“Notre Dame è visitata da 14 milioni di turisti l’anno”, e quanto rende? Pochissimo. Qualche cartolina venduta e finisce lì.
Anche perché la cattedrale e l’isola su cui sorge appartengono allo Stato per il 47% e al comune di Parigi per il resto. Se si privatizza, si ottengono 100 mila metri quadri di valore fondiario sfruttabile – un valore di un miliardo di euro – con la costruzione di un immenso shopping center sotterraneo (è interessata Auchan) passeggiata attorno alla guglia ristoranti con meravigliose vetrate a vista sulla Senna – che consentiranno la “monetizzazione dei flussi del primo sito turistico di Francia”.
Tutto ciò, in succo, risulta scritto sul rapporto che lo studio di architetti Perrault & Belaval consegnò a Hollande nel 2016. Quando era ministro Macron…
Qui sotto i disegni degli architetti
“Ciò che ferisce l’occhio ferisce l’anima”
“L’arte detta contemporanea domina il mondo per una semplice ragione: è necessaria al dominio della Mercanzia. E’ l’arte ufficiale del sistema, l’equivalente per il capitalismo di ciò che era il realismo socialista per il regime sovietico”.
“L’arte ‘contemporanea’ è una impresa commerciale fondata sui rifiuti, o più esatta ment su IL rifiuto – è quando è diventato un rifiuto che l’oggetto accede allo statuto di oggetto d’arte”.
“Davanti ai pisciatoi di Duchamps, le sedie rovesciate, i fili di ferro di tutti i tipi compreso quello spinato, i tamponi usati allineati come menhir da tasca, merda in conserva, cacche di mosca, televisori che diffondono senza requie la mira, tubi per idraulici abbandonati, eccetera – Davanti a questo, l’uomo si sente assolutamente solo. Quello che ferisce l’occhio ferisce l’anima”
(Alain Paucard – Manuel de résistence à l’art contemporain -Parigi 2009).
Si veda anche Meyssan:
La posta in gioco nel restauro di Notre-Dame
L’Eliseo ha approfittato dell’incendio di Notre-Dame di Parigi per portare felicemente a termine un progetto che aveva nel cassetto. In vista dei Giochi Olimpici del 2024, l’Eliseo ha voluto regole inedite, che esulano dalle procedure per le gare d’appalto e dal rispetto del patrimonio, finalizzate non già al restauro della cattedrale, bensì alla trasformazione dell’Île de la Cité nella prima località turistica europea. Per sottrarsi a vincoli giudiziari, l’Eliseo ha arbitrariamente imposto l’ipotesi di un incidente di cantiere.
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È il termine imposto dalla necessità di ultimare i lavori in tempo per l’afflusso turistico dei Giochi Olimpici 2024. È una data che coincide con quella della missione Bélaval/Perrault.
Due giorni dopo, il 17 aprile, si è svolto un Consiglio dei ministri interamente dedicato alle conseguenze dell’incendio. Tre le decisioni importanti prese:
la nomina dell’ex capo di stato-maggiore delle forze armate, generale Jean-Louis Georgelin, a capo di una missione speciale in rappresentanza dell’Eliseo «per controllare l’avanzamento delle procedure e dei lavori che saranno intrapresi»;
l’adozione da parte del parlamento di un progetto di legge [4] per la gestione della raccolta fondi, per la regolarizzazione della nomina del generale Georgelin – che ha raggiunto i limiti di età –nonché, e soprattutto, per esentare la missione da tutte le procedure delle gare d’appalto, dalle leggi di protezione del patrimonio e da tutti i vincoli che potrebbero insorgere;
il lancio di un concorso internazionale di architettura per ricostruire Notre-Dame.
Ma è stata presa anche un’altra decisione: soffocare il dibattito sulle cause dell’incendio per evitare che un’inchiesta giudiziaria possa perturbare questo bel cronoprogramma.
La menzogna di Stato
Il nuovo procuratore della repubblica di Parigi, Rémy Heitz, nominato su proposta personale di Macron, ha immediatamente assicurato che la pista criminale non è quella privilegiata e che l’incendio è stato causato da un incidente di cantiere.
Una certezza che ha provocato l’alzata di scudi degli esperti presenti sul posto: pompieri, artigiani e architetti, tutti concordi nel ritenere che nessun elemento del cantiere abbia potuto provocare un incendio di tale portata, in un posto simile e a una simile velocità.
L’insistenza del procuratore e del prefetto di polizia, Didier Lallement, nel sostenere una tesi quando ancora gli inquirenti non potevano recarsi sul luogo dell’incendio prova che si è voluta elaborare una versione ufficiale che non richiede lunghe investigazioni che bloccherebbero il sito. Alimenta anche gli interrogativi sulla pista, arbitrariamente scartata, di un atto anticristiano o antireligioso, in particolare in un contesto di vandalismo contro le chiese (878 profanazioni nel 2017), anche alla luce dell’incendio volontario del 17 marzo della chiesa di Saint-Sulpice e di quello della moschea Al-Marwani sulla spianata di Al-Aqsa a Gerusalemme.
Inoltre, dato che la maggior parte dei grandi incendi è legata a progetti immobiliari, non può essere trascurata l’ipotesi di un atto volontario per consentire la trasformazione dell’Île de la Cité.
Si tratta di questioni legittime, però, in assenza di un’inchiesta, nessuna risposta definitiva può essere altrettanto legittima.
Certamente l’obiettivo del presidente Macron è lodevole, ma il metodo è alquanto singolare. Sicuramente non è possibile avviare un cantiere di simili dimensioni senza cambiare le regole del diritto, ma se la nomina di un ufficiale generale di primo piano è garanzia di efficacia, non è garanzia di rispetto del diritto.
Traduzione
Rachele Marmetti