…Siete in buona compagnia. “Nei soli Stati Uniti (dati del 2008) le organizzazioni omosessuali possono vantare i loro principali paladini nella persona del miliardario mondialista Georges Soros”. Soros ha finanziato le roganizzazioni militanti omosessuali “attraverso l’Open Society Institute con 150 mila dollari, la MacArthur Foundation con 600 mila dollari; la Fondazione Ford ha dato 1,2 milioni di dollari. “Meritano un cennno anche le somme fornite dal Goldman Fund di San Francisco, che nel 2000 ha devoluto 2 milioni di dollari alle organizzazioni gay, e dalla Rockefeller Foundation, con circa 60 mila dollari l’anno; senza contare gli innumerevoli altri ‘torrenti’ di decine di migliaia di dollari, che giungono con regolarità da gruppi come Kodak, Hewlett-Packard, Chevron, Citigroup, AT§T, British Petroleum (BP), American Airlines, Apple, Daimler Chrysler, Dell, Deutsche Bank, Ernst § Young , Estée Lauder, Intel, Ibm, Morgan Chase, Johnson § Johnson, Levi Strauss § Co, Merrill Lynch, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox, e soprattutto Motorola e Fondazione PlayBoy (che da decenni finanzia le organizzazioni gay)”.
“Sempre Georges Soros, insieme ad altri miliardari come Bill Gates o Jeff Bezos di Amazon, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati pro-gay in Usa, arrivando persino a ‘ungere’ di dollari molti deputati del Partito Repubblicano, il cui elettorato è al 90 per cento contrario ai matrimoni gay, pur di ottenere il consenso”.
Quando la Corte Suprema Usa ha dichiarato incostituzionale il Defense of Marriage Act, che definisce matrimonio solo quello tra uomo e donna, riconoscendo ai gay accoppiati gli stessi diritti, il numero uno di JP Morgan ha lodato la decisione: “E’ una buona cosa per la società e i nostri clienti, ma soprattutto è la cosa giusta da fare”, ha dichiarato Jamie Dimon. Goldman Sach gli ha fatto eco con un comunicato: “L’uguaglianza nel matrimonio riduce gli oneri e le difficoltà a carico dei dipendenti e porterà alla costituzione di attività imprenditoriali di successo e a un’economia americana forte” (…) In uno spot mandato in onda dalle tv americane, dal titolo Time4Marriage, si sono espressi a favore del ‘matrimonio gay’ l’ex segretrario di Stato del governo Bush Colin Powell, l’erx vicepresidente Dick Cheney e l’ex first lady Laura Bush. (Da notare) la partecipazione dell’ex presidente repubblicano e conservatore George Bush senior e sua moglie Barbara, in qualità di ‘testimoni’, a un matrimonio gay nello Stato del Maine”.
Non è una ricerca mia. Sto citando dal notevole saggio di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta – UNISEX – La creazione dell’uomo senza identità – Arianna Editrice, 2014, pagine 26-28. Euro 7.
Gli autori del saggio, breve e chiaro e ben documentato, domandano: vi pare probabile che i maggiori hedge found del mondo, le mega-banche globali, i massimi miliardari americani, le multinazionali più titaniche si schierino platealmente per la causa gay per ragioni puamente filantropiche?
A voi che avete applaudito così numerosi la sfilata dei finocchioni a Roma perché “è progressista”, perché “la sinistra si batte per i diritti LGBT”, mi limito a chiedere sommessamente: voi come progressisti siete più Dick Cheney o più Bill Gates? Siete della sinistra che si riconosce in JP Morgan o in quella che si sente più vicina a Deutsche Bank? Siete più radical-chic stile IBM o Pepsi?
La vostra giornalista-prezzemolina, ex direttrice dell’Unità Concita De Gregorio ha scritto su Repubblica: “POI un giorno con moltissima calma dovremmo farci la domanda cruciale: qual è esattamente il problema del mondo cattolico rispetto all’omosessualità? (…) Alcuni, segnatamente, hanno un problema. Verrebbe, dolcemente, da chiedere loro: avete provato a chiedervi cos’è che vi disturba nel fatto che tutto attorno a voi ci siano persone omosessuali che vivono la vostra stessa vita? Vogliamo parlarne? Cosa vi irrita, esattamente, nell’altrui libertà? “. Non so, magari di trovarci con Soros e Microsoft.
A voi non vi irrita? Secondo me avete un problema.
Una citazione finale. Cristina Campo si trasferì a Roma durante il Concilio e post-concilio. Confessò: “Vivere in una Città Santa in tempi di apostasia è infinitamente più atroce che vivere in una cità profana, come è in fondo Firenze”.