(MB. Mi permetto di postare qui il messaggio che Alberto Bagnai, oggi senatore, ha postato sul suo blog. Vi sono alcune parole e uno stile qui che mi aspettavo da 50 anni, invano, da un politico. Giudicate voi. Premetto che non conosco personalmente l’uomo)
di Alberto Bagnai (da Goofynomics)
Prima di immergermi nella lettura del DEF, del quale dovrei essere relatore in Commissione Speciale […] vorrei ricordare una cosa a tutti quelli cui questo blog ha insegnato a leggere la realtà con occhi diversi, a unire i puntini in un quadro coerente.
Se oggi potete ascoltare queste parole, o queste parole, cioè se potete sentirvi rappresentati nelle nostre istituzioni, se potete sperare che alle parole seguano i fatti, se avete una ragionevole e fondata speranza che il nostro paese riprenda coscienza della propria dignità, e che nelle istituzioni si torni a ragionare in termini di interesse nazionale e non di pensiero magico, se questo è accaduto, lo dovete certo alla tenacia di Claudio [Borghi] e mia, alla nostra volontà di combattere per il nostro paese, per il nostro (cioè anche vostro) interesse: questa, naturalmente, era una condizione necessaria.
Tuttavia, non sarebbe stata sufficiente.
Affinché queste idee buone, per quanto non particolarmente originali, anzi, direi: buone proprio perché non particolarmente originali, al limite del tautologico (un accordo monetario insostenibile è insostenibile, regole fiscali procicliche sono procicliche), affinché queste idee, dicevo, potessero trasformarsi in prassi politica, potessero giungere nel Palazzo, un altro snodo è stato indispensabile. Il vero punto di svolta è stato l’ascolto che Matteo Salvini ha dato al nostro messaggio. Quello che vi permette oggi di vedervi rappresentati in Senato e alla Camera è stata l’umiltà intellettuale e l’apertura di spirito con cui Salvini ha accettato, a differenza di tutti (cioè tutti) gli altri politici italiani, di confrontarsi con una visione del mondo alternativa. Aggiungo che anche questo non sarebbe bastato.
Onore ai militanti
Inutile che vi dica l’ovvio: di questo partito io non ho condiviso la storia, e in passato ho spesso avversato le posizioni. Basta leggersi il mio primo articolo esplicitamente politico, quello del 2011, dove definivo la Lega una “destra becera e nazionalista”, aderendo totalmente al cliché che i media, dei quali pure sapevo la natura intrinsecamente truffaldina, mi proponevano. A mia discolpa posso dire che quella Lega era ancora la Lega Nord, animata da tensioni secessioniste, la Lega che aveva in Italia l’atteggiamento che la Germania ha in Europa: noi siamo migliori e gli altri si fottano. Questo atteggiamento è cambiato, e Matteo Salvini ha chiesto scusa al resto del paese, aprendo una nuova stagione. Capisco le diffidenze, capisco le ferite difficili da rimarginare, non voglio giudicare. Quella Lega, però, pur con i suoi limiti (se ha deciso di cambiare, significa che percepiva come un limite essere un partito regionale), stava costruendo la struttura che ha poi permesso a Claudio e a me di fare azione politica.
Sono un soldato
Allora: io sono un soldato, e se ho scelto di mettermi sotto una bandiera non è per fare distinguo, ma per combattere. Esattamente come “right or wrong, this is my country”, “right or wrong this is my party”, e mi dispiace molto per gli altri che si sono privati di questa risorsa, e, in alcuni casi, si sono scelti questo nemico. Quindi, anche ieri, quando sono uscito da Montecitorio per andare a parlare con i risparmiatori delle banche venete espropriati nei modi che sapete, e che mi rimproveravano anche quello che la Lega avrebbe o non avrebbe fatto (come me lo hanno rimproverato i lavoratori dell’Alitalia, come me lo rimprovera ogni tanto chi incontro, inclusi i giornalisti della stampa estera), la mia risposta non è stata: “Io non c’ero“. La mia risposta è stata: “Sono qui“. Il mio modo per chiedere scusa ai miei nuovi compagni del giudizio affrettato col quale li liquidai sette anni fa è andare incontro alla gente senza prendere le distanze, ma anzi rivendicando e difendendo anche una storia che non mi appartiene, che in larga parte devo ancora studiare, ma della quale, con la mia scelta, ho evidentemente deciso di condividere luci e ombre.
Io lo chiamo onore, voi fate un po’ come vi pare, ma se lo spettacolo vi piace ricordatevi di una cosa: non è gratis. I manifesti costano, le sale per le riunioni costano, gli uffici stampa costano, le trasferte per le manifestazioni nazionali costano, ecc. Eppure, per coprire tutti questi costi, potete fare una cosa che non vi costa nulla: dare il 2×1000 alla Lega.
Le istruzioni per dare il 2×1000 alla Lega sono qui.
E naturalmente, siccome se a/simmetrie non ci fosse stata, né io né Claudio avremmo mai potuto creare occasioni di incontro con tutti i politici italiani, né, quindi, essere chiamati in squadra dall’unico che ci ha ascoltato, vi chiedo anche di continuare a sostenere questo progetto culturale unico, che ha saputo coniugare la ricerca in campo economico con quella nel campo della comunicazione.
Le istruzioni per dare il 5×1000 ad a/simmetrie sono qui.
E l’8×1000? Bè, lì fate un po’ come vi pare! Presto, nel riquadro delle religioni, troverete anche l’euro: mi sentirei di sconsigliarvi di aderire al pensiero magico blasfemo di chi pensa, da essere umano, di aver creato qualcosa di irreversibile (poverini, hanno letto il Mas Colell, ma non la Genesi…). Quanto a me, io sto con S. Caterina: “La vita è un ponte: attraversalo, ma non porvi la tua dimora”. Quindi, ora, vi lascio: oggi il ponte mi porta a Salsomaggiore, e domani a Pisa, e lunedì a Atessa, e martedì in Commissione Speciale. Non so cosa ci sia dall’altra parte del ponte, ma non ho fretta di saperlo. Intanto, sotto, vedo che il fiume si ingrossa…
(…apro e chiudo una parentesi per ricordarvi che i giornalisti stanno parlando del nulla. Massimo rispetto, per carità! I giornali devono uscire ogni giorno, e se non c’è nulla, occorrerà riempirli di nulla! Non chiedo a tutti di avere l’intelligenza di capirlo, e regolarsi di conseguenza. Mi permetto solo di fare una raccomandazione: quanto più si innalza il livello delle provocazioni, tanto più deve abbassarsi l’attenzione che prestiamo loro. Non guardate, e passate…)