Sta venendo fuori tutto. Benalla, la guardia del corpo personale di Macron, aveva le chiavi della villa del Toquet, proprietà privatissima di Brigitte ed Emmanuel: viveva “In intimità con la coppia presidenziale”. Aveva ricevuto dalla DGSI (spionaggio interno) l’abilitazione “Sécret Défense”, come un membro importante del governo. Era stato fornito di un badge che gli dava accesso privilegiato all’Assemblea Nazionale, come un parlamentare. Era interno al Grande Oriente di Francia, collegato con la Loggia Emir Abdel Kader.
Soprattutto, Benalla ha un legame preciso con i mega-attentati “islamici” del 13 novembre 2016 (Bataclàn, Stade de France, con cento morti), su cui si stese immediatamente la sensazione che fosse un false flag governativo. Ha fatto reclutare “Makao”, l’altra gigantesca guardia del corpo di Maron, e Makao è a sua volta amico di Awad Bendaud, un delinquente comune che ha ammesso di aver ospitato in un suo appartamento di Saint Denis, “senza sapere chi fossero”, i due ultimi (pretesi) attentatori in fuga dopo l’eccidio del Bataclàn
https://fr.wikipedia.org/wiki/Jawad_Bendaoud
Sta venendo fuori di tutto e di più, Macron aggrava la sua situazione tacendo, tremebondo, rintanato fra le braccia di Brigitte, lui che s’era creduto Napoleone….Un crollo ben meritato, dopo mesi di esaltazione e di pretesa gloria.
Che caduta. Che caduta di questo “giovane banchiere ambizioso senza esperienza elettorale, senza partito, senza militanti né radicamento territoriale, ma col sostegno senza falle della finanza, praticamente di tutti i media, delle multinazionali”, come scrive il suo biografo Olivier Piacentini; il giovine che Jacques Attali (già banchiere della Banca Europea dello Sviluppo, l’eminenza grigia del Trattato di Maastricht e di tutti i presidenti e delle grandi imprese), aveva già “previsto” in una intervista del 21 aprile 2016, quando ancora nessuno conosceva Macron: “Ho sempre pensato che il prossimo presidente della repubblica sarà uno sconosciuto. I francesi vogliono due cose: un programma ed una azione chiara ed un uomo nuovo. Vedo con piacere che Emmanuel Macron [..] ha proposto di prendere i migranti sul serio e di ritenere che è una fortuna per la Francia”. ( https://www.lci.fr/france/linvite-darlette-chabot-jacques-attali-1255991.html).
Profezia stupefacente. Dopo di che, come sapete e dice Piacentini, “i francesi non hanno votato Macron; è stato loro impedito, per buone e cattive ragioni, di votare per altri”. Perché “nella persona di Macron, Attali ha trovato la perla rara: il candidato che parla il linguaggio delle elites, della mondializzazione, della finanza, dell’Unione Europea, liberato dai partiti e che risponderà solo alla cerchia di iniziati nel giro di Attali”.
Ma allora, la caduta di Emmanuel travolto dallo scandalo della sua guardia del corpo, è anche la caduta di Attali e lo scacco del suo progetto?
Meglio non correre. C’è un indizio da tener presente: il video che mostra Benallah mentre, il primo maggio, pesta degli strudenti, è stato rivelato per primo da Le Monde. Non dal Canard Enchainé, ma da Le Monde. Il grigio quotidiano più ufficiale che esista, il punto di riferimento e portavoce dei poteri veri, del deep state francese, si può dire. Un tipo di direzione giornalistica che, avuto questo tipo di video, l’avrebbe riposto nel cassetto – dopo aver rispettosamente avvertito l’Eliseo, s’intende.
Se dunque Le Monde ha deciso di lanciare il sasso che ha prodotto la frana su Macron, vuol dire che è stato “autorizzato”. Da chi e perché?
Un articolo non firmato di Egalité et Réconciliation, il sito anti-globalista di Alain Soral, si pone la domanda e prova dare la risposta. Raccoglie indizi. Per esempio François Pinault, multimiliardario padrone di un conglomerato del lusso (34 miliardi di patrimonio, possiede Palazzo Grassi a Venezia), due settimane prima aveva fatto sapere: “Macron non capisce la gente modesta” (les petites gens). Un messaggio in codice, da parte di un potente – amico tra l’altro del ben noto Bernard Henry Lévy? Il progetto di grande riforma della UE secondo i desideri dell’oligarchia, che Macron aveva avuto il mandato di cercare di imporre alla Merkel (“Più Europa”), è fallito. Più in generale, la “cerchia” che fa capo ad Attali ha dovuto constatare le numerose sconfitte che il loro protetto e promosso “volto nuovo” ha accumulato, a danno della causa globalista ed oligarchica. Dalla figura imbarazzante che ha fatto sulla questione dei migranti rispetto a Salvini, al distacco sempre più ostentato del Gruppo di Visegrad, fino al profilarsi di “una alleanza populista dei governi italiano, ungherese, austriaco contro l’asse Parigi-Berlino-Bruxelles e i suoi commissari”. (Le Monde 4 luglio).
Il nuovo clima politico internazionale, scrive E&R, è sfavorevole “al presidente-banchiere LGBT. Creato per salvare le ambizioni transatlantiche e finanziariste dell’Unione Europa, il gioiellino di Attali è preso nella tenaglia fra i nazionalisti che promuovono il capitalismo produttivista industriale (l’alleanza Trump-Salvini-Putin che punta a smantellare la UE) e la pressione bellicista e nervosa della rete atlantico-sionista che tanto smisurato potere ha in Francia”, Macron “ebbro di Mondiale di calcio, di Gay Pride e di Festa della Musica, non è capace di adeguare la strategia alla nuova situazione.
Attali e la sua cerchia stanno elaborando una strategia adatta ai tempi. “Bisogna adattarsi al nuovo rapporto di forza per contrastare l’emergenza del populismo sociale”.
Di fatto, proprio di recente, durante gli “Incontri Economici di Aix en Provence”, un forum estivo di quelli che contano (c’era anche Mario Monti) Jacques Attali ha delineato la nuova tattica: non opporsi al “nazionalismo”, ma adottarlo in qualche modo. Alla conferenza, indossato di nuovo il cappello di mago, profeta e futurologo, ha annunciato l’era del “nazional-globalismo, del nazional-nomadismo, della “nazional-governance”….
Alain Soral: “Per contrare il nazional-populismo, Attali lancia il nazional-globalismo: il nazionalismo senza i nazionalisti”.
https://www.egaliteetreconciliation.fr/Pour-contrer-le-national-populisme-Attali-lance-le-national-globalisme-51549.html
Cosa può essere il “nazional-globalismo”? Evidentemente la teoria è incipiente, ha bisogno ancora di ritocchi. Ma quel che conta, ha detto Attali, è la direttiva:
“Non si deve lasciare la nazione ai nazionalisti”.
Che coincidenza: è lo stesso argomento che il professor Ernesto Galli Della Loggia ha usato in uno dei suoi fondi sul Corriere, venerdì 20 luglio.
Ha attaccato “l’establishment italiano” per essersi “infatuato dell’idea europeista più acritica” , addirittura fino alla rinuncia alla sovranità”(sic), perché in questo modo, “ha regalato il tema della nazione” a populisti estremisti come Salvini. Dunque bisogna “recuperare l’idea di nazione” ma per sottrarla a Salvini.
La contorsione del ragionamento è stata notata da Antonio Socci in un articolo beffardo, dal titolo: “Lo strano caso di Galli Della Loggia e del Corriere. Salvini ha il torto di aver ragione senza essere di sinistra. E non gli sarà perdonato”.
Guarda caso, anche L’Espresso ha pubblicato un articolo, a firma di Roberto Esposito, dove ha “scoperto” che anche la sinistra “recupera l’idea di nazione”. Titolo: “Ora l’identità piace a sinistra”. Lo stesso Galli Della Loggia nota ironico al proposito: “Riscalda l’animo assistere oggi, pur di sbarazzarsi di Salvini, alla rivalutazione della lingua, della bandiera, delle insegne militari, del sangue e del cuore…fa piacere vedere rimesso in auge quel concetto di identità che per tanto tempo il benpensante progressista ha giudicato qualcosa che andava assolutamente escluso dalla storia”.
Potenza di Attali, si potrebbe dire. I liberi media mainstream “de sinistra” cominciano a suonare il nuovo tema, e a trovar dei meriti nell'”Identità”. Pur di sbarazzarsi di Salvini.
Presto assisteremo ad una rivalutazione da sinistra, mediatica, di una “nazione” ma senza sovranità, fatta di “bandiera sangue e cuore” ma innocua per la finanza globale? A cosa potrà somigliare? Forse ad un riduzione sub-razionale e regressiva, “sangue e suolo”, delle istanze nazionali autentiche: che non sono tribali, ma razionali: la coscienza che “lo Stato Nazione è l’unico contenitore istituzionale per esercitare la volontà popolare”, ossia la democrazia – e la solidarietà fra cittadini secondo diritto, l’uguaglianza e la giustizia sociale (destra dei valori, sinistra del lavoro, come dice Soral). Il “sovranismo” non è un sentimentalismo; è la presa d’atto matura e consapevole (da Pater Familias secondo il diritto romano) Wall Street, Fondo Monetario, Unione Europea, sono strumenti di oppressione politica perche non sono responsabili verso le cittadinanze.
Cosa sarà un “Identitarismo” che non metta in discussione l’Organizzazione Mondiale del Commercio, come lo vuole e progetta Attali? Un militarismo ottuso? Sangue e suolo? Un tribalismo negroide? Un pullulare di particolarismi?
La rivolta dell’Armée
Frattanto, Nicoals Bonnal segnala una sorta di “ammutinamento” delle forze armate e polizie, che Macron ha umiliato ed hanno fondatissimi motivi di detestarlo. Secondo lui, non è stato un goffo incidente quello che ha visto la squadriglia acrobatica, il 14 luglio, aggiungere una linea rossa al tricolore francese: “La red line è un avvertimento nel linguaggio militare, per preavvertire che la rottura è vicina”.
Anche i due motociclisti della guardia presidenziale che goffamente “cadono” proprio davanti alla tribuna presidenziale, secondo Bonnal, l’hanno fatto “in omaggio a Marc Granier, motociclista emerito della Guardia presidenziale, 30 anni di servizio, internato in ospedale psichiatrico per aver parlato”. Il 4 maggio, in un video di 18 minuti, Marc Granié ha denunciato”gli assassini e gli altri delitti commessi dall’oligarchia che ha preso possesso del Paese”, parlando di “Un colpo di Stato”. Attualmente, nessuno sa dove sia.
Certo è che il potente Prefetto di Parigi, Michel Delpuech, in audizione all’assemblea nazionale lunedì 23 luglio, non ha esitato a situare lo scandalo Benalla come conseguenza di “derive individuali, inaccettabili, condannabili, in un quadro di favoritismo malsano“. Mai un prefetto si era permesso di pronunciare un’accusa così forte e diretta verso un presidente francese; con quel “favoritismo malsano”, Delpuech è giunto a sfiorare l’aperta allusione all’omosessualità di Macron. Palesemente, tutta la sécurité ne ha piene le scatole del ragazzotto.
Il difficile è liberarsi di Macron. La legge rende il presidente-re praticamente inamovibile. “Ora, bisogna tenere i quattro anni che vengono, nonostante il rigetto viscerale della nazione, nella lacerazione del corpo elettorale e nel caos politico”, ha scritto Le Figaro.
A meno che Attali non escogiti qualche altro mezzo per smaltire la sua scelta sbagliata, che ha mancato ai compiti, s’è comportata come un bambino viziato e ormai non serve più.