Di Maio che esalta la Francia per la sua millenaria democrazia – risalente per lui da Carlo Magno o Pipino il Breve, noti repubblicani che vinsero le elezioni dell’anno Mille (in realtà forse intendendo che la Francia fu il primo stato nazionale europeo: un po’ confuso). Ma che dire di Salvini? Prima si dichiara pronto a “incontrare Macron”, e naturalmente nemmeno legge quel che gli viene risposto: che essendo lui non capo di governo né tantomeno capo di Stato ma solo un ministro dell’Interno, al massimo può incontrare il suo collega e pari ministro, Castaner. E Salvini annuncia: “Adesso convoco Castaner…”. Il quale ovviamente risponde che non si fa “convocare” da nessuno.
Se i due volevano “ricucire” con i governanti francesi, sono riusciti ad aggravare gli insulti – e a rivelare una ignoranza così assoluta da diventare comica. Comica, come Totò e Peppino che al vigile milanese – che da meridionali ritengono non solo uno straniero, ma anche stupido – parlano in una lingua che loro credono il francese. “Nous volevons savuàr…”
Naturalmente anche la cosiddetta “opposizione” sta allo stesso livello. Di ignoranza, ma questo si vedeva meno perché, non facendo altro che eseguire gli ordini della “Europa”, non avevano mai bisogno di esprimere una idea propria, con le proprie parole. Di mala educacion però sì, di mancanza assoluta di stile e di nobiltà d’animo (“Che k…zo è?”) eccome, perché appena Macron ha ritirato l’ambasciatore, si sono profusi a scrivere lettere di scusa a nome degli italiani, assicurando i sensi della loro immarcescibile servilità alle Signorie Loro…
Ora, della ignoranza – la disperata assenza di cultura generale – si può giustamente accusare la scuola italiana, scuola che tutti – ma specialmente le neo-sinistre sessantottine – hanno voluto “facile”, scesa al livello dei poveri che si sa, essendo poveri, non bisogna ingombrare con Eschilo, il latino, la storia di Carlo Magno [il che significa anche: sono saperi da classe dirigente, e noi di sinistra vogliamo che nessun povero lo diventi mai].
Quindi incolpiamo la scuola.
Ma della cafoneria di uno che pare appena arrivato dai campi dove lavorava a giornata, ed entra nelle sale con le scarpe sporche di fango; della mancanza di stile del mascherarsi con divise o con giacche a vento che vanno a ruba tra le tifoserie da stadio, oppure nel dichiararsi servo fedele e lacché dello straniero, pubblicamente mostrandosi pronti a fare i sicari del proprio connazionale ad un ordine del Seigneur Macron; della rozzezza plebea e insieme arrogante, ma inconsapevole e nativa, con cui i nostri raccolgono i loro successi internazionali, chi incolpiamo?
Ohimé. Salvini riscuote il 30% e più per la sua sgangherata, rozza ma infine abbastanza efficace lotta contro gli scafisti olandesi e tedeschi che ci riempiono il paese di negri. Però il sovrappiù di entusiasmo (e di voti) che strappa al popolo, sono sicuro, se lo guadagna precisamente perché non ha stile né grazia, e mai ha saputo cosa sia la cavalleria né la grande cucina, o nemmeno le semplici buone maniere. E’ il modo in cui il popolo italiano sceglie le sue elites. Per una inguaribile mancanza di umiltà e di docilità (docile significa disposto a imparare) non si vuol lasciar dirigere dai migliori, anzi appena uno gli sembra “migliore”; gli diventa antipatico: uno “non democratico”, perché “chi si crede di essere”?
Purtroppo. E questo da secoli. Dai tempi di Masaniello e Cola di Rienzo – il motivo per cui questo paese non ha una classe dirigente all’altezza dei tempi, e quindi alla fin fine si fa governare dallo straniero: per lo più invocandolo, strisciante, come hanno fatto i piddini.
O come ha fatto la giunta di Napoli:
Napoli, il Comune inaugura il forno crematorio: conferenza stampa col morto da incenerire
A Napoli conferenza stampa per inaugurare il forno crematorio pubblico. Con tanto di salma (vera) da bruciare durante la conferenza stampa e video pubblicato sui social network dal vicesindaco Enrico Panini. La notizia assume contorni assurdi: “È un momento di sofferenza e dolore e loro festeggiano una bara entrare dentro il crematorio come fosse la vittoria dello scudetto”.
“Oggi, con la #cremazione della prima #salma, abbiamo aperto il primo #fornocrematorio al #cimitero di #Napoli. La città aspettava questo momento da oltre #20anni!», ha twittato il lieto vicesindaco.
“E siccome la struttura per incenerire cadaveri non può funzionare senza materia prima, la conferenza stampa in loco è stata fatta alla presenza degli assessori e della stampa e con un morto vero, con una salma in una bara incenerita per mostrare a tutti il primo crematorio pubblico di Napoli.
: «Era l’inaugurazione del forno crematorio, l’hanno trasformata nell’apertura del Pizza Village”
(continua su: https://napoli.fanpage.it/napoli-il-comune-inaugura-al-forno-crematorio-conferenza-stampa-col-morto-da-incenerire/
Una scena insuperabile del vecchio avanspettacolo , della infinita serie “Totò e Peppino”. Solo che Totò almeno, se non per cortesia e rispetto almeno per superstizione, non avrebbe mai recitato in una scena simile nei suoi varietà.
Una illustrazione perfetta del rapporto del progressismo pezzente e arretrato della sinistra italiana con la modernità. Modernità, per la giunta napoletana di sinistra, è un crematorio. Per il partito centrale sono le nozze gay, i negri a milioni in Italia, “Più Europa” e la dichiarazione a Macron di mettersi al suo servizio, leccanti e scodinzolanti.