François Hollande stava per essere costretto a mettere fine allo stato di emergenza e relative leggi speciali, ed ecco l’attentato. Mostruoso. Segnalato dal SITE di Rita Katz. Hollande è costretto a prolungare l’emergenza per altri tre mesi. Un attentato, ha detto, “il cui carattere terroristico non può essere negato” (strana espressione: forse qualcuno voleva negarlo?). E il 14 luglio, giorno sacro de la République: “Simbolo di libertà. Poiché i diritti dell’uomo sono negati dai fanatici, la Francia è forzatamente il bersaglio. E’ tutta la Francia che è sotto la minaccia del terrorismo islamista. Per cui dobbiamo dimostrare una vigilanza asssoluta e una determinazione senza falle”.
Impedire la pace in Siria?
Impossibile capire di più, sapendo soltanto che lo stragista era “un franco-tunisino di 31 anni” e che aveva a bordo “una bomba a mano inoperante ed armi lunghe finte” (sic). Era un reduce dalla Siria? Può dunque trattarsi di un ritorno di fiamma’ (backfiring), nel gergo dei servizi il caso non infrequente di un militante convinto da questi stessi servizi a fare il guerrigliero, da loro armato, addestrato e stipendiato, che si sente abbandonato e tradito e voglia vendicarsi. In queste stesse ore stanno avvenendo negoziati segreti che fanno sperare in una soluzione del conflitto . Il primo ministro turco Binali Yildirim, in un proclama televisivo alla popolazione, ha dichiarato la volontà del governo di normalizzare le relazioni con la Siria; subito dopo smentito, è vero, dal vicepresidente del partito al potere, l’AKP di Erdogan, Aktay Yasin, che la posizione turca non cambierà “nel caso della presenza di Bachar al-Assad al potere”. In ogni caso, si sono attivati o riattivati febbrili relazioni: è andato segretamente a Berlino il generale siriano Ali Mameluk, coordinatore dell’intelligence di Siria; il generale Mohammed Dib Zaitun, direttore generale della sicurezza siriana, è venuto a Roma; il generale Angelo Manenti, capo dei nostri servizi esteri (l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, AISE) è volato a Damasco su un aereo speciale. Per farsi aiutare dai servizi siriani a combattere il terrorismo islamico, ufficiosamente.
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=16524
Ciò può far pensare ad un accordo in fieri per garantire la sicurezza di una importante personalità che dovesse partecipare ad un negoziato, magari a Roma. E che Erdogan, dopo aver chiesto scusa a Putin, abbia rinunciato ad armare e sostenere i terroristi in Siria- come ha lasciato intendere, lodando il sultano, il ministro Lavrov, chiaramente il grande tessitore di questa impresa diplomatica. Kerry s’è precipitato a Mosca per collaborare, o così pare: ha portato in contribuzione la notizia che loro, gli americani, hanno ucciso “Omar il ceceno”, all’anagrafe Takhan Tayumurazoch Batirashvili, uno dei maggiori reclutatori per Daesh e capo carismatico (la cui morte è stata già annunciata più volte).
Che ci sia più d’uno, terrorista sul campo o nel Dipartimento di Stato, che voglia mandare a monte questo successo diplomatico russo e continuare il conflitto, è più che possibile. Hollande, immediatamente, come risposta alla strage di Nizza, ha promesso di “rinforzare le azioni” militari “in Siria e Irak”: frase che lascia pensosi…
Ma attenzione: la strage di Nizza che costringe Hollande a prolungare, anzi ad indurire lo stato d’emergenza, ha uno strano pendant con i disordini che in America possono costringere il presidente Obama a dichiarare la legge marziale e sospendere le elezioni, e dunque la vittoria di Trump, ogni giorno più certa. Abbiamo già raccontato di come Deray McKesson il capo di Black Lives Matter, è stato intercettato mentre dice di essersi messo d’accordo con ‘attorney general (la signora Lynch), di colore) per aggravare i disordini fino all’autunno, impedendo con essi che si tenga la convention repubblicana; i disordini e l e proteste razziali si stanno effettivamente moltiplicando in tutti gli States; un movimento sorto dal nulla (come l’ISIS), New Black Panthers, dichiara che andrà alla convention repubblicana a protestare, con le armi, come suo diritto costituzionale…per giunta si scopre che il giovane e rampante McKesson, abita in un ricco appartamento in Maryland di proprietà di due miliardari, i fratelli Woods, che sono membri del consiglio d’amministrazione della “Open Society Foundation”, ossia della centrale di George Soros – che a quanto pare finanzia tutti i negri e i manifestanti, almeno coprendo i loro spostamenti.
Può esserci un piano coordinato per trasformare le “demokrazie” in Usa ed Europa in poteri autoritari?
Brexit ha rovinato il vertice NATO
Diciamo che il vertice NATO a Varsavia non è andato esattamente come doveva, ossia nel senso di rafforzare l’apporto europeo contro la Russia. E ciò, pare essere stato un effetto collaterale del Brexit.
Ecco cosa è successo. Thierry Meyssan: ha segnalato che Londra s’è sfilata dalle nuove richieste di Obama (più soldi e più armie più soldati) : “Il Regno Unito, che ha appena messo fine al suo “rapporto speciale” uscendo dall’Unione europea, ha rifiutato di aumentare la sua partecipazione all’Alleanza per compensare lo sforzo che ha terminato all’interno dell’UE. Londra si è rifugiata dietro il suo prossimo cambio di governo per eludere le questioni”.
Poi, il Financial Times ha raccontato che il primo ministro greco Aleksis Tsipras “ha rotto il consenso ufficiale caldeggiando la partnersiph con Vladimir Putin”. D’accordo, è stato “rapidamente stroncato” dal residente Obama (ti piace vincere facile..) .
Ma a questo punto (riferisce il notista l’ex ambasciatore Bhadrakumar), è stato Hollande a sorprendere: “La NATO non ha alcun ruolo nel dettare quali devono essere le relazioni con la Russia. Per la Francia, la Russia non è un avversario, non è una minaccia”. Liquidando così il progetto vantato in anticipo dalla Mogherini, che aveva l’appoggio di Merkel, di risolvere e dissolvere la UE nella NATO per salvarla dallo sgretolamento ( un po’ allo stesso modo con cui ‘Francesco’ cerca di dissolvere la Chiesa nel Luteranesimo, pare anch’egli su mandato dei ‘fratelli’).
Questo atto di coraggio da parte del Budino dell’Eliseo è così insolito, da richiedere un’ipotesi. Secondo Bhadrakumar, c’entra ancora una volta il Brexit. Con l’uscita del Regno Unito, la quota tedesca nel Prodotto Interno Lordo della UE aumenta dal 20 al 25 per cento. Già ora Berlino ha esercitato la sua egemonia con la delicatezza ippopotamica che sappiamo: Berlino ha imposto la devastazione finanziaria della Grecia, oltretutto costosissima per i paesi membri, senza consultarne nessuno; allo stesso modo ha creato da sola la crisi degli immigrati, col suo pubblico invito, senza sentire il parere degli altri; anche sull’Ucraina, ha imposto la sua posizione, fino agli accordi di Minsk, che sono stati una faccenda a due tra Putin e la Merkel, che s’è portata dietro Hollande come un servetto. Quanto ingombrante diventerà la Germania che ora, con l’uscita britannica, diventa proprietaria, per così dire, di un quarto del Condominio-Europa? Non sarà più possibile la pietosa finzione dell’asse “alla pari” franco -germanico risalente ai tempi di Adenauer e De Gaulle; la funzione di Londra come ‘balance of power’ (ecco un altro concetto presunto sorpassato che torna), viene a cessare.
E nella memoria storica di ogni francese, per molle che sia, c’è l’incubo e la vergogna del 1870, la Prussia che occupa Parigi con gli elmi chiodati, e quell’altra volta con Hitler…Se poi Hollande volesse dimenticarlo, glielo ricorda Sarkozy, che si ripresenta alla corsa all’Eliseo – elezioni l’anno prossimo – con un programma “di destra nazionale”, cercando di occupare opportunista le posizioni di Marine LePen, visto che il 61% dei francesi sono ostili all’Unione Europea (nei sondaggi, Hollande è sceso al 13%). All’invocazione della Merkel – che all’uscita di Londra bisogna reagire con “una più forte Europa” – Sarko, al Figaro, ha risposto: “Se la risposta al Brexit è una Europa ancor più tedesca, andiamo a sbattere contro un muro”. Inopinatamente, Sarko s’è ricordato di essere un gaullista, dopotutto: ed ha fatto appello ad una “Europa delle nazioni”. Una posizione su cui non solo la LePen , ma anche il capo della sinistra francese Jean-Luc Mélenchon, è d’accordissimo.
Anche qui, si assiste al ritorno di un passato che credevamo tramontato: nei secoli, quando il vicino prussiano diventava schiacciante, Parigi si avvicinava a Londra; in mancanza, come seconda scelta, in funzione antitedesca, allo Zar. Non siamo ancora a questo, ma s’è capito che Hollande teme il formarsi di un asse di ferro tra Germania e Stati Uniti che lo lascerebbe appeso fuori. Obama, all’indomani del Brexit, non ha dichiarato che ora Washington avrebbe coltivato la “relazione speciale” con la Merkel; le ha subito affidato il compito di ingabbiare i paesi UE nel proseguire le sanzioni contro la Russia e di far loro sborsare il 2% del Pil per la NATO – cosa che Angela ha compiuto con zelo scodinzolante: non dimentichiamo che essa spera di venir premiata del suo zelo con la poltrona di segretaria generale dell’Onu ( un fine-carriera più onorevole che finire consulente di Goldman Sachs, come Barroso…).
“Gli antagonismi nazionali in Europa che hanno alimentato due guerre mondiali non sono realmente scomparsi”, ha notato Bhadrakumar. Stanno risorgendo, perché il Brexit ha sommosso un ordine che era solo di superficie, e una solidarietà troppo maltrattata dalla Merkel.
Oltretutto, a Varsavia Obama s’è pubblicamente irritato coi polacchi: quel governo di destra, ferocemente anti-russo, e va bene; però non rispetta le norme costituzionali – “ciò che fa’ di noi una democrazia”, come li ha rimproverati già la Commissione Europea un mese fa, minacciando Varsavia di sanzioni per aver “addomesticato” la sua Corte Costituzionale, e per avere un esagerato concetto della propria sovranità nazionale – e capeggia gli altri insubordinati del Gruppo di Visegrad, eurocritici al massimo.
Il punto è che anche il regime nazionalista a Varsavia vive uno sgradevole déjà vu storico. “Arriverà il Quarto Reich?”, titolava a tutta pagina durante il vertice NATO la Gazeta Polska. Ora che il Regno Unito è fuori, la Germania appare troppo grossa, troppo vicina e troppo minacciosa, pronta ad eseguire a bastonate gli ordini punitivi della Commissione. Insomma la Polonia politica vuole sì le truppe NATO contro Mosca, ma che fra queste truppe ci siano i tedeschi, la inquieta un po’. E’ il passato che ritorna.
http://www.nytimes.com/2016/07/09/world/europe/obama-poland-nato-summit.html?_r=0
Per di più, da giorni in Ucraina sfila una marcia della pace di decine di migliaia di persone che chiedono la fine del conflitto; ad ogni città che attraversa, si aggiungono altre persone. Il regime di Kiev è nel panico. Pare voglia ordinare all’esercito (ossia ai suoi nazi del Pravi Sektor) di usare la forza. La bella costruzione della Nuland, costata ai contribuenti Usa 5 miliardi, è in pericolo, minacciata dalla democrazia.
Il Irischio di sgretolamento della UE e della NATO s’è rivelato.
Quale miglior rimedio che rafforzarla chiudendola nella gabbia di ferro della “lotta al terrorismo” che “ci minaccia tutti”? E’ solo un’ipotesi, badate. Viene dalla rilettura di Orwell. “Siamo sempre stati in guerra con l’Eurasia”. Siamo sempre stati in guerra contro l’ISIS (ma non erano nostri alleati contro Assad? Hollande e Sarko non sostenevano Al Nusra?)