(Luigi Copertino) Una fondamentale intervista a Luciano Caracciolo su byoblu. Invito davvero caldamente, tutti a guardare l’intervista (dura una mezzora abbondante) perché non ho mai trovato una spiegazione così chiara di quanto è accaduto in termini di stravolgimento della nostra sovranità, della vigente costituzione, del predominio bancario e finanziario, di che inganno è stata la costruzione eurocratica.
Caracciolo è perfino equilibrato in certi giudizi storici, riguardo ad esempio alla distinzione tra nazionalismo (buono) ed imperialismo (cattivo) ed alla difficoltà di distribuire torti e ragioni nella guerra civile del 1943-45. Difende persino il protezionismo dall’accusa di essere guerrafondaio e ricorda come Keynes invece abbia individuato nel liberoscambismo, in particolare in quello finanziario, il fomentatore dei conflitti armati. Non solo ma egli, pur citando spesso Lelio Basso e Piero Calamandrei, non esita a ricordare il contributo cattolico alla costituzione (Fanfani e Moro) e che gli istituti difesi da essa sono il lavoro, compreso quello degli imprenditori, la piccola proprietà diffusa, artigianale e di piccola impresa, l’azionariato operaio, la pubblicizzazione dei settori fondanti di una economia nazionale (energia, settore bancario, istruzione, sanità, previdenza sociale). Caracciolo ricorda i capisaldi della nostra costituzione ossia gli articoli 1, 3, comma 2, e 4, nonché i fondamentali articoli 41 e 39, che quegli istitui fondamentali sanciscono, anche se si tratta di articoli solo in parte applicati, ed oggi distrutti dal neoliberismo.
(Qui personalmente farei una integrazione storica dato che in quegli articoli altro non c’è che, diciamo così, l’adempimento in chiave democratica delle basi di intervento statuale e sociale poste negli anni ’30 e ’40 dal fascismo. Previdenza sociale, pubblicizzazione ovvero irizzazione delle industrie chiave, pubblicizzazione del sistema bancario e controlli sui capitali, partecipazione del lavoro all’impresa, difesa della piccola proprietà, furono tutte cose che erano nei voti, più o meno adempiuti o in corso di adempimento, da parte del fascismo sociale nonostante gli ostacoli che a tale trasformazione, che era comunque in atto, venivano posti dall’ala destro-conservatrice delle forze che fiancheggiarono il regime. Non è un caso che il padre di Aldo Moro sia stato dirigente del ministero delle corporazioni e un collaboratore di Giuseppe Bottai).
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Ad un certo punto Caracciolo afferma che nei primi articoli della costituzione è sancita la partecipazione – se non addirittura l’identificazione – della persona e dei gruppi sociali allo Stato, ai meccanismi del suo funzionamento quale tutore e redistributore del reddito nazionale. Orbene, è cosa è questo se non quanto era nei voti di un Giuseppe Bottai o di un Sergio Panunzio o di un “corporativista comunista” come Ugo Spirito?