Dunque il governo Gentiloni ha protestato, nei giorni scorsi, perché le navi della ONG scaricano i profughi “solo” nei nostri porti, nascondendo a noi governati che “Siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia”, come ha rivelato Emma Bonino, la ministra degli esteri di Enrico Letta. “Nel 2014-2016”, quindi durante il governo Renzi, “che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia Costiera e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, lo abbiamo chiesto noi, l’accordo l’abbiamo fatto noi, violando di fatto Dublino”. Ed ecco la spiegazione: “Non ci siamo resi conto che era un problema strutturale e non di una sola estate. E ci siamo fatti male da soli. Un po’ ci siamo legati i piedi. Francamente abbiamo sottovalutato la situazione”. La cosa è così idiota che c’è l’opposizione sospetta che Renzi abbia ottenuto qualcosa in cambio. “Forse che la troika si giri dall’altra parte fino alle prossime elezioni, e non metta i bastoni fra le ruote al PD?”, si chiedo il 5 Stelle, Oppure si tratta semplicemente di lauti guadagni per coop e mondi di mezzo assortiti, che sui migranti ingrassano?”.. Brunetta parla di scambio inconfessabile: “Occhi chiusi sul deficit e migranti da noi”.
Queste ipotesi non fanno che aggravare la constatazione previa, che occorre fare: questi neo-PD hanno preso il potere e non sono capaci di governare. Dilettanti, incompetenti, incapaci, pressappochisti, inetti a prevedere il prevedibile. Mentalmente confusi, incolti. Questi rottamatori sono andati al governo, ed ora lo guidano come un bambino di 5 anni messo al volante di un TIR.
Fossero “solo” corrotti….
Fossero solo corrotti, sarebbe meglio. Sono corrotti (basta vedere gli affari che fanno le loro cosche con l’accoglienza immigrati nel territorio di Alfano), ma sono anche e prima di tutto degli inetti. E gli inetti al governo sprecano più denaro, dilapidano più ricchezze dei semplici disonesti tangentari.
Quando hanno “salvato” le due banche venete, regalandone gli attivi a Intesa come cretini e nello stesso tempo accollando allo Stato (a noi contribuenti) 17 miliardi delle loro perdite, il sito economico americano Zero Hedge ha notato: “17 miliardi sono ciò che spende l’Italia per la difesa. Spesi per sole due banche. Ed altre otto o dieci banche italiane dovranno essere salvate…”.
La risposta è arrivata subito: il “salvataggio” del Montepaschi, devastata da incompetenze e aggravata dai ritardi perché i nostri sono stati incapaci di trovare soluzioni efficaci, oggi proprietà dello Stato al 70 per cento. Il “costo pere lo Stato” di 5,6 miliardi, raccontato dai media, nasconde danni di ben altra entità. A cominciare dal costo sociale dei 5500 licenziamenti (“esuberi”) dalle 600 filiali che vengono chiuse, ma quester sono ancora briciole. Come rileva Andrea Mazzalai: “Verranno letteralmente regalati oltre 28 miliardi di sofferenze allo spettacolare prezzo di 21 centesimi quando lo stesso fondo Atlante era disponibile a pagarne oltre i 30 centesimi”.
Come dovreste sapere, o italioti, le “sofferenze bancarie” hanno un mercato. Mondiale. I fondi-avvoltoio comprano questi crediti, inesigibili al valore iniziale 100 euro, per 20 – e riescono a strizzare dai debitori, comunque di più. Quanto? Se 30, già lucrano un 10%. E se 50…?
I farabutti però anche incapaci stanno svendendo 28 miliardi di sofferenze – quasi due anni di spese militari – a 21: facendo perdere a voi e al sistema economico italiano, l’80 per cento. Fossero stati meno incapaci, avrebbero potuto già venderle a 30. Ma con un minimo di capacità, potevano recuperare di più: ridò la parola a Mazzalai: “Ricordo a tutte le anime ingenue che quelle sofferenze valgono ben oltre i 50 centesimi; e qua e là, in mezzo all’immondizia che si ha fretta di eliminare perché lo chiede l’Europa e la BCE, ci sono autentiche perle distrutte solo da una politica demenziale di austerità e sistematico perseguimento della svalutazione salariale e della distruzione della domanda interna come dichiarato da Monti alla CNN nel 2012”.
E’ detto tutto. La citazione di Monti viene a puntino: questo presidente della Bocconi, questo esimio economista, oltretutto “del Nord”, celebrato e incensato e premiato con seggio senatoriale a vita, è l’iniziatore del governo degli incapaci e incompetenti. E’ quello che risponde alla crisi stroncando il potere d’acquisto degli italiani, facendo la guerra al turismo degli yacht stranieri (che vanno altrove), praticamente paralizzando il mercato immobiliare – ignaro fra l’altro della cosa che sanno tutti, che gli immobili sono spesso dati come garanzia per ottenere mutui, fidi, insomma crediti, e stroncare gli immobili significa segare le gambe alle banche.
Mario Monti fa tutto questo su istruzioni di Berlino, Bruxelles e BCE, perché di suo non capisce di economia, quindi non ha la cultura necessaria per applicare creativamente e sensatamente gli ordini dall’estero. Ma non avrebbe potuto farlo così bene, se non fosse stato sostenuto in parlamento dal PD. Il PD di Bersani, l’altro incapace, che di suo ci mette questo: bisogna assolutamente privatizzare (così dicono in Europa), e comincio a privatizzare i tassisti – sono loro la palla al piede che impedisce le “riforme”.
Dopo Monti, arriva Letta: grandissima competenza, ha capito tutto. Infatti è quello che aveva salutato la presa di potere di Monti, frutto del colpo di Stato di Berlino e BCE, con un pizzino entusiasta: “Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!”. Comincia con lui la gestione degli immigrati che conosciamo, è lui che su istruzioni prende la Bonino agli Esteri. Letta dura poco, lo rottama Renzi – viene messo a fare la giovane riserva della Repubblica piazzato a Parigi a “insegnare” (che cosa?), ma Prodi, il grande revenant, ha proposto “Enrico” per un prossimo governo, dopo Gentiloni.
L’incompetenza, incapacità, del rottamatore ha superato quella dei rottamati, già titanica e psichiatrica. Al punto da farsi male da sé. Pensate al “referendum” che si è fatto scrivere dalla Etruria Boschi – questa straordinaria esperta di diritto pubblico – un coacervo di questioni disparate – la regionalizzazione del Senato unita alla domanda: Volete sopprimere il CNEL? – sperando di attrarre più sì sulle riforme più discutibili e pasticciate. Per di più, il genio, è riuscito a fare del referendum un plebiscito su se stesso: volete Renzi o no? Tentazione troppo forte: ha vinto il NO. Lui se n’è andato, ma resta la Boschi, restano Gentiloni (“Forza Hillary!”), che continuano a fare la stessa “politica”, chiamiamola così: eseguire le istruzioni di Berlino e Francoforte, perché di loro non ci capiscono, sono confusi, non sanno prevedere la guerra dei migranti, sono amici delle ONG e servi di Soros.
Anche Renzi vuol tornare a governare. Dice di sapere come si fa. Emana opuscoli in cui vanta che “ mai nel dopoguerra il governo è riuscito a fare tanto per il paese”, ed enumera le “decine di riforme “ che avrebbe introdotto. Ovviamente gli 80 euro a qualcuno – un atto di economia politica di grande visione, da cui si aspettava il ritorno dei consumi – è fra quelle. Come gli disse il Financial Times dopo la disfatta al referendum, sì, Renzi ha fatto “le riforme” (come gli chiedeva la Merkel), ma non ha fatto quelle necessarie. Solo le inutili e le superflue, e con grande spesa.
Tocca dar ragione Giorgio La Malfa che così commentò il NO al referendum: “E se il problema fosse di cambiare le classi dirigenti? In questo caso il NO al referendum non sarebbe un no al cambiamento, come i fautori del si dicono, bensì un NO al consolidamento di una classe dirigente che si dichiara incapace di governare NONOSTANTE gli strumenti a sua disposizione”. Ecco l’aggettivo: INCAPACE. Che usa gli strumenti dell’apparato dello stato come un infante che non ha mai fatto la scuola-guida.
E Padoan? Ce l’hanno affibbiato dall’estero, come tecnico affidabile (per i loro interessi), ma comunque fornitore della competenza che manca a Renzi, Boschi, Gentiloni. Figurarsi se non fosse stato “esperto”, come avrebbe ridotto la crisi italiana delle banche. E invece se ne vanta anche, come se ne vanta Visco, il governatore di Bankitalia. Dal Corriere:
Visco: «In Italia crisi record, ma
le banche non sono andate a rotoli»
Il governatore della Banca d’Italia: «Forse peggiore in tempo di guerra, ma neanche tanto».
Ammette finalmente che i danni sono quelli di una guerra (il 25% delle industrrie distrutte), ma ecco cosa aggiunge: “Il disagio delle istituzioni per i casi di mala gestione.
E’ colpa della mala gestione dei padroni privati, non di 9 anni di recessione mai curata, di “riforme” che sono tutte meno quelle che servono, di stroncamento dell’attività economica e deflazione da euro mantenuta perché non si sa cos’altro fare. Soprattutto, non è colpa di Bankitalia che non ha vigilato sulle banche. Come dice ancora Mazzalai:
“Una vigilanza assente ovunque che ha permesso in questi anni ad un manipolo di psicopatici di distruggere il tessuto economico e sociale del Paese”.
Il PD è incapace di governare, lo ha dimostrato abbastanza. E’ ora di farli scendere dal TIR.