L’ultimo numero di The Economist e’ una lunga e sofferta sessione di auto psicanalisi da parte di diletti servitori della Cupola oligarchica.
E’ veramente impressionante Il passaggio dal sostegno insostenibile per il Piano Kamala a questa affannata e pelosissima nuova identità di benevolo consigliere del Principe vincente Trump.
Vedi caro Trump, dicono i rothdchildoidi, chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Scurdammece u passato… Noi esperti delle cose del mondo, possiamo anche aiutarti. Tu devi semplicemente diventare una copia carbone dell’”anarco capitalista” Milei dell’Argentina. Noi come lui siamo sempre stati in favore della distruzione dello stato. Di qualsiasi forma di società organizzata capace di difendersi dai “liberi” privati e dalla loro giusta avidità piratesca.
La Cupola oligarchica non vuole blocchi, non vuole nessuno che limiti il suo appetito da Lupa dantesca, quella che “dopo il pasto ha più fame che pria”. Nostra patria e’ il mondo intero, nostra legge e’ la “libertà”. Io so io e voi non siete un c…
Chiaramente, i cupolini non vogliono sentirsi ricordare le parole di Abraham Lincoln: “Il Governo del Popolo, per il Popolo e da parte del Popolo non dovrà perire”. O (peggio ancora!) la Dichiarazione d’Indipendenza che mette al primo posto i diritti “inalienabili” che sono stati dati ai popoli dal “Creatore” e che, appunto, non possono essere alienati da nessuna patetica volontà di potere tirannnico.
Per l’Oligarchia globalista, il movimento che ha portato Trump alla Casa Bianca deve essere destabilizzato e capovolto partendo da trucchi nominalisti che abbaglino i superficiali “intellettuali” del movimento trumpiano.
Poi, queste patetiche mosche cocchiere dovranno fare il lavoro di condizionamento e lavaggio del cervello della gente che ha voluto Trump precisamente per distruggere l’influenza oligarchica.
Li possiamo vedere già al lavoro: se non vai per la degradazione di qualifica difesa organizzata dei diritti – inalienabili – dei popoli sei un… “socialista”!
Sperano, ancora una volta di giocare su quella che percepiscono come l ignoranza e l’impotenza della “gente comune”.
Una dopo l’altra, pensano di aver sovvertito e disarticolato qualsiasi istituzione che dovrebbe rappresentare la difesa di questi diritti inalienabili. A cominciare da istituzioni religiose. In primis, il Vaticano messo in mano a loro Bergoglio. I popoli atomizzati, ridotti a pecore indifese di fronte a loro, di fronte ai lupi.
E invece, no. In qualche modo, e’ riemersa questa capacità di controbattere! Le pecore cominciano a mordere i lupi! Inconcepibile e inaccettabile!
Da dove viene questa capacità di resistere e vincere proprio quando i giochi sembravano fatti?
Quelli della Cupola non lo capiranno mai .
Vedi anche il tentativo dell’Economist di dare qualche “buon consiglio” a Putin. Dopo aver tentato (vedi Lady Roth) lo schema “Cina contro Russia”, forse ora si spera in un insperabile “Russia contro Cina”.
E vedi anche l’incapacità degli oligarchi di digerire Tulsi Gabbard e Robert Jennefy Jr. tentano di schiodarli dai trumpiani accettabili, quelli alla Milei.
Certo che stanno messi male, eh!
(Umb)
The Economist questa settimana
I punti salienti dell’ultimo numero
Zanny Minton Beddoes
Caporedattore
Buon Ringraziamento. Spero che questo fine settimana possiate rilassarvi con gli amici o la famiglia. Assicuratevi di riservare un po’ di tempo per leggere un po’ di vacanze. Il nostro articolo sui cibi ultra-lavorati è stato oggetto di un acceso dibattito tra i miei colleghi durante la riunione di redazione di questa settimana; forse sarà lo stesso anche a tavola. Vi consiglio anche la nostra rubrica Scambio libero che spiega perché le vendite del Black Friday diventano ogni anno più fastidiose, anche se lasciano i consumatori esausti (me compreso) e molti rivenditori in condizioni peggiori. È un buon momento per consultare la nostra rassegna annuale dei migliori libri e film dell’anno. Se siete in vena di giochi, perché non giocare a Dateline, il nostro quiz di storia, o al nostro nuovo quiz di notizie a misura di bambino?
Il nostro pacchetto di copertina in America e Asia questa settimana si concentra su Javier Milei, presidente dell’Argentina. Milei viene spesso erroneamente accomunato a leader populisti come Donald Trump o Viktor Orban in Ungheria. In realtà egli proviene da una tradizione diversa. Vero sostenitore dei mercati aperti e della libertà individuale, ha uno zelo quasi religioso per la libertà economica, un odio per il socialismo e, come ci ha detto in un’intervista di questa settimana, un disprezzo “infinito” per lo Stato. Non fraintendetemi, l’esperimento di Milei potrebbe ancora andare male. Ma il suo primo anno di vita è una lezione per il resto del mondo, compresi i suoi ammiratori e detrattori in America.
La nostra copertina in Europa, intanto, offre consigli all’Ucraina e all’Occidente su come portare al successo i possibili colloqui di pace con Vladimir Putin. L’avanzata della Russia ha messo a nudo le debolezze della forza lavoro e del morale dell’Ucraina; Donald Trump ha detto chiaramente che, da presidente, non vedrà l’ora che si smetta di sparare. Un cessate il fuoco presenterebbe due visioni contrastanti del futuro dell’Ucraina. Putin ha calcolato che vincerà da un accordo perché l’Ucraina marcirà, la Russia si riarmerà e l’Occidente perderà interesse. Ma immaginate che, con il sostegno dell’Occidente, l’Ucraina usi la pausa per ricostruire la sua economia, rinfrescare la sua politica e dissuadere la Russia dall’aggressione. Il compito è quello di garantire che questa visione prevalga.
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Letture imperdibili questa settimana
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28 novembre 2024
Molti in America sperano che la nuova amministrazione Trump si occupi di un governo gonfio e prepotente, tagliando le spese e riducendo la regolamentazione. Se questo obiettivo sia ancora plausibile è una domanda cruciale per l’America e per il mondo, dopo due decenni in cui il debito pubblico a livello globale è aumentato senza sosta, alimentato dalla crisi finanziaria del 2007-09 e dalla pandemia. Per trovare una risposta, e un caso di studio per domare un Leviatano fuori controllo, dirigetevi a 5.000 miglia a sud di Washington, dove è in corso un esperimento straordinario. (…)
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28 novembre 2024|buenos aires
A volte la familiarità genera simpatia. Non è così per Javier Milei, presidente dell’Argentina. Dopo aver guidato lo Stato argentino per un anno, il suo disprezzo per esso rimane “infinito”, ha dichiarato a The Economist in un’intervista del 25 novembre. Nel suo ufficio alla Casa Rosada, la storica sede del potere rivestita di tappeti rossi e statue di marmo, Milei ha un’aria presidenziale. Ma quando spiega la filosofia alla base del suo esperimento radicale, sembra proprio la “talpa” che sostiene di essere, che distrugge lo Stato dall’interno. Secondo lui, qualsiasi limitazione alla libera impresa spinge la società verso il socialismo. Persino l’economia neoclassica, il quadro che guida la maggior parte delle politiche economiche, “finisce per favorire il socialismo”. Per Milei la lezione è chiara: “Tutto ciò che posso fare per eliminare l’interferenza dello Stato, lo farò”. (…)
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24 novembre 2024
Tra i candidati alle alte cariche di Donald Trump, pochi sono più sospettosi di Tulsi Gabbard nei confronti del governo di cui sono destinati a far parte. La democratica diventata repubblicana mette in guardia da un “colpo di Stato a lento scorrimento” da parte di “tutta la macchina permanente di Washington”, come lo descrive in “For Love of Country”, un libro di campagna pubblicato ad aprile. La sua lista di putschisti è lunga, cattolica e spettrale: “il Comitato Nazionale Democratico, i media di propaganda, Big Tech, l’FBI, la CIA e un’intera rete di agenti di intelligence e di forze dell’ordine disonesti che lavorano ai più alti livelli del nostro governo”. Eppure potrebbe presto supervisionare alcuni di questi macchinari.
Donald Trump e Tulsi Gabbard si stanno occupando delle spie
Le scelte dell’intelligence del presidente eletto suggeriscono un’agenda radicale
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The Economist
Date: November 28, 2024 at 1:54:33 PM ESTSubject: What Javier Milei can teach Donald Trump
Read in browserNovember 28th 2024
The Economist this week
Highlights from the latest issue
Zanny Minton Beddoes
Editor-in-chief
Happy Thanksgiving. I hope that you are able to relax this weekend with friends or family. Be sure to reserve some time for a bit of holiday reading. Our article on ultra-processed foods was hotly debated by my colleagues in this week’s editorial meeting—perhaps it will be the same around your dinner table, too. I also recommend our Free Exchange column that explains why Black Friday sales grow more annoying every year, even though they leave consumers exhausted (myself included) and many retailers worse off. And now’s a good time to peruse our annual round-up of the year’s best books and films. If you are in the mood for some games, why not play Dateline, our history quiz, or our new pint-sized news quiz?
Our cover package in America and Asia this week focuses on Javier Milei, Argentina’s president. Mr Milei is often wrongly lumped in with populist leaders such as Donald Trump or Viktor Orban in Hungary. In fact he comes from a different tradition. A true believer in open markets and individual liberty, he has a quasi-religious zeal for economic freedom, a hatred of socialism and, as he told us in an interview this week, “infinite” contempt for the state. Make no mistake, the Milei experiment could still go badly wrong. But his first year holds lessons for the rest of the world, including his admirers and detractors in America.
Our cover in Europe, meanwhile, offers advice to Ukraine and the West on how to make a success of possible peace talks with Vladimir Putin. Russia’s grinding advance has exposed weaknesses in Ukraine’s manpower and morale; Donald Trump has made it clear that, as president, he will be impatient for the shooting to stop. A ceasefire would present two competing visions of Ukraine’s future. Mr Putin’s calculation is that he will win from a deal because Ukraine will rot, Russia will re-arm and the West will lose interest. But imagine that, with Western backing, Ukraine used the lull to rebuild its economy, refresh its politics and deter Russia from aggression. The task is to ensure that this vision prevails.
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