Come confermano anche le ultime, abiette cronache della gestione politica del coronavirus, la Scienza (o in Italia la sua caricatura farsesca) ha assunto il compito – che un tempo spettava alla religione – di legittimare il potere. Enzo Pennetta ha dato un contributo fondamentale alla cultura, nel suo saggio “Inchiesta sul Darwinismo” (2011) mostrando come molto prima di Darwin, nell’Inghilterra del ‘600, il filosofo Francesco Bacone e il suo entourage avevano proposto uno Stato legittimato da una classe di scienziati, onde fondare l’impero britannico anglicano, che aveva abbandonato la legittimità della Chiesa, su una legittimazione autonoma sua propria. Il libro di Darwin, l’Origine della Specie, lungamente atteso e preparato da questa cerchia, fu adottato come il nuovo Vangelo, mito “scientifico” sostitutivo della creazione e giustificazione massima dell’ideologia britannica che sarà chiamata “darwinismo sociale” più malthusianesimo. Su Darwin divenne possibile il cambio di paradigma evoluzionista, dove il progresso nasce dal caso e dalla competitività, come “verità di natura”.
Ciò rende la “Inchiesta sul Darwinismo” uno dei pochi libri necessari pubblicati negli ultimi anni. Nel suo secondo (“L’Ultimo Uomo”) Pennetta ha mostrato come il cambio di paradigma bacon-darwiniano, con la sua antropologia specifica, è stato somministrato e imposto. In questo terzo – dal titolo enigmatico il Quarto Dominio – Pennetta, di formazione naturalista, insegnante di scienze, indica come si può uscire da questa falsa antropologia.
Il Novecento è stato il secolo dove le ideologie liberista, comunista e fascista si sono confrontate; collassato da sé il comunismo “reale”, azzerato sotto le bombe il fascismo, Margaret Thatcher col suo “There is no alternative” indicava negli anni ’80 che il modello sociale neoliberista fosse l’unica scelta possibile.
La crisi dell’Unione Sovietica giustificava la convinzione che avesse agito un processo di selezione naturale, da cui la società neoliberista fosse uscita la vincitrice; per questo il politologo Francis Fukuyama nel 1992 poteva parlare di “Ultimo uomo” e “fine della storia”.
Ovviamente comunismo e liberismo hanno invece una matrice comune: come Marx, anche Thatcher e Reagan sono convinti che l’economia sia, e la competizione sul piano economico, siano il principio regolatore della società. Pennetta dimostra che questo è in realtà un postulato ottocentesco fatto passare per legge di natura.
E risale gustosamente all’origine culturale di questa concezione: che è l’isola di Robinson Crusoe. Isola che esiste realmente, e in cui i navigatori spagnoli avevano lasciato delle capre per rifornire i propri velieri, e quando gli inglesi se ne impadronirono, vi liberarono invece dei cani perché eliminassero le capre. Alla fine si stabilì un equilibrio naturale fra predatori e predati – il che diede a Josph Townsend, pastore anglicano, medico e naturalista a tempo perso, lo spunto per teorizzare una società basata sulla “libera competizione naturale”. Fu in realtà Townsend, apprendiamo, a dare a Malthus ala sua idea, e da Malthus si ispirò Darwin per la sua teoria della selezione “naturale”.
Congedare Robinson Crusoe
Avendo escluso l’ispirazione del buon governo da un principio religioso o da un inattingibile verità filosofica, la società umana si sarebbe dovuta regolare come quelle animali; da quel momento nessuno avrebbe più messo in discussione l’idea che la natura si fondasse sulla competizione e che quindi la società umana non potesse sottrarsi allo stesso principio.
Oggi – constata Pennetta – il neoliberismo, o peggio la sua alternativa tedesca dell’ordoliberismo, che impone la competizione per legge dello stato, esigono per autoregolare le società con la competizione, che non esista nulla che sia sottratto alla mercificazione. Il denaro è l’unità di misura di questa specie di fisica newtoniana della società e ogni cosa deve avere un prezzo, per il neoliberismo non deve esistere nulla di sacro, anche in senso laico, cioè nulla che non sia in vendita.
E’ possibile uscire da questa gabbia culturale che sta dimostrando i suoi effetti anti-umani nel capitalismo terminale? Pennetta dice: come per creare nuove matematiche si devono cambiare i postulati teorici, così se non si cambia l’antropologia bacon-darwiniana (e Adam Smithian-Thatcheriana) si finirà sempre in una società liberista, ossia dominata dal riduzionismo darwinista, dove l’uomo è inteso come animale – cane o capra nell’isola i Robinson.
Ma già nello stesso Ottocento fu affermata una concezione dell’Uomo non inteso come animale, una visione che constatava come l’uomo fosse l’unico essere dotato di linguaggio simbolico, di parola.
La parola – il logos – conferisce all’Uomo la capacità di pensarsi; di concepire il passato e il futuro; di progettare e proporre scenari alternativi. L’essere umano è un costruttore di mondi, e quindi è libero di non sottostare alle dinamiche naturali che governano le società animali.
La capacità di progettare e pensarsi nel tempo individuano dei diritti fondamentali dell’Uomo, che possono essere la base di una visione del mondo alternativa e articolata nei diversi ambiti di azione della politica. Per esempio: ciascuno ha il diritto di lavorare per vivere una vita autosufficiente ma il lavoro non dovrà mai privare le persone del tempo necessario alla ricerca di senso e significato.
Non confondiamoci coi saprofiti
Questa visione alternativa ha numerose altre implicazioni; essa richiede un cambio di paradigma secondo Kuhn, un salto culturale che si può ottenere evidenziando che la capacità linguistica dell’Uomo cambia la sua collocazione nella classificazione naturale dei viventi.
Nella classificazione attuale, si parla di tre domini : Archaea; Bacteria ed Eukarya.
L’ultimo dominio, gli eucarioti, comprende noi ma anche i rettili e gli anfibi, gli insetti, l’intero regno vegetale, i funghi, i saprofiti, i saccaromiceti, una quantità di esseri monocellulari. Pennetta sostiene che occorre creare un Quarto Dominio (da cui il titolo enigmatico) degli esseri parlanti, dotati di Logos. Solo da questo cambio di paradigma si può uscire dalla gabbia darwiniana e perciò liberista.
Ho l’impressione che anche questo sarà un libro “necessario”.
A voi la lettura. Vi lascio con un motto del gigantesco J.K. Chesterton, genio inglese – con tutte le virtù inglesi, lo humour, il coraggio fisico e intellettuale e la passione civile della libertà – perfezionate dal suo essere cattolico.
“The main point of Christianity was this: that Nature is not our mother: Nature is our sister. We can be proud of her beauty, since we have the same father; but she has no authority over us; we have to admire, but not to imitate.”
“Il punto principale del cristianesimo è sempre stato questo: che la natura non è nostra madre: la natura è nostra sorella. Possiamo essere orgogliosi della sua bellezza, dal momento che abbiamo lo stesso padre; ma lei non ha autorità su di noi; dobbiamo ammirare, ma non imitare”.
Una lezione per gli adoratori di Pachamama dell’Hotel Santa Marta.