6 agosto 1945: Hiroshima – Fu (anche) un cattolicidio

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Hiroshima e Nagasaki: massacro cristiano?

Giappone, terra di santità nascosta

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In questi giorni, mesi, anni di persecuzioni ai cristiani, non possiamo dimenticare ad Agosto due dei più vergognosi eventi che la storia umana abbia mai prodotto. Ma cosa c’entrano con le persecuzioni cristiane a cui assistiamo ultimamente? Nella memoria delle vittime delle atomiche, scopriremo anche la dolorosa storia della fede di uno dei più amati e particolari paesi del mondo: il Giappone.

Il Giappone, la terra del Sol Levante, dei manga, del sushi e della tecnologia. Qualsiasi otaku-nerd non può non apprezzare questo luogo pieno di risorse e immaginazione. Ma questa terra è conosciuta infelicemente per un altro motivo: è stato il paese che sperimentò sulla propria pelle l’orrore dell’atomica.

I nomi di Hiroshima e Nagasaki rimarranno impressi per sempre nella storia degli uomini. Ciò che però non si sa, è che nelle due città vi erano i maggiori centri della cristianità giapponese.

I Kakure Kirishitan

I primi ad andare in missione in Giappone furono i padri gesuiti con a capo San Francesco Saverio, nel XVI secolo.

Beata Techla e figli - copertina di "Annals Australasia"
Beata Techla e figli – copertina di “Annals Australasia”

Per motivi religiosi e politici, dopo un’iniziale accoglienza, lo shōgun Hideyoshi promulgò dei decreti contro i cristiani e la loro predicazione. La situazione si aggravò ulteriormente quando dalle  Filippine giunsero anche alcuni francescani che iniziarono un’evangelizzazione più aperta e meno prudente di quanto i gesuiti stessero facendo in seguito al provvedimento dello shōgun. Fu così che verso la fine del 1596, 26 cristiani tra gesuiti e giapponesi, furono arrestati e poi condannati alla crocifissione il 5 febbraio del 1597 a Nagasaki, sulla collina che venne poi chiamata “santa”. Le persecuzioni continuarono e raggiunsero il vertice  nella prima metà del seicento, dove furono massacrati

in modi diversi migliaia di cristiani, 205 dei quali furono riconosciuti  oltre ai primi 26, e fatti beati da Papa Pio IX.
Nel 2007 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto ufficialmente il martirio di altri 188 giapponesi, la cui cerimonia di beatificazione si è svolta nel novembre 2008 a Nagasaki. Alcune storie di questi martiri, raccolte da ogni parte del Giappone, riguardano anche lo sterminio di intere famiglie, donne e bambini compresi.  Le persecuzioni furono violente ed atroci. Il Giappone fu così privato delle figure sacerdotali, ed i cattolici giapponesi iniziarono a portare avanti la loro fede in segreto come poterono. Sono i cosidetti Kakure Kirishitan.

Emblematico di questo è stato uno dei regali che a giugno il premier giapponese, Shinzo Abe, ha fatto a Papa Francesco, il makyoh, ovvero lo “specchio magico”. Era un tipo di oggetto diffuso in Cina ed in oriente, e consiste in una sorta di specchio il quale però, se esposto alla luce, riflette un’immagine che altrimenti rimarrebbe celata.

Riproduzione del Makyoh dell'artista Akihisa Yamamoto
Riproduzione di un “makyoh” dell’artista Akihisa Yamamoto

Questo fu uno degli artefizi con i quali i cristiani poterono continuare a portare avanti il proprio credo. Un altro stratagemma utilizzato era la venerazione di statuette di Buddha che in realtà camuffavano la devozione alla Madonna ed alla Sacra Famiglia. Nel 2015 verrà aperto un museo a Nagasaki dove si potranno vedere i resti di queste testimonianze (qui l’articolo di Aleteia).

La riscoperta dei cristiani

Nel 2015 la Chiesa giapponese celebrerà il 150° anniversario “dell’incontro del padre francese Bernard-Thadée Petitjean, poi vescovo e vicario per il Giappone, con i cristiani giapponesi che si erano resi ‘catacombali’ per 200 anni”  come racconta il Vescovo di Nagasaki mons. Giuseppe Mitsuaki Takami.
Ed infatti fu solo allora ad Oura nel venerdì santo del 1865, avendo da poco riavuto il permesso i missionari di tornare, che i cristiani superstiti uscirono allo scoperto andando da lui per poter salutare Gesù e Maria. Finalmente poi con l’art. 28 della Costituzione del 1889, in Giappone viene proclamata la libertà religiosa.

Il cristianesimo può così riprendere a crescere senza più pericolo. Nagasaki ospitava la più grande e antica comunità cristiana (soprattutto cattolica) giapponese come riporta Wikipedia, mentre tratto dalle memorie del cardinale Giacomo Biffi troviamo che “Dallo Schmidlin veniamo a sapere che nel 1929 di 94.096 cattolici nipponici ben 63.698 sono di Nagasaki”. Ma cosa ancor più sconvolgente è la domanda con la quale chiude la riflessione sul Giappone:

“Possiamo ben supporre che le bombe atomiche non siano state buttate a casaccio. La domanda è quindi inevitabile: come mai per la seconda ecatombe è stata scelta, tra tutte, proprio la città del Giappone dove il cattolicesimo, oltre ad avere la storia più gloriosa, era anche più diffuso e affermato?”.

Ovviamente non morirono solo cristiani, e seppur alcuni sostengano che Nagasaki fu un obiettivo secondario deciso sul momento, tuttavia rimane curioso il perché tra tante altre città si sia comunque ripiegato lì per il bombardamento, e questa domanda apre comunque non pochi dubbi.

Il 6 ed il 9 Agosto 1945

Nagasaki 9 Agosto 1945
Nagasaki 9 Agosto 1945

Alle 8:15 del mattino, l’Enola Gay sgancia la prima atomica della storia sulla città di Hiroshima. Muoiono sul colpo tra 70-80.000 persone, più le vittime successive delle radiazioni.

Il 9 Agosto alle 11:00, a Nagasaki, si ripete lo stesso orrore. Tra gli 80.000 morti in totale, ci sono 1/3 dei cristiani giapponesi, di quella che era la più fiorente comunità cattolica del Sol Levante.

La Cattedrale di Santa Maria (conosciuta come Urakami Tenshudo) dopo l'atomica a Nagasaki
La Cattedrale di Santa Maria (conosciuta come Urakami Tenshudo) dopo l’atomica a Nagasaki

Ma due fatti strani avvennero, due grandi segni che alcuni riconducono direttamente alla Madonna.

Maria, Regina della Pace

Ad Hiroshima fecero clamore gli 8 gesuiti che sopravvissero illesi e senza conseguenze per le radiazioni. Furono testimoni oculari di quell’abominio. Il padre gesuita Pedro Arrupe racconterà l’esperienza drammatica che lui ed i suoi compagni si ritrovarono a dover condividere:

Pedro Arrupe: “Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8:15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un’esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c’era una Hiroshima decimata. (…) Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l’effetto della bomba atomica: un gruppo di giovani donne, di diciotto o venti anni, che si aggrappavano l’un l’altra mentre si trascinavano lungo la strada. Continuammo a cercare un qualche modo per entrare nella città, ma fu impossibile. Facemmo allora l’unica cosa che poteva essere fatta in presenza di una tale carneficina di massa: cademmo sulle nostre ginocchia e pregammo per avere una guida, poiché eravamo privi di ogni aiuto umano. (…) il 7 agosto, alle cinque di mattina, prima di cominciare a prenderci cura dei feriti e seppellire i morti, celebrai Messa nella casa. In questi momenti forti uno si sente più vicino a Dio, sente più profondamente il valore dell’aiuto di Dio. In effetti ciò che ci circondava non incoraggiava la devozione per la celebrazione per la Messa.  La cappella, metà distrutta, era stipata di feriti che stavano sdraiati sul pavimento molto vicini l’uno all’altro mentre, soffrendo terribilmente, si contorcevano per il dolore”

Un altro dei sopravvissuti, Padre Hubert Schiffer, esaminato circa 200 volte da più scienziati, racconta:

Hubert Schiffer: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto ad un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia  voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravissuti.”

Ed a quanti chiedevano loro spiegazioni sul come mai fossero sopravvissuti, padre Schiffer rispondeva “Noi crediamo che siamo sopravvissuti perché vivevamo il messaggio di Fatima. In quella casa noi pregavamo e vivevamo il Rosario.”

Altro fatto sorprendente accadde a Nagasaki. Di tutti gli edifici rasi al suolo, il “Mugenzai no Sono”,“Giardino dell’Immacolata”, convento francescano fondato da San Massimiliano Kolbe, rimase miracolosamente in piedi. Pare che San Massimiliano Kolbe (che fu grande devoto della Beata Vergine Maria) fosse stato sconsigliato dall’erigere lì il monastero,ma volle comunque farlo costruire in quel punto nonostante i consigli ricevuti. Grazie a questa posizione, protetta dal monte Hikosan,  questo luogo di rimase integro.

Statua della Madonna sul Podbrdo a Medjugorje
Statua della Madonna sul Podbrdo a Medjugorje

In questi anni, a Medjugorje, piccola località sperduta della Bosnia Erzegovina, per coloro che ci credono la Vergine sta portando avanti quanto detto a Fatima, e si è presentata come Regina della Pace. Noi non sappiamo che tempi ci aspettano, cosa accadrà. Con Hiroshima e Nagasaki però non vogliamo ricordare solo l’aberrante e vergognoso sterminio. Ricordiamoci di questi miracoli, che ci aiutino a pregare pieni di fiducia la Madre della pace, a pregare per chi oggi viene ucciso brutalmente dalle guerre, dalle persecuzioni, per i nostri fratelli nella fede e per quelli che non lo sono. E soprattutto per chi al mondo ne ha più bisogno: coloro che la pace proprio non la vogliono.

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