“la parola Rivoluzione non è, per noi francesi, una parola vaga. Noi sappiamo che la Rivoluzione è una rottura, la Rivoluzione è un assoluto. Non esiste rivoluzione moderata , non c’è dirigismo rivoluzionario come c’è il dirigismo dell’economia. Quella che annunciamo si farà contro tutto intero il sistema attuale, o non si farà. Se pensassimo che questo sistema è capace di riformarsi, che può rompere da sé il corso della fatale evoluzione verso la Dittatura – la Dittatura del denaro – noi ci rifiuteremmo certamente di correre il rischio d’una esplosione capace di distruggere cose preziose, che non si ricostruiranno che dopo molto tempo, di perseveranza, di disinteresse e di amore.. Ma il sistema non cambierà il corso della sua evoluzione, per la buona ragione che non evolve già più; si organizza soltanto con lo scopo di semplicemente durare ancora un momento, di sopravvivere. Lungi dal pretendere di risolvere le proprie contraddizioni, del resto insolubili, esso pare sempre più disposto ad imporsi con la forza, grazie ad una regolamentazione ogni giorno più minuziosa e più stretta delle attività particolari, fatte a nome di una specie di forma democratica della dittatura. Ogni giorno di fatto che il periodo ideologico è da tempo superato, a New York come a Londra. Noi vediamo la Democrazia imperiale inglese, la Democrazia plutocratica americana marciare mano nella mano con l’impero marxista dei Dominions Sovietici, di sicuro perseguire lo stesso scopo finale, costi quel che costi, avendo l’aria di combatterlo, il sistema all’interno del quale hanno tutti acquistato ricchezza e potenza. Perché, alla fin dei conti, la Russia recita nel sistema capitalista il ruolo classico dell’opposizione parlamentare.
“In breve: i regimi un tempo opposti dall’ideologia sono oggi strettamente uniti dalla tecnica. Si tratta sempre di assicurare la mobilitazione totale per la guerra totale, in vista della mobilitazione totale per la pace totale. Un mondo guadagnato per la Tecnica è perduto per la Libertà”.
Chi è l’autore del passo di cui sopra? Forse un filosofo difensore del Gilet Gialli; un contemporaneo che ha vissuto le manifestazioni di Parigi del 24 novembre? No, e la menzione dell’Unione Sovietica vi avrà messo sull’avviso. Si tratta di Georges Bernanos (1888-1948), ed ha scritto queste righe all’inizio del 1945. Gli Alleati hanno appena vinto, e lui, l’antifascista della guerra civile spagnola, che pure ha aderito all’organizzazione di liberazione di De Gaulle, gira per l’Europa ad avvertire, in infocate conferenze, sui pericoli del mondo dopo-Yalta e sul progresso tecnologico e il capitalismo sfrenato – in un rapido pamphlet di cui possiamo a malapena oggi, immersi e schiavi della digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e realtà virtuale (o aumentata), apprezzare il valore profetico: “La Francia contro i Robots” .
Nei giorni della insurrezione del tutto imprevista della Francia Periferica, mi è sembrato utile riprendere queste righe. Bernanos è lo scrittore cattolico, autore del celebre Diario di un curato di campagna; è interessante vedere come parla della Rivoluzione come di un assoluto, quasi sacro. Per noi cattolici italiani, la Rivoluzione giacobina è stata aberrazione anti-cristiana e Terrore totalitario; Bernanos lo sa benissimo, è anche l’autore del Dialogo delle Carmelitane, in cui rievoca la storia vera delle carmelitane di Compiègne ghigliottinate il 17 luglio 1794, facendone un dramma della paura, della grazia e del martirio accettato. Ma da francese, tuttavia, riconosce la Rivoluzione come estrema “sacra” necessità politica, quando l’ordine esistente ha perduto ogni legittimità, è anti-umano e rende schiavi.
Se vedesse quello che è diventato oggi il Sistema contro cui invocava la Rivoluzione, Bernanos non avrebbe da modificare che ben poco. Sostituire “Unione Sovietica” con la Cina capital-comunista, che è nel sistema globalista non un’ alternativa, ma “l’opposizione parlamentare”; ed ancor meglio, con Arabia Saudita, questo grumo di malvagità oscurantista, barbarie dispotica, di vizi ipocriti e miliardi non guadagnati che è il più importante alleato dell’Occidente. Denuncerebbe le vendite di armi francesi (174 nuove licenze di esportazione per il valore di miliardi di euro, “bombe. Mine, razzi, missili, dispositivi esplosivi”) nella perfetta consapevolezza che il mostruoso regno wahabita le usa per sterminare la popolazione dello Yemen.
Yemen dove i genitori impoveriti vendono figlie bambine a mariti arabi; “come Nojud, sposata a forza da suo padre all’età di 10 anni. A dispetto della promessa di non toccarla fino alle prime regole, il marito ha abusato di lei ripetutamente. Per due mesi Nojud ha pianto ogni notte nell’indifferenza della famiglia acquisita e la violenza dello “sposo” irritato dai suoi rifiuti”. Secondo la fondazione Nada che combatte i matrimoni precocissimi, in Yemen più di 250 bambine sono state maritate di forza nel 2017, spesso dopo la perdita dei loro genitori. Nello stesso anno, 120 bambini sono state ricoverate in ospedale nella prima settimana di matrimonio, 12 non sono sopravvissute alla loro prima notte di nozze, sei si sono tolte la vita; altre sono morte per le complicazioni dovute alla gravidanza precoce”.
https://www.agoravox.fr/tribune-libre/article/au-yemen-des-armes-francaises-209941
Solo la Dittatura del denaro po’ spiegare questo incesto orrendo fra l’Occidente “avanzato”, che afferma e promuove tutti “i diritti” sempre nuovi, con la più odiosa schiavitù, con tale bestialità araba, che tutto l ’Occidente accetta perché può pagare. Dove l’aspetto più aberrante è “buona coscienza” occidentale – quella che per esempio ha fatto scrivere a Heiko Maas, il ministro degli Esteri tedesco, che la UE, ora che gli Usa sono diventati barbari sotto Trump, “deve divenire la pietra angolare dell’ordine internazionale” perché “il compromesso e l’equilibrio sono nel suo DNA, […] L’Europa poggia sullo stato di diritto, sul rispetto del più debole e la nostra esperienza che la cooperazione internazionale non è gioco a somma nulla”
– così, con perfetta ipocrita coscienza, dopo aver ridotto il popolo greco alla disperazione e distruzione, Maas è convinto di non essere altrettanto e peggio brutale dell’America di Trump, e che la UE sia un modello di inarrivabile civiltà in quanto “associazione di stati convinti del vantaggi del multilateralismo, che credono alla cooperazione internazionale e allo stato di diritto”. Bernanos non poteva ancora conoscere questa UE. Eppure la descrive perfettamente in quella entità “che non evolve già più; si organizza soltanto con lo scopo di semplicemente durare ancora, di sopravvivere. E lungi dal pretendere di risolvere le proprie contraddizioni, del resto insolubili, essa è sempre più disposta ad imporsi con la forza, grazie ad una regolamentazione ogni giorno più minuziosa e più stretta delle attività particolari, fatte a nome di una specie di forma democratica della dittatura”.
Democrazia, questa? Diamo la parola conclusiva a Bernanos:
“Me ne infischio di scandalizzare gli spiriti deboli che oppongono alla realtà parole già pericolosamente svuotate di sostanza, come “Democrazia”. Che m’importa. Se voi siete troppo vigliacchi per guardare questo mondo per vederlo com’è, distogliete lo sguardo, tendete le mani alle sue catene. […] Non commettete però l’infamia di prostituire la parola rivoluzione, questa parola religiosa, questa parola sacra, grondante attraverso i secoli del sangue degli uomini. Soprattutto non gli prostituite il termine di “progresso”. Mai un sistema è stato più chiuso di questo, ha offerto meno prospettive di trasformazione, di cambiamento; Questo mondo è fondato su una certa concezione dell’uomo, comune agli economisti inglesi del diciottesimo secolo come a Marx o Lenin. Talora s’è detto che l’uomo è un animale religioso. Il sistema globale lo ha definito una volta per tutte un animale economico: non soltanto lo schiavo, ma l’oggetto, la materie quasi inerte, irresponsabile, del determinismo economico – e senza speranza di affrancarsene, poiché non ha altro movente che l’interesse, il profitto. Imbullonato a se stesso dall’egoismo, l’individuo non appare più se non come una quantità trascurabile, sottomessa alla logica dei grandi numeri; non si pretende di usarlo se non come massa, in base alla conoscenza delle leggi che reggono le masse. Cosicché il progresso non è più nell’uomo, è nella tecnica, nel perfezionamento dei metodi capaci di permettere l’utilizzo sempre più efficace del materiale umano”.
(Qui sotto: Gilets Gialli lanciano benne di letame….)