L’ambasciata americana a Tunisi s’è fatta spedire 1,5 tonnellate di esplosivi, detonatori, pentole a pressione riempite di bulloni? Ovviamente la notizia non è stata ripresa da nessuno. L’ha data solo un giornale tunisino, Tunis Tribune, che l’ha data – paradossalmente – come una confusa smentita. Ecco come:
- un generale delle dogane tunisino, Mohamed Bazina, rivela durante un dibattito tv che esiste un “pericolo imminente” dopo la sospetta, all’aeroporto di Tunisi Chartage, di 1500 kg di esplosivi, detonatori, pentole a pressione in un carico aereo in provenienza dagli Usa. Il generale denuncia: la storia è stata insabbiato, fatto “irresponsabile, specie in pieno stato d’emergenza”.
- “In realtà”, prosegue Tunis Tribune, si trattava di “ordigni esplosivi finti, destinati ad esercitazioni”. Non sono stati trovati all’aeroporto di Tunisi bensì al Charles De Gaulle di Parigi, il 22 gennaio, “in modo accidentale”. Addetti della Federal Express stavano movimentando un container “proveniente dagli Usa e diretto a Tunisi”, quando uno dei contenitori si spacca, mostrando il suo contenuto. A questo punto, si riporta il racconto di “Frédéric Petit, rappresentante sindacale CGT” (la CGIL francese) dei facchini della Federal Express: i lavoratori hanno avvisato la direzione; arrivano “dei responsabili” che passano il carico ai raggi X e lo esaminano con cani da fiuto. “Nessuno era al corrente di questo carico”, dice il sindacalista .
- Invece “una fonte della sicurezza aeroportuale” non identificata tranquillizza: “I carichi erano in realtà delle cose finte (des leurres) per l’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi e destinate ad esercitazioni d’addestramento. Questo genere di transiti non è frequente ma talvolta avviene – precisa la misteriosa fonte – è solo la prima volta che uno dei containers di apre”.
Dall’11 Settembre all’attentato al metrò di Londra del 2005, fino alla strage del Bataclan di Parigi – “esercitazioni” militari o di sicurezza e di pronto soccorso erano in corso mentre l’attentato “islamico”avveniva. I nostri lettori sanno già che queste coincidenze – troppo costanti – sono il sintomo di un sospetto false flag: esercitazioni servono a preparare, coprire, confondere le acque e sviare i sospetti di chi notasse qualcosa di strano prima di un attentato: “E’ un’esercitazione. La cintura esplosiva? E’ finta. Circolare, non c’è niente da vedere”.
Ricordiamo che l’ambasciatore Usa è quello che, nel febbraio 2015, ha chiesto al presidente tunisino Essebsi (un giurista scelto dai partiti nati dopo la primavera araba) una base militare americana sul territorio; e che il presidente Essebsi l’ha fatto accompagnare fuori, dando disposizioni perché il diplomatico non fosse più ammesso nel palazzo presidenziale. Ne è seguito, il 18 marzo, il tragico attentato al Museo del Bardo, e poi a giugno la strage di turisti sulla spiaggia: l’uno e l’altro rivendicati dall’ISIS, che non manca mai di fare quel che vogliono gli americani. Dopodiché gli Usa avranno la loro base militare in Tunisia. Dopo aver vilmente rovinato la sola vera fonte di lavoro e di valuta di cui godeva la povera, piccola, politicamente insignificante Tunisia: già, ma è stato l’ISIS, non c’è dubbio. Lo ha confermato il valente Guido Olimpio del Corriere – ha letto le rivendicazioni, lo ha detto Repubblica. “Sono 400 sono i foreign fighters ritornati negli ultimi tempi dalla Siria” (Corriere) in Tunisia. Ed è certo che “i terroristi di Tunisi” sono parte “di quella galassia jihadista che, oltre a espandersi in tutto il Nordafrica, ha fatto della Tunisia uno dei maggiori fornitori di combattenti votati al martirio in Siria ed Irak”: sappiamo che è la Cia a mettere assieme questa “galassia”, l’Arabia saudita a stipendiarla, la Turchia ad accoglierla e farci affari: l’ISIS insomma.
Sicché mi sento di arrischiare: sì, quegli esplosivi, detonatori, materiale vario per terroristi islamici erano per l’Ambasciata Usa, ci sarebbe arrivato se il container non si fosse rotto, obbligando a tirar fuori la storiella del “materiale finto per un’esercitazione” . Anzi, chissà quante volte questi carichi sono passati ed arrivati a destinazione. La domanda: non basta il calvario che l’America ha fatto subire alla povera Tunisia, per ottenere la sua base militare? C’è bisogno di altri attentati “islamici” sanguinosi? Ma forse no, forse quel materiale serve all’ISIS in Libia, dal confine molto poroso con la Tunisia; sapete che c’è, è potentissimo – qualche giorno fa’ ha abbattuto un aereo del governicchio libico “riconosciuto internazionalmente”. Perché, se ha da esserci “l’intervento NATO in Libia”, bisogna pur che i nostri soldati e quelli francesi trovino il nemico ben armato e preparato, anche a condurre “attentati suicidi” ai posti di blocco.
Se aderiamo senza esitare a un’ipotesi tanto ardita, è perché dovrebbe saltare all’occhio quanto abbondantemente la superpotenza occidentale, da quando la Russia intervenendo in Siria ha distrutto la menzogna che Washington “sta combattendo Daesh” tra Siria e Irak, usa l’arma della doppiezza. Per esempio: il 10 febbraio, il Pentagono ha denunciato che l’aviazione di Mosca aveva bombardato due ospedali civili ad Aleppo. Mosca dice che al contrario, sono stati due A-10 (i cannoni volanti) americani a levarsi in volo di soppiatto dal di là del confine turco, colpire le installazioni civili e tornare subito a nascondersi oltreconfine, privando 50 mila abitanti di Aleppo dei presidi sanitari. https://www.rt.com/news/332109-russian-jets-isis-warlords/
Perché si tende a dar ragione ai russi? Perché cose del genere gli americani le hanno già fatte (secondo il governo di Baghdad, per mesi hanno “bombardato Daesh” con materiale e alimenti paracadutarlo. E’ nel loro stile: Kerry finge di aderire ai negoziati per il famoso cessate il fuoco e la “transizione” in Siria, pretende che la Russia “cessi bombardamenti sull’opposizione moderata”, e intanto “la Cia fa’ gli straordinari per fornire i ribelli di missili anticarro moderni ed in grande quantità”. Obama aderisce ad un accordo con Putin di coordinamento in Siria, e l’Arabia Saudita annuncia l’invio di truppe di terra (armate dagli Usa) e ha già inviato caccia (Usa) a Incirlik (base Usa) per avventarli contro la Siria – ossia di fatto contro l’aviazione russa. E Washington fa’ finta di non saper come trattenere i sauditi – del resto “Assad must go”, hanno ragione. Erdogan bombarda i curdi che combattono l’ISIS, e Washington chiede che smetta: ma non può certo impedire ad Erdogan di fare quel che vuole.
La doppiezza è sparsa in dosi così massicce e vistose, che un ottimo giornalista come Alberto Negri l’ha vista anche nella faccenda dell’uccisione del nostro agente del Manifesto, il povero Giulio Regeni (che s’era intruppato coi Fratelli Musulmani, come apprendiamo da una sua insegnante, britannica: è tipico del Manifesto pensare che gli islamisti sono di sinistra, l’hanno creduto anche con Khomeini). Notando che il New York Times si è appassionato alla vicenda e ci fornisce di scoop a senso unico, Alberto nota: “New York Times afferma, secondo testimonianze [anonime.ndr.] raccolte sul posto, che Giulio Regeni è stato accoppato dalla polizia egiziana.(…) sono gli stessi giornalisti americani che vogliono far saltare gli ottimi rapporti economici tra Roma e il Cairo, oltre che la proficua collaborazione in Libia. A quando, finalmente, la rottura delle relazioni diplomatiche con il bieco New York Times?”
Poi Negi – inviato che conosce i posti da decenni, come inviato, – ci mette del suo: “I genieri americani lanciano ancora l’allarme – sarà la terza volta in tre mesi – che la diga di Mosul sta per crollare: l’appalto è stato assegnato all’italiana Trevi che dovrebbe essere sorvegliata sul posto da 450 militari. Visto che gli Usa sanno tutto della diga ed è così urgente intervenire perché non ci mandano i loro soldati già presenti in Iraq? Qual è il vantaggio di partecipare a questa operazione?”. E infine la botta.
“Gli Stati Uniti si lamentano con Mosca perché bombarda anche l’opposizione legittima ad Assad. Noi ci dovremmo lamentare con gli Stati Uniti perché hanno provocato questo disastro mediorientale. E come Nato dovremmo adesso schierarci con Erdogan e i sauditi fautori dell’islam wahabita e sponsor da decenni dei jihadisti? (E) non listate a lutto le bandiere e altre fesserie del tipo “Je Suis..” se arrivano nuovi attentati in Europa”.
Quello che ha previsto Manuel Valls dalla bella kippà? Va’ a sapere. Interessante che Alberto Negri non abbia potuto scrivere queste cose, con questo tono, sul giornale di cui è inviato, Il Sole 24 Ore, ma su un blog. Il grande giornale si serve, su questo, dell’altrettanto bravo Rampoldi, quello fermo sulla tesi “Assad must go” e sulla versione ufficiale americana.
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=14375
La doppiezza è una specifica preferenza del presidente Obama, fa’ parte del suo carattere, la adotta come metodo all’interno come all’estero, e nel modo più idiota, negroide. Fa’ peggio dei neocon e spera di far credere che è diverso. Ha raggiunto il massimo con l’impresa della uccisione di Bin Laden ad Abbottabbad, in Pakistan, facendo dire poi che il corpo è stato gettato in mare secondo il rito islamico. Simpatizza coi Fratelli Musulmani ma finge di essere occidentale. Secondo me è stato lui a suggerire al principe saudita testa calda: “Per giustificare l’invasione in Siria, dì che vai a combattere l’ISIS. Scateniamo la terza guerra mondiale senza che se ne accorgano i media”.
Ma se ci aggiunge del suo, non sfugga qual ispiratore la Superpotenza segua. Colui che fu detto: “Padre di Menzogna”. Fu anche detto “Omicida fin dall’Inizio”, e su questo ci siamo.