Spiegato bene…
500 miliardi! Il Recovery Fund, deliberato fra Merkel e Macron, non è uno “sforzo colossale”, come ha detto la Cancelliera? I violinisti di regime e gli speranzosi collabò al potere hanno parlato di cambiamento totale tedesco verso la UE, l’adesione alla mutualizzazione dei debiti nazionali, un “momento Hamilton”, quando nel 1790 appunto il segretario al Tesoro di George Washington, Alexander Hamilton, genio politico e monetario, accollò al governo centrale i debiti pubblici degli Stati (allora erano 13) con ciò trasformando una lasca confederazione in Federazione stretta e saldamente centralizzata. Unificazione tramite tassazione … Adesso, giganti dello spirito di pari levatura, Merkel e Macron hanno posto le basi degli Stati Uniti d’Europa – Certo, con lo “sforzo colossale” dei tedeschi, tutti con l’ernia. Tant’è vero che i “frugali” dicono che no, non possono regalare tanti dei loro miliardi all’Italia, devono essere non elargizioni a fondo perso ma crediti da restituire, e solo a chi fa le riforme.
Laurent Herblay, un commentatore economico francese, ha messo in prospettiva la colossalità del Fondo di Rilancio, o Recovery Fund.
500 miliardi fanno impressione Ma il prodotto interno lordo della UE essendo (prima del Covid) avviato verso i 15 mila miliardi di euro annui, il fondo di rilancio proposto rappresenta solo il 3% del PIL; ed oggi ci sono paesi che in queste stesse settimane, per rilanciare le loro economia dopo il Covid, mettono sul tavolo il 10 e il 20 per cento del loro PIL. Ma c’è di peggio. Il Recovery Fund è proposto come un complemento al bilancio di previsione UE 2021-2027: sul periodo di sette anni, il titanico Fondo rappresenta appena lo 0,5% del PIL europeo ogni anno.
Si confronti questa misera briciola che i 995 miliardi di aiuti pubblici che la Germania, da sola, ha impegnato per la sua ripresa. Aiuti pubblici ovviamente consentiti da Bruxelles. La quota parte tedesca di partecipazione al fantomatico Recovery Fund è – o sarebbe – di 135 miliardi, il 13% del suo proprio piano esclusivo per il 2020. La stessa Francia, per sé, ha impegnato per il 2020 circa 400 miliardi in aiuti pubblici per contrastare la crisi.
E si tenga conto che di quei 135 miliardi che la Germania con immenso sforzo darà al Fondo, le verranno restituiti in gran parte dal Fondo come “aiuto” alle sue aree sottosviluppate. L’Italia dovrà metterci oltre 60 mliardi (presi a prestito) e può sperare che il Fondo le dia in aiuti 60 .
Persino Margrete Vestager, la commissaria UE alla concorrenza, s’è accorta che l’immane Fondo non cambierà lo scarto enorme fra i paesi sotto euro – divergenza mostruosa che stanno provocando gli aiuti di stato dei paesi che “possono” rispetto a queli che non possono; anzi aumentano la frammentazione della zona euro e quindi turbano la sacra concorrenza che lei sarebbe chiamata a garantire. Un piano di slealtà e di finzione per la propaganda? O una falsa offerta per dare la scusa al governo collabò italiano di sottostare alle condizionalità prescritte da Berlino e dai frugali, “perché quelli ci stanno dando i soldi loro. A tassi bassissimi”, come ripetono i complici mediatici.
Del resto, a febbraio, prima della mega-crisi, già i 27 non erano arrivati a mettersi d’accordo sul bilancio 2021-27 pre-Covid, e molti paesi – per prima la Germana – hanno reclamato un taglio della propria contribuzione. Anche se davvero il fondo fosse di 500 miliardi, questi sarebbero rosicati dai tagli che i forti otterrebbero su altre voci del bilancio UE: cosa già avvenuta in passato.
I “frugali” otterranno di limare l’entità, e i 500 miliardi (una briciola per 27 paesi) diverranno meno. Ci sono contributori netti: Germania ma anche Francia, la quale verserà (-rebbe) nel Fondo sui 100 miliardi, e ne otterrà un’ottantina. L’Italia sarà fortunata se otterrà in aiuti quel che ha dovuto versare al Titanico Sforzo.
Ed anche la Francia, dice Laurent Herblay, deve temere quello che Macron con Merkel ha firmato in questo progetto, ossia che gli aiuti che il Fondo ci darà (a credito) saranno condizioni a “politiche economiche sane e a un programma ambizioso di riforme” : è una tradizione UE che gli “aiuti europei” versati effettivamente sono il preludio ad austerità sempre più violente.
E veniamo al “Momento Hamilton”. Lo Sforzo Titanico salutato dai violinisti mediatici come alba di una finaza comune europea con la messa in comune dei debiti.
Anche se il Fondo fosse attuato nella misura ( miseramente insufficiente) promessa, esso sarebbe il 4% dell’insieme dei debiti pubblici dei paesi, che dunque per il 96% resta a loro carico.
Per fare gli Stati Uniti d’Europa occorrerebbe mettere in comune il 60% dei debiti nazionali, immaginò l’Istituto Bruegel (il think-tank più europeista su piazza) nel 2011; senza provare nemmeno non dico a risolvere, ma a riconoscere il piccolo problema: una volta attuata l’emissione comune dei debiti, gli speculatori sarebbero corsi ad accaparrarsene i titoli UE, che avrebbero un rating altissimo, e chiederebbero invece tassi molto più alti per comprare il debito restante dei paesi poveri, Italia e Spagna e Portogallo e Grecia, aumentandone il peso sulle finanze pubbliche nazionali. Si chiama “fuga verso la qualità” nel gergo degli investitori, ma non si può pretendere che i think tank europeisti se ne preoccupino.
Anche Herblay rileva che il Fondo di Rilancio, se poi sarà realizzato e il governo collaborazionista italiano ne accetta gli “aiuti” (pari a zero di fatto), avrà per effetto di rendere più difficile o impossibile l’uscita dall’euro. E dovrà accettare una ancor più stretta sorveglianza e voce in capito della Germania e dei frugali sui nostri bilanci.
L’esperienza della Grecia mostra che quella voce in capitolo non si ferma davanti a nessun senso di umanità. Mario Draghi – perché era lui alla testa della BCE – quando lanciò il Quantitative Easing (la “stampa” a manetta per salvare l’euro), “sadicamente escluse la Grecia che ne aveva necessità vitale in quel momento” – Draghi arrivò a lasciarne a secco i bancomat, il limite di prelievo dovette essere ridotto a 60 euro – “Il piano era effettivamente di mettere la Grecia in ginocchio prima di luglio (le elezioni) onde obbligarla ad accettare la Troika”, ricorda Sébastien Cochard. Secondo lui la Lagarde sotto tutela tedesca non avrà più scrupoli ad usare il metodo che il sadico Draghi usò per Atene, verso Roma. Tanto più, dice, che la Francia ha sempre operato per scongiurare l’uscita dell’Italia dall’euro, e Macron più di prima. Oggi per l’Italia col suo governo collabò e quelli che vogliono restare nell’euro anche nell’opposizione addomesticata (Berlusconi & Badanti, ma anche sezioni della Lega), che premono per avere i “doni” del Recoveery Fund, paradossalmente la sola speranza sono i frugali. Che si oppongano e riducano la cifra al punto da renderla insignificante anche per la propaganda dei traditori. Non si dimentichi che il piano MErkel-Macron dovrà essere approvato all’unanimità dai 27 membri. Gualtieri infatti dirà sì, sì, si! Grazie dello sforzo sovrumano! Basta che Kurz dica no. Ma lo dirà?
Herblay infatti conclude: alla Merkel è conveniente il Fondo. Le somme che spenderà sono, si è visto, molto limitate e collegate a condizionalità di ferro, che diverranno d’acciaio nei negoziati a 27, per accontentare i “frugali”. In cambio, la Cancelliera “riesce ad assicurare una forma di status quo europeo evitando una crisi terminale della UE che la situazione italiana rende possibile. Ai paesi del Sud, dà quella illusione che serve ai governi collaborazionisti (Spagna, Italia eccetera) che sono assediati di critiche per la loro gestione della crisi dall’elettorato – il quale non è però ancora fondamentalmente ostile alla UE. Con ciò, ella riuscirà probabilmente a conservare i vantaggi della Germania in questa costruzione così disfunzionale, contro qualche miliardo, che non fa vacillare il bilancio complessivamente positivo di Berlino”.
“Ci si può anzi domandare – dice Herblay – se la Germania non giochi in modo molto raffinato la carta europea a proprio favore, in un gioco diplomatico dove Merkel fa il “poliziotto buono” e la corte di Karlsruhe – che pone limiti alla illimitata “stampa” da parte della BCE, definita ultra vires – il “cattivo”. A fine aprile Berlino appariva chiusa nella parte del cattivo che abbandona i paesi del Sud alla loro sorte infelice, al punto da spingere veramente gli italiani alla rottura. Tre settimane dopo la doccia fredda i Karlsruhe, il tepore del Piano di Rilancio riequilibra la posizione della Germania. Certo, essa apre ad un bilancio europeo in rialzo, mentre solo a febbraio voleva abbassarlo; ma il costo addizionale è limitato, ed è ben compensato dal fatto che, placando la tensione sui mercati, essa limiterà il bisogno di azione della BCE e potra ottenere qualunque contropartita favorevole per la Germania. Sono dieci anni che l’artiglio di ferro tedesco trae profitto dalla mano di velluta di Merkel….
La metafora del “poliziotto buono poliziotto cattivo” ricorre in tanti comentatori, da Liturri essenziale da leggere, A Munchau a Cochard fino ad Ashoka Modi, con qualche variante sulla persona che fa la parte del cattivo. Solo il pollo è sempre lo stesso: gli italiani. Con questo governo illegittimo, e tuttavia solidissimo.
Eppure, dice Cochard, “ciò che avviene davanti ai nostri occhi è illuminante. La UE affronta il peggior collazzo economico mai visto in tempi di pace, e sa proporre soltanto qualcosa di inutile come questa proposta franco—germanica; e pure questa verrà bloccata”:
Naturalmente la dirigenza tedesca, con questa furbizia, non fa che acclerare il collasso finale, perché non ha la minima idea delle dimensioni titanico del disastro da deflazione che si profila nel mondo e pensa di tornare presto a esportare i milioni di BMW e VW. Eppure basta leggere Mazzalai:
…. la Hertz, la multinazionale dell’autonoleggio è appena fallita e ” il suo fallimento avrà ripercussioni anche sui produttori di auto: lo scorso anno da sola ha acquistato circa un milione e settecento mila autovetture pari al 10 % dell’intera produzione nazionale, aggiungetevi pure AVIS e avrete una risposta alle dinamiche future dell’intero settore. Immaginatevi cosa accadrà al mercato dell’usato quando queste autovetture raggiungeranno il mercato”.
DEFLAZIONE DA DEBITI: FALLIMENTI E RISTRUTTURAZIONI DI MASSA!