MODESTA PROPOSTA PER RIMPATRIARE I CLANDESTINI

Buongiorno Direttore,

risolto da Salvini il problema degli sbarchi, l’altro problema da risolvere è il rimpatrio di circa 500.000 clandestini presenti in Italia.

Ho letto che molti paesi non riconoscono i soggetti perché hanno tutto l’interesse (economico) a farli stare in italia, dato che ognuno di loro garantisce ogni anno una somma di soldi di circa 5.000,00 dollari che spedisce in patria. In alcuni casi 3.000,00 in altri 7-8.000,00. Cmq, una media di 5.000,00 euro

E’ chiaro quindi che per sbloccare una situazione del genere occorra ricorrere al denaro per convincere le autorità a riprendersi i clandestini. Qualunque altro tentativo di accordi che non comprenda molta pecunia è destinato a fallire. Il nodo non è quindi se spendere o meno denaro, ma come spenderlo.

Allora, non sarebbe possibile fare un duplice accordo con i paesi di provenienza (o almeno con i principali paesi di provenienza che sono in tutto una decina): un primo accordo (a fronte di una quota fissa in denaro di qualche decina di milioni) con cui i paesi, in caso di riconoscimento, si obbligano a rimpatriare i soggetti entro 30 giorni e un secondo accordo con cui lo Stato italiano versa alle autorità del paese di origine € 10.000,00 euro per ogni riconoscimento (non rimpatrio, ma riconoscimento), ovvero 2 annualità garantite dal clandestino?

Vogliamo dargliene tre? Va bene, 15.000,00 euro consegnati nelle mani dei governi che devono riconoscere il clandestino.

A conti fatti, si tratterebbe di 7,5 miliardi se si rimpatriassero tutti. Meno di un reddito di cittadinanza con la differenza che sarebbe una tantum, se i respingimenti continuassero così come portati avanti da Salvini. E comunque non a carico di un singolo esercizio finanziario.

Senza contare che a 35 euro al giorno, ogni clandestino costa  comunque  12.775,00 euro l’anno allo Stato Italiano – senza contare i “costi”  delleloro varie malefatte.

Magari i paesi di origine a quel punto farebbero pure a gara per riconoscere i clandestini presenti in Italia

Un mio amico mi ha fatto notare che in questo modo se il clandestino dovesse tornare in Italia, lo stato italiano dovrebbe poi ripagare

E no, invece, proprio perché il clandestino sarebbe già stato riconosciuto dal paese di origine in occasione del precedente rimpatrio per cui, in forza del primo accordo, le autorità del paese di provenienza sarebbero obbligate a riprenderselo gratis entro 30 giorni.

Naturalmente, ciò comporta che ogni clandestino venga debitamente schedato con tanto di foto e impronte digitali così che se ribeccato in Italia dopo il primo rimpatrio, l’individuazione del suo paese di appartenenza sia automatica.

Non so se potrebbe funzionare ma un tentativo potrebbe essere fatto. Male che vada, lo stato Italiano non spende i 7,5 miliardi stanziati o ne spende molti meno. E poi, seppur magra consolazione, se è vero che ci sono soggetti alla Soros che finanziano l’esodo, almeno dovrebbero cacciare più soldi di quelli che attualmente spendono per convincere i governi a non aderire a questi accordi.

Buona giornata

Alessio