SUL MERCATO GLOBALE, ERAVAMO I PRIMI – NEL SUPERFLUO

Ci avete fatto caso? L’epidemia ha smentito anche il dogma di base del liberismo, il più elementare e certo: che la domanda crea l’offerta.  Le  mascherine si vendevano prima a 0,60 centesimi; adesso la gente se le contende a 25 euro, con punte di 60. Si è creato il mercato nero. La  domanda è  enorme e urgente, una ditta che ne fabbricasse a sufficienza e le offrisse a 4 o   10 farebbe affari ottimi; eppure nella terza potenza industriale europea, “la domanda” non riesce a creare la sua “offerta”.  I media ci dicono di imprese che si son messe a fabbricarla,  sarà ma ancora sul “mercato” non si vedono. La domanda resta tragicamente inevasa.

Eppure sono beni facili da fare.  Sul web circolano video, coreani e giapponesi, che insegnano come fabbricarne: un avanzo di tela, un pezzo di vecchio lenzuolo, elastici da mutanda, a volte senza nemmeno dover usare ago e filo.

Eppure le  voci “tessili e abbigliamento” sono una presenza importante nella nostra economia esportatrice. Siamo campiono di export del “lusso”, i turisti cinesi venivano a frotte  a comprare da noi l’abbigliamento, avevano ormai superato  gli arabi petroliferi.

Ma parola “lusso” indica la falla. Certo, Armani non farà le mascherine. Dolce § Gabbana,   i Benetton , esponenti del “lusso” dozzinale, andante e di serie? Importano tutto dalla Cina (o lucrano con le Autostrade, il monopolio che gli ha regalato il PD). La verità è che non sono in grado di fare le mascherine. Diranno  che è un mercato “incerto” e temporaneo. Ma come? Ci hanno riempito le orecchie (e altre anatomie)   raccontandoci  che il  mercato  libero aveva creato i capitalisti-belve, agili e amanti del rischio,  pronti ad   avventarsi su tutte le occasioni  di lucro, gonfi di animal spiritis,  strapieni di  creatività, ingegnosità, intelligenza grazie al quale  sostituivano tutte le falle  e inefficienze dello Stato, goffo produttore.

Invece non ci sono.  Anzi sono conigli, che fuggono all’impazzata dai mercati rischiosi.

E non abbiamo più lo Stato capace di organizzare le commesse per forniture pubbliche, come sapeva fare nell’economia di guerra. Nè Stato né mercato, e non abbiamo niente da metterci.

Mi sono ricordato che mia mamma le avrebbe fatte lei, le  mascherine per tutta la famiglia.

(Non è mia mamma. Lei era magrissima)

Quando ero giovane io, le donne avevano tutte in casa la macchina da cucire, spesso eredità delle loro nonne. Mia mamma l’aveva comprata elettrica, marca Elna. Ma  anche le contadine toscane delle famiglie più modeste l’avevano a pedali, bellissimi esemplari di archeologia, lucide, nere con ornamenti  d’oro barocchi; funzionavano frinendo, instancabili.   Nelle campagne di Arezzo, era la Lebole che distribuiva il lavoro alle contadine:  nelle grandi cucine, aiutate dalle nipoti e con le vicine che facevano lo stesso,   esse dovevano tagliare pezzi di tessuto secondo un disegno semplice, poi il capo veniva assemblato in fabbrica. Era la fabbrica diffusa, era il tele-lavoro … adesso nulla. Mia sorella non ha macchina da cucire , e nessuna delle sue amiche ce l’ha.  Non parliamo di mia nipote e delle coetanee.

Il know  how  che abbiamo perduto

Ovviamente nessuna sa  più cucire a maglia con gli aghi da calza, divertimento cui non rifuggivano i re di Francia, onnipresente lavoro delle donne quand’ero bambino: mai le mani ferme nel “tempo libero”, ma  incessantemente e  quasi sub-consciamente occupate  a fare  il maglioncino per il nipote, una sciarpa,  sapendo che il lavoro manuale è sempre compensato, e l’ozio delle mani vizioso. Ma ora abbiamo la neoChiesa che ci ripete:   questa non è una punizione di Dio, il nostro Dio non manda punizioni – e voi non  avete nulla da rimproverarvi, nessun esame di coscienza da fare…

Ora, si vede che  siamo la terza potenza industriale europea  ma abbiamo perso un numero incalcolabile di tecniche minime e diffuse, ciò che gli economisti   alla moda nemmeno chiamano know-how.  Le contadine di Arezzo,  avevano un knowhow? Eccome se l’avevano:  dalle ricette di  cucina al  fare il pane (chissà perché operazione notturna  – e periodica, una volta al mese, con le donne di diverse famiglie attorno al forno di pietra di una delle case alle tre del mattino), alle  conoscenze su quali funghi fossero velenosi, come strozzare le anatre e cuinarne le interiora, come fare infusi per la farmacia di base.  Poi gli uomini, mezzadri, sapevano tutto sugli innesti, i parassiti,  la chimica per irrorare  le viti “col rame”,  la cacca di  vacche che andava  lasciato fermentare  per essere letame, laetamen  (con quel puzzo invadente che noi  bimbi di città non tolleravamo,  e loro abituati..).

Ora scopriamo che non  riusciamo più a fare i raccolti se non arrivano i senegalesi ,  ma nemmeno facciamo più veramente i medicinali, le nostre ditte importavamo dalla Cina i prodotti intermedi; i nostri “scienziati” litigano  come medievali sulla cloro china, un vecchissimo antimalarico che credevano “superato”: fa bene, non ma ha effetti collaterali (io la prendevo quando mi mandavano i Africa come inviato, e sono sopravvissuto …).

E su Internet tutti a   chiedere i magici farmaci del momento,  una settimana un farmaco russo, questa un farmaco giapponese – Siamo diventati un popolo di neoprimitivi,  spaventati dell’ignoto  e senza risorse di fronte alla difficoltà,  ignorantissimi  di chimica come di fisiologia e  patologia.

La nostra industria esportatrice, scopriamo, non solo è  “del lusso”, troppo  lusso per fare mascherine che conveniva importare. E’ anche dimensionata per la globalizzazione, serve questo settore prima  in grande espansione,  che è appunto “il lusso”.

Serviamo, bisogna ammetterlo, il  gran  mercato del superfluo.  Siamo  straordinari nelle fiere d’affari, che attraggono acquirenti internazionali: fiere del mobile, il Vinitaly, Milano Moda Uomo, Milano Moda Donna,  “Fiera dell’Assemblaggio”, delle “macchine chimiche”,  ITMA (Macchine tessili!:..) – centinaia di fiere che riempivano i nostri alberghi carissimi tutto l’anno, ed utilissime per la globalizzazione fiorente.

Quando  “il Lusso” diventa “l’Inutile”

Ma adesso appaiono il “terziario”   del superfluo. Di ciò  di cui si puo’ fare a  meno; come il turismo che ci rende centinaia di miliardi, e  che ci si domanda se sarà mai più  come prima. Sapendo che non lo sarà.  E noi abbiamo al governo dei neoprimitivi, incapaci di soluzioni anche semplici. I più “preparati” di loro, al potere da decenni, appartengono alla categoria dei parassiti. Parassiti pubblici con grossi stipendi, e primitivi di intelligenza  e  conoscenza del mondo reale. Chi più superflua di una enorme classe  di parassiti? Visto come si comportano  di fronte all’epidemia bloccano le regioni produttive e senza fornire nulla del necessario, pensate solo se (quando) ci sarà lo stato di guerra: razionamento?  Tessere annonarie? Quelli ci portano alla fame e negozi vuoti entro la settimana.

L’economia del superfluo  era il nostro punto di forza  nel mercato globale. E siamo entrati armi e bagagli, tra feste gay e “abbraccia un cinese” e slogan  infantili “andrà tutto bene” nella fase storica in cui “il lusso”,  il “superfluo” diventano  “l’Inutile”.

La  finanza  globale verso il “socialismo”

Non credo possa consolare: ma l’industria più superflua, che  è la finanza speculativa coi suoi “mercati” globali  aperti 24h su 24,   anch’essa sta passando  dal Superfluo all’Inutile.

Impazzita, ha fatto prima calare di prezzo l’oro a 1500$ oncia, e poi non solo l’hanno fatto  a 1700, ma ormai è  introvabile.

https://www.ft.com/content/81d915e2-6cef-11ea-89df-41bea055720b

Il calo  di qualche giorno fa è dovuto al fatto che molti speculatori hanno avuto bisogno di “soldi”, scaricare le loro partecipazioni, pagare i margin call, ed hanno “venduto oro”: pardon, hanno  venduto futures  sull’oro, fondi quotati in Borsa “garantiti da oro”, ETF, insomma carta, anzi elettronica, che di oro non ne contengono nemmeno un nanogrammo.

E adesso l’oro che sale è,  ovviamente, quello fisico, in lingotti e monete:  lo comprano gli speculatori  pieno di “miliardi”  nel tentativo di proteggere questi loro “miliardi” dal crollo dei prezzi azionali globali e di molte valute.  E non lo trovano a qualunque prezzo. Le fonderie di metalli preziosi, che sono  quasi tutte in Canton Ticino, non ne hanno più, e lo stanno cercando angosciosamente sui “mercati all’ingrosso”- Molte hanno chiuso, anche se “la domanda è cinque volte quella solita”.

Tutta l’enorme”industria” finanziaria globale , con i suoi immensi profitti e la sua domanda miliardaria,  non sa creare l’offerta:   l’oro è scarso come le mascherine. O la carta igienica,  in Australia e Usa.

Il segno finale che la finanza da economia del superfluo passa a economia Inutile, l’ha  dato la Federal Reserve. Per sostenere i  mercati (finanziari) che sono collassati e assetatti di “liqudità”, ecco che la Fed si è impegnata a comprare tutti “gli attivi” finanziari in circolazione: debiti privati  di aziende,  crediti di banche, prestiti ai  consumatori  insolventi… Zibordi sunteggia così:

“la Banca Centrale oggi ha detto: “hai un credito verso qualcuno, un mutuo, prestito auto, per la lavatrice, un fido ad un azienda, un bonds di qualunque genere…?” TE LO COMPRO IO”.

E s’incazza: “E’ SOCIALISMO ! Stampo 4mila miliardi di $ (anche di più) e tutto il debito passa a me-

La fed diventa padrona di tutti i beni prima privati. Chi l’avrebbe  mai detto: il socialismo è meno superfluo del “mercato”.