A Istanbul, grande manifestazione (50 mila persone) che pregano Allah per gli Uiguri, la minoranza turco fona oppressa da Pechino. La pubblicazione sul New York Times, il 16 novembre, di documenti segreti del governo cinese sulla crudele repressione contro al suddetta minoranza: Si parla di uno, anzi due milioni chiusi in campi di rieducazione. Improvvisamente ne parlano i media.
Si aggiunga un seminario di 3 giorni a Bruxelles, lo scorso 7-9 dicembre, a porte chiuse; poi il 10, al Parlamento europeo, una conferenza sui perseguitati uiguri tenuta dal deputato francese Raphael Glucksmann (j) e di Dolkun Isa, presidente del Congresso Mondiale Uiguro – una organizzazione fondata a cura della CIA ai tempi della guerra fredda – che ha aperto la sede a Monaco di Baviera: una entità che ha rivendicato diversi attentati mortali in Cina.
Sono indizi che ai servizi di Pechino fanno temere i prodromi di una vasta iniziativa di sovversione interna, con l’utilizzo del separatismo turkmeno in funzione anticinese, dove i manovratori occidentali vogliono reimpiegare in Cina o nella regione dello Xinkiang (anticamente Turkestan) le forti formazioni uigure indurite da 8 anni di guerra in Siria per i jihadisti. Preparativi che ovviamente è stato Meyssan il primo a segnalare, in articoli che non a caso sono oggi irraggiungibili:
Les Ouighours instrumentalisés, par Réseau Voltaire
https://www.voltairenet.org › article16894 › var_recherche=Ouïghours?var_…
La CIA et les jihadistes ouïghours – Réseau Voltairhttps://www.voltairenet.org › article208555
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Sono 18 mila combattenti spietati . Sono stati infiltrati in Siria ovviamente con il favore della Turchia: hanno combattuto contro l’armata siriana nelle provincie di Rakk, Hassake e Aleppo, dove si dice che 5 mila famiglie uigure si sarebbero stabilite ad Aleppo Est, che hanno conquistato.
Questi occupanti sono sostenuti dai servizi turchi, ed anche economicamente dalla Associazione per la Solidarietà e l’Educazione del TurkestanOrientale, “ong umanitaria” formata dalla comunità figurai Turchia, che si valuta in 50 mila membri.
Un video di propaganda del Movimento Mondiale Uiguro risalente al 2017 vanta che i suoi uomini hanno combattuto col Fronte Al Nusra, ma in realtà hanno mantenuto il loro inquadramento, linguistico-identitario, per lo più riconoscendosi nel Movimento Islamico del Turkestan Orientale (alias Xinjang), organizzazione separatista che si propone di liberare il Xinjang con la lotta armata.
Ora è apparso un predicatore , Abou Zir Azzam, che nel giugno 2018 ha indicato alla truppa uigura (“la più feroce e temibile” tra i jihadisti in Siria dice il giornalista russo André Vitchek che ha fatto servizi in prima linea coi siriani) il quale ha indicato a questi guerriglieri la lotta contro “l’ingiustizia” subita dai turkmeni nei “due versanti, l’ occidentale (la Russia, dove esiste una minoranza turcofona, e così in Kazakhstan, Kirgizistan e Tagikistan) e l’orientale (la Cina), che obbligherebbe i i musulmani dello Xinjang a mangiare maiale, e dove gli han violentano le donne musulmane.
https://reseauinternational.net/la-muslim-belt-et-le-levier-djihadiste-ouighour/
Ora che non servono più per la guerra in Siria, secondo René Naba, corrispondente della France Presse dal Libano, gli Stati Uniti e la Turchia stanno facendo la cernita fra i guerriglieri jihadisti in Turchia e “preservando i combattenti di questa formazione per impiegarli in altri teatri operativi, contro gli avversari degli USA riuniti nei BRICS (specie Cina e Russia) polo di contestazione dell’egemonia americana nel mondo.
Per gli Usa, “è la riduzione alla loro tattica da sempre per contenere e condizionare la “heartland eurasiatica”, per loro imprendibile, circondarla con la Cintura Islamica” (allusione alla strategia indicata da Brzezinski, per cui a suoi temo gli Usa preferirono insediare in Afghanistan i Talebani, e in Iran la dittatura degli ayatollah invece dello Scià).
André Vitchek, l’inviato ed analista dal campo di battaglia siriano, è dello stesso parere:
“Sia l’Occidente che la Turchia li stanno montando, gli uiguri estremisti. Stanno finanziando e armando. Li stanno dipingendo mediaticamente come vittime. Gli uiguri sono ora una nuova “arma segreta”, da usare contro la decisa marcia in avanti di Pechino, verso il socialismo con caratteristiche cinesi”.
https://journal-neo.org/2019/07/21/march-of-the-uyghurs/
Lo scopo: “Sabotare i grandi progetti infrastrutturali, in particolare la BRI (la nuova Via della Seta): tener presente che collegamenti ferroviari ad alta velocità, autostrade e altre arterie infrastrutturali attraverserebbero Xingjian, verso est. Se brutali attacchi terroristici sostenuti dall’Occidente e dai suoi alleati islamisti, e perpetrati dai terroristi uiguri, scuotessero la regione, l’intero progetto ,e la sua influenza che Pechino ha voluto positiva ed ottimista per tutti i popoli interessati, potrebbero essere messi a repentaglio, persino collassare.
Anche la diffusione dei documenti sulla repressione cinese in Xinjang serve allo stesso fine: “Macchiare e umiliare la Cina, rappresentandola come un paese che “viola i diritti umani”, i “diritti religiosi” e i diritti delle minoranze”, in un mondo, come quello estremo orientale, dove non si deve “perdere la faccia”.
Secondo il russo, che sottolinea il doppio gioco di Erdogan, Ankara sta fornendo migliaia di passaporti turchi alla comunità uigura e per i guerriglieri che con gli Usa, vuole invogliare a tornare nel “Turkestan” cinese.
Secondo René Naba, è questo il motivo per cui Pechino “dal marzo 2018, ha dispiegato discretamente sue truppe in Cina, ufficialmente per fornire all’armata siriana appoggio medico e logistico – esibendo come motivo la “fraternità ideologica” col regime baathista e la sua laicità – oltre a 7 miliardi di dollari in aiuti militari per Damasco, impegnato nella difficile riconquista di Aleppo.
C’è però da dubitare che Pechino e i suoi servizi siano all’altezza della sfida. Lo dimostra la sconfitta che hanno subito ad Hong Kong – disfatta politica, oltre che propagandistica e mediatica (con “perdita della faccia”) – completamente auto-inflitta, per aver cercato di forzare la “sinizzazione” e “normalizzazione” post-maoista non necessaria della popolazione di Hong Kong, che parla l’inglese come lingua madre.
C’è un modo “Han” di affrontare questo tipo di problemi, che non si è provato necessariamente il più intelligente: come la distruzione del Tibet, che mai ha costituito la minima minaccia per Pechino, e l’ostinato sforzo di modificazione etnica, insediando nell’altipiano sopra i 4 mila metri quanti più possibile “han”. O la persecuzione non necessaria della setta Falun Gong. Ma in fondo, la Grande Muraglia stesa per migliaia di chilometri contro un’invasione di nomadi più fantomatica che reale, è il monumento titanico al non esattamente intelligente “geopolitica Han” anche prima del maoismo: questo paranoico e inetto “tener fuori” gli stranieri è speculare alla volontà nevrotica di “omogeneizzare” all’interno, oggi secondo “il socialismo con caratteristiche cinese” che poi è l’antica “armonia” confuciana imperiale. A Xi manca un Lavrov come ministro degli Esteri, né lui è un Putin.