Alla tastiera mi accingo a commentare il fatto che a Julian Assange è stato bloccata la connessione Internet. Prigioniero politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove ha dovuto rifugiarsi per evitare un’estradizione completamente illegale in USA, il creatore di Wikileaks aveva internet come unico mezzo di farsi ascoltare dal mondo. L’Ecuador ha spiegato la misura così: Assange «mette a rischio le buone relazioni che l’Ecuador mantiene con il Regno Unito, con l’Unione europea e con le altre nazioni».
E’ evidentemente una stretta imposta dal governo britannico nell’ambito dell’offensiva europea ed americana contro tutte le voci libere, un atto di barbarie identico (e connesso) alle espulsioni dei diplomatici russi sotto false accuse, spudoratamente false; una vera congiura della dittatura totalitaria occidentale in corso di consolidamento, una volontà di precipitare il conflitto con la Russia.
Poi, però, mi fermo: il 99% degli italiani non sa nemmeno chi sia, Assange. A chi scrivo?
I paesi UE devono consegnare strade, ferrovie, porti alla NATO
A chi lanciare l’allarme sul fatto che la Commissione Europea, il 28 marzo, ha presentato un “Piano d’azione sulla Mobilità Militare” che obbligherà tutti i paesi membri a lasciare libero il passo agli eserciti NATO sul proprio territorio? Attenzione, come spiega Meyssan, non la libera circolazione degli eserciti “europei”, bensì NATO: compresi dunque gli Stati Uniti, la Turchia. E’ l’identificazione finale della “Unione Europea” con l’Alleanza Atlantica; l’inglobamento dell’organizzazione essenzialmente economica nella lega militare oggi in postura offensiva.
A 25 Stati membri viene ordinato di fornire carte delle loro vie di comunicazione, ferrate, porti, aeroporti, nonché di precisare i lavori necessari per rendere praticabili i loro ponti e le loro gallerie per i cingolati e i grandi mezzi della NATO. Dovranno anche cancellare le leggi e i regolamenti in vigore che vietano – o regolamentano – il trasporto di armamenti e materiali bellici sul loro territorio. E’ una Schengen per la guerra.
https://ec.europa.eu/transport/sites/transport/files/2018-military_mobility_action_plan.pdf
Trionfante, la Mogherini – ancora lei, benché il governo che l’ha messa lì non esista più – ha presentato il progetto con queste parole: “Facilitando la mobilità militare nella UE, siamo più efficaci nel prevenire crisi, più efficienti nel dispiegare le nostre missioni, e più rapidi nel reagire quando sorgono delle sfide”.
“Prevenire crisi” va inteso: secondo documenti interni all’Alleanza, la mobilità militare non serve solo per far correre le forze alle frontiere contro la Russia; servirà anche in caso di sollevazione popolare all’interno di uno degli Stati membri. Se scoppiassero rivolte (per il pane…) in Italia, la folla potrebbe trovarsi davanti truppe US o turche.
Ma chi lancio l’allarme? Agli italiani?
L’Austria ha dignità, noi paura e servilismo
Anche fra i miei pochi lettori, quando ho raccontato del governo Gentiloni che servilmente espelle due diplomatici russi obbedendo – benché non ne abbia le legittimità – all’offensiva di ostilità e umiliazione ordinata ed orchestrata da Londra, non pochi hanno commentato, oziosamente: si sa, siamo un paese sotto occupazione americana, abbiamo perso la guerra…viltà, paura.
Ma Austria, Grecia e Portogallo e Cechia hanno detto no al comando di espellere i diplomatici; e anche l’Austria “ha perso” la guerra di 70 anni fa. Paesi piccoli e deboli, hanno saputo dire no. Il presidente ceco Milos Zeman ha detto: “Voglio vedere le prove”. E non hanno nemmeno subito chissà quali ritorsioni, perché tutto il progetto sovrannazionale burocratico è in crisi profonda, in crisi la Germania con l’ennesimo governo Merkel frantumato all’interno, in crisi Macron, Bruxelles: lupi che divorano chi si fa pecora, ma non sanno che rassegnarsi quando un membro mostra dignità morale.
L’Italia, che evidentemente non è un paese grande, è almeno un paese grosso, il cui mero peso già avrebbe potuto ottenere qualcosa. Avremmo potuto persino assumere un ruolo-guida nel fronte del No, dando forza politica decisiva al fronte del rifiuto di Portogallo, Austria, Grecia, CEkia.
Noi, invece ? Assaporiamo di nuovo le parole con cui Carlo Jean ha giustificato il calcetto dell’asino che Gentiloni ha dato all’orso russo, su ordine americo-britannico: “ Non potevamo fare altrimenti. A seguito del risultato delle elezioni italiane, con la vittoria dei partiti euroscettici, Francia e Germania stanno riattivando il cosiddetto “triangolo di Weimar”, cioè l’alleanza con fra Parigi, Berlino e Varsavia che esclude l’Italia dai grandi giochi europei, non possiamo accettarlo. Abbiamo bisogno degli Stati Uniti e dei nostri partner nel Mediterraneo”.
Che dire? E’ l’epitome di tutta la viltà, il servilismo, la fumosità, il cercare scuse rampicate sugli specchi, tipicamente da nazione dell’Otto Settembre. Impagabile la scusa che c’è il fantomatico “triangolo di Weimar” che ci esclude dai “grandi giochi europei”: anzitutto, ci hanno già escluso dai “grandi giochi”, Merkel e Sarkozy ghignando ci hanno tolto di mezzo il governo che avevamo eletto per metterci i loro delegati; ci hanno escluso dai giochi dell’assassinio di Gheddafi. E poi, sembra che Austria, Portogalloe e Grecia non temano il triangolo di Weimar.
“Abbiamo bisogno degli Stati Uniti e dei nostri partner nel Mediterraneo”: quegli Stati Uniti che destabilizzano il Mediterraneo a nostro danno,? Abbiamo tanto bisogno che ci trascinino – come fanno – alla guerra contro la Russia contro cui non abbiamo alcun motivo di ostilità? E che diciamo dei “Partner” che ci inondano di falsi profughi africani con le loro ONG? La NATO che non ha mosso paglia quando le navi da guerra turche hanno minacciato la nostra nave da trivellazione Saipem nelle acque di Cipro – e noi zitti. Zitti in Europa, zitti nella “Alleanza”. Passivi e obbedienti dove dovremmo ribellarci.
Merkel, con Putin conferma il Nord Stream 2
Vogliamo parlare del partner Germania? Mentre noi applichiamo le sanzioni alla Russia, Berlino ha appena firmato e confermato il North-Stream 2, il gasdotto baltico con la Russia, a dispetto delle proteste di Polonia e dei baltici e degli USA. Con quale motivazione? Che il gasdotto è una realizzazione “economica”, non politica. Solo noi, il nostro governo, ha eseguito. Con danni immani: “Fino a inizio 2017, secondo i dati Istat/Eurostat relativi al 2016, il trend delle esportazioni italiane nella Federazione Russa era in crescita, con 10,8 miliardi di euro. Le importazioni, invece, ammontano a circa 20 miliardi di euro, principalmente nel settore degli idrocarburi e delle materie prime. Oltre 400 sono le imprese italiane che operano in Russia e circa 70 gli stabilimenti produttivi realizzati nella Federazione”. Eni, Indesit, Marcegaglia, Intesa San Paolo, Unicredit…
E’ chiaro che il vero nostro partner è la Russia, e che se proprio abbiamo bisogno di un nemico da cui farci proteggere, saranno eventualmente gli USA; la Francia, Londra, Berlino. I nostri alleati sono i nostri nemici. Bisogna cambiare alleanza, e presto.
E Di Maio, sulla Russia, zitto.
Ma a chi lo dico? Agli italiani? Giornali, radio e tv non fanno che intervistare esponenti del PD, come se non avessero perso le elezioni. Dirlo a Di Maio che sulla questione degli espulsi russi ha taciuto, zitto zitto per non dispiacere all’ambasciatore USA e ai padroni del vapore in generale – Salvini invece ha espresso giudizio negativo – ma i voti li avete dati al 5 Stelle, italiani, un partito furbesco che non vuole allarmare i padroni, tiene i piedi in più staffe, non si pronuncia sulle questioni strategiche centrali. Immagine di una popolazione antropologicamente corrotta, passiva, incolta, disinformata e settaria. Poco intelligente purtroppo.
Anche l’elettorato di centro destra, quello che ha dato il 17% a Salvini, e pochi giorni dopo le elezioni, nelle intenzioni, già era pronto a dargli il 23,5. Mi congratulo, perché almeno questa parte dell’elettorato ha capito; ma ha capito “dopo”. Non poteva capire prima? Se la Lega di Salvini avesse quel 25% adesso il governo “populista” con i 5 Stelle – assolutamente necessario – sarebbe possibile.
In politica, capire dopo è inutile, le occasioni si presentano una volta sola. Non so quante volte, nei giorni prima del voto, lettori tanto tanto cattolici mi hanno comunicato che loro avrebbero votato il Popolo della Famiglia. Pura dispersione. Infatti hanno fatto perdere seggi alla coalizione di destra, senza far guadagnare una briciola alla “famiglia” e ai suoi valori. Cosa perfettamente prevedibile. Altri mi informavano che avrebbero votato Forza Nuova, altri Casa Pound. Che volete vi dica, italiani: è colpa vostra.