E’ notizia di questi giorni che nell’audizione in Commissione Bilancio del Senato, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, su pressante domanda di Alberto Bagnai, ha ammesso che i prestiti europei, sotto qualsiasi forma e dunque anche il Recovery Fund, sono crediti privilegiati e quindi lo Stato che li ha contratti deve prevedere nella propria legge di bilancio annuale innanzitutto le poste finanziare per improrogabilmente ripagare le rate di rimborso ed interessi, alle previste scadenze, anche se questo dovesse significare aumento della pressione fiscale o tagli alla spesa compresa quella produttiva. Insomma indebitarsi con l’Europa è una politica che comprende il sottaciuto rischio di mandare all’aria lo Stato stesso, l’economia reale ed il welfare.
Di fronte a tale possibilità dall’Ue la risposta è una sola: “e chi se ne frega!”. In altre parole è come se una famiglia accettasse un mutuo che però, nonostante il basso interesse, la costringesse innanzitutto a ripagare il prestito indipendentemente dal fatto che le rimangano i soldi per sfamarsi. Ossia della serie: stai zitto, paga e digiuna. In altre parole, l’attuale governo ci ha svenduto. C’è una ragione filosofica, però, che spiega le scelte di questo governo. I suoi esponenti infatti culturalmente seguono il paradigma globalista per cui gli Stati devono essere soggetti al “vincolo esterno”.
Naturalmente che poi dietro quel vincolo si nasconde in realtà il complesso capitalistico-finanziario internazionale e/o quello degli Stati più forti, questo viene taciuto. E viene taciuto – incredibile! – proprio da chi per tradizione politica più di altri dovrebbe rigettare tale paradigma. Il punto è che in costoro prevale più il mito internazionalista, nella sua forma aggiornata della globalizzazione capitalista, che la difesa del ceto medio e della classe lavoratrice nazionale, che essi ritengono una cosa superata e demodé.
Chi parla di mercato mondiale e di mondo unificato sul piano immanente (l’Unità Trascendente dello Spirito è un’altra questione) porta acqua, che ne sia consapevole o meno, al mulino del globalismo finanziario che per affermarsi ha bisogno di abolire i differenti contesti culturali, spirituali, popolari, nazionali, perché questi sono “interruzioni di flusso” nell’unico circuito finanziario controllato dai money manager, quelli che decidono della sorte di milioni di persone avendo in mano i cordoni della borsa dopo averli tolti agli Stati ossia alle democrazie, fra gli applausi di tanta gente ignara che se la prende solo con la corruzione dei politici che è evidente a tutti.
In realtà la democrazia può sussistere solo in una forma nazionale. Non ci sarà mai una democrazia mondiale come mai ci sarà uno Stato mondiale. Invece il mercato, questo si, è stato globalizzato ma soprattutto in termini di egemonia della finanza sull’economia reale. Opporsi alla globalizzazione finanziaria significa difendere la democrazia, ovvero la sovranità fondata sulla volontà popolare e sul lavoro. Come recita l’articolo 1 della nostra Costituzione, la cui attuale formulazione fu elaborata da un “catto-corporativista” come Amintore Fanfani.
E’ giunta anche la notizia che un giudice di pace ha disapplicato i DPCM con cui Conte ci ha rinchiuso per mesi. Detto giudice ha affermato nella sua sentenza la totale illegittimità costituzionale di tali atti puramente amministrativi che, proprio per essere meri atti amministrativi, non possono, a termini di Costituzione vigente, restringere la libertà personale. Il giudice ha osservato che nel nostro ordinamento costituzionale solo la magistratura può restringere la libertà personale. Non solo, perché la vigente Costituzione prevede un solo caso nel quale il governo può assumere poteri eccezionali ed è quello di guerra.
Ma anche la legislazione ordinaria, ha continuato detto giudice, non prevede che il governo possa assumere poteri eccezionali per motivi sanitari. Infatti tra i casi previsti dalla vigente legge che legittimano l’intervento della Protezione civile non c’è affatto quello dell’emergenza sanitaria. Ergo, il governo Conte ha agito contro la Costituzione con fare golpista. Ma il “Custode della Costituzione” che sta al Quirinale è rimasto silente a fronte di tale scempio. È evidente che nell’età della globalizzazione anche le costituzioni diventano carta straccia ed i cittadini restano esposti a poteri transazionali così lontani da ogni loro possibilità di respingerli. Rimane ancora, fino a quando rimarrà, la possibilità di impugnare le sanzioni comminate sulla base di atti illegittimi. Ma per i cittadini sono fior di spese legali.
Luigi Copertino