, maschile per entrambi, ma di cui uno era diventato felicemente femmina.
Quel che il Nicò e il sessuologo eccellente non hanno detto, è che questo crudele esperimento fu gabellato per un quindicennio come un grande successo della scienza, e come tale la letteratura scientifica lo esaltò all’unisono. Nella sua clinica dell’identità di genere pazienti facevano la fila per farsi operare dal professor Money: transessuali aspiranti al cambio di sesso, ma anche genitori che offrivano i loro bambini nati con malformazioni genitali, all’amputatore di testicoli e rifacitore di pseudo-vagine.
Il disgraziato David, divenuto ormai “Brenda”, veniva seguita dalla scientifica équipe del Mengele della John Hopkins, che durante il trascorrere degli anni attestarono lo “sviluppo” di Brenda come una femminuccia serena, che giocava con le bambole, e a cui spuntavano i seni (con l’ausilio di massicce dosi di estrogeni). In realtà, il tragico David-Brenda “andò incontro ad una devastante crisi d’identità”. Si sentiva un maschio, si comportava da maschio, e per questo subiva le derisioni di compagni e compagne. A 14 anni manifestò idee suicidarie; i genitori allora gli confessarono la verità su quello che avevano fatto al suo corpo. Allora “Brenda” decise di tornare “David”, si sottopose a terribili interventi, mastectomia doppia, dosi di testosterone; riuscì persino a sposarsi, nel 1990. Ma solo nel ’94 il suo caso fu rivelato da un sessuologo, Milton Diamond, che scrisse un libro sulle sofferenze del David-Brenda e sbugiardò quello che Money – ancora sulla cresta dell’onda – continuava a dichiarare il suo miglior successo della sua teoria. Ma ci volle ancora un’inchiesta di uno scrittore-giornalista, John Colapinto, con la dolorosa intervista del povero David ex-Brenda, a determinare il tramonto completo di Money come “scienziato”. Era il 2000, l’altro ieri.
Nel 2004, David ex Brenda si è tolto la vita, all’età di 38 anni. Vittima dell’esperimento crudele di Money. Del tutto impunito.
Ancora nel 2006, quando infine Money è scomparso, la categoria dei sessuologhi Usa lo ha pianto come “Il primo scienziato che ha dato un linguaggio all’identità sessuale”. Ben più che un linguaggio, ma tutte le tecniche lucrose di cambiamenti artificiale di sesso, un business in crescita.
“La teoria gender non esiste, non è mai esistita”, ripete con furia il Nicoletti dai microfoni di Confindustria. E chi si allarma che ci sia un progetto per instillarla negli scolari, “è uno che crede ai Protocolli”, anzi – è giunto a dire lo scienziato – si riconosce “la stessa mano” che ha scritto i Protocolli in quella che ha elaborato la teoria della cospirazione sul gender.
Basta sorvolare sul fatto che l’Unicef (ossia l’ONU) il 9 novembre 2014 ha emanato una direttiva – titolo “Eliminating Discrimination Against Children & Parents Based on Sexual Orientation and/or Gender Identity” dove dà per acquisiti tutti i dogmi dell’ideologia di genere, il sesso non è naturale ma culturale…Questo documento propone esplicitamente cambiamenti legislativi nelle varie nazioni, ovviamente con la scusa di combattere “le discriminazioni”: i bambini devono essere educati ad accettare l’omosessualità. Un suggerimento rilanciato – e come non poteva? – dalla Unione Europea: nel 2010 il Comitato dei Ministri Europeo invita i governi della UE “a introdurre nella scuola appositi momenti di ‘sensibilizzazione’ degli studenti sulle tematiche della discriminazione verso gay e lesbiche: in concreto, si utilizzi l’esperienza della associazioni gay per informare gli studenti sulle “nuove realtà” delle “famiglie omosessuali”. In Francia, nell’anno scolastico 2013-14, il governo Hollande ha reso obbligatorio il nuovo insegnamento. Esso è “finalizzato a sostituire le categorie mentali come quella di ‘sesso’ con il concetto di ‘genere’, il quale (…) mostra che le differenze tra uomo e donna non sono basate sulla natura, ma sono prodotte storicamente e replicate dalla condizioni sociali (…) In una lettera ai responsabili educativi, il ministro francese dell’istruzione, Vincent Peillon, ha invitato le scuole a che “distolgano gli studenti da ogni forma di determinismo, familiare, etnico, sociale e intellettuale” (L’Express, 2 settembre 2012). L’ispettorato degli Affari Sociali raccomandava alle scuole di combattere gli stereotipi sessuali ‘fin dalla più tenera età’, di decostruire la ‘ideologia della complementarità” (…) alle scuole è richiesto di prevenire il processo di differenziazione basato sul genere sessuale, e l’acquisizione psicosociale da parte del bambino della sua identità sessuale”.
Capito? In Francia agli insegnanti viene ordinato di “prevenire” la tendenza dei bambini a sentirsi maschi o femmine: che cosa vuol dire “prevenire”, se non “reprimere”? Reprimere le manifestazioni naturali della identità sessuale dei maschietti e delle femminucce. Dopo il tragico esperimento di David Reimer, ridotto a Brenda da Money e che ha voluto disperatamente tornare uomo, per poi suicidarsi, c’è ancora un potere pubblico che vuole reprimere, vuole forzare a sentirsi gender.
“La teoria gender non esiste, non è mai esistita!”, strilla il Nicoletti.
Ma no, non esiste. A parte che sotto il governo Monti sono state emanate “linee guida” – ovviamente con l’angelica scusa e il titolo Strategia nazionale per la prevenzione della discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”; una direttiva strategica a cui il governo Letta ha fornito un finanziamento di 10 milioni. Queste linee guida sono state “redatte con il contributo esclusivo di organizzazioni di gay e lesbiche e prevedono corsi di aggiornamento per insegnanti di ogni ordine e grado”.
Non ho scritto niente di mio. Ho copiato ampie citazioni dalla nuova edizione del libro “UniSex”, di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta (Arianna Editrice, , 11,89 euro) che è una profonda e definitiva, documentatissima inchiesta sul complotto per cancellare l’identità sessuale. Vi consiglio di comprarlo. Per rispondere a chi vi ripete, con furia sospetta, che “La teoria del gender! Non esiste! Non è mai esistita!”.
POST SCRIPTUM
Come mi ricorda un lettore, è stato depositato in Senato un disegno di legge, ddl 1680 del 2015, che vuole introdurre l’insegnamento del gender nelle scuole, su modello francese. In nome del “progresso” e della “non discriminazione”. E’ firmato da una serqua infinita di parlamentari soprattutto del PD.Lo si può leggere qui:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/845618/index.html?stampa=si&spart=si&toc=no