Nella UE, i fanatici ecologisti hanno imposto la “transizione green”: sostituire centrali esistenti, e secondo loro inquinanti, con “oltre 1 milione di MW di potenza tra solare ed eolico (che significa più che quadruplicare quella attuale); e non basta: e moltiplicare per 18 le vendite di auto elettriche. Il tutto in otto anni”.
Così il twitterologo @durezzadelviver, dietro a cui si cela un vero esperto dei problemi energetici. A cui lascio la parola: “Nella sola Europa a 27, entro il 2030 circa 80.000 MegaWatt di impianti nucleari raggiungeranno i 40 anni di attività e dovrebbero andare fuori servizio. [Secondo gli euro fanatici] servirebbero 640.000 pale eoliche per sostituirli.
Sostituire una centrale nucleare da 800MW richiede impianti eolici per 3.200 MW (pregando di avere almeno 2.000 h/a di vento). Ipotizzando pale da 500kW, si tratta di 6.400 pale eoliche. Rotore da 60m di diametro, torri alte 50m, ingombro in altezza 80m.
I “Verdi” tedeschi, che hanno molte probabilità di diventare il primo partito in Germania ed imporre la loro politica ecologico-delirante, vogliono coprire con pale eoliche il 2% del suolo patrio.
Quello che è senza dubbio il massimo economista tedesco, il celebre Hans Werner Sinn, ha messo in guardia dal costo in deindustrializzazione (e disoccupazione e miseria) che porterà la Transizione Green
Svolta energetica radicale: il governo federale fa della Germania la cavia del mondo
“La Germania – scrive – ha già uno dei programmi climatici più ambiziosi al mondo e ora vuole prendere l’iniziativa con obiettivi più rigorosi: il governo ha appena presentato un progetto di legge secondo il quale le emissioni di CO2 devono essere ridotte del 65% entro il 2030 e dell’88% entro il 2040 rispetto all’anno di riferimento dell’Accordo di Parigi sul clima, ovvero il 1990. La completa neutralità climatica deve essere raggiunta entro il 2045.
Questo programma è integrato nel Green Deal dell’UE, che prevede una riduzione del 55% entro il 2030 e la completa neutralità climatica entro il 2050….. La decisione della Germania è nata da un’assunzione di responsabilità per la stabilità del clima mondiale ed è sostenuta dal movimento verde, che è molto più forte che in qualsiasi altra parte del mondo.
Una sentenza della Corte costituzionale federale di pochi giorni fa ha dato ragione ai militanti verdi che hanno intentato la causa, ed ha adottato sia la teoria del budget massimo ammissibile di ossido di carbonio sia l’obiettivo climatico di un massimo di 1,5 gradi di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale al fine di prevenire gravi danni climatici.
Siccome secondo i sondaggi d’opinione, i Verdi potrebbero essere il gruppo parlamentare più forte del Bundestag tedesco a settembre, il governo di Angela Merkel ha ora preso il volo e ha scelto ancora una volta la strategia della “smobilitazione asimmetrica”, che il Cancelliere utilizzato all’epoca per adottare la strategia socialdemocratica che aveva decimato il Partito di sinistra. L’idea è: assumendo il controllo del programma dell’avversario politico, lo privi dell’argomento della sua campagna e riduci le sue possibilità di vittoria.
Tuttavia, questa strategia era già fallita nel 2011 quando si cercava di tenere sotto controllo i Verdi. A quel tempo, dopo l’incidente di Fukushima, la cancelliera aveva attuato l’eliminazione del nucleare entro pochi giorni per aumentare le possibilità di voto del suo partito nello stato del Baden-Württemberg. In effetti, il primo Primo Ministro dei Verdi della Germania è stato fermamente stabilito in queste elezioni perché gli elettori hanno preferito l’originale alla copia. Qualcosa di simile potrebbe accadere di nuovo a settembre.
Il problema con decisioni così affrettate sugli obiettivi politici sulla base dell’attuale zeitgeist è che ci si affida a modelli climatici euforici in cui le considerazioni economiche sulla competitività dell’industria e le reazioni dei mercati globali dei combustibili non appaiono affatto.
La Germania fa affidamento sull’elettricità ottenuta dall’energia eolica e solare per consumarla direttamente o per la produzione di idrogeno. La sua quota di consumo finale di energia, comprese aree come riscaldamento, trasporto e calore di processo, è attualmente ancora inferiore al 7 percento, anche se il paese è già coperto da vaste aree di turbine eoliche e tetti solari. Rappresenta un terzo della produzione di elettricità, ma l’elettricità stessa è solo un quinto del totale.
La Germania ha già i più alti costi di elettricità in tutto il mondo occidentale, perché l’elettricità verde da energia eolica e solare è molto volatile e richiede l’intera gamma di centrali elettriche convenzionali o una sostituzione equivalente con centrali elettriche a gas per compensare le fluttuazioni estreme e frequenti stasi. I doppi costi fissi spiegano il prezzo massimo. Inoltre, se si vuole aumentare la quota di mercato dell’energia eolica e solare, ci sono sempre più picchi di potenza che superano i consumi, per il cui utilizzo si necessita inevitabilmente di accumulo. Allora hai tre volte i costi fissi.
È ovvio che la Germania, con la sua strategia di affidarsi quasi esclusivamente all’elettricità svolazzante verde per l’approvvigionamento energetico del Paese e allo stesso tempo di spegnere le centrali nucleari, corre il rischio di rovinare la propria industria.
Per inciso, il disegno di legge tedesco ed europeo è ingenuo perché si basa su una definizione semantica di neutralità climatica. Si prendono in considerazione solo le emissioni di CO2 realizzate sul territorio dell’UE e non le emissioni di CO2 causate dall’UE nel resto del mondo. Se l’UE vuole realizzare le sue ambizioni tecniche, non deve solo uscire dal carbone, sulle cui scorte ha il controllo, ma anche dai combustibili commerciabili a livello internazionale petrolio e gas. Eliminare questi combustibili significa sovvenzionare il consumo di petrolio e gas in altre parti del mondo perché il calo della domanda direttamente e inevitabilmente abbassa i prezzi del mercato mondiale per i combustibili fossili negoziabili. Questo potrebbe solo essere prevenuto se l’UE immagazzinasse i combustibili non più consumati in grandi serbatoi. In caso contrario, la CO2 verrà sospesa nell’aria altrove, cosa che l’Europa risparmia sui combustibili importati. Anche le tariffe sull’importazione di prodotti ad alta intensità di CO2 non cambierebbero minimamente questo, perché anche altri paesi possono utilizzare i combustibili che sono stati rilasciati per la produzione di beni non esportati.
L’accordo di Parigi è stato firmato da 200 governi, ma solo 30 di loro hanno accettato limiti quantitativi vincolanti sulle emissioni di CO2. L’85 per cento che non ha accettato alcuna restrizione sarà ancora meno propenso a partecipare in caso di calo dei prezzi sul mercato mondiale dei combustibili, perché ancora maggiori sarebbero le proteste dei cittadini che hanno beneficiato del calo dei prezzi.
Il problema del clima è un problema serio per l’umanità, ma azioni unilaterali portano all’automortificazione che farà ben poco. Senza accordi internazionali vincolanti, la Germania e l’UE minacciano di diventare le cavie del mondo, il cui destino impedisce ad altri di imitarle.
Che questo delirio verrà imposto anche in Italia, lo dice l’ideologia che esprime questa ecolo-femminista:
https://twitter.com/RossellaMuroni/status/1397941241103458307
“Ecco, limpida, l’ideologia della distruzione a tutti i costi, senza curarsi delle conseguenze. L’abbiamo già vista all’opera sul lavoro, sulla moneta, la vedremo ancora su questo: imporre standard impossibili, creare disuguaglianza, povertà, consolidare posizioni di potere”.
Quando gli utopisti giungono al potere, l’instabilità stessa del loro obbiettivo, che rimane sempre lontano, li obbliga a trovare, nel mondo reale, il gruppo di nemici o la cospirazione che sta impedendo loro di realizzare l’ideale. È questo il carattere più rilevante degli statti totalitari: il bisogno continuo e implacabile di una classe di vittime, coloro che intralciano la strada dell’utopia e impediscono la sua realizzazione”
Chi ha tempo guardi questo video, sagge parole al vento dei costi del radicalismo ecologista, e sua demenza.