Schäuble: “Immigrati per migliorare la razza”. E altre tedescate.

Il ministro  delle finanze Wolfgang Schauble ha  spezzato la sua lancia a favore dell’immigrazione alluvionale:  “Se  la ostacoliamo, finiremo col degenerare   per consanguineità”, ha dichiarato a Die Zeit. Insomma è a favore per motivi eugenetici:  sangue nuovo migliora la razza, a detto.  Sembra incredibile: gratta il tedesco democratico, e riscopri il razzista  biologico. Solo, a termini rovesciati. Quello dell’altra volta perseguiva la purezza razziale, questo vuole la “bio-diversità”,  dunque è politicamente corretto.  I tedeschi fanno male a non volere musulmani, ha aggiunto il genetista-ministro. “Guardate la terza generazione di turchi, specie le donne: un enorme potenziale innovativo” – del patrimonio genetico tedesco.

http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2016/06/09/schaeuble-einwanderung-soll-europa-vor-inzucht-und-degeneration-retten/

Si sa quanto i tedeschi ci tengano, al loro patrimonio.

Da settimane è tutto uno strillo contro le politiche della BCE, specie il taglio dei tassi d’interesse, con minacce di sabotaggio sempre più concrete. “Commerzbank sta valutando di immagazzinare contante, piuttosto che pagare gli interessi negativi alla BCE”, dice un titolo (le banche, sui depositi  ‘overnight’ alla Banca centrale, sono penalizzate da un interesse negativo dello 0,4%). “La BCE compra azioni delle Assicurazioni Generali!”, strilla un altro titolo: orrore orrore, Draghi sta favorendo gli italiani! (anche gli spagnoli, ha comprato pure Telefonica).  “I titoli di Stato sono un rischio per le banche in Europa!” (i tedeschi vogliono che i Bot, di cui le banche italiane sono piene, vengano   prezzati come un investimento  a rischio d’insolvenza, un sub-prime: è una loro fissa, sono furbi).  “La politica della BCE obbliga gli investitori a forme d’investimento rischiose!”…e via strillando  e piangendo.

 

Deutsche Bank attacca Draghi

Fino alla cannonata della Deutsche Bank, la nota banca che scoppia di salute germanica: “La BCE sta disintegrando il progetto europeo!”,  accusa  un rapporto durissimo firmato da  David Folkerts-Landau, l’economista-capo di Deutsche.  Costui intima di buttare a mare le attuali politiche, tassi d’interesse negativi e acquisto massiccio di titoli pubblici e privati, perché  è per queste misure che “crescono i partiti populisti e estremisti in Europa”. E’ una fissa, l’ha detto anche Schauble più volte: se in Germania cresce Alternative fuer Deutschald  (AfD) il partito anti-immigrazione ed anti-UE, non è perché il  governo ha attratto questi milioni di immigrati; è perché Draghi compra titoli italiani,  e tiene bassi i tassi d’interesse.

L’economista-capo giunge a vedere un ritorno dell’inflazione  in Europa, e paventare i tempi in cui “la Reichsbank faceva funzionare duemila  macchine stampanti”, in piena deflazione: una pura allucinazione.

S’intende, Folkerts-Landau non ha torto a notare che le  politiche ultra-accomodanti di Draghi non stanno avendo alcun effetto, perché le banche commerciali usano  l’oceano di liquidità di cui il nostro tecnocrate le inonda non in nuovi prestiti all’economia reale, bensì per restituire il denaro ai loro azionisti.  Ma tutti questi strilli ed urli sul “progetto europeo in pericolo” sono proiezioni freudiane: è  Berlino  che non ha più voglia di continuare “il progetto europeo”, perché adesso – dopo averci fatto pagare i conti suoi per i suoi interessi, in Grecia e  ad Edogan –  adesso si ventila una sua partecipazione patrimoniale al progetto. Ecco infatti un altro titolo tedesco, del 7 giugno scorso: “L’intera economia tedesca fa’ fronte unito contro la garanzia sui depositi UE”.

Spiegazione: il prossimo novembre, la Commissione UE dovrebbe decidere la creazione del fondo che dovrebbe garantire fino a 100 mila euro  i depositi delle banche di tutta l’eurozona, in caso di fallimento di una banca;  è una ovvia conseguenza della “Unione bancaria”, se ce ne deve essere una. Berlino s’è sempre rifiutata – scherziamo, noi garantire i depositi degli italiani? Noi formiche, i risparmi delle cicale? Che la  decisione sia inevitabile, e a novembre si farà sul serio, lo suggeriscono persino le parole ministro (del FMI) Padoan: “Se non c’è responsabilità comune sui rischi, allora non perdiamo tempo con l’euro”.  Una frase addirittura audace, da parte dl Padoan coda-di-paglia.

 

Ebbene: contro questo pericolo estremo – di metterci i soldi  nel progetto europide – s’è coagulato immediatamente in Germania (rende noto il Deutsche Wirtschaft Nachrichten) un asse  d’acciaio di tutti  gli interessi: “industria, artigianato, le principali associazioni di  categoria,  le istituzioni finanziarie”: BVR (il blocco delle banche popolari), delle casse di risparmio (DSGV),  i grossisti tedeschi (BGA), il blocco della Industria e del Commercio (DIHK), la Confcommercio germanica (ZDH).  Tutti, proprio tutti. “Sarà difficile per il governo federale ignorare questa opposizione”, conclude il giornale economico, offrendo già la scusa con cui Schauble si presenterà agli altri a novembre: vorrei, ma me lo vietano le mie banche, commercianti, industriali…

Usa:  “Ma è Berlino che sgretola la UE”

“Per l’Unione Europea, la  Germania è un pericolo maggiore del Brexit”,  nota infatti Zero Hedge,  e spiega perché. La Germania esporta per quasi metà del suo Pil. Adesso  la sua economia troppo dipendente dall’export  è al redde rationem.  Finora, ha compensato il drammatico calo della domanda dei suoi  prodotti dalla Cina  (in recessione)  e dai paesi europei (che ha rovinato con l’austerità) intensificando le esportazioni in USA. Agli americani non è piaciuto. Prima hanno dato la nota costosa  lezione alla Volkswagen, con la multa miliardaria. Adesso il Dipartimento USA del Tesoro ha annunciato la messa della Germania nella lista di osservazione per manipolazione della valuta, in cui già sono Cina, Giappone, Corea, Taiwan. Sarà l’inizio di un esame ravvicinato dei “metodi” tedeschi di conquista dei mercati.  Il rapporto del Tesoro nota che non solo la Germania  mantiene un eccessivo  surplus nei rapporti bilaterali con gli Usa,  ma detiene il secondo surplus mondiale  dei conti correnti,  l’8,3%  del  Pil, uno squilibrio che, secondo le regole internazionali, non può persistere tanto a lungo. In Europa, la Germania lo  mantiene, a dispetto delle “regole” UE e a  danno dei partners. In Usa,  si fa’ notare che la Germania è  diventato un creditore gigante,  con attivi esteri netti che, quasi zero negli anni ’90, nel 2010 sono saliti al 40 per cento del Pil. Creditrice, indebitando chi? Lo sapete (o dovreste saperlo):  la Germania ha prestato forsennatamente  nell’eurozona, contro ogni buonsenso (alla Grecia per esempio), un’eurozona che non  s’è ancora ripresa dalla crisi del 2008 – e anche questo per i noti motivi: le politiche di austerità e risanamento dei bilanci che ha imposto ai debitori europei, e da creditore esoso, ha provocato livelli di disoccupazione stratosferici nel  Sud dell’Europa .

Ora, visto che la Germania ha un attivo dell’8,3%  del Pil, dovrebbe usarlo per stimolare almeno la domanda  interna, e così riavviare l’euro-economia. Ma la Germania non lo fa e non lo vuol fare, perché vede i suoi interessi di creditore internazionale (intra-europeo), e investe nelle sue banche (dissestate dalle esposizioni a debitori esteri come la  Grecia);  i tedeschi hanno evitato la   crisi mentre gli altri europei ci restano dentro.  Ma è la quarta economia del mondo, e la sua mancanza di collaborazione sta sempre più irritando i centri di potere finanziario americano.

 

Anzi, peggio; secondo uno studio americano appena uscito (di cui è co-autore George Friedman), la Germania sta  “rovinando il tessuto connettivo dell’Unione Europea”; la  turbolenza e instabilità  nella UE “minaccia l’esistenza di istituzioni, fra cui la NATO e il Fondo Monetario”, la cui durata è interesse primario e  diretto di Washington.  Per di più, il successo tedesco basato sull’export è del tutto insostenibile; la Germania ha di fronte un  crisi profonda. Le esportazioni stanno calando (la depressione è globale), e “un  calo del  5% nelle esportazioni tedesche può portare alla disoccupazione di massa e far risorgere l’Ala Destra”, e cosa  Friedman (j) intenda per Ala Destra germanica, è immaginabile.  Lo studio si intitola “Germany’s Inescapable Crash”  e lo potete vedere qui:

http://www.mauldineconomics.com/landing/invisible-crisis-gripping-the-globe-2

Mi limito a citarne una frase conclusiva:

“Ci sono limiti alla tolleranza Usa  alle esportazioni germaniche”.  E’ una minaccia. Berlino moltiplica gli atti di servilismo; prolunga e ci fà prolungare le sanzioni alla Russia, partecipa alle grandi manovre Anakonda in Polonia, la ‘sua’ Commissione Ue sta per rinunciare al gasdotto OPAL che porta energetici dalla Russia,  sgradito agli USA…basterà?