(di questo pezzo non conosco l’autore. Me lo hanno girato e lo posto: avrei voluto scriverlo io)
La cosa più inquietante di questa storia pandemica è che le nuove generazioni si sono rivelate completamente asservite al potere. Impauriti, ipocondriaci, timorosi d’animo, incapaci di affrontare la complessità dell’esistenza, hanno aderito all’idea di una soluzione semplice e semplicistica (lockdown, limitazioni, perdita dei diritti naturali e adesso lasciapassare sanitario).
Ignari totalmente di diritto, di sociologia, di senso civico, di rispetto per l’altro (e ovviamente di medicina), hanno prima cantato dai balconi per il loro balordo che li ha impauriti a dovere, poi sono diventati segugi da caccia, branco di delatori assetati di falsa giustizia (di vendetta, di fatto), e infine kapo’ del sistema della carcerazione generalizzata. Se glielo proponessero si metterebbero a fare il servizio d’ordine davanti ai bar e ai ristoranti, o alle palestre (con le loro sopracciglia ad ali di gabbiano e il bicipite tatuato, le birkenstock ai piedi).
Chi sta cercando di difendere quel che resta dello stato di diritto è la mia generazione, quella del ’68 e quella successiva, del ’77. probabilmente perché siamo cresciuti con una istruzione e una consapevolezza diverse, perché la nostra scuola ha avuto ancora un minimo di basi e di struttura degne di una democrazia Occidentale uscita da una guerra micidiale. Dall’inizio degli anni’2000, la devastazione culturale, politica, sociale, sanitaria, umana è stata talmente forte (con la scuola come avamposto di questa devastazione) che i ragazzi che si ritrovano ad avere, oggi, dai 20 ai 35 anni, sono totalmente in balia del loro vuoto, del loro nulla assolutistico, semplicistico, schizofrenico se vogliamo. Non hanno alcuno spirito critico. Sono abituati al bianco e al nero. Se a qualcuno viene un minimo dubbio, hanno la sfortuna di avere intorno un gregge che glielo toglie all’istante.
E’ questa la cosa che fa più paura, in piazza stanno scendendo due generazioni che hanno avuto la fortuna di vivere gli anni’80 e ’90 (e in parte gli anni ’70) e sanno che prima di loro tutto quello che si era conquistato era costato fatica, sangue, lotta e sofferenza. I fascismi è così che tornano, con l’oblio che incombe, che si sostituisce alla memoria e crea un nuovo presente; l’unico mondo possibile.