Ashoka Mody, massimo economista a Princeton, autore del saggio Eurotragedy (non occorre traduzione), il 4 dicembre legge sul Financial Times che “Bruxelles mette a punto i piani per fare dell’euro una moneta di riserva mondiale onde sfidare la dominanza del dollaro”. La sua reazione: “Mi viene voglia di prendermi la testa tra le mani e singhiozzare senza controllo”, twitta.
Brussels sets out plans for euro to challenge dollar dominance. This is so depressing. I want to hold my head in my hands and sob uncontrollably. @FT https://t.co/lq4zQKsqCC
— Ashoka Mody (@AshokaMody) December 4, 2018
Non per via dello scopo – il bello e nobile intento di continuare a commerciare con paesi (dall’Iran alla Cina) cui Trump impone (arbitrarie) sanzioni, senza far incorrere nelle sanzioni gli operatori commerciali europei. Ma perché la dirigenza tedesca che sta nutrendo questa ambizione di fare dell’euro la moneta mondiale di riserva, è anche quella che lo rende impossibile con le sue regole, austeritarie e di pareggio dei bilanci.
I cervelli tedeschi fanno disperare il professor Mody perché apparentemente non si sono accordi di cosa renda il dollaro la moneta di riserva mondiale: immensi deficit, e immenso debito pubblico. Altro che “non più del 3 %” e “ridurre il debito al 60%”.
Immani quantità di debito. Vi siete mai chiesti – se lo sono chiesto i tecno-economisti germanici – cosa sono quei trilioni di “Treasuries”, buoni del Tesoro Usa che la Cina ha accumulato, e così accumulano le banche centrali di tutto il mondo? Sono, come dice il nome, “titoli del debito” americano. Montagne, anzi oceani di cambiali e promesse di pagamento che nessuno si illude saranno mai incassate. Come mai allora la Cina se li accaparra, di fatto finanziando all’infinito il consumatore americano perché compri le sue merci? Perché tutte le banche centrali ne detengono quantità titaniche come riserva?
Perché i Buoni del Tesoro Usa sono ritenuti “attivi sicuri”. Nel sistema di monete fiat, non sono “sicuri” nel senso che sono come l’oro, ben al contrario. I Treasuries sono “sicuri” nel senso che indica Adam Tooze, lo storico dell’economia:
“La fatturazione del commercio globale in dollari USA rafforza anche la tendenza degli investitori internazionali a preferire “attivi sicuri” in dollari . Perché? L’obiettivo finale di possedere un bene “sicuro” è poter acquistare beni e servizi in futuro. Se il commercio di questi prodotti è fatturato in dollari – e lo è per l’80 per cento delle transazioni commerciali, anche fra paesi estranei al dollaro – , allora ha senso tenere “asset sicuri” in dollari anziché, per esempio, attività in euro”.
Traduco: un asset americano è “sicuro” perché i titoli del debito Usa (e quelli garantiti da ipoteche Usa, e le obbligazioni delle importanti aziende multinazionali Usa) sono un oceano di debiti.
Un vero oceano.
Un oceano così abbondante e “profondo”, che in ogni momento ci sono milioni di operatori – privati, aziende, banche, banche centrali – che comprano e vendono Treasuries, in colossali quantità. Quindi se uno di loro vuole rapidamente “realizzare”, sa che può vendere i suoi Buoni Usa perché troverà sempre acquirenti, tanto è elevata la domanda mondiale di “asset sicuri in dollari”.
https://www.cer.eu/insights/can-euro-rival-dollar
Ovviamente, ricorda Tooze, “ questo è “l’esorbitante privilegio” di cui s’è lamentato negli anni ’60 l’allora ministro delle finanze francese Valéry Giscard d’Estaing: finanziamenti economici e quasi illimitati per il governo degli Stati Uniti, le sue imprese e i consumatori, che usano su vasta scala. In tal modo, forniscono agli investitori globali ampie risorse in cui investire”.
Insisto: le “ampie risorse su cui investire” sono i Buoni del Tesoro, sono debito Usa.
Adesso confrontate questo con il regime taccagno tedesco imposto all’euro: tutti i paesi con l’euro devono “rientrare dal debito”, devono “non fare deficit”. Il che significa: non devono mettere in circolazione i loro Buoni del Tesoro. O il meno possibile.
Tooze spiega l’effetto: “La politica di bilancio conservatrice dell’eurozona significa che non ci sono abbastanza “attivi sicuri” in euro su cui investire. Grazie al rigido quadro adottato durante la crisi del 2011-2012 [quando ci fu imposto Monti] , il rapporto debito / PIL complessivo della zona euro dovrebbe scendere da 85 per cento al 71 per cento nei prossimi cinque anni, secondo l’FMI. Lo stock disponibile di Bund tedeschi, l’”asset sicuro” in euro per eccellenza, scenderà al 42% del PIL tedesco. Gli Stati Uniti, al confronto, dovrebbero raggiungere il 117% del PIL degli Stati Uniti”.
Anzi: Wolfgang Schauble non è contento che il debito pubblico germanico scenda al 42% del Pil. Vuole farlo calare di più. Con l’appoggio dell’opinione pubblica e dei “competenti” economisti tedeschi, vuole arrivare al bilancio tedesco senza debito alcuno: Schwarze Null.
Ossia la Germania, i cui titoli di debito sono considerati così sicuri che chi teme per esempio per l’Italia li compra come beni-rifugio anche pagando tasso negativo, ossia perdendoci – non li emetterà più. Praticamente, uscirà dal mercato finanziario mondiale del debito – la sua delirante aspirazione – invece che fare dei suoi Bund una riserva per altri. Schauble potrà vantarsi coi tedeschi “non facciamo più debiti”, e sarà pure applaudito: almeno fino a quando i tedeschi non si accorgono che questo “risparmio” per avere un conto finale in nero (senza rosso), lo hanno pagato con i bassi salari e il mancato rinnovamento delle infrastrutture.
La stessa Merkel, costretta ad abbandonare l’aereo di Stato con cui era decollata per raggiungere l’Argentina, perché un guasto ha costretto un atterraggio d’emergenza a Colonia, e poi riprendere un volo di linea Iberia a giungere in ritardo, ha provato sulla sua pelle a cosa porta questa volontà tirchia di “non vivere al disopra dei propri mezzi”: si è risparmiato sulla manutenzione dell’aereo, come si sta lesinando su strade, ferrovie eccetera. Senza necessità alcuna, dapo il surplus che ha la Germania. E’ una forma pura, patologica di avarizia insensata. Di egoismo delirante, che la isola e finisce per perderla. Altro che fare dell’euro moneta di riserva mondiale.
Attenzione: se gli Usa approfittano dell’esorbitante privilegio di emettere una moneta di riserva globale, fra cui quello di poter imporre sanzioni efficaci a danno degli europei, è anche vero che sono stati capaci di “guadagnarsi” la leadership monetaria con generosità.
Lo ha dimostrato nel 2008, dopo il crack Lehman. Allora, in poche ore, l’intero sistema internazionale del dollaro subì l’equivalente di una “corsa agli sportelli” di una banca: quando tutti i depositanti si accalcano a ritirare insieme i loro depositi rendendo evidente che la banca non ha i soldi per soddisfare tutti, così tutti i detentori di “asset sicuri” in dollari (Buoni del Tesoro ed altro) nel panico, volevano uscire rapidamente dai loro “investimenti” in quella valuta. Banche centrali con le loro riserve in Treasuries si trovavano coi loro valori collassati. Il dollaro stesso stava per perdere valore.
“Di fronte alla corsa a liquidare dell’intero sistema bancario internazionale basato sul dollaro”, scrive Adam Tooze, “la Federal Reserve s’è elevata al livello della sfida: ha fatto da “prestatore di ultima istanza” non solo per le banche americane, ma per le banche del resto del mondo, soprattutto quello in Europa. Per via delle cosiddette “Linee di Swap”, ha fornito dollari alle maggiori banche centrali del pianeta, onde queste potessero stabilizzare le loro banche commerciali locali che avevano necessità di disporre di dollari. Questo ha scongiurato che le banche svendessero i loro “attivi in dollari” [Treasuries, essenzialmente], cosa che avrebbe innescato una spirale al ribasso dei prezzi di questi attivo, che a sua volta avrebbe trascinato le banche stesse.
“La fiducia riposta dalle banche globali sul dollaro come valuta- chiave è stata ampiamente ripagata”.
Non dite: che sforzo vuoi che fosse?, la Fed crea i dollari dal nulla. Io mi ricordo di quelle ore e dei roventi altolà che venivano da tutti i più disparati settori americani di fronte ad un azzardo come fare della Fed il prestatore di ultima istanza del mondo. L’inflazione alle stelle! Il passivo della Banca Centrale diventa stratosferico! Eccetera … Da parte di Ben Bernanke (capo della Fed) e Timothy Geithner (Tesoro) fu un atto di coraggio quasi fisico, prendere quella decisione di tutti i dollari a tutti – e di generosità imperiale. Di capacità di comando e larghezza di vedute, quelle “misure non convenzionali” contrarie a tutte le regole.
Confrontate il comportamento della BCE: per volontà tedesca, non fa il ”prestatore di ultima istanza” nemmeno per i paesi-membri. Non garantisce nemmeno il debito pubblico italiano, rendendoci potenzialmente insolventi. E non solo: elementi tedeschi come Weidmann e come Djisselbloem indicano ai “mercati” che la BCE, una volta che decaduto Draghi cadrà in mano loro, smetterà di fare il quantitative easing (illegale secondo le norme) e comprare BTP, e che quindi i mercati devono chiedere all’Italia interessi alti, altissimi, preferibilmente impagabili – così l’Italia sarà disciplinata e farà “le riforme”. Sanno benissimo che la bancarotta dell’Italia farà collassare l’euro-area, ed anche loro: ma non possono fare a meno di esprimere la loro tirchieria, l’odio e l’egoismo della loro avarizia.
E questi sordidi pitocchi senza intelligenza vorrebbero trasformare l’euro in moneta di riserva globale concorrente del dollaro…
Tooze ricorda, per contrasto agli Usa, come si comportarono nel 2008. “A differenza della Fed, la BCE è stata lenta a fornire e linee di swap anche ai vicini più immediati. Durante la fase critica della crisi del 2008, le banche centrali polacca e ungherese hanno potuto contrarre prestiti solo presso la BCE soltanto alle stesse condizioni di una banca commerciale; hanno dovuto conferire garanzie di alta qualità denominate in euro, che sono precisamente il tipo di attività che scarseggiano durante una crisi. Non erano disposti a estendere alla Polonia, un membro a pieno titolo dell’Unione europea, la stessa fiducia che la Fed aveva esteso al Messico”.
“Cominciare a far emergere l’euro come valuta di riferimento internazionale, rappresenterebbe una nuova sfida per la politica macroeconomica dell’Europa. Ci sarebbe una forte domanda di attività in euro “sicure” (titoli di debito pubblico) , facendo scendere i tassi di interesse in Europa – che sono già molto bassi. Allo stesso tempo, la domanda per la valuta di riserva come riserva di valore, al di là della sua funzione nel commercio lo fa apprezzare. Ciò rende le importazioni più economiche e le esportazioni più costose [cosa che i tedeschi stanno impedendo: a loro fa comodo il contrario] . La combinazione di bassi tassi di interesse e una valuta forte è un ambiente difficile per una strategia di crescita guidata dalle esportazioni.
Per ordine germanico, “l’eurozona sta attualmente cercando di seguire l’esempio tedesco: comprimere i salari e la domanda interna per aumentare le esportazioni. Di conseguenza, il surplus di conto corrente collettivo della zona euro è pari al 3,5 per cento del PIL. La Germania potrebbe probabilmente vivere con un euro più forte e mantenere il suo surplus commerciale e un alto livello di occupazione. Ma il resto della zona euro avrebbe difficoltà.
“ciò significherebbe il riequilibrio dal surplus delle partite correnti (che la Germania si tiene stretto]. I mercati del debito pubblico della zona euro più “profondi” alimenterebbero maggiori spese e investimenti interni. La BCE avrebbe bisogno di trovare nuovi modi per affrontare i bassi tassi di interesse. L’acquisto di titoli di stato, come si sta facendo attualmente, sta riducendo le azioni disponibili e non è utile per fornire al mondo risorse in euro sicure. L’eurozona dovrebbe diventare “banchiere nel mondo”: offrire al mondo risorse finanziarie sicure a breve termine e riciclare i proventi per investire in attività rischiose a lungo termine all’estero. Un fondo sovrano sovereign finanziato dal debito pubblico sarebbe un modo per raggiungere questo obiettivo.
Ma l’UE dovrebbe chiarire – soprattutto alla Germania – che la politica economica nella zona euro deve cambiare se l’euro diventerà mai una valuta mondiale. Questo è, in effetti, l’ostacolo principale”.
Troppo corti di braccio e di mente, i dirigenti tedeschi sono anche tardi a capire: “la Ue ha da preoccuparsi di qualcosa di più grosso del Brexit o del deficit italiano”, ed è il collasso di Macron e la discesa agli inferi dell’economia francese: per soddisfare le domande dei gilet gialli, Parigi deve fare deficit superiori al 3%, anzi deve dall’euro e tornare alla sovranità monetaria. Tardi a capire, i Sinn e i Fuest stanno ancora pensando come punire l’Italia per la sua insubordinazione.
Weidmann ci sta dicendo: guardate che appena va via Draghi noi smettiamo il quantitative easing, voi italiani dovrete finanziarvi sui mercati, che non stiamo provvedendo a renderli sospettosi. Stanno incricchiando un sistema monetario per cui all’Italia, perché “ha i conti in disordine”, e “troppo debito”, la BCE non comprerà più titoli di debito pubblico, e se vuole le auto tedesche, dovrà versare “collaterali” in oro o valuta forte, ossia magari Bund tedeschi (che però loro non emetteranno più). Stanno però anche meditando come possono farci partecipare al salvataggio di Deutsche Bank, come già indussero i governi piddini a partecipare al “salvataggio della Grecia”, ossia delle banche francesi e tedesche incaute prestatrici.
Post Scriptum. L’altro ingrediente per fare della propria valuta una riserva mondiale consiste in:
un numero sufficiente di portaerei per bombardare e distruggere paesi petroliferi, militarmente insignificanti, ai cui capi venga in mente di accettare, in pagamento per il proprio petrolio, una valuta diversa dal dollaro. L’ho messo in fondo perché non si tratta di un fattore monetario
E poi, certo, non manca mai l’italiano che va dai tedeschi a dire:
L’intervista di Sandro Gozi a “Die Zeit”. Italiani corrotti, la Commissione Europea non deve cedere.
L’italiano e democratico Sandro Gozi era segretario per gli affari europei durante i governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Gozi è stato nominato poco tempo fa come presidente dell’Unione dei FEDERALISTI EUROPEI
L’intervista di Sandro Gozi a “Die Zeit”. Italiani corrotti, la Commissione Europea non deve cedere.
————————-