“50 bambini a settimana alla clinica del cambiamento di sesso. Alcuni hanno 4 anni”.
Non faccio che riferire un articolo del britannico Mirror:
‘Some are confused, others are trapped in the wrong body’: Astonishing 50 kids a week referred to sex change clinics
“alcuni sono confusi, altri sono prigionieri nel corpo sbagliato”.
Prigionieri nel corpo sbagliato: sì certo, è l’autogiustificazione dei trans.
“L’accettazione crescente del tema “gender” può aver aumentato il numero dei bambini mandati agli specialisti”. Può, certo. Ma intanto, un numero crescente di piccini soffre di stare in un corpo sbagliato. Per loro fortuna, a Londra c’è chi sa liberarli dalle loro sofferenze: è stato aperto giusto giusto un reparto, pagato dal servizio sanitario nazionale, chiamato “Gender Identity Development Service (GIDS)”, che soccorre “bambini, giovani e loro famiglie che sperimentano difficoltà nello sviluppo del loro genere”. Tale “service” è nella sede di una clinica “impegnata a migliorare la salute e il benessere mentale” che si chiama Tavistock and Portman NHS Foundation Trust. E’ insomma una filiale del Tavistock Institute di Londra, di cui abbiamo talora già parlato, in quanto specializzato nel realizzare “cambiamenti di paradigma” nella mentalità di massa.
“Interessante istituto, metà clinica psichiatrica e metà corpo delle forze armate britanniche, fu fondato e diretto a lungo dal dr. John Rawling Rees, psichiatra e insieme generale di brigata. Lì si sono sempre studiati gli aspetti della guerra psicologica. Nel 1945, il generale Rees, nel suo libro “The shaping of psichiatry by war”, propose che metodi analoghi a quelli sperimentati in guerra, potevano attuare anche il controllo sociale in intere società o gruppi, in tempo di pace”.
Abbiamo già raccontato come a questo Istituto si sia appoggiata la Scuola di Francoforte, occupata negli anni ’40 ad impedire la rinascita in Occidente della “personalità autoritaria” da cui, secondo quei filosofi, nasceva “Il fascismo”. Nelle parole di Theodor Adorno nato Wiesengrund: “La modifica della struttura mentale potenzialmente fascista non può essere ottenuta con mezzi soltanto psicologici; è un compito paragonabile alla eliminazione della neurosi, o della delinquenza, o del nazionalismo: questi sono prodotti dell’organizzazione totale della società, e vengono cambiati soltanto se viene cambiata la società”. Erotizzare la società, liberarla dai “tabù” sessuali, fu identificato come il metodo per sradicare dalle menti il “fascismo” e purificarle dalla delinquenza chiamata “nazionalismo”.
Il lettore che voglia rileggere i miei articoli precedenti, li trova qui:
https://www.maurizioblondet.it/quel-grande-esperimento-contagio-psichico/
http://www.nexusedizioni.it/it/CT/hamas-psichiatrico-di-maurizio-blondet-533b2bc81cd9a
Vediamo adesso che il Tavistock ha fatto grandi, ulteriori progressi nel “cambio di paradigma”, nella “accettazione sociale del gender” e della sua “terapia”. Il numero dei piccoli che bussano alla sua porta “è salito del 24% negli ultimi sei mesi, fino a 1302”. Due di questi pazienti hanno 4 anni, altri 17 hanno 6 anni. Vogliono cambiare sesso. Ma solo dall’età di 11 anni in poi il Tavistock, riconoscendo in loro una “lieve disforia di genere”, li cura “con potenti ormoni per ritardare l’inizio della pubertà: “Non è dannoso la loro salute [no no], e dà ai bambini un tempo più lungo per prendere la decisione cruciale”, dice il professor Ashley Grossman, neuroendocrinologo esperto in gender: “Li usiamo nei bambini che, per qualunque ragione, hanno una pubertà precoce, anche a 7 anni, il che può essere stressante”. Nessuna indagine sull’ipotesi che magari la precocità sia dovuta all’ipersessualizzazione cui sono esporti i bambini. Omagari, ad esperienze meno confessabili.
“Giunti a età più matura, 16-17 anni, possono decidere se vogliono proseguire con riallineamento del gender. Allora alle fanciulle viene somministrato testosterone e ai ragazzi, estrogeni per innescare il cambiamento”. Facile la via alla felicità.
Il bello della mentalità british è che applica il pluralismo delle opinioni.
Si dà la parola ad un professor Miroslav Djordjevic, “gender professor” il quale esprime qualche dubbio: in parte può essere una “moda” o capriccio (fad) dei genitori. “E’ impossibile dire che una bambina di cinque anni è transgender. E c’è il pericolo che, diventati adulti, i bambini possano pentirsi di quel che hanno scelto”.
Miriam Stoppard, una dottoressa che interviene molto in tv: “Sono certa che l’accettazione universale dei LGBTQ ha contribuito a legittimare e pubblicizzare la gender dysphoria e il suo trattamento”.
Ma la cantante Paloma Faith,consultata, comunica che alleverà il suo primo figlio, nato a dicembre, come “gender neutral”. Anzi: “Voglio avere tre bambini e saranno di genere neutro”.
Il giornale ci informa anche che Ria Cooper, nata maschietto, diventato a 15 anni “il più giovane paziente del cambiamento di sesso”, s’è stufata di essere donna e nei giorni scorsi – all’età di 18 anni – ha chiesto la terza operazione per ridiventare, diciamo, uomo: adesso ha capito che si sente a suo agio come un normalissimo omosessuale.
Si riferisce come a Los Angeles viva e lavori un truccatore professionale di 23 anni, Vinny Ohh, che s’è fatto fare tre operazioni di chirurgia plastica e 110 trattamenti al laser viso-e-corpo, spendendo 60 mila dollari, per coronare il suo sogno: somigliare a un “genderless alien”, ossia un extraterrestre né maschio né femmina. Adesso cerca dei chirurghi che gli asportino il pene onde coronare in modo definitivo la sua aspirazione, e non ne trova.
Il nuovo paradigma avanza.
http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/record-50-children-week-referred-11390561
probabilmente vi sarà giunta la notizia che la “Biblioteca Michelle Obama” in California ha organizzato una lettura pubblica LGBT per i più piccini. Un mese di storie su questo interessante argomento educativo. Con al centro una “ora di storia drag queen” in cui la maestra è il travestito Kochi Mochi, che si presenta come un demonio cornuto.
A Parigi, davanti al Centro Pompidou è comparsa una installazione che è stata definita una “scultura”, dal titolo “Domestikator”, che rappresenta non è chiaro se un rapporto con una bestia o un rapporto anale omosessuale. La stilizzazione non consente di decidere subito.
Per fortuna abbiamo una pista. L’opera – se vogliamo chiamarla così – è stata già esposta nell’agosto 2016 alla “Ruhrtriennale” di Bochum. Insieme ad un altro prodotto creativo dello stesso artista, tale Joep van Lieshout, il cui significato può sfuggire a chi non sia dell’ambiente, se non fossimo soccorsi dallo stesso scultore: ha voluto rappresentare un enorme tubo digerente terminante in un enorme ano. Così istruiti, possiamo riconoscere che in questo caso l’artista ha rinunciato alla stilizzazione del suo Domestikator, per adottare il realismo o naturalismo più estremo.
Il Van Lieshout s’era già illustrato nel anni fa con la realizzazione “CasAnus 2007” – evidentemente l’olandese non riesce a pensare ad altro – una casa di una sola stanza che “consente agli abitanti di realizzare il sogno della vita”. Sogni che coltiva un certo gender, ovviamente, non tutti.
Ha abusato di un infante di 4 mesi. Libero dopo 3 anni.
Un esempio di apertura alla nuova temperie è probabilmente quello del giudice di sorveglianza di Mons, Belgio: ha fatto uscire di galera dopo soli tre anni il signor Alex M. (la privacy, mi raccomando) che nel 2013 era stato condannato a 7, dalla corte d’appello di Liegi, per aver abusato sessualmente, insieme alla sua compagna, di un infante di 4 mesi. Alex è già in libertà, però con l’obbligo di abitare a più di 25 chilometri dalla sua vittima.
Nello stesso ordine di idee, è degno di nota un caso poliziesco avvenuto nel New Jersey e riportato da USA Today il 19 ottobre. Un tale di nome Stephen Salamek ha postato sul sito di piccoli annunci Craiglist.com uno che suonva così: cerco “Woman/Moms that are into Cheese Pizza”, che letteralmente significa: “Donne/mamme appassionate di pizza al formaggio”.
Arrestato uno che voleva “Cheese Pizza”. Non era Podesta.
Salamek ha ricevuto la risposta di una madre di famiglia interessata, che – a sua richiesta – gli ha inviato per mal foto pedo-pornografiche. La mamma gli ha poi proposto un incontro con una bambina di otto anni, che l’uomo ha accettato. Anzi ha chiesto alla mamma cosa poteva fare per mettere a suo agio la bambina, prepararla: “Porno alla tv? O su Internet?”. A quel punto Salamek è stato arrestato dalla “mamma” che si è rivelato un agente dell’FB: l’investigatore era stato messo sull’avviso dal termine “Cheese Pizza”, ben consapevole del suo vero significato nell’ambiente pedofilo.
E’ notevole constatare che quando a chiedere “chese pizza” è un tizio qualunque, per l’FBI sta chiedendo occasioni di sesso con bambini; quando invece a chiedere Pizza è l’entourage di Hillary Clinton, John Podesta e i clienti della pizzeria Comet Ping Pong di Washington, è proprio letteralmente pizza che costoro richiedono. Al formaggio. Anche se la illustrano così:
Che dire. Nessun commento. Il cambio di paradigma è in atto.