LA SITUAZIONE ATTUALE E IL PROBLEMA DELLA VERITÀ 

di Enrico Galoppini

Adesso, dopo un po’ di battute e prese in giro su tutta questa situazione, vi voglio fare un discorso molto serio.

Vi voglio dire perché le cose non vanno per niente bene e siamo finiti conciati così. Conciati ad un punto tale che per la paura di morire non si vive più.

Ognuno ha la sua spiegazione: politica, economica, finanziaria, culturale eccetera. Anche religiosa: per alcuni siamo messi in questo modo perché “non c’è più religione”.

In quest’affermazione c’è del vero, ma bisogna intendersi bene.

Come chiunque può notare, in mezzo a questa frana non è che i religiosi, e tutti quelli che seguono una religione, ci stiano facendo una gran figura. La gerarchia cattolica, per esempio, ha trovato normalissimo il divieto di officiare i riti. Addirittura, più realista del re, ha dato un’interpretazione univoca, in senso restrittivo, a quel che, leggi e concordati alla mano, non era poi così scontato. Le altre religioni minoritarie in Italia non si sono distinte per scostamenti dalla linea ufficiale dello “stare a casa”: non disturbare il Manovratore!
Ma non è di religione che intendo parlare qui. Il problema, dicevo, ha a che fare in un certo senso con la religione, ma, a ben considerare, con l’uomo in quanto tale, per il quale anche le religioni sono state concepite, e non il contrario.

Il problema è quello della verità. Quello dell’uomo che cerca di stare nella verità. Perché tu puoi essere religioso quanto vuoi, seguire anche i più minuziosi precetti, ma la verità può sfuggirti del tutto perché sei troppo innamorato della forma e del piacere, nonché della rassicurazione, che ti dà il seguire una religione. Insisto sulla religione perché sono i seguaci delle religioni che dovrebbero essersi posti più degli altri il problema della verità. Tale problema, tuttavia, si pone a tutti gli uomini, indistintamente, perché anche chi non segue alcuna religione non può negare che esista un anelito dell’uomo al vero.

Ma cosa vuol dire stare nella verità?

Per come l’ho capito io (o forse sarebbe meglio dire: per come ho potuto concepirlo o esperirlo), il problema della verità sta in questo: che ciascuno di noi è chiamato a vivere come al fondo della sua coscienza sente che è corrispondente al vero. Perché la verità è dentro di noi. Ma noi non siamo nella verità ogni volta che mentiamo a noi stessi. Mentiamo a noi stessi in mille modi nel corso d’una singola giornata: pensateci bene. Compromessi, fughe, finzioni. Maschere su maschere. Che diventano il film delle nostre vite.

In tal modo, quasi che tutto ciò diventasse un’abitudine comoda ed edificante, la nostra coscienza s’intorbidisce, e questo provoca dei disastri in ogni dominio del vivere comune. Si tratta quindi di un teatro di maschere. Ed è così che si vengono a creare situazioni come quella attuale.
Al di là del potere di questo o quell’altro personaggio. Perché forse non realizzate una cosa: che tutti questi “onnipotenti” non possono nulla contro la verità, in quanto essi sono i primi adoratori del falso, e per riscuotere una comoda rendita di posizione hanno abituato tutti quanti a servire la falsità, a non essere mai se stessi, facendo sì che ciò sia da considerarsi conveniente e rispettabile.

Dunque, l’abitudine a non stare nella verità, cioè ad esser falsi con se stessi raccontandosi delle storie per abdicare, è alla base di ogni altra sciagura.

Questi media falsi (ma anche questa politica, quest’ordinamento giuridico ecc.) non possono esser creduti che da individui adusi al falso. Tutti i sistemi iniqui e disumani si reggono sul consenso di persone fasulle che prendono in giro in primis se stesse. Tutto il resto va in automatico.
Ma se solo, rinunciando certo a parecchie certezze e rispetto in società, ci si armasse di coraggio e ci si guardasse finalmente dentro ponendosi la fatidica domanda “chi sono?”, emergerebbe l’inconsistenza di tutto questo castello di carte fatto di ottemperanze, obblighi e divieti. Di paure che alimentano un’obbedienza.

Verrebbe meno la sudditanza nei confronti di chi, in questa vera e propria fattoria degli animali, riscuote rispetto ed ammirazione a prescindere solo perché è “qualcuno“. Un qualcuno di completamente posticcio ed inautentico, però.

Dunque, questa situazione che stiamo vivendo (ma sarebbe più corretto dire “subendo”), altro non è che il risultato, inesorabile e rigorosamente consequenziale, del fatto che abbiamo scelto, per pigrizia e codardia, di consegnare tutto nelle mani di gente che se la canta e se la suona, di personaggi falsi che servono costantemente il falso e per i quali la verità, foss’anche solo ribadita con veemenza, è ciò che, sola, può sancire la totale e definitiva scomparsa.

“Nel nostro paese la menzogna è diventata non solo una categoria morale, ma un pilastro dello Stato.”
Aleksandr  Solzhenitsyn