Un omaggio a Nigel Farage, eroe democratico. Non ha partecipato alle ultime votazioni – nonostante avesse da poco piazzato, nelle europee, il Brexit Party di sua invenzione come più grosso partito britannico nell’europarlamento, annunciando prima la desistenza sua e del suo partito perché Boris Jocnson potesse avere la maggioranza di governo abbastanza grande da “fare il Brexit”.
La sua desistenza è stata qualcosa più che decisiva: molti dei votanti per il Labor nella “barriera rossa” del Nord de-industrializzato avevano votano, nelle penultime elezioni, il suo Brexit Party e prima ancora il suo UKIP ( UK Independence Party)
Quest’uomo con l’aspetto da Andy Capp ma l’eloquio splendido e tagliente della upper class, che in fondo non ha mai vinto davvero – gli inglesi votavano per lui nelle elezioni locali e per mandarlo i Europa, mai ha ottenuto un seggio ai Comuni, pur provandoci sette volte – ma è riuscito nell’incredibile missione di imporre il tema dell’uscita dalla Gran Bretagna dalla UE, portandola dai margini al cuore del dibattito politico: fino al trionfo, il Brexit che è lo scopo della sua vita da 30 anni. Sopportando per decenni gli insulti che impariamo a conoscere da populisti: matti, ossessi di identità, razzisti. L’Establishment britannico lo ha tenuto ai margini come portatore di un’infezione plebea.
Senza aver mai avuto un briciolo di potere, con la sua sola oratoria come arma, ha costretto i due partiti principali e storici a rimodellare le loro politiche su immigrazione ed euroscetticismo, a schierarsi “pro” o “contro”; senza di lui non ci sarebbe stato il referendum del 2016 dove la volontà popolare ha detto Brexit.
E non solo nel Regno Unito; Farage ha costretto l’ eurocrazie e gli altri governi a prendere atto del tema, le disfunzioni e la mancanza di libertà e democrazia nella UE, magagne che lorsignori hanno nascosto sotto i tappeti. Non si può dimenticare che, nell’europarlamento, s’è alzato a difendere la sovranità italiana, che i nostri governanti non hanno mai osato.
“Il successo di Farage è una testimonianza dell’impatto che figure populiste possono avere, anche quando non vincono”, ha commentato l’americano The Atlantic : “In tutta Europa, i partiti populisti hanno dimostrato la loro capacità di ristrutturare la politica nei rispettivi paesi semplicemente fissando i termini del dibattito pubblico – spesso su una solo questione – e costringendo i partiti tradizionali a impegnarsi. In tal modo, hanno rivelato la vera innovazione della nuova estrema destra: la vittoria elettorale in senso convenzionale non è una condizione necessaria per vincere”.
Speriamo sia un auspicio. Adesso Nigel Farage ha ottenuto lo scopo della sua vita, perseguito con ostinazione e coraggio e – ora si vede – disinteresse. La Brexit la farà un altro. Il fatto che Farage, apparentemente, non abbia negoziato la sua desistenza, non abbia chiesto qualcosa per sé – risulta quasi incredibile dato il livello del personale politico esistente. Quale politico italiano avrebbe mai fatto qualcosa del genere?
Ammirevole mister Farage, uomo libero e eroe politico, saluto.