L’arruffato ultimo tentativo dei democratici di ottenere l’impeachment di Trump, agitando una telefonata in cui Trump avrebbe forzato il neo-presidente ucraino Zelensky a fornirgli informazioni per incastrare Joe Biden, il candidato democratico (in mancanza di meglio) alle presidenziali del 2020.
Nasconde un bisogno disperato: salvare Biden dal suo scandalo, molto più grosso, che è già in piena vista. In breve: il figlio di Joe Biden, che si chiama Hunter Biden, si trova ai vertici di una società ucraina che si occupa di gas, la Burisma Holdings, appartenente ad un oligarca ucraino: dove ha ricevuto uno stipendio di 50 mila dollari al mese – senza avere alcuna esperienza del settore.
In Ucraina, il procuratore generale aveva aperto un’inchiesta sulla Burisma. Joe Biden è accusato di aver chiesto a Poroshenko la testa del procuratore, altrimenti non avrebbe sbloccato gli “aiuti” da 1 miliardo di dollari che il governo USA aveva stanziato per il governo amico di Kiev. Ciò avveniva mentre Biden-padre era vicepresidente degli Stati Uniti ed alla Casa Bianca c’era Obama, il democratico Nobel per la Pace.
Attenzione: non tutti i particolari sono provati – anche perché nessun magistrato o direttore FBI ha indagato su Biden con un millesimo dell’accanimento con cui Cia, Fbi, il procuratore speciale Mueller hanno scavato contro Trump.
Ma provato è che il figlio di Biden prendeva i 50 mila al mese. Provato che il procuratore generale, Victor Shokin, stava indagando su Burisma, società (oltre tutto) con sede a Cipro appartenente all’oligarca Zlochevsy, fuggito all’estero dopo la caduta del filorusso Yanukovich. Vero e comprovato che il governo Obama – tramite il vice Biden, a cui Obama aveva affidato il dossier della nuova Ucraina “filo-occidentale” – ha fatto pressioni su Kiev perché licenziasse il procuratore Shokin .
Il punto è che i caporioni democratici statunitensi si sentivano di casa nella “nuova” Ucraina, perché il governo di Kiev nato dai disordini di “piazza Maidan”, doveva a loro la sua stessa esistenza, come spiegò Victoria Nuland (Nudelman sposata Kagan) messa da Obama a vicesegretaria di stato: un golpe finanziato dagli USA un 5 miliardi di dollari. E da atti criminali ormai comprovati: cecchini addestrati in Polonia furono dalla Nudelman mandati a sparare, in piazza Maidan, nel tragico novembre 2013, sia contro i poliziotti sia contro i dimostranti, per aizzare la rabbia e far cadere il governo pro-russo.
https://sputniknews.com/europe/201702221050940444-azarov-maidan-sniper-deaths-investigation/
Se si comincia a sollevare il velo, in USA, su quello che ha fatto all’Ucraina e agli ucraini il Nobel per la Pace e i suoi accoliti, verrebbe fuori un merdaio da rendere non solo incandidabile Joe Biden, ma delinquenziale il partito democratico fino alla decapitazione della sua classe dirigente.
Questo spiega i vari atti di disperazione con cui, insieme al Deep State e ai media, hanno raffazzonato questa accusa contro Trump. Per mezzo di un “accusatore” che, poi, è risultato non essere stato testimone oculare della telefonata di Donald al neo-presidenet Ucraino; e di un loro deputato, Adam Schiff, che si è tenuto queste rivelazioni per due mesi prima di spararle a casaccio: “Trump sta bloccando un vitale aiuto militare in Ucraina, mentre il suo avvocato personale [Giuliani] chiede aiuto al governo ucraino per indagare sul suo oppositore politico”, ha scritto in un tweet.
Ebbene: risulta ora che questo Adam Schiff è in affari con un trafficante d’armi ucraino, Igor Pasternak, collegato a Georges Soros: a cui è legato da parentela lo stesso Adam (sua sorella ha sposato un figlio di Soros, come hanno scoperto i blogger pro-Trump) . Del resto è appena da far notare che Schiff, Soros e Pasternak sono appartenenti al popolo eletto.
EXPLOSIVE REPORT: Rep. Adam Schiff Linked to Prominent Ukrainian Arms Dealer! https://t.co/EmH9Q5kG1w via @gatewaypundit
— Florida Sharkman (@FloridaSharkman) September 29, 2019
Ora che – con loro sorpresa – Trump ha fatto togliere il segreto sulla telefonata che fece a Zelenskyj, si vede che c’è ben poco per concretare un’accusa di impeachment, e invece ad essere esposto alla luce di un possibile scandalo è Biden. Tutto questo è spiegato benissimo nel sito di Stefano Alì, a cui rimando:
L’ultima è che il procuratore generale degli Stati Uniti nominato da Trump, William Barr è in Italia per indagare sulla vicenda “Spygate”: la loschissima faccenda in cui i servizi italiani, sotto la guida di Renzi e Gentiloni (gli obamiani), cercarono fabbricare prove contro Trump, con l’aiut di Joseph Mifsud, docente della università romana Link Campus, eccetera eccetera. Se Barr cerca prove contro i democratici, vuol dire che è guerra aperta a Washington fra Donald e il deep state. I nostri media fanno finta di non capire che ad essere in pericolo non è il presidente Trump, ma il candidato Joe Biden. Ormai lo dicono anche i vignettisti americani. Non è il caso di aggiornarsi?
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