“Donald Trump ha appena fatto un discorso antisemita. Che sgocciola odio. Internet è orripilata!”. Così titola Raw Story, un sito tenuto da tale Ed Schultz, ovviamente J.
Raw Story riporta le frasi “stillanti odio”. Per esempio, “Trump ha tratteggiato il voto dell’8 novembre come una scelta apocalittica”.
Trump ha detto: “Questa elezione non è una delle solite che avvengono ogni quattro anni. E’ un bivio della storia della nostra civiltà che deciderà se noi, il popolo, riprenderemo o no il controllo sul nostro Stato. L’Establishment politico che cerca di fermarci è lo stesso gruppo che è responsabile dei nostri trattati commerciali disastrosi, della enorme immigrazione illegale, e della politica estera che ha dissanguato il nostro paese”.
“Questa elezione – ha proseguito – deciderà se restiamo un paese libero nel più vero senso della parola o se diventeremo una repubblica delle banane corrotta, controllata da grossi donatori e governi esteri: l’elezione di Hillary Clinton porterebbe la distruzione del nostro paese”.
Seguono gli strilli apparsi su Internet: “Mussolini in pieno!”, strilla David Galiel; “Perché nessuno lo accusa di antisemitismo?” domanda Ken Borsuk. “L’antisemitismo di Trump non ha suscitato abbastanza allarme!”, si indigna Elliott Lusztig. “E poi venitemi adire che Trump e la sua campagna non sono antisemiti..”, ironizza Sherri. “Ha detto davvero questo? Perché chi non si accorge che la sua frase ha dei toni antisemitici, non pensa chiaro”, dice Josh Hammer. Lasciamo al lettore di leggere le alte strida di indignazione per “l’antisemita”.
Il punto è: chi non è ebreo come Josh, Galiel o Lusztig, non trova nulla di antisemita nelle frasi, nulla che sia stillante odio. L’allusione a una politica “controllata da grossi donatori e governi esteri” si riferisce al fatto, noto, che quando Hillary era ministra degli esteri, la Fondazione Clinton ha ricevuto donazioni da 5 milioni di dollari dagli Emirati, 25 milioni dai Sauditi, milioni dal Katar, e milioni persino dal governo australiano. Il governo tedesco ha dato 250 mila. Né Berlino né il governo di Australia hanno mai fatto simili doni prima a Hillary: è, diciamo, fondato il sospetto che abbiano “unto le ruote” a un ministro venalissimo – scandalo che sarebbe la morte politica per chiunque non si chiamasse Clinton. Ma dov’è l’antisemitismo?
Chi lo sa. Forse quelli che “sentono un tono antisemita” in Trump stanno sulle spine per il fatto che “il 50% delle donazioni per la campagna di Hillary vengono da ebrei”, come ha scritto non un foglio antisemita ma l’israeliano Arutz Sheva?
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/218408
A cominciare dal maggiore, il miliardario israeliano con doppio passaporto Haim Saban, grande produttore televisivo e ras dei media? O sul nome di Soros che risulta fra i massimi? O gli 8 milioni di dollari versati dall’oligarca “ucraino” Victor Pinchuk, uno dei promotori e finanziatori del golpe di Kiev? O i milioni versati dall’oligarca “russo” Victor Vekslberg, che in cambio ha ottenuto investimenti americani a certe sue imprese?
Chissà perché ci dovrebbe esseredell’antisemitismo nella parole di Trump. Magari lo indovinano orecchie estremamente acute a questo genere di sottotoni? Magari in quel cenno “alla politica estera che ha dissanguato il nostro paese” quelle orecchie molto attente vedono additato il gruppo neocon che ha portato 15 anni di guerre e distruzioni in tutti i paesi islamici, con immani spese per l’America? Forse vi leggono una velenosa allusione alla signora Nuland in Kagan, che gestisce il golpe e dopo-golpe ucraino dal ministero degli esteri?
L’Establishment politico che cerca di fermarci è lo stesso gruppo che è responsabile dei nostri trattati commerciali disastrosi, della enorme immigrazione illegale, e della politica estera che ha dissanguato il nostro paese”.
Magari una mente più ingenua vede nel discorso di Trump un’accusa del sistema, della globalizzazione. Questa opposizione è chiara e costante nelle affermazioni di Trump.
“Non abbandoneremo più questo paese e la sua gente alla falsa sirena del globalismo. Lo stato nazionale resta il vero fondamento della armonia”, disse il 27 aprile.
“Oggi – disse il 28 giugno – noi importiamo in merci 800 milioni di dollari più di quanto esportiamo. Ciò non è un disastro naturale: e’ un disastro fatto dai politici. E’ la conseguenza di una leadership che idolatra il globalismo invece dell’americanismo”. Ha certo minacciato di mettere dazi sulla importazioni cinesi in dumping: ma si deve preoccupare la Cina. Perché vi sentono una ostilità gli ebrei? Trump, è noto, si scaglia contro l’ideologia della globalizzazione…
“Globalisti è una parola in codice razzista per ‘ebrei’”, ha spiegato Louis Mensh, uno dei sostenitori attivisti di Hillary. AQ loro non gliela si fa.
Per esempio: tra il 2012 e il 2015, Hillary Clinton ha tenuto 12 conferenze pagate alle dirigenze di Goldman Sachs, Deutsche Bank, vari fondi d’investimenti: conferenze che le sono state pagate, e le hanno fruttato 2,3 milioni di dollari. Essa si è sempre rifiutata di rendere pubblici i testi dei suoi discorsi in quelle sedi prestigiose. Dalle email del suo consigliori John Podesta, spifferate da Wikileaks, sappiamo che ha promesso la libertà alla finanza, nessuna regolazione, e ha chiesto apertamente soldi per la campagna elettorale. Da “Wall Street” nel suo complesso ha ricevuto, dice un sito Politifact, 64 milioni, contro i 2 ricevuti da Trump.
http://www.politifact.com/wisconsin/statements/2016/oct/06/donald-trump/how-much-money-have-Wall-street-and-hedge-funds-gi/
Trump si prova a criticare? “Anche “banche internazionali”, “Wall Street”, sono espressioni in codice dietro cui i razzisti nascondono il loro odio per gli ebrei, spiegano i suddetti ebrei. Auspicare la messa in riga del capitalismo globale è fascismo. Puro Musssolini.
E palpa pure le donne. Non ha rispetto per le donne. Trovano vecchie ragazze pronte a testimoniare: 35 anni fa mi ha palpato (35 anni fa, io ero un baldo quarantenne in carriera – e confesso che anch’io…). Naturalmente dall’altra parte le risposte non mancano. Jennifer Flower, vecchia amante di Bill Clinton: “Bill mi diede 200 dollari perché abortissi il suo bambino”. Salta fuori (dalla tomba?) anche Yoko Ono: “Ho avuto una relazione con Hillary”. Un ingenuo dirà: ma valeva la pena attaccare Trump sul sesso? Con le performance sessuali di Bill, che rischiò l’impeachment per essersi fatto fare lavoretti sotto la scrivania dalla Levinski?
Invece sì, val la pena. Così si impedisce alla gente di mettere a fuoco il discorso politico serio, fondamentale, che Trump sta facendo, la sovranità da recuperare, la fine delle guerre per Israele che dissanguano l’economia, la smobilitazione del capitalismo selvaggio globale, anti-umano. Perché più la gente capisce, più decide di votare per lui. Con grande, frenetico, paranoico terrore degli – ehm – globalisti.