“I guardiani della stabilità finanziaria stanno deliberatamente provocando la corsa agli sportelli e mettendo a rischio il sistema europeo per la loro volontà fanatica di mettere in ginocchio la Grecia”: l’accusa non viene da un complottista da blog. La scrive sul moderato ed ufficioso Telegraph Ambrose Evans-Pritchard, il più stimabile giornalista economico europeo, non solo in Inghilterra. Sono parole forti: ed esprimono lo sdegno e lo sgomento per la demenzialità cieca ed irresponsabile con cui l’eurocrazia – aiutata da dementi politici dei paesi “forti” – sta portando al disastro il problema greco, giusto per mostrare il suo potere.
La corsa agli sportelli delle ultime ore, dice, è stata provocata dalla banca centrale greca – su istigazione, è chiaro, della BCE: con la diffusione di un rapporto che, in pieno negoziato, è incendiario, allarmistico e una prova patente di ingerenza criminale. Un rapporto dove la banca centrale parla di”crisi incontrollabile” se il (suo?) governo non accetta i diktat dei creditori; precisando che l’inflazione salirà, “la disoccupazione crescerà in modo esponenziale”, e “collasserà tutto ciò che l’economia greca ha raggiunto negli anni della sua appartenenza all’area euro”. Aggiungendo per buona misura che la mancata adesione alle volontà dei potenti porterà “quasi certamente” alla cacciata del paese dall’Europa.
Che cosa potevano fare i greci, dopo questo sobrio referto dei massimi tecnici del paese, se non correre in banca a svuotare i magri conti?
Evans Pritchard (non noi) paragona espressamente questa brutale ingerenza al “colpo di stato da retrobottega” con cui Mario Draghi fece cadere il governo Berlusconi. Prima mandandando al nostro governo “lettere segrete in cui esigeva cambiamenti di leggi nazionali su cui (la banca) non aveva alcun mandato o competenza (…) Quando Berlusconi esitò, la BCE chiuse l’acquisto di buoni del Tesoro, facendo salire gli interessi per i decennali al 7,5%.”.. Berlusconi “fu costretto a dimettersi da questo colpo di stato, ancorché legittimato dal vecchissimo ex-stalinista ed ora euro-fanatico che era allora presidente dalla repubblica italiana”: il ritratto segnaletico di Napolitano.
Il peggio è che questi sporchi trucchi danneggiano il sistema che i “guardiani della stabilità” pretendono di proteggere: segno dell’impazzimento che ha colto tutti, e lascia basito l’osservatore onesto. “La struttura di potere dei creditori ha perso la trebisonda. Invece di fermarsi a riflettere un momento sulla saggezza della loro strategia, raddoppiano meccanicamente il terrorismo, palesemente convinti che le tattiche del terrore faranno piegare i greci all’ultimo minuto”.
La BCE “tradisce il suo mandato di prestatore di ultima istanza” ingerendosi invece nelle politiche di governi eletti con l’unico scopo di salvare il sistema delle banche europee, allo stesso tempo non facendo da sè quel lavoro”:
“ Il Fondo Monetario è in confusione: impone brutalmente alla Grecia una politica austeritaria e recessiva che è stata screditata dai suoi stessi analisti, ed è scientificamente malsana”. Invece di portare un po’ di buon senso nella faccenda, Christine Lagarde ha voluto dichiarare che “la Grecia sarà dichiarata immediatamente fallita se salta il pagamento da 1,6 miliardi al Fondo del 30 giugno”, tassativamente: stupida e malvagia pressione, dato che – invece – “la procedura normale” è che il FMI lascia trenta giorni, un periodo di grazia durante il quale si è spesso pagato l’arretrato…e (aggiungiamo noi) è lo stesso FMI che ha annunciato di continuare a versare miliardi all’Ucraina, anche se fallisce, anzi è già fallita. Il Fondo Monetario è anche quello che ha “addestrato” giornalisti economici che frequentano i suoi uffici stampa a dar torto alla Grecia. Ma non Pritchard: “Trovo il piano presentato dal ministro Varoufakis all’Eurogruppo razionale, ragionevole e proporzionato”.
Invece, ecco quale è stata la linea dei creditori: “La Troika vuole forzare la privatizzazione di patrimoni statali profittevoli vendendoli a monopoli privati a prezzi stracciati da depressione, a vantaggio di una casta privilegiata. Chiamare questo “riforme” invita a un’amara derisione”: ripeto, non è un comunista a scrivere queste parole, né un blogger marginale. È il massimo giornalista economico del liberista-britannico Telegraph, thatcheriano . Ed è questo che allarma. Coloro che hanno la forza, in Europa, non agiscono più secondo criteri di ragione; sono pronti, per puro odio, ad auto-distruggere nichilisticamente la loro Europa.
Questo è il momento, dice Evans-Pritchard, “in cui il Progetto Europeo ha smesso di essere una forza storica motivante”, allo stesso modo in cui l’invasione anglo-americana dell’Irak è stato il passo “In cui l’ordine liberale atlantico ha perso la sua autorità”, gettando il mondo nel caos, nella vergogna e nella depressione.
..E poi non lasceranno uscire la Grecia
Se ancora fosse acceso il lume della ragione, si potrebbe giurare che no, non lasceranno fallire la Grecia, nè la cacceranno dalla UE come strillano per fare, e farci paura.
Vediamo: se la Germania non accetta le proposte di Vaourfakis, spingendo Atene alla bancarotta, le conseguenze sono: perdita di 160 miliardi di euro, collasso delle banche, implosione dell’euro e poi dell’Europa.
Oppure: la Germania si rifiuta di accollarsi le perdite della “solidarietà” europoide, ed è lei ad uscire dall’Europa magari per formare un gruppo coi suopi satelliti nordico-germanofoni. Potete immaginarlo? Il nuovo marco si rivaluta del 40 per cento; tutto l’export tedesco rincara del 40%: recessione economica a cutissima, collasso delle mega-banche strapiene di derivati. No, alla Germania conviene tenerci sotto a fare affari a nostre spese con una moneta (per lei) svalutata.
E la Francia che farebbe? Seguirebbe la Germania nella zona a moneta forte che la schiaccerà definitivamente? Non a caso il ridicolo Hollande con il suo Valls sta emanando leggi liberticide che colpiscono la libertà d’opinione (vogliono impedire a Dieudonné di recitare in teatro…); si aspettano qualche noia dai loro connazionali – famosi per alzare barricate rivoluzionarie. E il Front National preme…
Mettiamo che i dementi caccino la Grecia: c’è il rischio che, dopo le prime durezze, il piccolo paese riesca a stare “meglio fuori” che “dentro”. Abbiamo visto una tabella che dimostra come, dal 1965 fino al 2001, la Grecia con la sua povera dracma abbia visto aumentare la sua produzione industriale del 600 per cento (la Germania solo del 225% nello stesso periodo); il declino è coinciso con l’entrata nell’euro.
Se si vedesse che Atene, “fuori”, si riprende, anche Italia, Spagna, Portogallo, potrebbero trarre la giusta lezione. E per gli eurocrati il destino sarebbe l’appendimento ai lampioni di Bruxelles. Ma può anche accadere che la Grecia si ponga nell’altra posizione: io non pago, ma resto nella UE. Un corpo estraneo, una spina continua, che dà delle idee a tanti altri cattivi pagatori.
Senza contare che i nostri poteri forti sono, anzitutto, servi degli Stati Uniti: e questi non vogliono la Grecia fuori.
Sicché, se dovessimo credere alla ragione, anche alla razionalità capitalistico-occidentalista, saremmo pronti a scmmettere: no, la Grecia non uscirà né farà bancarotta. Si troverà la solita soluzione che non risolve niente: si allungheranno ancora i termini del rimborso del debito greco (impagabile), la si fornirà di liquidità quanto basta, la si terrà al guinzaglio e alla frusta. Non collasserà l’Europa; collasseremo noi cittadini. Ci faranno pagare le centinaia di miliardi perduti dalle banche (ci venderanno ancora una volta la nota storia: non possiamo farle fallire, sono troppo grosse..). Hanno bisogno della UE perché gli Stati Uniti possano conservare la loro influenza globale su noi europei e contro la Russia; e – quasi dimenticavo! – per compleatre il TAFTA, il trattato mercantile transatlantico da cui tanti benefici si aspettano i poteri forti.
Quindi, condivido la profezia di Caleb Irri: “Si farà fronte al malcontento popolare che crescerà con leggi liberticide e polizia. Serviranno come strumenti per continuare a perfezionare, e far accettare, sotto l’egida tedesca, “più Europa”: una Europa federale armonizzata che finirà per confondere i suoi interessi con quelli degli Stati Uniti, contro “l’Est e l’Asia”.
A questo punto si completa la distopia orwelliana: Eurasia contro Estasia, Oceania…una volta armonizzata, l’Europa sarà fusa agli Stati Uniti sotto la ”demokratura” che vediamo crescere sempre più potente sopra di noi. Allora sarà perfino possibile immaginare la fine dell’euro. Ci daranno una nuova moneta comune ai due continenti. Magari sotto forma di chip inserito sottopelle, così comodo per i pagamenti.
Perché è questo il progetto. Troppo “grande” per metterlo a rischio per il piacere di schiacciare Atene. Per questo, potrei spingermi a scommettere che la Grecia non sarà fatta uscire, che all’ultimo minuto i poteri forti troveranno (la peggiore) soluzione, quella della “continuità”. Potrei giurarlo, se non fossero ormai ciechi, dementi, spinti da odio nichilistico, volti – senza saperlo – all’autodistruzione.