Ecco (a sinistra) il punto esatto dove è stato recuperato il povero corpicino di Aylan, il bambino curdo annegato con la madre e il fratellino nel mare fra Bodrun e Kos. Le onde non l’hanno gettato sulla sabbia, ma fra le rocce.
Sinistramente, il corpo del bambino è stato poi posizionato in un luogo più fotogenico, e riatteggiato in posizione più drammatica – anche se inverosimile: come ha fatto notare Thierry Meyssan, il mare rigetta a riva i cadaveri parallelamente alle onde, non perpendicolarmente; traversati, come si dice in termini marinari.
Meyssan informa che fin dall’inizio della guerra contro la Siria, il Katar forniva ai guerriglieri jihadisti di Al Qaeda dei passaporti siriani falsi, per convincere i giornalisti occidentali che si trattava di patriottici cittadini della Siria e non di mercenari stranieri stipendiati. Oggi, la stampa dei passaporti falsi è diventata un’industria a pieno ritmo, e i fuggiaschi da paesi come il Pakistan li acquistano, per poter poi bussare alle porte della UE come profughi di guerra “siriani”.
Gli immigrati sono al 70 per cento maschi giovani (fino a 34 anni) e senza famiglia al seguito. Che fra essi ci siano dei jihadisti – come ha proclamato l’ISIS: “Ve ne abbiamo mandato quattromila” – è più che probabile.
La giornalista Silvia Cattori ha fatto notare che erano bandiere dei jihadisti quelle fatte sventolare a Parigi durante la manifestazione “spontanea” a favore dell’accoglienza dei fuggiaschi organizzata dai Glucksmann con Amnesty international, SOS racisme (organizzazione sionista), militanti gauchisti di ogni sfumatura.
La bandiera legale della Siria ha due stelle, non tre.
Questi “profughi” vengono per lo più dai campi di rifugiati controllati, appunto, dai jihadisti. Come ha detto qualche giorno fa Vladimir Putin, “i siriani stanno scappando dall’ISIS, non da Assad”. Ma Hollande ha approfittato dell’emozione suscitata dalla foto di Aylan per annunciare che manderà i suoi Mirages a bombardare la Siria, l’ISIS ma anche Assad.
Manipolazione su manipolazione, forzatura su forzatura, sciacallaggio su sciacallaggio.
Chi arma i delinquenti libici?
La guardia costiera greca ha sequestrato un cargo con armi per la Libia
Il cargo, battente bandiera boliviana, risulta partito dal porto turco di Iskenderun, a poche decine di chilometri dalla frontiera con la Siria. Aveva a bordo, ben nascoste sotto un carico anodino, cinquemila armi da fuoco e mezzo milione di proiettili. Di fabbricazione statunitense.
Altro episodio: Washington ha intimato ad Atene di interdire il proprio spazio aereo agli aerei russi che trasportano materiale (umanitario, ufficialmente) in Siria. Il governo di Atene ha rifiutato di obbedire, con la motivazione che vuol mantenere buone relazioni con Mosca.