Come se il nostro paese fosse il covo della violenza.
Gli italiani hanno di sé, come Paese, un’immagine poco esaltante. Sarà la guerra persa (ma i tedeschi l’hanno forse vinta, la guerra?), sarà il susseguente scontro fra visioni politiche ed esistenziali radicalmente diverse, fatto sta che l’autostima degli italiani come comunità nazionale è molto bassa (prova ne sia che siamo rimasti soddisfatti dell’Oscar a un film che dipinge l’Italia come una “Grande Bellezza” abitata da cinici decadenti e cafoni che chiaramente non se la meritano).A rinsaldare il luogo comune anti-italiano arriva adesso, a sorpresa, il Papa, che ha tracciato un parallelo fra fondamentalisti islamici e fondamentalisti cattolici, con uno specifico riferimento all’Italia.
«A me non piace parlare di violenza islamica – ha detto Papa Francesco – perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: c’è quello che uccide la fidanzata o la suocera, e questi sono violenti cattolici battezzati?.».Il fatto che il Papa abbia preso spunto dall’Italia sembrerà forse un dettaglio, nell’equivalenza fra fondamentalisti cattolici e musulmani, ma siccome esiste un clima internazionale di latente ma continua diffamazione dell’Italia, di cui si accorge pienamente solo chi, all’estero o stando in Italia, segue i media stranieri, una tale affermazione da parte del romano Pontefice rischia di avere conseguenze morali e anche pratiche di non poco conto.
Osserva il giornalista e semiologo Ugo Volli su “Informazione Corretta”: «Che c’entrano col terrorismo gli omicidi familiari ‘della fidanzata e della suocera’? In Italia questi omicidi generici sono davvero pochi, 465 nel 2014 cioè lo 0,9 per 100mila abitanti contro l’8,0 in Iraq, lo 7,4 nei territori dell’Autorità Palestinese, il 3,4 in Egitto, l’1,8 in Israele.
Un anno di morti violente in Italia, comprese mafia, camorra e rapine a mano armata, non solo le suocere, liquida tanta gente quanto una sola autobomba a Baghdad, o un paio di giorni di guerra civile in Siria».
Il confronto interessa non solo rispetto ai Paesi medio-orientali, immersi in un clima di guerra armata, ma anche rispetto agli altri Paesi occidentali, di matrice cristiana, assediati o minacciati dal terrorismo di cui il Papa traccia l’equivalenza con gli omicidi in famiglia da noi.Il rimando di Volli è all’ultimo studio dell’Onu sul tasso di omicidi a livello globale, pubblicato nel 2013, che non considera altre forme di violenza come gli stupri, di cui le cronache narrano siano diventate le capitali la Svezia e la Germania. Nell’ambito degli omicidi, quello sollevato dal Pontefice, l’Italia, patria della mafia e di altre formazioni di criminalità organizzata, risulta fra i Paesi più «pacifici»: 157-esima per omicidi censiti, su 178 Paesi, a pari merito con Austria, Olanda, Nuova Zelanda e Corea del Sud e con una minima differenza in più o in meno rispetto alla gran parte degli altri Paesi europei: di un punto meno violenta del Regno Unito (1,0, dato del 2011) e della Francia (1,0), di un punto meno pacifica della Germania (0,8, ma il dato è del 2011) e della Spagna (0,8). La sorpresa però sta nel confronto con alcuni Paesi che siamo abituati a vederci additare come modelli di virtù civica: l’Italia, con 0,9 omicidi ogni centomila abitanti, ha un’incidenza nettamente più bassa della Norvegia (2,2%mila nel 2011), del Belgio e della Finlandia (1,6).
In tema di luoghi comuni si potrebbe citare anche il dato della «non-violenta» India: gli omicidi intenzionali sono il 3,5% ogni centomila abitanti, quattro volte il dato italiano. Il proverbiale Costa Rica, perla delle Nazioni Unite, sede della UN University, conta quasi 10 volte gli omicidi (8,5 ogni centomila abitanti) rispetto a quelli che avvengono in Italia.
Ma Papa Francesco, indicando «la fidanzata o la suocera», mostra di riferirsi ai dati sui cosiddetti «femminicidi», di cui i media forniscono dei resoconti sempre più particolareggiati, tali da far pensare che l’Italia, sede del Vaticano e dunque simbolo del cattolicesimo e della famiglia patriarcale ritratta in film quali «Il Padrino», si distingua in negativo per la violenza contro le donne. Al contrario, le statistiche dimostrano che in Italia solo il 30,1% delle vittime di omicidio sono donne, in linea con il Canada (30,2%) ma molto di meno rispetto a Paesi del nord Europa, dove la percentuale dei femminicidi è maggiore nei Paesi europei protestanti o più secolarizzati di noi. Si pensi al 47,3% della Germania, al 46,1% della Finlandia, al 45,7% della Repubblica Ceca, al 43,4% del Belgio e al 42,9% della Slovenia, ma anche al 41,7% dell’Ungheria, al 40,2% dell’Austria, al 37,9% della Francia, al 35,3% della Croazia, al 35,1% della Serbia, al 35% dell’Olanda, al 34,3% della Spagna e al 34,0% della Danimarca. Sorprendente il dato della Svizzera: si tratta del Paese europeo con meno omicidi (0,6%mila abitanti), ma di questi ben il 50% delle vittime sono donne.
Da notare al riguardo che in nessuna realtà del mondo sono di più le donne a essere vittime di omicidi. Se gli autori degli omicidi intenzionali nel mondo sono ovunque per la stragrande maggioranza uomini, sono uomini in stragrande maggioranza anche le vittime.
di Alessandra Nucci da ItaliaOggi