Si resta basiti. Colti da un senso di disconnesssione dal reale, a leggere i commenti e le “notizie” deu governativi. No, non può essere solo stupidità e ignoranza. C’è anche per forza la malafede e la consapevole menzogna in questo Manlio Di Stefano, sottosegretario esteri e gioiello dei 5 Stelle-Piattaforma Rousseau che esulta con queste parhttps://twitter.com/ManlioDS/status/1265666076513353729ole per il Recovery Fund:
#RecuperoFinanziamento da circa 170 miliardi per l’Italia di cui metà a fondo perduto. Chiamate un esorcista per #Meloni e #Salvini e fate una statua a #Conte e al # M5S che hanno tracciato questa strada da principio con convinzione. Avanti così.
Ancor più sicura è la malafede di Giampaolo Galli, perché lui non è un analfabeta grillino di ritorno, ma un economista cattedratico piddino:
Nel momento in cui # #Europa ci arrivano “doni”, ovvero trasferiti e non solo prestiti, qualcuno urlacchia che vuole #soldiveri . Come se fosse un nostro diritto e un atto di solidarietà mosso da una visione lungimirante del comune interesse europeo. #RecoveryFund
Doni?
Una malafede cieca, e in fondo auto-lesionista, alimentata come si vede da settarismo (la convinzione che sono stati sconfitti i “sovranisti”) del resto massicciamente condivisa da tutti i media di regime, e persino da parte di quelli internazionali. Che salutano gli “80 miliardi a fondo perduto” che pioverebbero sull’Italia, tacendo sistematicamente la verità aritmetica alla portata di uno scolaro delle elementari che c’è dietro questi “doni”.
Che è questa: per accedere ai pretesi 82 miliardi “a fondo perduto”, l’Italia deve versare al nascituro Fondo la sua quota di contribuzione: 56 miliardi.
E a questi in malafede, il conto glielo fa un economista tedesco , il Capo economista presso il Center for European Reform
Italia: € 82 miliardi meno € 56 miliardi contributo = € 26 miliardi; Spagna: € 77 miliardi meno € 43 miliardi = € 34 miliardi; Germania: € 28 miliardi – € 131 miliardi = – € 103 miliardi
Dunque avremo da spendere a preteso fondo perduto – sempreché il Fondo veda davvero la luce – 26 miliardi. Pari, per l’Italia, all’1,5% del Pil, e per la Spagna al 2,8.
Per l’Unione intera, sarà (sarebbe) “uno stimolo di meno del 0,6 per cento del PIL in 4 anni”, e glielo dice Walter Munchau dopo aver sentito il rimaneggiamento del progetto Recovery Fund fatto dalla Van der Leyen: “meglio che niente, ma meno del piano Macron Merkel”.
Semplicemente non sufficiente per essere un fattore macro-significativo nella gestione delle crisi o nel favorire la ripresa, data l’enorme misura del buco aperto dal blocco economico da coronavirus.
Non certo capace di fare alcuna differenza nella crisi di mancanza di liquidità e deflazione che in Italia si sta avvitano su se stessa. Sono briciole, e se arrivano arriveranno nel 2021: quando in Italia, grazie alle cure del governo della menzogna e della malevolenza, saremo tutti morti.
La realtà è che una simile mezza misura è in gran parte teatro, e alla fine – per la sa insufficienza – porterà alla deplezione dei bilanci europei e alla morte della UE stessa per eutanasia di mano tedesca.
Ma a quel punto l’Italia sarà così devastata economicamente, ridotta al disotto del livello di sussistenza, che non potrà fruire della nuova libertà. La sovranità monetaria recuperata, a qeil punto, finirà inioer-inflazione. In fumo.
“Monetizzare il debito – come alla fine di una guerra”
Per cui la sola speranza è il fatto che Macron si è “circondato di una commissione di economisti per pensare il dopo-crisi, e dargli raccomandazioni a lungo termine sulle grande sfide economiche legate al clima, alle ineguaglianze a all’invecchiamento. A capo di questa kommissione, oltre all’inevitabile Olivier Blanchard (uno degli omicidi della Grecia), spunta il nome di Jean Tirole.
Nome che apre alla speranza, perché questo capo della Toulouse School of Economics, ha avuto il coraggio di pensare l’impensabile , e di proporre la monetizzazione dei debiti pubblici.
“Usciremo dal confinamento con scenari di indebitamento pubblico conosciuti solo in tempo di guerra”, scrive Tirole: “sarà dunque bene analizzare come le grandi economie sono uscite dall’alto da quei livelli d’indebitamento eccessivi accumulati durante lo stato bellico”
“Attualmente, la BCE risponde già per l’essenziale: acquistando senza limiti il debito pubblico degli Stati europei, consente a tutti loro di levare senza preoccupazioni somme astronomiche, e di evitare le divergenze troppo importanti dei tassi fra i diversi stati europei (lo spread).
Come dopo le guerre, la soluzioneè in due fasi:
- Monetizzazione del debito da parte della BCE, vale a dire il fatto che la banca centrale acquista il debito pubblico degli stati europei, sul mercato primario e non secondario, e poi i fatto tenuto senza scadenza di rimborso nella pancia della BCE : “Non esiste una scadenza formale per il rimborso da parte degli Stati nazionali: ciò che è temporaneo può diventare permanente”.
“ Fortunatamente, questo è lo scenario in cui ci stiamo già avviando”, nota Tirole, “ ma tutto dovrà essere fatto per garantire che la moneta creata non sia immobilizzata nel bilancio delle banche e sotto la mattonella delle famiglie, ma piuttosto iniettata in l’economia.
2 – Tirole propone una “sottoscrizione obbligatoria”. In questo caso, il debito pubblico accumulato viene assorbito costringendo le banche ad acquistare i nuovi debiti emessi a un prezzo sopravvalutato (concetto di “repressione finanziaria”). Pertanto, lo stato paga poco o nessun interesse, ma le banche sì (e attraverso di esse gli investitori) e così generano inflazione. È questa tecnica che ha permesso agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna di ridurre il loro debito pubblico dopo la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Per informazione, il rapporto debito / PIL britannico era vicino al 300% quando uscì dalla guerra”.
Ciò crea inflazione. “Far tornare l’inflazione” è proprio quel che ci vuole per pagare il conto della crisi in scioltezza, come fecero tutti dopo le guerre per riprendersi e rilanciare economie e consumi. – Ma è ovviamente anatema ed orrore per Berlino e, soprattutto, per Karlsruhe.
E quindi, per i suoi servi italiani in malafede.