DI francesco Lamendola
Il conclave del 1958 fu contraffatto? Giovanni XXIII e Paolo VI erano massoni? Il Concilio Vaticano II fu influenzato dalla massoneria e dal B’nai B’rith? Intervistando Leo Zagami, un ex massone ed ex membro dell’ordine degli Illuminati di Baviera, Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti scrivono, nel libro Vaticano massone. Logge, denaro, e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di papa Francesco (Piemme, 2013, pp. 313-315):
Pio IX fu il primo pontefice ad affermare che il vero artefice della congiura massonica era il demonio, generatore di tenebre e caos: cos’ha da dire Zagami in merito a questo tipo di deriva?
“Qui c’è da distinguere sull’approccio gnostico e massonico, che vede Lucifero come Prometeo portatore di una luce divina rubata agli dei, e quello del cristianesimo classico, che lo vede come nemico assoluto della fede e tentatore dell’umanità, affiancato a Satana e a tutto lo stuolo degli angeli caduti specializzati nel portare la nostra anima verso la perdizione e la dissolutezza. Gli angeli caduti, secondo gli Illuminati della massoneria, sono i primi che hanno introdotto l’umanità alle arti occulte, tra cui l’astrologia, la magia e l’alchimia, ma la verità sulla figura di Lucifero in particolare sta nel mezzo, in quella zona grigia tra il bene e il male. Trovo interessante sottolineare che gli Illuminati ritengono di essere governati da una discendenza prodotta dalla mescolanza di questi angeli caduti e gli esseri umani fin da tempi leggendari, una discendenza più o meno segreta che giungerebbe ai nostri giorni inattaccabile e potentissima operando dall’interno dell’aristocrazia e delle case reali di tutto il mondo, che come sappiamo hanno sempre promosso l’idea di genealogie mitiche.”
Zagami ritiene che queste realtà iniziatiche abbiano superato i limiti.
“Purtroppo molti di questi pseudo illuminati, ritenendosi dei semidei, credono di aver portato il loro essere spirituale al disopra del bene e del male: ecco perché la massoneria di oggi è in declino e nelle mani di contro-iniziati e satanisti, così come i gruppi rosacrociani.”
Esiste allora una massoneria “buona”?
“Dio esiste solo per la massoneria regolare, ma non per quella irregolare che ha portato alla scissione franco-inglese del 1877, uno scisma voluto dal Grande Oriente di Francia per promuovere l’avvento dell’ateismo in Loggia e che oggi pare abbia influenzato perfino parte della massoneria inglese, sempre più tollerante verso l’ateismo. Non tutta la massoneria la pensa quindi allo stesso modo; e l’ebraismo, che ha fortemente influenzato la massoneria, di certo non promuove il cristianesimo o il credo nel Grande Architetto se non per opportunismo e spesso è arrivato a promuovere l’ateismo per i non ebrei che considera solo dei “Goym” (bestiame umano). Insomma, il comunismo nato in via sperimentale dai gesuiti in Sudamerica e poi adottato anche da un certo ebraismo nasce anche per via degli Illuminati di Baviera e poi dei massoni del Grande Oriente di Francia, istituzioni utilizzate per l’espansione dell’ateismo da entrambe queste fazioni manipolatrici della storia umana, cioè i gesuiti e un certo ebraismo.”
Roncalli e Montini sono sospettati di essere stati simpatizzanti massoni: è storicamente attendibile questa tesi?
“Assolutamente sì; su questi due papi massoni e sulle numerose prove legate alla loro appartenenza alla massoneria, e nel caso di Roncalli anche ai rosacroce, ho voluto dedicare un intero capitolo del terzo volume della mia trilogia [“Le confessioni di un Illuminato”], anche perché dal 1958 in poi c’è stato un vero e proprio colpo di stato massonico in Vaticano, che ha visto tra le sue vittime il cardinal Siri, il quale dovette rinunciare al soglio di Pietro. Esso ebbe come obiettivo finale l’intera manipolazione e controllo del Concilio Vaticano II fino a giungere alla trasformazione della fede cattolica in religione filo-giudaica per poi arrivare alla gestione totale dello Ior prima da parte della massoneria tradizionale e poi successivamente da parte della massoneria ‘bianca’ creata per questo scopo, ovvero l’Opus Dei.” Affermazioni che vanno valutate con cautela.
Il cardinale Giuseppe Siri non fu soltanto un pontefice mancato ma anche un segretario di stato mancato: sapeva di essere inviso alla categoria massonica?
“Sì e ci sono delle testimonianze inedite su come la massoneria lo abbia sempre odiato e osteggiato, così come la pseudo massoneria ebraica del B’nai B’rith.”
Che dire di queste affermazioni? Gli autori sono dei giornalisti d’inchiesta, non degli storici di professione; Galeazzi è un vaticanista de La Stampa e Pinotti, in alcuni suoi precedenti lavori, ha mostrato tutta la sua antipatia per alcune realtà della Chiesa, come l’Opus Dei, che qui ritornano puntualmente. E tuttavia, nella loro ricerca vi sono degli aspetti apprezzabili; certo ci muoviamo su un terreno scivoloso, estremamente incerto e mal definito. La domanda principale, però, è che valore dare alle rivelazioni di Leo Zagami. Non abbiamo sufficiente competenza per esprimere un giudizio completo e motivato; ci limitiamo ad alcune riflessioni di ordine generale. Quando un massone decide di abbandonare le logge e si mette a raccontare, in articoli, libri , conferenze o interviste, quel che ha visto e sentito quando ne faceva parte, ci sono molte buone ragioni per accogliere con la massima prudenza tutto ciò che egli dice. La massoneria, in tutte le sue forme e strutture, regolari e irregolari, è pur sempre una società segreta: non vi si entra per curiosità o per turismo; e non se ne esce impunemente, tanto più se si ha voglia di spifferare all’esterno i suoi segreti. Anche perché non si tratta solo di rendere note al pubblico delle dottrine o delle strategie, ma anche delle situazioni che hanno a che fare con il denaro; molto denaro. Nel caso del legame fra Chiesa e massoneria, questo legame passa per lo I.O.R., oltre che per i gesuiti (ma quest’ultimo aspetto richiede un discorso a parte, che non può essere liquidato in poche righe): i monsignori che si occupano della banca vaticana sono massoni o amici di massoni, e sappiamo, in un passato non troppo lontano, che razza di amici fossero, da Gelli a Ortolani, a Calvi e a Sindona. Ora, sappiamo pure che fine hanno fatto Calvi e Sindona; e sappiamo che fine ha fatto il giornalista Mino Pecorelli, che ha avuto l’idea di scavare in quella zona alla ricerca dei nomi eccellenti. Sappiamo anche quel che ha detto, di recente, Ettore Gotti Tedeschi, a proposito del cinismo e del disprezzo della vita di certi monsignori, abituati a maneggiare più i prodotti finanziari che il breviario o il messale. Pertanto, quando un ex massone fa le sue rivelazioni, i casi sono due: o non dice tutto quel che sa, per tutelare se stesso e i propri familiari, e magari mescola i fatti reali con delle fantasie; oppure ha ricevuto il preciso incarico di fare quelle rivelazioni a scopo di depistaggio, e in tal caso non è un ex massone, ma un massone in missione speciale, quella d’infiltrarsi nel sistema dell’informazione, per inquinarlo e confonderlo. Tertium non datur, a meno che si tratti di un aspirante suicida.
In rete esistono diversi ex massoni, o sedicenti tali, che pontificano su tutto e di più, e snocciolano le loro “verità” con la sicumera e il narcisismo irrefrenabile di chi ostenta di sapere quel che gli altri, i comuni mortali, non sanno; ma bisogna essere molto cauti nel separare il buon grano dal loglio e capire chi si ha realmente di fronte, se si tratta di una brava persona o di un cialtrone. Un caso a parte è quello degli ex massoni che hanno lasciato la massoneria in seguito a una crisi spirituale e si son convertiti al cattolicesimo: in quel caso, e quasi solamente in quel caso, si può accordare un maggior grado di fiducia a quel che rivelano, perché hanno una forte motivazione morale, conoscono molto bene ciò di cui parlano – essendo la religione cattolica il principale bersaglio della massoneria – e vogliono emendarsi del male che hanno fatto in passato, anche esponendosi a eventuali ritorsioni. Non c’è bisogno di fare nomi: i nomi sono abbastanza noti. Quel che vogliamo dire è che non si esce da una società segreta come la massoneria se non si è diventati uomini nuovi; e se un uomo ha vissuto una trasformazione interiore così profonda, poi si riconosce la sua sincerità, e da essa si può trarre qualche conclusione anche sulla sua attendibilità: non è uno che pontifica, che si pavoneggia, che assume pose arroganti da detentore di segreti decisivi, ma rivela un atteggiamento fatto di umiltà, di franchezza, di trasparenza e di coraggio.
Venendo alle specifiche dichiarazioni di Zagami, risulta che non solo Giovanni XXIII e Paolo VI erano massoni, ma che l’intero Concilio Vaticano II fu “pilotato” dalla massoneria ecclesiastica, in accordo con la massoneria ebraica del B’nai B’rith, allo scopo di dar vita a una religione “cattolica” addomesticata, la cui caratteristica essenziale era di essere filo-giudaica. Il che è esattamente quanto è accaduto e che possiamo constatare ai nostri giorni. E se si verifica il minino accenno, non diciamo d’insubordinazione, ma anche solo di autonomia rispetto al filo-giudaismo, ecco che da dentro la Chiesa parte il fuoco dei fiancheggiatori del B’nai B’rith, come è accaduto in occasione dell’affaire provocato dalla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani da parte di Benedetto XVI, mentre l’intervista alla televisione svedese di monsignor Williamson veniva mandata in onda con una tempistica più che sospetta. Anzi, non è affatto da escludere che la fine imprevista del pontificato di Benedetto, con le sue misteriose dimissioni, senza dubbio forzate, abbia trovato proprio lì la sua ragione fondamentale.
Ma tornando a Zagami, egli sostiene che nel 1958 ci fu “un vero e proprio colpo di stato” massonico nella Chiesa; vale a dire che la massoneria ecclesiastica pilotò l’elezione di Giovanni XXIII, a discapito dell’elezione, già avvenuta, del cardinale Siri. Sono voci note da tempo; ed è difficilissimo, se non impossibile, stabilirne il grado di attendibilità; del resto, ne abbiamo già parlato in un precedente scritto (cfr. il nostro articolo Siri aveva visto e compreso la deriva conciliare, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 24/08/2018). C’è tuttavia il fatto che le tesi di Zagami concordano, nelle linee essenziali, con le ricerche di un personaggio molto diverso e, da un punto di vista cattolico, assai più credibile di lui: don Luigi Villa, che ebbe da Pio XII la missione segreta di scovare, documentare e combattere l’infiltrazione massonica nella Chiesa; missione confermata spiritualmente da S. Pio da Pietrelcina, e che lo portò a viaggiare in tutto il mondo e a correre non pochi pericoli, anche per la sua stessa incolumità, oltre ad attirargli l’odio implacabile di certi personaggi della Chiesa. Odio che spiega, in buona parte, il muro di silenzio che avvolge tuttora il suo nome e la sua opera, mentre vengono sbandierate e magnificate le “gloriose” imprese di ben altri sacerdoti degli ultimi tempi, in tutto impegnati fuorché nel difendere l’integrità e l’ortodossia della fede cattolica. È curioso, non è vero?
(MB – Nulla di segreto. La partecipazione del B’nai B’rith al Concilio è documentata e confermata dal suo stesso esponente Jules Isaac, che chiese a Giovanni XIII di mettere fine all’ “insegnamento del disprezzo”. Di fatto, il documento Nostra Aetate fu stilato dal B’Nai B’rith ed approvato dai padri conciliari, forse all’oscuro della sua origine. SI veda Emmanuel Ratier, “Misteri e segreti del B’Nai B’rith, Centro librario Sodalitium. Don Curzio Nitoglia ha anch’egli confermato e approfondito l’argomento (http://www.doncurzionitoglia.com/da_cabala_a_postmodernismo.pdf) – Quanto all’appartenenza di Roncalli e Montini alla Massoneria, non ce ne è prova. Ma in fondo, nemmeno importa: il modernismo “è” identico alla Massoneria nei mezzi (il metodo del segreto, sotterfugio, organizzazione clandestina: clandestinum foedus) e nei fini: lo svuotamento del sacro nella religione per ridurlo a un universalismo umanitario orizzontale , depurato di “contenuti mitici” e soprattutto, sacramentali. La strategia operativa fu delineata dallo spretato Ernesto Buonaiuti (1881 – 1946), il massimo esponenete (visibile) del modernismo in Italia: “Fino ad oggi si é voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. …La Chiesa modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi: essa renderà quella più semplice, più liberale, e questo più spirituale; e per quella via essa diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso, graduale”. Buonaiuti era un ossessionato dalla psicanalisi, la moda scientistica dell’epoca. Sancì che la neo-Chiesa sognata doveva “spezzare l’involucro delle formule, per ridare ritmo circolatorio alle virtù subcoscienti dell’istinto”. Giustificò l’aborto)