Come non essere ancora una volta d’accordo con il senatore Luigi Manconi? Già questo grande riformatore, mesi fa, ci aveva conquistato con la sua proposta per risolvere il problema dell’immigrazione: «Accogliamoli tutti», dal titolo di un suo saggio. Semplice ed abbacinante per genialità. Adesso, questo ex capo del servizio d’ordine di Lotta Continua (‘picchiatori’, si dicevano allora: un’attività altamente cerebrale), oggi consorte di Bianca Berlinguer direttrice del TG3 e senatore PD – in questa impegnata e felice famiglia votata alla rivoluzione proletaria entrano come minimo 40 mila euro netti al mese – da senatore PD, propone l’altra, grandiosa riforma: «Abolire il carcere». Perché, argomenta, la galera «a dispetto delle sue promesse non dissuade nessuno dal compiere delitti, rieduca molto raramente e assai più spesso riproduce all’infinito crimini e criminali
«Accogliamoli tutti» e, contestualmente, «abolire le carceri»: non si può fare a meno di ammirare la coerenza interna delle due rivoluzionarie idee manconiane. Insieme, esse tendono a configurare la società perfetta ideale comunista, l’Utopia da sempre sfuggita alla Rivoluzione: l’abolizione della proprietà privata di fatto, l’estinzione dello Stato, la libertà, finalmente!, da ogni ceppo e ostacolo, per i delinquenti comuni, che già l’URSS definiva «contigui al proletariato» e dunque meritevoli di condizioni di favore nei lager, per lo più innalzandoli al rango di kapò, picchiatori e tormentatori dei milioni di persone oneste internate.
A nessuno sfuggirà che la stessa forte utopia nutra l’anima bella della compagna Laura Boldrini (22 mila mensili), nella sua storica asserzione emanata il 25 Aprile, giorno della Liberazione: «Gli immigrati sono i nuovi partigiani». Se sono loro i nuovi partigiani, non bisogna solo accoglierli; bisogna consentire loro di svuotare i depositi di armi, fare loro ala festanti quando sfilano nelle nostre città, plaudirli mentre occupano tutti i posti di potere (come fecero i partigiani d’antan), approvare le esecuzioni sommarie che sicuramente faranno – come l’allora Brigata Garibaldi – per purificare il Paese da ogni residuo di fascismo, nonché di omofobia e negazionismo.
È la Rivoluzione che essi attuano. Ed è ammirevole che i due nuovi Lenin e Trotsky, Manconi & Boldrini, la stiano vincendo senza correre il minimo rischio – che i rivoluzionari di allora pur correvano nella loro lotta contro l’ordine costituito – bensì dai posti più alti e meglio pagati del medesimo ordine costituito: fanno la rivoluzione dall’alto delle istituzioni, nei lussi che e comodità dei ricchi di Stato che hanno occupato la legittimità.
Qualcosa come un’ebbrezza ci coglie tutti; è nell’aria la Nuova Primavera. La Rivoluzione ha già vinto, e noi abbiamo il privilegio di veder albeggiare il Sol dell’Avvenir.
Lungi dall’oppormi, chiedo umilmente ai Due l’onore di partecipare alla palingenesi: anch’io, compagno Manconi, ho preso coscienza che il carcere italiota non redime e non rieduca. È un problema che da anni studio in segreto (i tempi non erano maturi) e che oggi avanzo come modesta proposta, gratuitamente – ancorché in vista di acquisire meriti partigiani, ed essere elevato – non oso ambire al Senato – ma almeno alla condizione privilegiata di Rom.
Ecco dunque la mia modesta proposta: rimettere in onore pene alternative che non si riducano al trattamento-standard della galera, che colpisce in modo indiscriminato un Dell’Utri ed un piccolo spacciatore, con grave costo pubblico.
La Gogna
È un metodo rieducativo restato in valore nel Lombardo-Veneto fino al 1814, ma il nostro orientalista Tucci lo vide applicato ancora negli anni ’30 del Novecento in Tibet. Il fatto che sia stata applicata nel regno monacale buddhista depone a favore della mite umanità di tale pena, e della intenzione di migliorare spiritualmente il reo — tipico di quella che, come tutte le società tradizionali, era costruita all’unico scopo di favorire la realizzazione interiore di ognuno dei suoi cittadini, nessuno escluso, ognuno al suo livello e in accordo con le sue caratteristiche personali.
Ora, qual è la caratteristica personale più spiccata del mascalzone, del bullo, del grassatore e prevaricatore? È una malsana inflazione dell’Io. Egli è presuntuoso e borioso, si sente più furbo e superiore dei gonzi che truffa o rapina, spesso si vanta delle sue male imprese — ed è, spesso, considerato un ribelle da imitare negli ambienti sfavoriti che frequenta; in una parola, dà un cattivo esempio ai giovani, che lo ammirano.
Ebbene: qualche ora di gogna punta a guarire quest’anima sviata, insegnandole l’umiltà. Infatti, come spiega wikipedia , «le gogne erano allestite nelle piazze di mercato e negli incroci», ciò che esponeva il malvivente al ludibrio della gente, alle risate e magari agli occasionali sputi delle sue vittime. «Spesso un cartello era appeso al collo del malfattore, con l’iscrizione del delitto e della pena».
Come si vede, tale pena alternativa non infligge alcuna vera sofferenza fisica — solo una salutare vergogna, terapeutica sofferenza morale. Personalmente la troverei massimamente indicata per bulli scolastici, ed extra-scolastici, per mafiosetti, per qualunque pallone gonfiato del settore pubblico, strapagato dirigente, assenteista o intascatore di tangenti di Regione e ministero.
So che voi Riformatori sarete tentati, invece, di applicarlo a noi cittadini — che avete gran voglie di punire coi reati da voi inventati, di Evasione Fiscale, di Omofobia e Negazionismo… ma vi invito alla cautela intelligente: lo scrittore Daniel Defoe fu condannato alla gogna per un suo libello di satira alla Chiesa d’Inghilterra, in attesa di giudizio scrisse un Inno alla Gogna che andò a ruba, e la folla londinese, invece di schernirlo, gli ornò lo strumento di fiori… voglio dire che non si devono punire con la gogna se non i delitti che il popolo sente come tali, non quelli inventati dall’ideologia dominante. Altrimenti la gogna perde la sua efficacia.
L’uso com’era vigente in Tibet era particolarmente raccomandabile. Il condannato poteva andare a casa a pranzo, imboccato dai parenti, purché poi tornasse al mercato. Qualcosa di simile ai domiciliari, che oggi viene usato a riguardo del tipico uxoricida, che non è bene sottrarre all’affetto dei suoi cari.
Taglio delle orecchie
Pena alternativa da tempi immemorabili ritenuta necessaria come esemplare punizione per i ladri. Serviva soprattutto a mettere il pubblico al corrente del fatto che, quando la persona appariva con questa manchevolezza, doveva sorvegliare il portafoglio e la borsetta. Ovviamente l’efficacia era diminuita dall’uso, prestamente adottato da ladri, di farsi crescere i capelli onde coprire le gote sguarnite. Tale fu l’accorgimento usato da Edward Kelley, quando da ladro si promosse – una ottima ascesa professionale – a necromante ed evocatore di diavoli per John Dee (1527-1608), il mago della cosiddetta “Regina Vergine”. L’efficacia redentrice, terapeutica, quasi miracolosa della pena è confermata dall’evoluzione del biondo – e parimenti lungochiomato – Garibaldi: da ladro di cavalli ad eroico patriota, venerato maestro e – da arraffatore-sciupatore del Tesoro pubblico delle Due Sicilie – in fama di onestà inconcussa quanto ingiustificata, e come tale mito perdurante della Sinistra italiota, e modello sempre imitato di arraffo pubblico unito ad inutile dilapidazione.
Fustigazione
Soggetta oggi a raccapriccio e denigrata, tale alternativa al carcere è contemplata dal più sacro dei testi sacri, il Deuteronomio (25,3), a cui tutti i giudaizzanti e persino i miscredenti che scherniscono il Vangelo, portano rispetto: 40 colpi, decretò YHVH , e per non rischiare, presi dalla foga e dall’entusiasmo, di andare contro la Legge, gli ebrei si tenevano a 40 meno uno. Nella Marina della civilissima Inghilterra la si adottava contro i marinai insubordinati, praticamente fino ad ieri, l’ultimo fu disciplinato coi regolamentari tratti di corda nel 1831. Nell’Arabia Saudita, nostra alleata contro il terrorismo globale, si applica ancora, secondo il dettato della Sharia; personalmente, commenderei la rivalutazione del coranico taglio della mano. Non per i ladri, ma per i graffitari che danno il loro contributo di inciviltà stupida a questo paese; mi contenterei dell’indice, il dito con cui schiacciano la bomboletta-spray. Ma mi rendo contro che mi abbandono ad un sogno privato, e torno alla fustigazione: la gioventù di Sparta la considerava addirittura una prova della propria virilità, molti mistici vi hanno trovato un mezzo di autodisciplina addirittura santificante.
L’utilità formativa della pena, come quella della gogna, consiste nell’instillare una sana vergogna nel malfattore borioso: come tale, se ne è sempre raccomandata l’applicazione sulle natiche scoperte e in pubblica piazza, il che consentiva di offrire ai più piccini un passatempo insieme divertente ed istruttivo. Non raccomando invece l’altra disciplina marinara britannica, il giro di chiglia – soprattutto per la mancanza di chiglie.
La marchiatura a fuoco
Oggi può essere sostituita dal tatuaggio in fronte con l’iscrizione del delitto del reo: spacciatore, violentatore, assessore Regione Sicilia, clientelista, saccheggiatore di denaro pubblico… ma a questo punto mi arresto e anzi mi mordo la lingua, compagno Manconi e compagna Boldrini, accorgendomi di aver fatto un passo falso. Il Consorte Berlinguer propone la pura e semplice abolizione del carcere, senza sostituzioni. Lo capisco solo ora: non ho raggiunto ancora una coscienza rivoluzionaria, e non ho ancora capito che le pene non devono più esistere nella società della rivoluzione compiuta. Anche Lenin fra i suoi primi atti abolì la pena di morte — le esecuzioni erano compiute come atto amministrativo, senza processo, il che è molto meglio, compagni.
Lo ha dimostrato la celebrazione della Resistenza, della Liberazione, del 25 aprile. Tutti i ricchi di Stato hanno celebrato la loro Liberazione e ci hanno intimato di vigilare: voi sudditi attenti, che non torni il Fascismo. La compagna Boldrini ha l’ardimento per gettar giù la scritta DUX da non so quale monumento. Loro, le oligarchi e caste, sono pronti alla lotta: se arriva Hitler, lo sapranno riconoscere e gli impediranno di prendere il potere a Berlino. Ma deve essere proprio Hitler coi caratteristici baffetti, proprio Mussolini col mascellone, altrimenti i Rivoluzionari non lo riconoscono.
Per esempio: proprio nei giorni dove celebravano la Liberazione, il presidente USA Obama ha rivendicato l’omicidio di un cooperante italiano, e se ne è assunto la piena responsabilità. Ora, sono anni che i presidenti USA assassinano il prossimo in base a liste di sospetti, a distanza di 10 mila chilometri, senza aver dichiarato guerra, senza una minima cura dei danni collaterali che vaporizzano nell’impresa della «lotta al terrorismo». Peggio: senza formulare un’accusa contro l’eliminato, senza un processo che lo giudichi colpevole (e in cui possa difendersi) anzi senza nemmeno accertare oltre ogni dubbio l’identità della persona che ammazzano nel Waziristan o in Libia, o in Siria o dovunque vogliono.
La frase del presidente Obama, «me ne assumo la responsabilità» senza poi farsi sottoporre a giudizio penale, non è solo la rivendicazione di un assassinio. È anche il segno della mentalità che sviluppa l’assuefazione all’assassinio: una mentalità da mostro insensibile. È a capo di uno Stato-mostro che ammazza in questo modo, e destabilizza e porta la guerra in Europa (Ucraina) dopo aver devastato metà Medio Oriente… e la compagna Boldrini – occupata a vegliare sulle Torri della Resistenza, che non torni il Reich – non ci vede nulla di strano. Non riconosce in questo le atrocità dello Stato-mostro contro cui ci intima di vigilare, che è lo Stato-mostro del nostro tempo, quello contro cui la sua generazione deve lottare… no. Lei lotta contro il Duce. Bellissimo, coraggiosissimo, e molto ben pagato.
Niente carcere per Mario Monti, Draghi, Ciampi…
Il vero significato della Liberazione appare chiaro quando si considera come siano esenti da carcerazione i suddetti nomi. Questi signori hanno provocato una perdita di 42 miliardi al Tesoro pubblico (certa, anche se per ora solo potenziale) (1) manipolando da pari loro il debito pubblico. È accaduto quando lo spread era a 500, in odio a Berlusconi. Per ottenere uno spread più basso, i geni della finanza hanno attratto le banche internazionali a comprare titoli di Stato ad un tasso più basso (le solite: Goldman, JP Morgan Deutsche) sottoscrivendo con loro una sorta di assicurazione: derivati che garantivano le banche stesse creditrici. Il punto è che i tassi sui titoli pubblici, mandato via Berlusconi, sono prontamente scesi. E il derivato, grazie al quale il Tesoro avrebbe guadagnato se lo spread saliva, invece è una perdita secca, crescente e rovinosa, e rovinosa quando i tassi scendono, come oggi. Dunque questi geni e venerati maestri della finanza pubblica sono riusciti: 1) ad azzerare il vantaggio rappresentato dai tassi bassissimi attuali, visto che più i tassi sono bassi, più il Tesoro (noi contribuenti) deve pagare ai creditori via derivati; 2) a peggiorare ancora i conti pubblici; 3) a far guadagnare miliardi alle solite banche internazionali.
Questo l’hanno fatto Monti, nonché Visco di Bankitalia, Draghi quando era al suo posto, con la sua intelligentissima direttrice al debito, Maria Cannata. Ma erano stati preceduti da Azeglio Ciampi, che nel ’94 – poco prima di dover lasciare il Governo a Berlusconi, si noti – ha stretto con Morgan Stanley un contratto in derivati (sempre per far finta di pagare meno interessi) che comportava «una clausola di estinzione del contratto unica nel suo genere, in quanto attribuita non ad una singola operazione, bensì al contratto-quadro e comprendente tutte le operazioni con detta banca».
Il caro Ciampi offrì dunque a Morgan la ghigliottina per la testa degli italiani. Morgan la fece scattare quando volle, precisamente quando il debito italiano divenne di nuovo «fragile» e gli interessi dunque, che offrivamo ai creditori, dovevano salire: una perdita secca aggiuntiva di 1,6 miliardi di euro. Aggiuntiva rispetto al rincaro.
«Ecco perché i conti italiani non migliorano mai», commenta l’ottimo Bechis su Libero (2). Il bello è che, secondo Bloomberg, altri Paesi europei coi derivati sul debito pubblico ci hanno guadagnato; l’Italia è tra i pochi che ci han perso. E mica poco. Le perdite dei Governi non-eletti da Monti a Renzi (sostenuti da Bersani) superano quelli di tutti gli altri 18 paesi dell’euro.
L’autolesionismo è tanto sistematico, il dilettantismo e il pressapochismo di queste operazioni sui derivati da parte di tanto rispettati economisti è talmente oltraggioso, da far sorgere un sospetto: si tratta di cretineria e incompetenza, oppure di disonestà, visto che costoro hanno fatto arricchire invariabilmente a spese di noi contribuenti le solite Goldman e Deutsche, in cui prima o poi entrano come consulenti e dirigenti, fra un incarico pubblico e l’altro? Non è che di quei 42 miliardi che ci hanno fatto perdere ce n’è una parte per loro, Venerati Maestri? Non sarà che il Tesoro e Bankitalia siano operati da una vera e propria associazione a delinquere, intoccabile e insindacabile, che dilapida il Tesoro pubblico da anni senza renderne conto a nessuno? Senza revisore dei conti, rifiutando ogni controllo tecnico esterno — cosa altamente sospetta per sé.
Stupidi o criminali sono coloro che gestiscono il nostro debito con tanta incompetenza? Sul tema ho avuto un’interessante discussione con amici, domenica. La mia tesi è che l’una cosa non esclude l’altra: che Monti sia un solenne cretino è mia esperienza personale. Cretino, ma «solenne»: è quel che basta ai loro padroni transnazionali per farli salire a così alti posti. Per fare quel che gli viene detto, senza capire. Domenica sera, il Report (3) della Gabanelli mi ha rafforzato nella mia convinzione: la dirigente del Debito Pubblico Maria Cannata, funzionaria del Tesoro, non vuole assolutamente far vedere al parlamento i contratti derivati in essere; tira fuori scuse come «sono in archivi profondissimi», per cercarli «dovremmo fermare tutto il ministero», «li ha firmati un mio collega morto tanti anni fa»… un insieme di giustificazioni da pregiudicato bancarottiere e delinquente di mezza tacca. E invece, avete visto con che sicumera ed arroganza s’è rifiutata di rispondere, e di dare quel che il Parlamento chiede: si capisce che ha vinto «o’ concuorso». E difatti era una insegnante di matematica alle medie, poi ha vinto ‘o concuorso’ per il Tesoro in anni lontani in cui di derivati non si sapeva nulla. O concuorso dona però se non l’onniscienza, la sicumera e la certezza di essere intoccabili. E infatti il Parlamento – il potere legislativo – s’è ciucciato il rifiuto dell’insegnante di liceo pagata una volta e mezza Obama, senza fare una piega.
Qui, sarebbe bellissimo applicare le pene alternative: la gogna a Monti, il taglio delle orecchie a Ciampi e a Draghi, la fustigazione pubblica sulle natiche alla Cannata, con la scritta: «Hanno fatto perdere al contribuente 42 miliardi». O sulla fronte tatuata la parola che li dipinge. Sono indeciso fra due: «Mascalzone» o «Coglione», ma forse ci stanno entrambe le parole sulle loro fronti: sono così ampie e spaziose.
Adesso prendo coscienza che questo articolo sulle pene alternative, in fondo, era ispirato da lorsignori, come sogno di retribuzione dei loro strapagatissimi meriti. Invece, guardate dove sono: padri della patria, venerati maestri, emeriti presidenti amatissimi. Loro comandano, e i politici – nostri rappresentanti – obbediscono. E questo è un altro articolo inutile.
E poi venitemi a parlare di Liberazione. «Fischia il vento ed orla la bufera», altroché.