Su Twitter ho trovato un “S we can” a cui devo queste immagini e informazioni dimenticate
Nel 1950 per iniziativa dell’Iri nasce Società Autostrade S.p.a. L’obiettivo era quello di partecipare alla ricostruzione post bellica dell’Italia. Nel ’56 ci fu la prima convenzione con Anas per costruire l’Autostrada del Sole, a cui sono seguite una serie di altre convenzioni
I politici e governanti che hanno attuato la privatizzazione di Autostrade IRI hanno violato i principi stessi del liberismo , di cui si professano adepti :
Le Autostrade sono un monopolio “naturale” – non c’è una seconda rete parallela che gli utenti possono scegliere al posto di quella – quindi non esiste alcuna “concorrenza” da favorire secondo la dogmatica del libero mercato.
Lo Stato, con Autostrade, non ci perdeva – altro pretesto di cessione ai privati secondo la dogmatica liberista: alleggerire il settore pubblico di “costi” e di “pesi” – anzi ne traeva solidi profitti. Profitti da cui, diversamente dai privati, traeva i mezzi per la oculata e professionalmente ineccepibile manutenzione – che i privati, come vediamo, hanno abbandonato per avidità di super-profitti.
Quindi, nessun pretesto riguardo alla “inefficienza” della gestione pubblica, che secondo il liberismo giustificherebbe la cessione ai privati. Oltretutto, è noto dai testi di storia dell’economia che, quando si tratta di monopoli “naturali”, la loro proprietà privata è una soperchieria antisociale, e porta insieme – sistematicamente – al rincaro e all’inefficienza del servizio: come appunto s’è dimostrato. Con continui rincari dei pedaggi, i privati hanno intascato decine di miliardi – per lo più distribuiti in dividendi, e usati per i loro investimenti esteri.
I capitalisti senza capitale: una costante storica
Inoltre: il capitalista a cui i nostri governanti hanno ceduto quel monopolio e grassa fonte di profitto aveva almeno i miliardi di capitale proprio da versare allo Stato per accaparrarsi la concessione? No. Se li è fatto prestare da banche, accollando poi il debito sulla società privatizzata.
A quella stregua anche noi due, caro lettore, avremmo potuto benissimo aspirare ad accaparrarci la concessione. Non abbiamo i soldi? Ma bastava andare , che so, da Goldman Sachs e JP Morgan, e dire: abbiamo in mano la concessione per accaparrarci le Autostrade, ci prestate i quattrini? La rendita è almeno l’8% annuo. Ci avrebbero riempito di tutto il credito che avessimo richiesto.
Come vedete, non sono i milioni che ci mancano. Ma gli “amici” al governo per darci la concessione invece che ai Benetton. Per carità, ci sarà stato un concorso, un’asta … ma non me lo ricordo.
E’del resto un classico della storia economica d’Italia: i “capitalisti senza capitale”, un concetto a cuii giovani farebbero bene a istruirsi, per non credere che il capiytalismo italiano sia come quello, che so,. americano.. Da sempre in Italia, i capitalisti non hanno (o non vogliono impiegare) il capitale loro.
E’ per questo che il fascismo creò l’IRI, perché i grandi capitalisti industriali di allora nel 1919-22 , gli Agnelli, i Perrone (Ansaldo) e simili, si erano ampliati con prestiti delle tre grandi banche (Comit, Credito Italiano, Banco di Roma), pagando i debiti con loro azioni: sicché quelle banche erano diventate “onnipresenti in ogni impresa – gli azionisti, i clienti, i depositanti delle banche, erano inconsciamente soci di una serie variatissima di aziende”.
Il punto di intollerabilità si ebbe quando gli industriali suddetti si misero a scalare le banche per acquisirne il controllo diretto: si misero a comprare enormi pacchetti di azioni delle banche stesse — forse che coi soldi loro? Ma no, o giovani: con soldi prestati dalle banche stesse che stavano scalando.
Capitalisti senza capitali allo stato puro. I crack successivi delle banche tra il ’21 e il ‘26 già avevano obbligato la banca centrale d’emissione, Banca d’Italia, a forza di salvataggi, a trovarsi in cassa una quantità di partecipazioni azionarie non volute e non previste.
Quando Giuseppe Toepliz, il superpadrone della Commerciale bussò di nuovo al governo per accollargli di nuovo le perdite (i capitalisti senza capitale fanno questo: privatizzano i profitti e pubblicizzano le perdite) il governo era cambiato: Toepliz fu accolto, raccontò al figlio , “dalle urla incomposte di Beneduce – tutto era stato preordinato e deciso alle mie spalle con la solita disciplina fascista”.
Il governo sbatté fuori i privati dai consigli di amministrazione delle banche, e ne fece le fonti del finanziamento dell’industria che i capitalisti avevano mal-andato. Per ovviare alla cronica scarsità di capitali di rischio, l governo fece “stampare” lire alla Banca centrale? No. Chiese ai risparmiatori di partecipare, coi loro risparmi, al finanziamento dell’industria elettrica, telefonica, navale, e della grandi infrastrutture pubbliche, offrendo loro obbligazioni industriali da acquistare: esse davano un interesse, ed erano garantite dallo Stato. Sostanzialmente, questa garanzia pubblica le rendeva “sicure”; gli Effetti MeFo nazisti erano insomma stati anticipati dal fascismo.
Un modello che avrebbe dovuto usare anche il governo “sovranista” che è durato così poco: lanciare al risparmio italiano, immenso e inattivo, un “prestito nazionale della Vittoria”(sull’austerità) da usare per modernizzare le infrastrutture.
Allora più volte,risanate e modernizzate le industrie a cura dello Stato nell’IRI, il fascismo cercò di offrirle di n uovo ai privati. Alla sola condizione – posta da Beneduce – che questi usassero capitali propri. Non ne trovò mai di interessati a rischiare…
Capitalisti senza capitale. Significa anche capitalisti senza testa imprenditoriale. E forse capitalisti senza voglia di lavorare e spremersi le meningi. Perché andare in panfilo, sposare bionde nobili e abitare in magioni principesche piace ai capitalisti italiani, molto meno studiare come migliorare prodotto e processi (salvo eccezioni).
Sicché lo Stato rimase imprenditore. Anche quando cessò di essere fascista, e l’IRI e la galassia bancario industriale fecero di nuovo dell’Italia una potenza industriale.
Quando poi è venuto dall’estero l’ordine di privatizzare questi giganti spesso monopoli, si è presentato il solito problema: la compra delle imprese ex pubbliche, soprattutto nel caso della telefonia e del sistema bancario, è avvenuto, da parte dei capitalisti senza capitali, porevaòentemente attraverso il ricorso all’indebitamento con le banche, magari adesso estere.
Con un carico di farabuttaggini proprie della “democrazia pluripartitica” che il regime fascista non consentiva.
E lo Stato, cedendo quel lucroso cespite, e incamerando miliardi, se n’è almeno servito per coprire un po’ il debito pubblico? Perché anche questo pretesto ci hanno ventilato. Guardate come è aumentato il nostro debito pubblico e datevi la risposta.
Le Autostrade, come le Ferrovie, i Telefoni, e miriadi di altre industrie, erano patrimonio degli italiani che ci avevano lavorato per farlo grande e ammirevole. Questi – Berlusconi non meno di Prodi e Ciampi – l’hanno dato agli amici loro.
Secondo me sono criminali. Ci sarà mai per loro una Norimberga? Nemmeno gli si può dire farabutti: ssi appellano alla Kommissaria Segre per accusardi di “Odio”.