Il sogno più intimo del tiranno non è che gli si obbedisca; è che lo si ami. Veramente, pienamente, più di ogni altra cosa. Il suo sogno non è la disciplina. Facile da ottenere con la forza e persino senza: al semaforo, per esempio, ci fermiamo tutti al comando del colore rosso. L’amore è un’altra cosa, è la resa della volontà deliberata, soddisfatta. Quando il tiranno capisce di essere amato, impone le cose più stravaganti: indossare una maschera su una spiaggia deserta, restare chiusi in casa per giorni, stazionare a più di un metro di distanza dal vicino, vaccinarsi con sostanze sperimentali senza altra garanzia che la parola del tiranno, ossia dell’amato.
E poiché l'amore non è tale se non è esclusivo, il tiranno non si accontenta ma chiede la prova che amiamo solo lui. Ordina: denuncia il tuo prossimo, segna a dito chi non mi ama abbastanza, smaschera la persona accanto a te, l’amico, il parente, il collega che non mi ha offerto come te la sua volontà.
Tutto ciò che abbiamo vissuto dal 2020 è stato un gigantesco esercizio di tirannia, particolarmente palpabile nelle società occidentali che si vantavano di aver raggiunto livelli di libertà individuale e benessere mai conosciuti dall’umanità.
Il fatto terribile è che la maggioranza è caduta nella trappola e si è lasciata tiranneggiare. L’uso politico del coronavirus ha confermato quanto sia fragile la volontà di essere liberi. Ha dimostrato altresì che la libertà, come sapeva Ernst Jünger, non deriva da codici o leggi, è un potere che si annida nel cuore delle persone. Non in ogni cuore, a quanto pare. Un tale grado di sottomissione non sarebbe mai stato ottenuto con i mezzi convenzionali, la repressione, la polizia, la legge. Con quelli si ottiene l’obbedienza, l’automatismo di fermarsi al semaforo.
Un grado di tirannia così efficace e raffinato poteva essere raggiunto solo con qualcosa che suscitasse la paura più grande: perdere la salute e la vita. E non attraverso la violenza diretta o la casualità sfortunata, bensì di fronte a un nemico invisibile e imbattibile, il virus. Nessuno vede il virus, ma sperimenta i suoi effetti. Esso ( egli ?) appare e si moltiplica in modo esponenziale (“virale”) implacabile, inarrestabile, impersonale. Non sceglie, colpisce.
Di fronte alla sua forza misteriosa, l’uomo comune non ha altra scelta che rimettersi agli “esperti”. È questo il momento di cui approfitta il tiranno. Abbi fiducia in me, ti redimerò.
Ti salverò, io e solo io. Perché sono quello che dirige gli esperti, che assicura il trionfo della scienza, l’unico che ha le risorse (mascherine, vaccini, polizia per la repressione dei comportamenti pericolosi) per combattere il virus. E tu, pover’uomo esposto a mille pericoli, come puoi non consegnarmi la tua volontà? Come puoi non amarmi per la mia cura, per la protezione che ti offro, perché penso ed agisco per te. Io solo faccio il tuo bene.
Di fronte alla viralizzazione della malattia, il potere dispone di un altro strumento virale: il controllo dell’informazione. Ti dirò io che cosa sta succedendo, ti spiegherò perché, ti insegnerò come dovrai comportarti. Diffida di chi dubita, di chi fa troppe domande, di chi non segue le indicazioni: è nemico della scienza, nemico della tua vita. E’ il pericolo da cui io ti difendo. E’ un negazionista, molto peggio di un antagonista politico: è il nemico assoluto, quindi va escluso, separato, punito senza pietà, infine annientato, come capì Carl Schmitt nella Teoria del partigiano. È il Male che permette al tiranno di essere riconosciuto come Bene. Chi ha osato alzare un dito in segno di contestazione non è più cittadino- la figura moderna che rende titolare di diritti- non è più persona: è un alleato del virus, un untore, l’ opposto dell'amore, colui che deve essere odiato.
Ora, a cinque anni dal 2020, anno primo dell’esperimento in corpore vili – il nostro corpo, il nostro cervello- guardiamo indietro e vediamo quanto siamo stati abusati, fino a che punto il potere ha utilizzato l’emergenza sanitaria per un esercizio di raffinata tirannia che nessuno aveva mai immaginato.
La maggioranza ha amato il tiranno in nome della paura, della protezione che millantava.
Ci ha resi suoi complici. Adesso sappiamo: la storia del pipistrello era una bugia, il confinamento era arbitrario, le mascherine inutili, il rallentamento economico catastrofico, l’effetto redentore dei vaccini una falsità. Tante altre bugie, il distanziamento, i tamponi, forse persino lo spettacolo situazionista delle bare di Bergamo. Manca un Guy Debord per spiegare che le immagini sono una mistificazione per giustificare i rapporti di potere.
Poco importano le osservazioni dei dissidenti, malvagi sociopatici bastian contrari. Il tiranno ha raggiunto il suo scopo: che milioni di persone lo amassero come salvatore e che ancora oggi, svelate le menzogne, continuino ad amarlo, l’amore torbido e sordido professato da chi è schiavo da troppo tempo e non ricorda la libertà.
La pandemia è stata l’inizio di una potente dispositivo di domesticazione delle masse. Ha realizzato il sogno più intimo di ogni tiranno. Da anni ci affanniamo a dimostrare che lo schema destra-sinistra non funziona più, non spiega il presente e continua ad essere utilizzato per inerzia. La battaglia si combatte tra sovranità e globalismo, alto e basso, tra il popolo e il tiranno reticolare. Le popolazioni preferiscono il modello sovranista, le élite – politiche, economiche, culturali – preparano il governo globale che rende irrilevanti i confini.
Niente di meglio del virus inafferrabile, indifferente a ogni blocco o frontiera, per modificare nel profondo l’animo della gente. Il modello della tirannia globale, impersonale, mancava di concretezza. Come funziona, come agisce un mondo in cui trionfa il globalismo? Dal 2020 abbiamo la risposta, poiché la gestione della pandemia è stata la piattaforma del globalismo reale: farsa criminale, disastro economico.
Per comprenderlo, proviamo a immaginare i primi giorni del panico indotto e come sarebbe stato gestito venti o trent’anni prima. Non è difficile, perché nel 2010 ci fu un tentativo di organizzare un piano pandemico globale contro l'influenza detta suina. Una parte della comunicazione reagì con insofferenza. Parlò di ondata di isteria, ricordò il ruolo dell’ industria faguidati dagli interessi delle lobby, avevano acquistato milioni di dosi di anti influenzale inutile di cui non sapevano che fare. Buffo: sarebbe bastato definire forte influenza il Covid e forse avremmo avuto identiche reazioni. Ma nel 2020 i tempi erano maturi e tutti sono rimasti in silenzio. Chi ha eccepito- fosse pure un Luc Montaigner premio Nobel- è stato aggredito, dileggiato, trattato da pazzo o da cretino. I mass media erano schierati in blocco dalla parte del potere, come i medici e gli “esperti”. Ecco perché tutti i paesi hanno applicato esattamente le stesse misure, comprese le più assurde. Non perché avessero concordato le azioni adeguate e ne fosse dimostrata l’ efficacia: al contrario, tutte, dall’uso delle mascherine al confinamento, i test diagnostici e le vaccinazioni, si sono rivelate inefficaci, se non gravemente dannose. Adesso, per nascondere tragiche malefatte, parlano di malori improvvisi.
Hanno vinto l’ apparato censorio- questo sì, davvero efficace- la propaganda incessante, l’abuso di esperti nominati dal potere, l’inganno volontario e consapevole, la limitazione delle libertà pigramente accettata, l’aumento del controllo sociale, l’incoraggiamento alla delazione e, non meno importante, l’impoverimento generalizzato delle piccole e medie imprese a vantaggio dei giganti globali. Non vale la pena smontare la menzogna organizzata; lo ha fatto il Congresso degli Stati Uniti con la commissione che ha demolito ogni capitolo della narrativa pandemica.
Non c’è molto da discutere. Gli stessi che hanno fomentato il panico voluto dal tiranno già accettano tacitamente le smentite, la conferma di opinioni- che spesso erano verità- censurate e perseguitate come follie complottiste nel triennio iniziato nel 2020.
Cinque anni dopo sappiamo che l’accaduto non è stata una coincidenza. Tutto è andato meravigliosamente, dal punto di vista del tiranno, che adesso sa perfettamente come reagiremo agli ordini più assurdi e alle istruzioni più dannose per libertà e diritti. Saremo un gregge obbediente, spaventato, fedele al pastore. L’ isteria è finita improvvisamente quando le truppe russe sono entrate in Ucraina. Divenne virale la battuta secondo cui Putin era il miglior medico del mondo perché aveva debellato la peste in un solo giorno. La nuova emergenza scacciava la vecchia e le oligarchie occidentali inauguravano il linguaggio della guerra, prodromo del crepitio delle armi, affinavano l’apparato censorio nella mansuetudine della maggioranza, ligia al meccanismo di sorveglianza e propaganda messo a punto durante la pandemia. Il tiranno felice perché amato può lavorare tranquillo a nuove menzogne per coprire il saccheggio del risparmio dei popoli preannunciato nel piano di riarmo europeo.
Baceremo la mano che ci deruba?
Vogliono essere amati!
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