Ricordiamo queste foto, che pubblichiamo di nuovo e di nuovo, speriamo per l’ultima volta. I media del giro CIA (Huffington eccetera) hanno detto che quello nella foto non è il futuro Al Baghdadi. Senza alcuna vera prova, del resto impossibile da dare. Meyssan è risalito alle fonti che hanno sostenuto che questa era una bufala: sono Il New York Times, l’11 settembre 2014, il quale a sua volta riferisce quel che ha sstenuto il blog Socioeconomic History in un articolo, ; un’altra smentita da parte del direttore delle comunicazioni di McCain e un’altra smentita da parte del direttore esecutivo della Syrian Emergency Task Force, un’organizzazione di lobby condotta da un impiegato palestinese dell’AIPAC (American Israeli Public Affairs Committee – la nota lobby) che ha organizzato la visita del senatore.
Il professor Cghossudowky di Global Research ritiene che sia tutto vero:
Ma anche se non fosse, nulla cambia del significato dell’immagine: mostra JohnMcCain che il 27 maggio 2013 è entrato in Siria dalla Turchia con il generale Salem Idris, che guida il Consiglio militare supremo dell’esercito siriano liber: la Free Syrian Army, i ribelli in armi contro il governo di Damasco, e altri “leader ribelli vivono ad Idlib. Alla fine di questa riunione, Mc Cain – attraverso il suo addetto stampa – ha proclamato che gli USA entrino con “un’azione militare aggressiva nella guerra siriana (che dura da due anni), ed ha chiesto che si armino e ribelli e venga istituita una no-fly zone” a loro protezione”.
Non sarebbe da scartare a priori nemmeno la notizia, da varie fonti islamiche (iraniane ma non solo) , secondo cui il preteso Al Baghdad, alias Emir Daash sarebbe un infiltrato ebreo isreaeliano, di nome Eliot Shimon, . Il suo falso nome: Ibrahim ibn Awad ibn Ibrahim Al Al Badri Arradoui Hoseini.
https://www.controinformazione.info/il-leader-dellisis-al-baghdadi-e-agente-del-mossad-ebraico-di-nome-simon-elliot/
Le poche cose che sembrano certe su questo personaggio la cui identità è stranamente imprecisa, è che il futuro al-Baghdadi , col nome di Ibrahim Awad Ibrahim al-Badry, è stato tenuto nella prigione USA in Iraq, Camp Bucca dal 2005 al 2009 (o 2010) e poi lo hanno rilasciato.
http://insider.foxnews.com/2014/06/13/next-bin-laden-isis-leader-abu-bakr-al-baghdadi
Camp Bucca, per generale ammissione anche dei mainstream media, è ritenuto essere “il centro di reclutamento e addestramento per combattenti che avrebbero continuato a guidare l’IS”.
Qui diamo tre articoli, delle decine che potete trovare sul web:
https://www.cbsnews.com/video/birth-of-isis-traced-to-u-s-military-prison/
https://www.theguardian.com/world/2014/dec/11/-sp-isis-the-inside-story
Subito dopo la liberazione di al-Baghdadi, lo Stato islamico è emerso dal nulla e ha rapidamente assunto importanti aree di Iraq e Siria. Come si va a dimenticare che i terroristi apparvero dal nulla – scenograficamente e in favore di telecamere – a bordo di centinaia di Pick-up Toyota, alcuni di seconda mano che risultarono acquistati negli Stati Uniti da arabi sauditi? Con armi parte delle quali comprovatamente comprate in paesi come la Bulgaria a mediatori americani e sauditi?
Che stampavano una rivista in quadricromia, in inglese, che non si trovava ovviamente nelle edicole, ma la scovava sul web Rita Katz?
Dunque non occorre altro per capire ciò che è evidente – a qualunque giornalista o politico che non sia un venduto – che l’ISIS e il suo capo sono creature artificiali create dagli USA, con apporti francesi e inglesi, finanziate dai saudti e degli Emirati, per destanbilizzare la Siria, impadronendosi specificamente dell’area petrolifera siriana, per sfruttarla ai fini di autofinanziamento e toglierla a Damasco. L’ISIS ha funzionato benissimo in questo senso, vendendo il petrolio rubato ad Erdogan e al suo figlio, a colonne intere di autobotti, indisturbate dagli aerei americani impegnati nella “guerra al terrorismo”; fino al giorno in cui i russi hanno incenerito dal cielo una colonna di autobotti – molte di queste autobotti erano ovviamente turche, e quindi Erdogan si è molto arrabbiato del danno subito, ed ha fatto abbattere un Sukoy russo.
Adesso apprendo dall’amico Carisio che i russi smentiscono il raid contro “il califfo” e dicono che è vivo in Irak.
Speriamo per lui – se è il sunnita – che si sia finalmente guadagnato la carta verde, il sospirato permesso di soggiorno permanente in USA, che ha ben meritato in questi anni di recitazione nella sinistra e sanguinosa messinscena per conto di Usa e Sion, e possa cominciare una nuova vita, ormai ha una certa età. Se poi è Shimon, tanti saluti. Ci si contenti di vedere che, finalmente, i produttori di questo criminale teatro di sangue stanno smantellandone le quinte, ripiegando i falsi fondali, dimettendo gli attori.
Mezzo milione di morti, è costato. Prezzo “che val la pena di pagare”, come disse (a proposito di un altro mezzo milione di morti, iracheni) la segretaria di Stato Madeleine Albright, nata Jana Korbelová.