Di Battista ha esultato via social giorni fa: “Tagliare gli stipendi dei parlamentari. E quelli di Fazio e Vespa. Risparmi per 69 milioni all’anno”. La felicità per un risparmio di 69 milioni, mentre i grillini sono pronti, senza fare una piega, a darne 470 (di milioni) alle compagnie petrolifere che faranno loro causa per lo stop alle trivelle nell’Adriatico. “E’ una prospettiva che abbiamo già messo in conto e quantificato. La cifra indicata nel Decreto Semplificazioni è di 470 milioni di euro” ha spiegato il sottosegretario dello Sviluppo economico, Davide Crippa, del M5s. Oltretutto, è una valutazione ottimistica, i danni chiesti dalle compagnie possono superare i 2 miliardi. Ma loro, i grillini, pensano di pagarli comunque. Per loro, la politica consiste nell’affermare i loro “principi”. Senza alcun adattamento alla realtà. E coi soldi nostri.
C’è qualcosa di strano in questo loro modo di valutare il denaro -pubblico – e i loro risparmi. E’ una stranezza che tutti loro condividono, perché giorni fa Di Maio esultava anche lui: “Tagliati 2 milioni ai parlamentari M5S, li mettiamo in dotazione alla Protezione civile”.
E’ lo stesso Di Maio che – con il suo partito ferreamente compatto dietro – sputa sui 6 mila milioni (per la precisione, 6.238) che la UE ha stanziato per la Tav Torino Lione, ed è pronto a pagare altri 3-4 miliardi di denaro pubblico di penali e spese varie, tra cui l’ampliamento della galleria del Fréjus che risale a Cavour e, se non si fa la galleria per Lione, va necessariamente rinnovata: un paio di miliardi.
Una tale esultanza per aver fatto risparmiare allo Stato 2 milioni come può accordarsi con la disinvoltura con cui questi sono prontissimi a spendere 15 miliardi per un “reddito di cittadinanza” di cui sprecarne tre o quattro per creare centri per l’impiego con l’assunzione e formazione di migliaia di “navigator”? Spreco perché tutti sanno che i centro per l’impiego con relativi “navigator” non servono a nulla laddove gli impieghi mancano (nel Meridione), e l’aver voluto far troppo – contrastare la povertà e insieme far finta di avviare al lavoro i poveri – aggraverà soltanto una macchina statale già del tutto inefficiente; che oltretutto (lo dice l’Ufficio di Bilancio) lascia fuori il 25% dei poveri e sfavorisce le famiglie numerose – che insomma davvero si manifesterà in un colossale spreco di miliardi di soldi pubblici per come è mal concepito?
Questa sopravvalutazione dei milioni, e indifferenza ai miliardi, è inciso nella psiche di una definita categoria di persone. E’ la psicologia dello spiantato: chi è nato pezzente riesce ancora a concepire “se io avessi un milione”, ma non può nemmeno pensare a cosa significa avere (o spendere) , mille di questi milioni. E’ una cifra fantastica per chi è assuefatto a pensare da povero, una cifra perciò senza valore reale. Dieci miliardi sono più leggeri di 2 milioni, tanto più se sono dei cittadini – o nel caso nostro, datici a prestito dal “mercati” – quindi facili da spendere.
Nel film L’Oro di Napoli (1954), Vittorio De Sica è un conte napoletano che si è mangiato tutto col gioco d’azzardo. Interdetto dai tutti i casinò, si riduce – nel gran palazzo in rovina, dilapidato – a sfidare ogni giorno a carte – scopetta – il figlio del portinaio, Gennarino, di nove anni.
Gennarino non vuole, lo fa solo perché ve lo spinge il padre, per tener buono il signor conte. Il punto è che lui gioca bene, e vince sempre. Il signor conte, sempre più irritato, vuole la rivincita, e cerca palesemente di umiliare il bambino facendogli pesare la differenza sociale. “Mi gioco l’intero palazzo, dalle cantine al tetto”, gli rilancia. Ovviamente il palazzo è ipotecato, e lui non può disporne perché è stato interdetto dalla famiglia. Altra sconfitte e il conte stizzito: “Aggiungo al palazzo anche la tenuta di Sparanise, con il frutteto, vigneto, bosco e tutto” – tenuta da gran tempo sparita e divorata dai debiti. Sconfitta dopo sconfitta, il conte pezzente diventa sempre più insultante, superiore e ridicolo: “Al palazzo e alla tenuta aggiungo anche la giacca”, urla. Tanto fa e insulta, il maturo nobile incattivito, che riesce a far piangere Gennarino – il quale essendo semplicemente povero ma non pezzente, sa fin troppo bene che di quelle ricchezze vantate nulla esiste, che lui non ci “guadagna” altro che perdere ore giocare con un brocco, sacrificando il pallone e i compagni che lo aspettano in cortile.
Una geniale, dolorosa satira dei vizi eterni del Meridione. Perché è in qualche modo inevitabile che la psicologia dello spiantato decaduto sia insediata soprattutto nel Sud. Anche se non solo: Toninelli è di Cremona ma quando dice: “Chi se ne frega di andare a Lione attraverso un buco” , pronuncia una tipica frase da pezzente, ché non trova alcun motivo, lui, di andare personalmente a Lione, dove effettivamente lui non ha niente da fare. Il fatto è che, purtroppo, i 5 Stelle si vivono facilmente come il partito del Meridione spiantato e pezzente, che però – come il conte decaduto De Sica – s’immagina di poter campare di rendita sui suoi tesori antichi, che ha beninteso dilapidato e guastato. Tipica è la forza d’acciaio con cui i grillini volevano la chiusura dell’Ilva di Taranto; spiantati ma signori come il conte De Sica, buttavano via 17 mila posti di lavoro in una zona disoccupazione altissima, e uno strumento necessario alla sovranità nazionale per seguire una fantastizzata “vocazione turistica” già ampiamente compromessa dall’abusivismo. Poi andate a spiegare a napoletano e siciliani che il turismo è la loro vocazione ed ecco che si inalberano: “Volete far di noi dei camerieri!”. Frase rivelatrice del del pezzente interiore: che ignora che esistono mestieri turistici qualificatissimi e ben retribuiti, dalle guide laureate in archeologia ai direttori d’albergo trilingui al cuochi, ma per i quali bisogna studiare – e in fondo, pensa a se stesso solo come cameriere.
Fateci l’occhio, e riconoscete la psiche del conte spiantato, però con pretese ed orgogli invincibili – e vizi costosi – dovunque. Nel Sud non si vogliono gli inceneritori, ma si spendono da gran signori decine di milioni per esportare la spazzatura in Austria, dove la fanno rendere in energia prodotta. La Regione Sicilia piange miseria e giustamente, si lamenta che ha ferrovie arcaiche che ci mettono dieci ore per andare da Messina a Palermo – ma però ha a disposizione 4 miliardi di fondi europei che non sa spendere (più precisamente non vuole spendere, perché ciò significa assoggettarsi ai controlli europei, ad un rigore contabile che non interessa gli amici). I pugliesi del No-Tap non vogliono un tubo interrato sulla costa per pochi chilometri, ma godono come tutti del gas e dell’energia da comunità moderna. Beppe Grillo fantastica di fonti di energia che vengono dall’aria, non costano e non inquinano; finché “La Scienza” non gliele fornisce non si costruisca una sola centrale. Di Maio ha rivelato d’essere posseduto dalla psicologia stracciona quando ha detto: Quando mi sveglio io penso che ci vogliono 6 ore per andare da Roma a Pescara, non mi sveglio pensando a un buco che collega Torino e Lione”. A parte che ci vogliono tre ore , chi se ne frega di andare a Pescara, se non si è invicnibilmente provinciali?
Lo spiantato è inaccessibile ad ogni ragione. Ermeticamente chiuso nelle sue quattro certezze, in politica può fare danni per decine di miliardi convinto che però, risparmia perché taglia gli stipendi dei parlamentari e risparmia 96 milioni.
Vogliamo parlare dello scandalo delle casette per i terremotati nelle Marche? Costate a noi contribuenti fino a 6700 euro a metro quadro: una spesa da gran signori – noi contribuenti ci avremmo guadagnato a spostare i terremotati ai Parioli risparmiando, dato che lì il metro quadro si paga 5.900. Ma alla spesa di gran signori corrisponde forse una casetta da gran signori? Nient’affatto: appena montate cadono a pezzi, i bagni non sono montati, i boiler scoppiano, le pareti si fessurano, i topi le divorano, gli scarafaggi si moltiplicano nell’umidità non sfiatata. Adesso finalmente forse la magistratura comincerà ad occuparsi di questo immane scandalo e spreco pubblico, perché l’Autorità Anticorruzione ha segnalato una serie di subappalto truffaldini a incapaci. Ebbene: anche questo scandalo dipende direttamente dalla psiche del pezzente.
Infatti, io ricordo perfettamente che appena dopo il terremoto, provarono a proporsi ditte dell’Alto Adige e del Friuli, che le case prefabbricate le fanno da sempre – e a prezzi competitivi, diciamo la metà della cifra di cui sopra, e chiavi in mano. Se si fosse fatto un concorso pubblico, avrebbero vinto quelle, e i terremotati sarebbero a posto. Invece i fabbricanti competenti furono respinti. La Regione e i suoi amiconi palazzinari locali non potevano lasciare ai nordici quello che – da pezzenti – sentono come”il business del terremoto”. E sia pure: ma se non siete capaci di costruire prefabbricati, almeno imparate. Che so, comprate di nascosto una casetta prodotta in Alto Adige, e copiatela. I cinesi avrebbero fatto così. Ma loro, i nostri pezzenti, no. Come il conte spiantato De Sica credeva di essere un giocatore bravissimo, anch’essi sono convinti di non aver nulla da imparare: e infatti non imparano mai nulla. Esiste questa strana, inspiegabile superbia dello spiantato meridionale (o di Toninelli, Fico, Di Battista), questa mancanza di umiltà e neghittoso rigetto dell’andare a scuola, il credersi già “saputi”, che è precisamente la causa che rende irrimediabile il sottosviluppo meridionale (o della Val di Susa) . Perché giapponesi, cinesi, coreani erano sottosviluppati, e se ora sono avanguardie produttive, è perché si sono adattati a imparare – con entusiasmo, umiltà e onestà.
Come dimostra lo scandalo delle casette dei terremotati, agisce qui il secessionismo meridionale. Una secessione interiore e irriducibile non solo dal Nord – che gli paga i lussi da gran signore decaduto – ma dalla modernità stessa. Il terribile credere che la furbizia e il “tra di noi” spartitorio subappalto dopo subappalto, riesca a coprire le mancanze di competenza tecnica, e a farla franca. Secessione è la ristrettezza di vedute, la microscopicità di visione e di interessi. Prima della disonestà, è la mancanza di orgoglio e dignità che ha indotto i palazzinari appaltanti a fregare – vergogna – dei terremotati, loro concittadini, nella regione che dicono di amare tanto. Li amano tanto ma li fottono. Adesso comincia l’ indagine; alcuni andranno in galera? Ne dubito. Ed ormai il male è fatto, e le spese ammontano a miliardi – per poi far vivere i terremotati stessi da pezzenti.
Portata nel governo nazionale, questa psicologia è ovviamente pericolosissima. Produce politici che risparmiano 2 milioni e dilapidano con estrema disinvoltura miliardi. Conti De Sica che credono di potersi vendere “l’intero palazzo dalle cantine al tetto”, senza pensare che l’hanno già ampiamente ipotecato alla BCE, ai “mercati”, e a pagare saranno i contribuenti, che più probabilmente si trovano nel Nord. Un Nord che lancia messaggi che costoro nemmeno ascoltano, nemmeno capiscono – perché non studiano. La loro secessione sta in questo.
Si vede nella Tav. Si vede sul Venezuela: Putin ha un preciso interesse nazionale per difendere Maduro; ma qual è precisamente l’interesse nazionale italiano, il criterio che deve guidare la politica estera? Li guida semplicemente la loro simpatia ideologica mai sottoposta a revisione. Hanno rotto l’unità europea – e ciò non sarebbe un male, se la rompessero anche sul Brexit, che ci riguarda più da vicino, dando la nostra solidarietà a Londra. Hanno insultato il regime francese e non sarebbe un male, se si sapesse cosa guadagnarci. Avrebbero fatto bene a rompere sul deficit al 3 percento, invece si sono vilmente piegati. Il Brexit non è palesemente nei loro interessi di spiantati che pensano da spiantati. Sulla Grecia torturata, non hanno nulla da dire.
Fanno grande politica estera senza saperlo. C’è da aver paura davvero.
Sono convinto che questi finiranno per consegnare ai giudici Salvini. “L’abbiamo sempre fatto”, dicono. Sono “i principi” quelli che li guidano, mai il ragionamento. E la secessione sarà un fatto compiuto.