di Andrea Cavalleri
Ormai sono trent’anni che sento ripetere la filastrocca: Stato – cattivo; privato – buono!
Sospetto perfino che degli altoparlanti ripetessero subdolamente la frasetta di notte, per instillare nelle giovani menti il comandamento nell’area delle convinzioni morali, secondo il sistema dell’ipnopedia, preconizzato nel “mondo nuovo” di Huxley.
L’unica arma che facesse da controbatteria a questo bombardamento, la posizione marxista, in realtà lo coadiuvava. Infatti la sinistra, che fa sempre il gioco del grande capitale, presentava la funzione dello Stato in economia in modo talmente talebano e inaccettabile, da rendere preferibile tollerare qualche sopruso privatistico piuttosto che finire schiacciati dal sistema burocratico totalitario marxista-leninista.
Comunque dal 1989, crollato il comunismo, si ode una voce sola.
E cosa racconta questa voce? Facciamo qualche esempio.
(Domanda) Data l’accresciuta dimensione delle società multinazionali e il livello di interscambio globale, i monopoli di settore che si riscontrano di fatto non rischiano di imporre i loro standard alla popolazione, salvo una forte regolamentazione politica, supportata da un apparato di studio e valutazione indipendente? In altre parole, se un’azienda alimentare decide di farci mangiare la cacca perché a lei costa poco produrla, come facciamo a evitarlo se lo Stato non la vieta? E come potrà vietarla senza analisi di apparati pubblici indipendenti, che dicano che è proprio cacca e non un meraviglioso alimento ricco di fibre, come sostengono gli studi sponsorizzati dalla multinazionale?
(Risposta della voce) Ma una multinazionale non venderebbe mai la cacca, perché il mercato la punirebbe: dopo il primo acquisto i clienti non la vorrebbero più. A lungo termine (cioè quando saremo tutti morti, Keynes dixit) il mercato si riequilibrerebbe e per la multinazionale diventerebbe sconveniente continuare a produrre e vendere la cacca, mentre troverebbe vantaggioso creare qualche articolo migliore. A quei pochi che fanno notare come inondando il mercato di un prodotto il consumatore vi si deve adattare anche per carenza di alternative, la voce risponde citando gli studi delle multinazionali, elaborati da scienziati onesti, dato che sanno che a lungo termine non si può fregare il mercato e che, insomma, la cacca non è così male ed è assolutamente ricca di fibre.
(Domanda) Non era meglio quando certi servizi pubblici erano pubblici, come l’emissione della moneta, le strade e i trasporti, dato che lo Stato non doveva fare utili su questi servizi, ma solo pareggiare le spese, cosicché al cittadino costavano di meno?
(La voce) Assolutamente no. Lo Stato è inefficiente e corrotto (lo so ben io, che ho speso milioni per corromperlo!) e quindi i costi del privato sono assolutamente inferiori a quelli dello Stato (anche questo lo so bene, dato che anche lo stipendio del cittadino che lavora per me è assolutamente inferiore a quello del cittadino che lavora per lo Stato). Quindi è bene che il privato gestisca i sevizi pubblici a tutto vantaggio della collettività e se qualche servizio costa parecchio di più che una volta, non è perché io intasco profitti esorbitanti, ma perché in mano allo Stato il prezzo sarebbe sicuramente molto maggiore.
(Domanda) Il fatto che le banche utilizzino regolamenti scritti da banchieri e che l’applicazione di questi regolamenti sia sorvegliata da altri banchieri non è un pericoloso conflitto di interessi?
(La voce) La questione delle banche è complessa. I regolamenti sono delicati e rispondono a sofisticate e imprescindibili necessità tecniche specifiche, nei cui riguardi l’apparato statale è totalmente incompetente (strano, dato l’insistenza con cui la voce lo dichiara corrotto e ladro, credevo che lo Stato avesse queste competenze specifiche ad abundantiam! n.d.a.).
Allo stesso modo lo Stato non può controllare qualcosa che non è in grado di capire, pertanto è meglio mantenere lo status quo.
(Ancora una domanda) La grande finanza ha raggiunto dimensioni tali da mettere intere popolazioni davanti a fatti compiuti irreversibili. Le mega banche troppo grosse per fallire, i grandi fondi che spostandosi possono cambiare il destino di vaste aree geografiche, operano delle scelte di fatto che invadono le competenze politiche, sottomettendo lo Stato (a cui è vietato guadagnare, ma che può solo indebitarsi) ai loro voleri…
(La voce) Era ora. L’efficienza dei mercati ha sostituito la pesantezza degli Stati, la rapidità del denaro nell’ottenere risultati ha rimpiazzato la lenta incertezza delle leggi. Il cittadino oggi è garantito dagli stessi interessi di chi decide per lui, dato che il mercato massimizza l’utilità complessiva e l’epoca oscurantista dello Stato è definitivamente tramontata.
Ecco, al termine dell’intervista con la voce abbiamo appreso che non c’è limite all’azione del privato, e che questo, per il nostro bene, ha condotto una guerra contro lo Stato e l’ha anche vinta.
Oggi più che mai i diritti individuali, la privacy, e la proprietà del singolo sono tutelati da un sistema che ha sempre avuto come primo obiettivo questa tutela, e pertanto possiamo dormire sonni tranquilli, sapendo che l’apparato statale non si potrà più intromettere nelle nostre vite.
Bene, se le cose stanno così, la voce o chi per essa mi deve spiegare come sia possibile che lo Stato ordini un prelievo forzoso sui nostri conti correnti e la banca lo conceda?!
Quello stesso Stato che non può fare controlli sulle banche, non può riformarne i regolamenti o la contabilità, non può neppure dare consigli ai governatori della Banca centrale (secondo il trattato di Maastricht n.d.a.) può però ordinare una rapina e in quel caso la banca mostra di doversi sottomettere all’ordine ricevuto?!
Non si parla di fantasie: negli anni 90′ un losco predone, non ricordo bene il nome, tipo Salvatore Giuliano, Giuliano Amato o Meyer Lansky, riuscì a racimolare un bel bottino con un prelievo notturno tranquillamente autorizzato, in epoca in cui la Banca d’Italia era già stata privatizzata.
Allora fu del 6 per 1000. Oggi, in Commissione europea, in BCE e nei posti che contano, si parla di analoga operazione per un importo dieci o venti volte maggiore.
Se accadrà la colpa non sarà dei politici o dei banchieri, sarà stata colpa nostra.
Sì perché ormai il sistema è convesso, impenetrabile. Ciò che è stato escluso dalle decisioni non è l’apparato statale, ma noi cittadini, che abbiamo permesso a una élite cleptocratica di banchieri con i loro scherani politici di prendere il potere. E le leggi elettorali (anticostituzionali) che essi si sono fatti servono a garantire l’immarcescibile inamovibilità di questa stessa élite.
Finché non proveranno nelle loro persone fisiche la conseguenza delle loro scelte non se ne andranno né si riformeranno.
Occorre assolutamente inseguirli con torce e forconi.
L’unico rischio è prendersela con le persone sbagliate: sarebbe triste malmenare un povero impiegato bancario o un insulso consigliere comunale, gente che non fa niente e non decide niente (peraltro neppure un deputato decide niente).
Denunciare le malefatte di costoro non serve più, bisogna pubblicare nomi, cognomi, indirizzi e fotografie delle persone realmente responsabili, che vanno cercate nei gabinetti dei ministeri e soprattutto nei sindacati degli azionisti di maggioranza delle grandi banche e fra i loro alti dirigenti.
La liberazione avverrà quando il forcone trapasserà qualche sedere ipertrofico, di quelli ingrossati dal mangia mangia delle rendite parassitarie e appiattiti dalle infinite estenuanti sedute sulle poltrone del potere.
Andrea Cavalleri