La dittatura delle banche – L’anatocismo vince ancora

di Roberto Pecchioli

Per una misteriosa associazione mentale, la parola anatocismo mi ricorda l’upupa, “ilare uccellino calunniato dai poeti” , secondo Eugenio Montale. Upupa è, nella nostra lingua, una parola dal suono sinistro, per via delle due u e della pronuncia sdrucciola: così Foscolo e Parini ( i poeti calunniatori) , hanno citato il piccolo volatile in passi tenebrosi e notturni delle loro poesie. Licenze poetiche . L’anatocismo, al contrario, sembra il nome di un disturbo della pelle, o, tutt’al più, una di quelle parole difficili di cui è ricco il linguaggio filosofico. Significa invece interessi sugli interessi, o, più bonariamente, interessi composti : in banca il politicamente corretto per fregare depositanti e mutuatari è cosa antica.

Il governo Renzi, il più benemerito per il sistema creditizio nella storia nazionale , afferma in questi giorni di aver finalmente espunto dall’ordinamento le norme che consentono alle banche di applicare gli interessi sugli interessi. Una volta di più, non è vero.

Un’altra menzogna, ma di quelle che graveranno pesantemente sulle tasche di molti , pare per circa due miliardini, una goccia nel mare dell’usura, ma loro sono come il maiale, non si butta via niente. In realtà, la norma che la stampa e la televisione amica del genio di Pontassieve spaccia come fine dell’anatocismo , semplicemente, permette alle banche di calcolare gli interessi composti su base annuale, anziché trimestrale. Poco cambia, dunque, per gli sfortunati clienti del sistema usuraio globale , cioè tutti noi , tanto più che la legge consente alle parti di accordarsi diversamente. Credo che tutti noi abbiamo firmato montagne di fogli in banca, fitte di clausole scritte in “giuridichese” stretto e stampate in corpo tipografico minuscolo. Chissà che, nella fiera delle parole , non abbiamo già firmato tutti la deroga, e, soprattutto, tra i contraenti, indovinate chi è più forte tra noi e lo stimato istituto di credito….

Nel venerando dizionario Zingarelli della lingua italiana, la definizione di anatocismo è perfetta e merita di essere riportata per intero: “Usura dell’usura. Capitalizzazione degli interessi di una somma data a prestito, cioè aggiunzione, al capitale, degl’interessi maturati.” Usura dell’usura: tale è l’anatocismo.

Nello specifico, sembra che l’emendamento che ha fatto rientrare dalla finestra ciò che pareva uscito dalla portasia stato scritto dagli uffici legali delle grandi banche, guidate da Intesa San Paolo, che, per inciso, è anche , con Unicredit , una delle due grandi azioniste della Banca d’Italia. Le associazioni dei consumatori, fiutato l’inganno, sono intenzionate ad azionare la leva giudiziaria: sì, perché la storia dell’anatocismo nel diritto italiano è piuttosto controversa. Nell’ordinamento la materia è disciplinata dall’art.1283 C.C., che recita: “in mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi”. Un garbuglio, specie per la questione degli usi, che introducono un elemento di diritto consuetudinario pericoloso, stante la forza del sistema creditizio,.

Per prassi e, appunto, consuetudine, a partire dal 1952, la lettera del codice civile è stata interpretata dall’Associazione Bancaria Italiana, prevedendo nei contratti bancari la capitalizzazione degli interessi a favore della banca ogni tre mesi (a marzo, a giugno, a settembre e a dicembre) e quelli a favore del cliente solo annualmente . Un’ ingiustizia ben conosciuta, come quella dei magri interessi sui conti correnti che maturavano esclusivamente nei giorni lavorativi! La sentenza della Cassazione del 20 febbraio 2003 n. 2593 sembrava aver messo le cose a posto, nel senso che stabiliva che “la convenzione, contestuale alla stipulazione del mutuo, la quale stabilisca che sulle rate scadute decorrono gli interessi sulla intera somma integra un fenomeno anatocistico, vietato dall’art. 1283 c.c.” Invero, non è del tutto certo che l’art. 1283 vieti l’anatocismo, per cui gli istituti di credito hanno continuato a calcolare gli interessi di mora composti su tutta la quota di debito (capitale e interessi), di fatto ignorando la legislazione vigente.

Già nel 1999 la suprema corte ha affermato la nullità della capitalizzazione trimestrale, sostanzialmente negando che l’uso, peraltro chiaramente imposto da una delle parti, e non liberamente convenuto , potesse derogare l’art. 1283 c.c. Da ultimo, nel 2012 , un’altra sentenza sembrava aver seppellito l’anatocismo, vietato successivamente anche da una legge del 2013 del governo Letta, anch’essa disapplicata. Vengono in mente le “grida” manzoniane, quelle leggi del dominio spagnolo che nessuno seguiva, e soprattutto la potente riflessione sul libero arbitrio e sulla corruzione umana che Dante pone in bocca a Marco Lombardo, nel XVI canto del Purgatorio. “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse ? “.

Certamente, non i governi servi degli usurai, se è vero, e lo è , che la norma del governo di Enrico StaiserenoLetta non ha mai avuto la delibera attuativa del CICR, Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio, dove siedono insieme Bankitalia e Ministero del Tesoro , padrone e maggiordomo. Esiste solo una bozza , bloccata, e le banche preferiscono andare in giudizio e perdere la causa, giacché i clienti sono milioni e non saranno poche sconfitte in tribunale a far piangere i banksters.

All’alba del 2016, sembrano aver vinto ancora una volta. Nessuno stupore, al governo ci sono i loro mandatari , nell’opposizione hanno ottimi amici e gli altri spesso neppure capiscono le sottigliezze dei signori del denaro. Un segnale forte sarebbe equiparare l’anatocismo all’usura vera , come ha fatto da sempre la linguistica ed il sentire comune, rendendolo reato penale. Finché la pratica bancaria degli interessi composti, in assenza di una norma che la vieti in maniera radicale ed esplicita, rimarrà un semplice illecito civile punito a querela di parte, le cose non potranno cambiare.

Nel frattempo, rammentiamo un noto aforisma di Ezra Pound: “Non tutti i liberali sono usurai , ma tutti gli usurai sono liberali “ E del PD, possiamo ormai aggiungere.

Rinviamo ad un successivo intervento la descrizione di altri favori fatti dall’attuale esecutivo al sistema bancario, in cui brillano, oltre all’oligarca Padoan, altri esponenti della casta, come la famiglia Boschi, il fidatissimo Lotti, ed altri, come l’uomo ombra Carrai, dominus del “giglio magico “. Del governo D’Alema, quello che bombardò la Serbia senza dichiarare guerra, si disse che era diventato una banca d’affari ; cosa dovremo dire di quello in carica, che ha tra i suoi sostenitori anche il banchiere in odore di massoneria Denis Verdini , recentemente condannato ?

Forse solo il distico finale del Canto XLV di Pound : “Ad Eleusi han portato puttane / carogne crapulano ospiti d’usura . “. Ad Eleusi, a Firenze, in Etruria, a Montecitorio.

Roberto PECCHIOLI