Il 20 novembre, l’OMS ha rimosso il farmaco antivirale della americo-israeliana Gilead dall’elenco dei trattamenti per Covid-19. Il costoso antivirale – sviluppato in realtà contro la febbre emorragica da Ebola – non sarebbe efficace contro Covid, secondo i risultati preliminari dello studio WHO Solidarity, insieme a quelli di altri tre studi randomizzati. Vale a dire “dati relativi a 7.000 pazienti studiati”, attraverso quattro studi.
“Nessun effetto significativo sulla mortalità, sulla riduzione dell’uso della ventilazione meccanica, sul miglioramento accelerato dello stato clinico e su altri importanti risultati sulla salute da parte del paziente”, osserva il WHO nel suo comunicato stampa”. La disfatta terapeutica: “La percentuale di pazienti inclusi nella sperimentazione e ancora ricoverati dopo sette giorni sotto remdesivir è stata … del 69%, contro il 59% del gruppo di controllo”, ha scritto il francese Express.
Troppo tardi:
L’8 ottobre la Commissione Europea, guidata dalle donnette germaniche, ha firmato un accordo di appalto congiunto (JPA) per la fornitura di almeno 500.000 trattamenti di Veklury (il nome commerciale di remdesivir), per la modica somma di $ 1,2 miliardi, al fine di “coprire la domanda per i prossimi sei mesi”, domanda che non ci sarà.
Questo contratto della donnetta tedesca è pensato per consentire ai 36 firmatari (i 28 Stati membri, più Islanda e Norvegia, nonché sei paesi candidati o potenziali candidati dei Balcani) di acquistare direttamente da Gilead i trattamenti, afferma il laboratorio nel suo comunicato stampa, specificando che” inizierà a evadere gli ordini la settimana del 12 ottobre “.
Una bella cifra in quanto il laboratorio americano fattura il trattamento di sei flaconi per 2.340 dollari ai sistemi sanitari e 3.120 dollari agli assicuratori privati. In passato, il produttore Gilead è già stato più volte sui giornali per il prezzo dei suoi trattamenti, tra cui Sovaldi per l’epatite C.
A fine luglio, in occasione di un primo ordine di 33.380 trattamenti per 63 milioni di euro, la nuova Commissaria europea per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, ha strombazzato che l’Unione Europea aveva “lavorato instancabilmente con il laboratorio americano per “garantire l’accesso” alle cure ai cittadini europei.
Trattamenti consegnati agli europei in tre rate, tra agosto e ottobre, che dovranno quindi essere proseguiti dall’accordo dell’8 ottobre.
Quando ha firmato con Bruxelles all’inizio di ottobre, Gilead sapeva che il suo trattamento era considerato inefficace dall’OMS, che gli aveva comunicato i risultati dello studio di Solidarity, ma non aveva ritenuto opportuno informarne la Commissione durante dei suoi negoziati. Quest’ultima ha solo chiesto che i risultati finali le fossero inviati dal laboratorio entro dicembre.
“La Commissione non ha appreso della scarsa efficacia del remdesivir in Solidarity fino al giorno successivo alla firma del contratto con Gilead”, riferisce il British Medical Journal.
Alla domanda dalla rivista americana Science sul motivo per non averli comunicati a Bruxelles durante i negoziati con la Commissione, il laboratorio israelo- californiano ha risposto di aver ricevuto solo uno “schizzo […] fortemente cancellato”. Da parte sua, l’OMS risponderà alla rivista scientifica di aver cancellato solo i risultati degli altri trattamenti testati.
Resta da vedere fino a che punto i cofirmatari potranno recedere dall’accordo dell’8 ottobre e quanto Veklury è già stato consegnato e pagato. Se l’UE attende i risultati finali di Solidarity per prendere una posizione chiara su remdesivir, le consegne di Gilead potrebbero continuare come parte di questo accordo congiunto?
È importante notare che questo JPA, approvato nell’ambito dello strumento di sostegno alle emergenze (ESI), consente agli Stati firmatari – in nome della “solidarietà” – di effettuare un ordine senza pagare la fattura che sarà inviata direttamente alla Commissione.
Alla fine di ottobre, Gilead ha annunciato che le vendite del farmaco gli avevano già fruttato quasi 900 milioni di dollari. Il 3 luglio, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) è stata la prima al di fuori degli Stati Uniti ad approvarlo come trattamento per Covid-19, sulla base del controverso studio ACTT-1.
Oggi, è con l’accordo di questa stessa agenzia europea che vengono sospesi i contratti di preordine dei vaccini firmati dalla Commissione europea.
L’esecutivo europeo ha annunciato il 24 novembre di aver firmato un sesto accordo con Moderna Pharmaceutics per 160 milioni di dosi del suo vaccino mRNA-1273, che secondo il laboratorio americano sarebbe efficace al 94,5%. “Si spera che l’UE non sperimenterà coi vaccini le stesse sfortune che ha avuto con Gilead”, ironizza Sputnik News France .
Diventa così chiara la forsennata campagna contro l ‘idrossiclorochina (che fa quel che non riesce a fare il redemsivir, a 6 euro la confezione) e la persecuzione contro il professor Didier Raoult, praticamente messo sotto processo dai media, dall’ordine dei medici – e dal Governo francese che gli ha ingiunto di adottare sui pazienti il redemsivir – perché usa e propaganda la clorochina, e ha sostenuto da mesi che il redemsivir è inefficace e dannoso.
La gestione criminale della pandemia è anche un colossale insieme di tangenti, mazzette e truffe alla luce del sole degli oligarchi in combutta con le mega-corporation farmaceutiche. La faccenda del redemsivir è una briciola a confronto con il mega affare dei vaccini per i quali la Von der Leyen vuole pungere 500 milioni di europei. Sai le mazzette.
E’ bello sapere che non esiste più un giudice a Berlino, perché – se esistesse e avesse voglia di indagare rovinandosi la carriera – i commissario europei, alla pari del governatore della banca centrale, si sono regalati l’immunità civile e penale per le loro azioni. In Italia c’è Arcuri, che ha fatto guadagnare 12 milioni in commissioni a tale Mario Benotti, ex di Rai World e caporedattore in aspettativa della tv di Stato (ma con ottimi addentellati nella politica) come intermediario per avergli trovato dove ordinare la mascherine. Ah, è comodo in Italia, con la magistratura selettiva.