Il web urla.
Urla di rabbia e d’orrore per lo scandalo degli affidi dei bambini a Bibbione. Si rimbalzano gli articoli,
“Caro papà, mi manchi”, le lettere e i regali mai consegnati ai bambini
Affidi illeciti, analista a bimbo: ‘Facciamo funerale papà’
In atti e intercettazioni ‘sistema Bibbiano’, primi interrogatori
Un un caso, raccontato dall’ordinanza del Gip, una psicoterapeuta indagata cerca di far rimuovere la figura del padre a un giovanissimo paziente: “Dobbiamo fare una cosa grossa – dice nel colloquio intercettato – Sai qual è? Gli psicologi la chiamano elaborazione del lutto (…) Dobbiamo vedere tuo padre nella realtà e sapere che quel papà non esiste più e non c’è più come papà. È come se dovessimo fare un funerale!”.
i video.
#ReggioEmilia, l'inchiesta sui bimbi sottratti illecitamente alle famiglie. Il dramma di un padre e una madre che 11 anni fa hanno perso la loro figlia poi data in adozione. In quel caso coinvolta un'assistente sociale ora agli arresti pic.twitter.com/QYZOKUulFd
— Tg2 (@tg2rai) June 29, 2019
#ReggioEmilia, l'inchiesta sui bambini sottratti illecitamente alle famiglie. Emergono nuovi drammatici dettagli. La testimonianza di un ex magistrato del tribunale dei minori di #Bologna che ha lasciato la toga proprio per sospetti sulle pratiche di affido pic.twitter.com/sVXSDW8fyP
— Tg2 (@tg2rai) June 28, 2019
“Solo dei satanisti merdosi possono aver messo in piedi e coperto un sistema come questo”.
Spaventa e agghiaccia il coinvolgimento e complicità di giudici, sia pur onorari:
Quasi 200 giudici hanno interessi nelle strutture a cui affidano i minori
“Nel 2013 e nel I semestre 2014 ci sono stati 40” riferisce Marco Campani, “provvedimenti di decadenza di ufficio dall’incarico di giudice onorario (cittadini esperti in scienze umane), motivate da dimissioni o da incompatibilità per doppio incarico.
“Una circolare del Csm, del 14 maggio 2014, all’art. 7 prevede incompatibilità tra l’attività del giudice onorario e le cariche rappresentative di strutture comunitarie. I giudici onorari sono a tutti gli effetti uguali ai giudici togati e possono decidere qualsiasi controversia. “Secondo l’associazione “Finalmente liberi” di Federcontribuenti presso il Tribunale minorile di Roma sono stati individuati ben 15 giudici onorari in qualche modo collegati a centri di affido della provincia, mentre a Milano i casi sarebbero 16, ben 211 in tutta Italia. Purtroppo non si tratta di una pratica circoscritta, è un sistema fuori controllo che necessita di cause d’incompatibilità più stringenti ed ulteriori misure”.
Un altro: “Rendono i cittadini comuni completamente senza difese, con certi enti non si discute, è così e basta e non puoi contraddire nulla, il resto lo mettono in atto con la paura minacciando. Hanno tutti i coltelli dalla parte del manico È un paese spaventoso”.
L’omertà dei media sullo scandalo enorme giunge orrore all’orrore.
“La notizia dell’inchiesta di Reggio Emilia sui bambini oggi sul Corriere della Sera a pag. 18. Diciotto”.
“Perché le prime 17 sono impegnate a criticare il regime, dice. Dice che quello è il loro dovere, dice.
Per tutti valga questo commento, che esprime la sensazione generale.
Il silenzio dei media su #Bibbiano, pur sapendo benissimo che il Paese non parla d’altro, fa capire a TUTTA ITALIA a che livelli di potere siano quelli che trafficano i bambini”.
Si intuisce un senso di offesa profondissima nella gente, aggravato dalla revulsione di fronte all’appoggio dei poteri forti interni ed esteri alle violazioni della Sea Watch, vissuto come una sceneggiata per nascodere i fatti dell’Emilia, e un’offesa di troppo – che supera l’indignazione per l’offesa a bambini e a famiglie indifese, più fondamentale della rassegnata esasperazione per la quotidiana malagiustizia, e più grave e irrimediabile persino della coscienza di essere in una gabbia di potere perverso e impunito. Qualcosa di più elementare è stato offeso nel cuore della gente che capisce.
Come dirlo? Un amico, dopo la Messa, commentando l’orrore di Bibbiano, mi dice: “Non oso dirlo, ma se fosse successo a me, che mi portano via la bambina i giudici da affido, io cederei alla tentazione di farmi giustizia”.
Lo dice con esitazione “da cattolico” che è stato condizionato a guardare come non cristiane queste pulsioni. Come siamo cambiati noi cattolici. L’uccisone del tiranno è stata considerata non lecita, ma doverosa.
Un padre a cui un sistema di giudici ingiusti e cointeressati direttamente a godere dei benefici di questa ingiustizia, porti via la figlia, non ha il diritto di ucciderli. Ha il dovere di farlo, quando tra la sua bambina e i malvagi che gliela portano via con tutti i crismi della legge, non c’è che lui.
Il protettore di ultima istanza dei suoi figli, è il Pater Familias.
Tutto il compito della civiltà, della cultura giuridica e politica, e la giustificazione dello Stato, è di ridurre l’uso della violenza ad ultima ratio.
Si ripete che lo Stato ha il monopolio della violenza – luogo comune – senza tener conto che lo Stato usa questa violenza per delega. I patres familias da secoli hanno lasciato la punizione dei delitti e la difesa della terra allo Stato; ciò in nome della tranquillità nell’ordine. Ma quando lo Stato tralascia così gravemente il suo dovere penale, al punto che sono i suoi giudici a colpire l’innocente e a graziare il colpevole, torna la violenza come prima ratio. Il riprendere “nelle proprie mani” la punizione del male fatto ai propri figli riemerge nel pater familias come una imperiosa legittimità.
Legittimità. Un padre, anche “cattolico”, non dovrebbe vergognarsi di avere l’impulso di farsi giustizia contro l’ingiusto violatore dei suoi bambini; dovrebbe invece vergognarsi del contrario, di non averlo fatto. La viltà, la mancanza di coraggio, la convenienza di non correre rischi, la mancanza di abitudine e l’assenza di armi, hanno buon guioco a scusare ciascuno di noi.
Ma non bisogna cadere nell’equivoco, anche recentemente agitato da chiacchiere della politica , di parlare di “diritto” alla legittima difesa. Non esiste un “diritto di uccidere”; esiste, in precise circostanze, il dovere di uccidere. Come l’agente che spara al rapinatore che sta per ammazzare una terza persona, o il privato che spara per difendere se stesso, o moglie e figli e terzi, da un omicida. E’ un dovere, uno stretto obbligo di giustizia.
“Che poi questo dovere sia poco praticato, non meraviglia e conferma quanto detto: perché è certo più frequente che si rinunci all’osservanza di un dovere che all’esercizio di un diritto”, ha scritto con acuto humour Vittorio Mathieu.
Umorismo in un tema di gravità tremenda, l’obbligo della legge penale. Quello che i nostri procuratori e politici a loro comodo dimenticano, è che “la legge penale non è fatta per difendere lo Stato, ma viceversa: lo Stato è fatto per difendere la legge penale”. La validità assoluta della legge penale, la sua superiorità-anteriorità allo Stato, è dimostrata dal fatto che anche la delinquenza organizzata ha il suo diritto penale, ed è basato sugli stessi principi , e che applica infallibilmente – per mezzo della pena di morte – contro chi al suo interno “sgarra” alle regole: di lealtà verso il gruppo, fedeltà, onestà.
“Non c’è dubbio che se affidassimo la repressione dei reati ad un boss della malavita, con un curriculum che lo renda degno di un compito così importante, otterremmo una società dai principii rigidi, borghesi, in cui la libertà di ciascuno è tutelata dalle indebite interferenze altrui con i mezzi più severi”, ironizzava Mathieu nel suo saggio Perché Punire (Milano 1978) –
Le attuali rivelazioni sulla magistratura e la sua corruzione, e sullo scandalo degli affidi a lesbiche a 200-400 euro al giorno, ci ha fatti giungere alla convinzione che se avessimo affidato la giustizia all’indimenticabile don Tano Badalamenti, uomo di comando e di parola, egli l’avrebbe fatta in modo esemplare. Da Pater Familias.
In questo senso uno sul web dice : “E’ un paese spaventoso”. Un tradimento così profondo del patto sociale, condurrà ad esiti durissimi. Temo, al sangue.
Negli anni ’60 uscì un film di Ingmar Bergman, “La Fontana della Vergine”. Nella Svezia del XIII secolo, il contadino ricco Tor ha la figlia adolescente violentata ed uccisa da banditi della foresta; i malviventi gli chiedono alloggio per la notte e, ignari, gli offrono l’abito della figlia in vendita. Il padre – Max Von Sidow – è cristiano, nella Svezia di prima della Riforma; aveva mandato la sua bambina a fare offerta di candele alla Madonna, offerta che doveva fare una vergine. Ucciderà gli assassini di sua figlia il mattino; ma non prima, aiutato dalla moglie, di essersi purificato con una sauna liturgica, versatosi nudo acqua gelida e bollente, flagellato con rami di betulla, aver preparato il proprio corpo nodoso alla lotta e il coltello per scannare – senza fretta, con dolore intollerabile ed esattezza rituale. Ben consapevole che non sta eseguendo una vendetta privata, ma una esecuzione capitale . E’ il padre che “prende nelle sue mani” il sacro dovere della giustizia penale, non essendoci ancora lo Stato a cui delegarla.
E’ un film che i cattolici farebbero bene a rivedere. Ed anche i magistrati, perché si rendano conto di quali forze elementari stanno chiamando.
Per i cattolici, un’aggiunta: Gesù stesso si sottopose alla giustizia penale dello Stato e diritto romano – riconoscendone l’assoluta legittimità. Benché innocente, Non lasciò ai discepoli il mandato di battersi per abolire la crocifissione in quanto inumana, né di fondare una ONG per l’accoglienza di tutti, criminali compresi.