El Papa ha nominato Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma oggi in pensione, capo del Tribunale dello Stato vaticano. Ciò, secondo i media, perché vuole un così sopraffino indagatore per fare pulizia sui riciclaggi di soldi che fluiscono nello Ior, giustappunto testé scoperti. I media inneggiano a Francesco che fa pulizia.
E’ notizia che alcuni giustappongono alla visita dell’Attorney general di Trump, William Bar, e di Mike Pompeo a Roma.
L’Attorney General, il cui compito è di indagare sulla corruzione pubblica, sta cercando prove del fatto che nel 2016, “il ministro della giustizia di Obama e l’FBI collaborarono per “sabotare la campagna del candidato avversario – Trump – fabbricando le “prove” che The Donald era una pedina di Putin”. Un delitto di Stato di prima grandezza, se provato.
Perché in Italia? Dovreste ormai saperlo, anche se i media sono alquanto reticenti: perché si ritiene che – sotto i governi Renzi e Gentiloni – i servizi italiani aiutarono Obama-Clinton e il capo dell’FBI Mueller a “fabbricare” quelle prove infamanti contro Trump, intortando individui che stavano partecipando alla campagna di Trump, e infilando dati compromettenti nei server di Giulio Occhionero, un filo-trumpiano esperto di sicurezza digitale.
Da quelle false prove nacque la messa sulla graticola di Trump da parte del capo dell’FBI Robert Mueller, diventato poi il grande accusatore speciale per l’impeachment, basato sulle accuse fabbricate dai servizi deviati Usa e inglesi. E italiani.
Occhionero è la principale vittima di questa porcheria; fu incriminato dalla Procura di Roma, che lui accusa di averlo incastrato. Quindi dai suoi twitter si ricava un quadro interessante.
“Barr e Pompeo non sono stati del tutto soddisfatti dei loro incontri a Roma”, spiega un articolo di Atlantico
Occhionero commenta: “Sembra che il governo Conte metta a serio rischio i rapporti fra America e Italia. E’ solo questione di tempo che Barr e Durham (il vice) comprendano il ruolo della Procura di Roma nello Spygate”. Arriva la tempesta internazionale”
La non completa soddisfazione degli inquirenti verso “l’amico Giuseppi” sembra aver a che fare con Joseph Mifsud, ebreo maltese e docente alla Link Campus , uomo di qualche servizio, anche italiano. Ma soprattutto che (d’accordo con Robert Mueller), fece finta di essere un agente russo che offrì a un giovane che lavorava per la campagna di Trump, Papadopoulos, “roba sporca” sulla Clinton che il Cremlino a suo dire possedeva.
Il punto è che Mifsud nel 2017 è “scomparso” dietro casa, restando a Roma, dopo aver chiesto la protezione della polizia italiana. Ha lasciato una deposizione registrata agli italiani…
L’insoddisfazione viene da reticenza italiana? E perché Giuseppi Conte dovrebbe poi essere reticente, visto che in questa sporca storia non c’entra, non essendo stato al potere sotto Renzi e Gentiloni? Vero è che Salvini lo accusa di gestire i servizi (di cui ha tenuto le deleghe) come roba sua.
Il Copasir, il comitato di controllo parlamentare sui servizi, è paralizzato dal fatto che il PD non nomina il suo membro in sostituzione di Lorenzo Guerini, che ha nominato ministro della Difesa. Manovra dilatoria, si ritiene.
Ma dilazioni o no, Rudolph Giuliani, il difensore di Trump in questo scandalo, ha dichiarato: “Siamo vicinissimi ad avere le prove schiaccianti che Obama ha dato disposizioni ad Hillary e ai democratici di trovare “sporcizia” contro Trump in Ucraina”.
Giuliani: ‘Pretty Close To Overwhelming Evidence’ That Obama Ordered Hillary, Democrats To Dig Up Dirt In Ukraine On Trump https://t.co/6vLOZBohwP
— True Pundit (@true_pundit) October 3, 2019
Roba da accusa per alto tradimento. Col coinvolgimento di figure italiane di così alto livello e pericolosa nonché intramontabile potenza, gravitanti attorno alla Link Campus University di Roma, che si capisce la reticenza dei governanti piddini e anche grillini a disturbarli e la loro volontà, da umili allievi, di esentare i loro maestri dalle noie di indagini americane. Come ha scritto il Giornale, della Link Campus va ricordata
“la benedizione impartita all’ateneo dall’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo. Fu lui a raccontare a Libero che tra gli ospiti della sua «Accademia degli Illuminati» ci fu lo stesso Enzo Scotti che «all’epoca -disse Di Bernardo- interessato a portare in Italia l’Università da lui fondata a Malta». E tra gli estimatori dell’Accademia, spiegò Di Bernardo, c’era l’attuale consigliere Rai Carlo Freccero (che ha poi detto di essersi «stufato degli Illuminati»). Un habituè della Link Campus. E da qualche anno assai vicino all’M5s…”
“…Da qualche tempo però l’ateneo si distingue per la produzione seriale di pezzi pregiati della classe dirigente che batte la bandiera gialla dei nuovi padroni di Roma, lanciati alla conquista dell’Italia: i grillini. Il picco dell’esposizione mediatica la Link Campus l’ha raggiunto il primo marzo scorso, il giorno in cui Luigi Di Maio ha fatto sfilare sul palco del Salone delle Fontane a Roma, con un happening all’americana una (aspirante) squadra di governo in cui i principali ministeri erano assegnati a tre donne, tutte e tre docenti della Link: Emanuela Del Re agli Esteri, Elisabetta Trenta alla Difesa, Paola Giannetakis all’Interno…”
Voi capite che qui si entra in quel mondo del potere vero e permanente che governa l’Italia al disopra (o al disotto) della demokrazia, in cui resti non bio-degradabili della Dc preparano dirigenti grillini selezionati, i Servizi parlano con piddini sempre recuperati e riutilizzabili in eterno, i Palamara si trovano col Grande Oriente. Quel groviglio di cose mai portate alla discarica, di cui è metafora la rumenta romana che si accumula, inesorabile e seppellisce la città un tempo santa, senza che nessun potere voglia davvero fare pulizia. Perché in quel cumulo fetente di sacchetti è anche la Malagrotta provvidenzialmente oscura in cui vengono scelti, che so, i governatori di Bankitalia come i presidenti della Rep, in cui operano capi della polizia a vita, selezionati ministri grillini come procuratori romani in quota Pd , le “riserve della repubblica” da salvare ad ogni costo, e i beneficiari delle privatizzazioni che hanno trasformato discutibili imprenditori in rentier -gratis per loro. Spazzature stratificate tra cui i dirigenti del potere inamovibile che governa l’Italia dietro la democrazia, conservano i loro tesori e gioielli. Che lì sono più al sicuro che in una cassetta di sicurezza.
Commenta Occhionero:
“A proposito della parte italiana nell’indagine Spygate , sembra che solo quattro entità non ne sappiano niente: il governo italiano, il ministro italiano della giustizia, l’intelligence italiano e la Procura della Repubblica di Roma”.
Non s’illuda, dottore. Forse che lo Stato e i suoi organi si preoccupano della spazzatura romana che si accumula e in cui affondano ormai strade e – presto – l’intera città? Ha mai voluto Roma – il municipio, la Regione il governo – dotare la capitale di un inceneritore? Ad avviare seriamente la raccolta differenziata? No, gli serve la spazzatura. Più se ne stratifica, meglio è. Ci campano sotto benissimo.
Non si può, e nemmeno conviene differenziare, perché in essa si trova di tutto, dalla vecchia strategia della tensione, la gestione delle Brigate Rosse come del terrorismo “nero”, ma anche la indefettibile fedeltà del Paese alla Nato. I garanti dell’Alleanza stanno lì, a Malagrotta. Una cosa che mica si può mandare all’incineritore. Cosa Barr spera di differenziare?
Un esterno come Occhionero può tirar fuori pezzi di macerie, ormai inservibili, difficili da riutilizzare.
Tipo una deposizione di Palamara: “Feci incontrare Renzi e Pignatone sul caso Consip”.
O quest’altro spezzone:
Cosa vogliamo farci? Io non so, li rimetto nel cassonetto. Accontentiamoci di sapere che anche a Santa Marta il PD ha un soccorritore.